giovedì 19 febbraio 2015

FORTE INTERESSE AGLI ARGOMENTI STORICI DA ME TRATTATI





SEGNALAZIONE AD AMICI E SIMPATIZZANTI
    
Di recente si è registrato un intenso interesse agli argomenti storici da me  trattati via Internet. Sul sito  Blogger   il  dato statistico segnala  che, ad oggi  19 febbraio 2015, sono state complessivamente visualizzate 9.193 (novemilacentonovantatrè) mie  pagine e circa altrettante su Facebook. Tengono banco: l’evidenziazione delle menzogne propinate sulla Risiera di San Sabba, attribuendo alla stessa  la falsa qualifica di campo di sterminio laddove  si trattava di semplice campo di transito - la puerile desolante invenzione di “Carnia Libera” o “Repubblica della Carnia” -  il caso “ Bocche cucite sulla vicenda del capo partigiano “Olmo” - la strage dei partigiani anticomunisti a malga Porzus presentata come tale sul terreno delle convenienze politiche ma smentita sul piano storico da prove e circostanze che dimostrano trattarsi di un'esecuzione motivata - la donazione, da parte del Gruppenfuehrer SS. Otto Gustav Wächter, di una forte somma di denaro al parroco di Timau, don Ludovico Morassi, che consentì al medesimo di realizzare la sua nobile aspirazione, quella di dare avvio alla costruzione della meravigliosa chiesa Cristo Re. Si tratta di luminoso argomento, quello della donazione, che travalica i confini ambientali ed in riferimento al Gruppenfuehrer SS. Wächter, ex governatore della Galizia strettamente legato al Vaticano,  dispongo ora di nuovi eccezionali  documenti che serviranno a porre, nella giusta luce, la sua personalità ed il suo operato. Forte attenzione riscuote, come da me narrata, la rappresaglia tedesca su Avasinis attuata, il 2 maggio 1945, a seguito di un attacco partigiano ed inoltre l’immagine del capo partigiano  MIRKO del quale sono tuttora procuratore “Post mortem” ed ovviamente di KATIA sua compagna di lotta, da me presentati nel loro profilo storico. Forte interesse continua a suscitare, all’estero soprattutto,  la mia motivata critica allo strano congresso sui cosacchi a suo tempo tenuto Verzegnis, in Carnia.  Vi è quindi una  consistente condivisione del mio impegno inteso a ristabilire delle verità travolte da  menzogne politiche propinate per decenni e da deprecabili pressappochismi ed  incompetenza. L’interesse risulta esteso, oltre all’Italia, alla Francia, Austria, Germania, Svizzera, Paesi Bassi,  Svezia, Federazione Russa, Regno Unito, Stati Uniti.

