mercoledì 27 luglio 2016

KIEV ORTODOSSA. IL POPOLO UCRAINO DI CUI HO CARI RICORDI DI VICENDE E PERSONE.

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 KIEV ortodossa : il caro popolo ucraino di cui conosco tante vicende e persone, a cominciare dal generale Pavlo Shandruk.....27 luglio 2016
Pier Arrigo Carnier Grazie ad Ewald Dell per l'avere apprezzato il mio pensiero sul popolo ucraino riguardo il quale, effettivamente, in anni lontani (1970) grazie alla mia amicizia con Slava Stetsko, donna ucraina straordinaria, presidente dell' O.U.N. Gruppe, a Monaco di Baviera, che riuniva i rappresentanti delle Nazione dell'Est occupate alla fine della seconda guerra dall'invasione sovietica, scrissi e pubblicai in Italia grandi articoli sulla stampa uno dei quali su Taras Chuprinka. Non appena, dopo il crollo del comunismo, l'Ucraina riassunse come nazione l'indipendenza Slava Stetsko fu eletta deputato. Quando ricordo la mia cara amicizia con Slava Stetzko, che era molto appressata dal presidente americano Ronald Reagan, sempre mi commuovo, 28 luglio 2016.
                                                      *        *        *
In Ucraina, ancora una volta, l'ha reso omaggio alla memoria della 14° divisione delle Waffen-SS.
Io, ovviamente, e moskal ebreo, spaventoso shchirymi, prima che la colpa e non ho il diritto di parlare. Essere il loro potere, avrebbero me nel forno.
Ma in Germania è Hitler non così sacro.
http://dolboeb.livejournal.com/3016696.html




A ricordo della 14a Divisione ucraina comandata dal generale Pavlo Sandruk. Nel 1945 giunta in ritirata dal fronte orientale a Klagenfurt, in Austria fu,  trasferita dai britannici, in base ad intese col vescovo
Bucko (Vaticano) in Italia, a Rimini e Bellaria, sottraendola alla consegna ai sovietici che invece fu subita dai cosacchi ed altre organizzazioni collaborazioniste dei tedeschi e qui potrei dare delle ampie spiegazioni che in questa  sede, per ragioni di spazio, tralascio. Il generale Shandruk stabilitosi nel dopoguerra nel Canada seppe del mio interesse alle vicende della divisione, che apprezzò molto per cui stabilimmo un rapporto epistolare che conservo assieme a una sua bella foto in uniforme da lui autografata. Tornato in italia a rivisitare i luoghi di Rimini e Bellaria dove la divisione disarmata si era insediata e vi rimase, sotto controllo britannico, per circa due anni fino a che i suoi componenti emigrarono parte nel Canada  e parte in Inghilterra, il generale Shandruk volle conoscermi per ci incontrammo a Venezia, dove io mi trovavo per ragioni professionali.
28 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER





sabato 16 luglio 2016

BONANNI DIONISIO “Denis” “ROSSO”, fratello di KATIA, comandante del battaglione “GIORNATE NERE (Garibaldi).



