venerdì 12 dicembre 2014

STATUTO DEL LAVORO ED ARTICOLO 18.

COMUNICATOAD AMICI E SIMPATIZZANTI Oggi,12 dicembre 2014, ha avuto luogo lo sciopero generale quale protesta contro i provvedimenti del Governo che hanno leso e continuano a ledere consolidati fondamentali diritti delle masse lavoratrici, stante peraltro la grave persistente crisi economica ed il preoccupante stato di disoccupazione. Mentre l’Italia vive, in questi giorni, un nuovo vergognoso scandalo, accertato a Roma capitale, per corruzione ed appropriazione indebita di denaro pubblico, acutizzando con ciò il già travolgente disorientamento dei cittadini onesti, mi permetto ancora una volta di riprendere il vergognoso argomento dell’articolo 18. * * * L'abolizione dell'art.18 è un crimine. Viene con ciò eliminato un diritto sacrosanto edificato in anni lontani, da me vissuti a favore del medesimo, inteso a difendere e conferire un'immagine consolidata alla dignità del prestatore d'opera e a salvaguardia della sua posizione, quale essa sia senza con ciò venir meno al rispetto dei valori e dell’importanza dell’iniziativa imprenditoriale ed industriale, ma si tratta di due posizioni diverse. L'opera demolitrice e di annientamento dell’art. 18 fu avviata, anni addietro, da Berlusconi e Maroni elementi di destra, in contraddizione coi principi della destra storica per cui mi permetto di richiamare uno dei concetti innovativi del fascismo repubblicano(1943-1945) fissati nei 18 punti di Verona : " Il lavoro non è più alservizio del capitale ma il capitale è al servizio del lavoro ". Con l'abolizione dell'art. 18, elemento chiave dello Statuto del Lavoro approvato dopo lunghe vicissitudini negli anni settanta, il prestatore d'opera, spoglia to difondamentali legittimate cautele, risulta proiettato nella precarietà, schiavizzato, inginocchiato a chiedere ed a subire, mentre l’immagine del datore di lavoro risulta potenziata ed assume veste assolutista, il che rammenta il medievale concetto: “ Sono io datore che creo il lavoro e dò la possibilità di vivere al prestatore d’opera…”. Sopprimendo l’art. 18 con quanto connesso, patrimonio di diritti e valori, l’etica dei rapporti tra datore e prestatore, sul piano della civiltà e del progresso inteso sotto il profilo dell’italianità, assume veste di barbarie. 12 dicembre 2014 PIER ARRIGO CARNIER