19 febbraio 2015

PIER ARRIGO CARNIER

domenica 8 febbraio 2015

PORZUS - 7 FEBBRAIO 1945



COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI E CHIUNQUE ALTRO ABBIA INTERESSE ALLA STORIA

                                    PORZUS
                           7 FEBBRAIO 1945

Ho letto sul Corriere  Della Sera di ieri, 7 febbraio, un articolo per la verità non rilevante sulla vicenda di Porzus ed oggi ho notato che l’argomento è stato rievocato da uno dei quotidiani  del Friuli Venezia Giulia e forse da altri.
Conservo una cartella voluminosa di miei articoli pubblicati al riguardo su vari quotidiani a cui corrispondevo o collaboravo (L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Il Gazzettino…), ultimo nel 2012 su “ La Voce di Mantova”,  argomento che trattai anche su alcuni periodici.
Da quanto recentemente ho letto, scritto da altri, vedo che il tenore dei giudizi  dopo settant’anni dai  fatti persegue una linea  accomodante chiaramente politica onde non urtare interessi, metodo da cui dissento nettamente. Nel Friuli, dal mio punto di vista, sussiste un condizionamento nell’esposizione effettiva dei fatti dovuto alla  cappa clericale (non che io sia contrario alla Chiesa) e in riferimento a Porzus si tende a far credere che la ventina di vittime osovane  vadano assunte come simbolo di martirologio in nome  dell’italianità mentre  l’analisi dei fatti e delle prove dimostrano una situazione diversa. Da ex membri dell’Alto comando tedesco di Trieste ebbi a suo tempo conferma che la Platzkommandantur di Udine aveva stretto rapporti con esponenti dell’Osoppo per cui in realtà, tedeschi ed    Osoppo avevano “annodato le fila”, affermazione che trova riscontro nei rapporti che membri delle missioni britanniche, accreditati presso i partigiani (Sir Thomas Mackpherson ed altri) resero a fine informativo al superiore Comando sulla base di informazioni e valutazioni dai medesimi recepite da fonte slava. Considerate le circostanze e le tensioni della guerriglia appare ovvio che, il concetto dell’azione esecutiva di Porzus, fu motivata da decisioni operative  causate di fatto dal cedimento della condotta dall’Osoppo rispetto ai principi della Resistenza, confermato da fonte tedesca.
Questi sono i fatti e non chiacchiere per cui, sotto il profilo storico,  l’azione punitiva su Porzus fu motivata. Ebbi vari rapporti con Giacca (Toffanin Mario), ex capo dei GAP che guidò l’azione esecutiva,  onde arrivare a una chiarificazione e convengo che  le motivazioni dal medesimo addotte coincidono con quanto da me accertato. Che l’operazione esecutiva avesse potuto risparmiare taluni giovani ignari, è stato da me osservato a Giacca, ma le regole della guerriglia e lo stato delle circostanze non evitarono tale crudeltà.
Non condivido naturalmente e disapprovo l’utilizzo strumentale che si fa della vicenda Porzus sul piano politico con pressappochismo ed impreparazione, come già infatti per lunghi decenni l’argomento fu utilizzato dalle forze politiche democratiche  (Democrazia Cristiana) in funzione anticomunista onde  trarre dei successi elettorali. Allora i comunisti attuarono una difesa sbagliata attribuendo la responsabilità, come capro espiatorio,  ad un errore di  Giacca, ed  oggi, per ragioni di comodo, sempre i comunisti  modificati in Partito Democratico, sono disposti a cambiare versione ma il giudizio storico è dato dalle prove menzionate ed è inutile girarvi attorno all’italiana.

  08 febbraio 2015
                                                             PIER ARRIGO CARNIER

mercoledì 4 febbraio 2015

BOCCHE CUCITE SUL CASO DEL CAPO PARTIGIANO "OLMO"



 COMUNICATO A E SIMPATIZZANTI
 
Bocche cucite riguardo la mia lettera sul caso del capo partigiano “OLMO”  pubblicata sul quotidiano il ” Gazzettino”, edizione Udine, il 27 gennaio u.s. Evidentemente si teme  di urtare qualcosa che esploda come quando si cammina su un campo minato ma soprattutto perché si teme la verità,  dopo avere propinato  alle ignare nuove generazioni, da parte di organismi pseudoculturali tenuti in piedi con denaro pubblico, falsità spudorate quali  l’affermazione di  Carnia libera” o “Repubblica della Carnia” ed alterato la realtà  resistenziale con  filmati d’una desolante mediocrità infantile,  ritenendo che la Resistenza, che aveva carattere rivoluzionario di base comunista,  debba essere presentata come una fiaba idilliaca, quali  Carnia 1944. Un’estate i libertà” ed altri consimili di cui , fortunatamente, non si sente più parlare. Il caso “OLMO”, con lettera piu ampia, è uscito inoltre sul quotidiano  “La Voce di Mantova” e,  come articolo su “Trentino Libero” quotidiano on line. Notevole, su tale argomento,  l’interesse manifestato su quanto da me pubblicato via Internet  sul sito Blogger che, alla data di oggi  4 febbraio 2015, registra raggiunte 8.781 persone e circa altrettante sul sito Facebook.
 04 febbraio 2015
 PIER ARRIGO CARNIER    

lunedì 2 febbraio 2015

TIMAU (CARNIA) : LA VERA STORIA DELLA CHIESA "CRISTO RE"



COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI ED A CHIUNQUE SI INTERESSI A VICENDE STORCHE


Mi è capitato tra le mani il seguente mio articolo, pubblicato 20 giugno 2007 dal quotidiano regionale  Messaggero Veneto, tratto da un mio scritto più ampio diffuso dal  periodico trilingue “ ASOU GEATS”,   che si stampa  a Paluzza in Carnia  in prevalenza  nell ’idioma tedescofono  di Timau e  parte in lingua italiana e friulano. Il periodico ha una sua diffusione anche in Austria.
Lo ripropongo per ricordare la donazione, durante la ritirata tedesca e cosacca a fine aprile, inizi di maggio 1945, di una consistente somma di denaro  da parte di un ufficiale germanico, al parroco don Ludovico Morassi, somma  che servì  ad avviare la costruzione della chiesa “CRISTO RE”. Sulla base di mie annose ponderate ricerche il donatore risultò essere l’Obergruppenfuehrer SS. OTTO GUSTAV WÃCHTER. 