 COMUNICATO

Le vecchie carte parlano…

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 Mi è capitato, in questi giorni,  di riprendere nelle mani  un carteggio rilasciatomi a suo tempo da Bonanni Dionisio “Denis”, fratello di “Katia” nota partigiana compagna di “Mirko”. Ebbi quel carteggio dal Bonanni, col quale ovviamente dialogai,  ex comandante del battaglione “Giornate Nere” della Garibaldi, nome di battaglia “Rosso”, emigrato nel dopoguerra in Francia, in occasione ad una delle licenze  che trascorse presso  genitori in Carnia, a Raveo. Seppi da altre fonti che in Francia era stimato e lavorava alle dipendenze di una personalità importante. Ai genitori Sante Bonanni e Giuseppina Zanier feci visita più volte a Raveo, paese silenzioso che sembrava riposare nella quiete del passato e che precede l’alta valle di Pani dove io vissi la tragedia dell’” Ors”, assassinato con la figlia in una  solitaria notte di neve: 5 marzo 1955. Entrambi, i genitori, erano dei ferventi antifascisti, ma alla domanda del perché lo fossero non mi dettero  motivate spiegazioni: era  convinzione che si era in loro formata  in Francia, dov’erano vissuti degli  anni coi figli, per poi rientrare in Italia. Katia (Gisella) e Dionisio  avevano, in ogni caso, lo slancio vigoroso del nazionalismo patrio francese, capace di reagire alle ingiustizie sociali, come tutt’ora ne  dà prova eloquente la popolazione francese. Di Dionisio, un  suo amico partigiano (Castellani) mi disse che era un ottimo tiratore: lo vide in azione durante l’attacco a Sappada che, nell’agosto 1944, portò alla resa  di quel presidio di gendarmeria tedesca. Arrestato successivamente dai tedeschi Dionisio, sotto dure minacce, ebbe dei momenti fragili e fu costretto a dare certe informazioni.
Nelle sue carte, che ovviamente avevo  lette, ho scorso di nuovo date importanti  su vicende partigiane specie riguardo il burrascoso periodo autunnale 1944 post rastrellamenti  tedeschi, mentre col suo battaglione, dalla pedemontana occidentale,  si spostava verso la Carnia, con sosta a Poffabro ed altre località, tenendo contatti coi capi “Andrea”,  “Ninci”, “Nestore”…. Anche lui, come “Fischietto” mi parlò di vicende rimaste nell’ombra ivi compreso il caso Olmo, così come anche altri me ne parlarono ormai  passati a miglior vita.
Rivedendo vecchie carte, a volte sgualcite si sente che, dalle stesse, traspare l’essenza di vicende vissute e  sofferte. Le vecchie carte parlano…

15 luglio 2016

PIER ARRIGO CARNIER





sabato 9 luglio 2016

venerdì 8 luglio 2016

PALAZZO MICOLI conte TOSCANO NEL MEDIO GORTO (Ovaro) - Carnia




етлана Его
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Pier Arrigo Carnier (Foto di Alida Carlevaris)- Mione di Ovaro (Carnia): Il famoso palazzo del conte Micoli Toscano, grande proprietario ed industriale, fine '800.inizio'900. In detto palazzo troneggiante sulla destra del medio Gorto, nel 1939 fu ospite, durante le manovre militari, Umberto di Savoia principe di Piemonte. Un erede dei Toscano mi raccontò che nella camera destinata ad ospitarlo l'addetto al cerimoniale di casa Savoia, fece disporre i mobili in modo tale che, al mattino, nel servire la colazione al principe, fosse rispettata l'etichetta delle ossequianti tradizionali modalità. Allora ragazzo assistetti personalmente, nella zona pianeggiante alla destra di Comeglians, alla parata militare in onore del principe, ovviamente presente. Vi prese parte l'intero Reggimento di fanteria Re e due battaglioni di bersaglieri di cui alcuni ufficiali sfilarono davanti al principe con una gloriosa bandiera della prima guerra mondiale. Ricordo che a un certo punto s'era messo a piovere e molti notarono che, sulla splendida uniforme del principe, le gocce d' acqua scorrevano senza bagnarla. Erano tempi di assoluta fedeltà alle istituzioni ed al sacro ideale di Patria..Eravamo in pieno periodo fascista, un regime sorto per salvare l'Italia dallo sfascio in cui lo stava precipitando l'attività delle sinistre nel periodo iniziale del termine della prima guerra mondiale.. Tralasciando considerazioni di parte mi permetto di osservare che, al governo, mai ebbero a verificarsi atti finalizzati ad appropriazione indebita di denaro pubblico
             08 luglio 2016




giovedì 7 luglio 2016

IL PARTIGIANO “FISCHIETTO"



  COMUNICATO  BREVE
                                    
 Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera.


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Ad integrazione della risposta da me data il 4 luglio corr. al sig, Giacomo Oberto , a seguito di alcuni messaggi positivi pervenutimi anche telefonicamente, ritengo di aggiungere  seguente nota.
La riesumazione, così chiamiamola, del ricordo del partigiano “Fischietto” e quanto dal medesimo confidatomi,  in anni lontani, nel ripercorrere la sua rovente vicenda partigiana con vari riferimenti, quali ad esempio l’eliminazione di Olmo, alcune particolarità sull’ attacco osovano al presidio cosacco di  Ovaro ed altro,  ha ulteriormente riacceso in me la persuasione  anzi direi l’impegno di consolidare e rendere pubblici,  quanto prima possibile, pur sussistendo purtroppo altri impegni che devo  concludere e che io solo  posso condurre, fatti  ed eventi decisamente incisivi della storia partigiana in Carnia, con particolare riferimento alla corrente rossa e, prescindendo da giudizi di merito,  evidenziando elementi  ritenuti di ferma fedeltà filostalinistaIl punto chiave sta nel fatto che quantomeno gli elementi guida responsabili della corrente rossa non erano attendisti come altri antiprogressisti scesi in campo tardivamente. Essi, della corrente rossa, davano una mano agli alleati britannici e statunitensi, ma loro obbiettivo era di favorire gli ideali di Stalin e della nascente Federativa iugoslava di Josip Broz Tito.