Con tale mio accertamento sulla donazione di Timau, realizzato con impegno e dispendio di denaro  e tempo nell’interesse della verità storica, senza mai chiedere un  centesimo a fonti regionali di preteso patrocinio culturale, sono state travolte maleodoranti invenzioni paesane ed altre, parto  di pennaioli una delle quali romanzata che tuttavia ebbe vita breve.

Prendo occasione per rammentare quanto già avevo detto nello scorso febbraio 2014 in occasione alla visita fattami da esponenti russi, e cioè data la mia età avanzata e considerato l’aggravarsi della pseudo cultura italiana spinta a sinistra, sono ormai propenso a cedere il mio patrimonio documentale storico, frutto di quarant’anni di lavoro e stanti delle proposte fattemi, a un importante  museo archivio di Mosca o degli Stati Uniti.
                             

Timau, un ufficiale tedesco donò i soldi per la chiesa

È stata ripresa da alcuni quotidiani e periodici austriaci e tedeschi, e tra questi il 'Braune Schweiger Zeitung", la notizia, integrata da molteplici particolari, data mediante un mio ampio intervento di venti colonne sul periodico trilingue 'Asou geats" (Così va) che si stampa nell'Alta Carnia a difesa dell'identità delle isole linguistiche e che, nella sua diffusione, raggiunge anche alcune importanti università straniere. L'argomento concerne la storia della chiesa di Timau, in comune di Paluzza, dedicata a Cristo Re, la cui realizzazione fu dovuta all'impegno del parroco don Ludovico Morassi, deceduto da tempo, e alla fattiva collaborazione dei suoi fedeli, oltre ad altri generosi interventi, negli anni difficili del dopoguerra. È accertato che la somma di un milione di lire (siamo nel 1945), versata nelle mani di don Morassi che fu stimolo fondamentale all'idea dell'edificazione della chiesa, fu donata, in momenti tragici alla fine del secondo conflitto mondiale, da un comandante germanico, ufficiale tedesco a tutti gli effetti. Tale fondamentale dichiarazione mi fu fatta direttamente da don Morassi negli anni dell'immediato dopoguerra e trovò inequivocabile conferma nelle affermazioni scritte lasciate dal medesimo nel diario storico parrocchiale. Da peculiari accertamenti in seguito da me affrontati, con l'appoggio di ex militanti tedeschi e austriaci, quel comandante germanico fu identificato nell'Obergruppenfuhrer SS Otto Gustav Wächter, ex governatore di Cracovia, in ritirata da Trieste verso l'Austria. L'alto ufficiale, uomo cattolicissimo e noto per avere svolto un ruolo importante nell'Anschluss (annessione) dell'Austria nel 1938, facendo sosta a Timau, prima di valicare il Plöckenpass, come da prove testimoniali, ebbe un colloquio col parroco e, disponendo sulla propria autocolonna di forti riserve di denaro dovute alla sua posizione di amministratore militare, ritenne motivatamente di elargire quella somma. Con il crollo della Germania e la cessazione delle ostilità Otto Gustav Wächter trovò rifugio e ospitalità temporanea presso l'autorità ecclesiastica austriaca per poi avere asilo e protezione, sotto il falso nome di Otto Reinhardt, in Vaticano. Decedette il 10 settembre 1949 nell'ospedale di Santo Spirito e si seppe, da indiscrezioni, che godeva della protezione del vescovo Alois Hudal. Naturalmente quanto pubblicato su 'Asou geats" spazia nell'esporre tutti i particolari di contorno, inerenti a quanto accadde nei giorni della ritirata, fine aprile inizi di maggio 1945, nel territorio timavese e sul sovrastante passo che immette nell'Austria, in base a molteplici testimonianze raccolte, tra le quali quella del tenente della Werhmacht Norbert Schluga, capo di stato maggiore della Volkssturm nel circondario di Hermagor, nominato in quei giorni a difesa del passo con relative forze, e del commissario capo della dogana Leo Windisch, che si trovava ugualmente sul passo e, fra diverse altre, quella della proprietaria e gestrice dell'Alpengasthof Eder, posto oltre la sommità del valico sul versante austriaco, Grete Klaus, che mi riferì particolari piacevoli di quel periodo, nonostante lo stato di guerra.Piero Arrigo Carnier. Porcia