07 luglio 2016

         PIER ARRIGO CARNIER




lunedì 4 luglio 2016

VALUTAZIONI POSITIVE SU MIO POST " UN CHIARIMENTO SARA' RAGGIUNTO..." DEL 23.6.2016 E MIO INTERVENTO IN RISPOSTA AL LETTORE GIACOMO OBERTO.


COMUNICATO

Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera


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Molti hanno condiviso il mio post di 7 paragrafi dal titolo UN CHIARIMENTO SARA’ RAGGIUNTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, SU DELLE PARTICOLARITA’ DI RILIEVO ed altri mi hanno telefonato mentre taluni hanno ritenuto di formulare delle considerazioni, una delle quali ritengo, qui di seguito, di riportare:

-Giacomo Oberto.  Grazie a Lei, finalmente si fara' luce sulla verita' di certi fatti successi allora. A causa dei partigiani sono successe tutte quelle rappresaglie che conosciamo mentre se,  nell'ultima settimana di guerra  i partigiani  avessero consentito ai cosacchi di ritirarsi, senza ostacolarli, la popolazione non avrebbe subito alcuna rappresaglia. Faccio un piccolo esempio: a Paularo, quando non c'era ancora la gendarmeria tedesca e cosacca, i partigiani del luogo e vicinato, spadroneggiavano in paese, hanno ucciso e malmenato dei soldati della RSI che erano in licenza e certe volte, per procurarsi del cibo, hanno picchiato e minacciato la gente, prendendo tutto quello che avevano, e in special modo, la frase che io da piccolo sentivo dire dai vecchi, mi ricordero' sempre, era "Partigiani ruba formaggio". Lo portavano infatti orgogliosi, infilzato sulla baionetta. Quando sono arrivati 4 tedeschi e cosacchi, i partigiani nessuno  li ha più visti fino alla fine della guerra. E questi sarebbero i patrioti che hanno salvato l' Italia dall'invasore  ??

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Egregio Giacomo Oberto, ho  ricevuto nel tempo altre dichiarazioni simili alla sua, che ho anche pubblicato su Internet . Venendo ai fatti partigiani nel comune di Paularo, attraverso informazioni del tempo,  essendo stato allora dipendente amministrativo, sebbene studente, di una grossa azienda di utilizzazioni forestali dove il presidente era consigliere del CLN "val Gorto", battevo a macchina i risultati delle sedute del CLN, presenziavo ad incontri  riservati e, gioco forza, mi riusciva di sapere quanto accadeva in Carnia. Ora, riguardo Paularo-Ligosullo, negli anni ottanta ho passato due anni sul posto nel condurre e concludere, su mandato, una grossa operazione patrimoniale quale esperto di diritto dei beni medievali ad uso civico ed allodiale. Ebbi quindi modo di parlare con protagonisti partigiani e testimoni locali e acquisire la conoscenza di fatti e vicende. I fatti per mano partigiana, cui lei accenna in quel di Paularo, si sono verificati ed anzi ho avuto modo di ascoltare e raccogliere delle precise dichiarazioni. Intorno all’ inizio degli anni sessanta, mi è capitato di rivedere il partigiano della Garibaldi, “Fischietto” cittadino di Mione (Ovaro) noto autista del comandante “Aso” che viaggiava su una lussuosa fuori serie  col suo capo. Uscito, dopo lunghi anni di detenzione dal carcere di Porto Azzurro,“Fischietto” mi raccontò la vicenda di un noto fascista  (Arrigoni) prelevato dal suo capo a Tolmezzo, sfondando poi, nell’ uscire dalla cittadina, il posto di blocco tedesco e quindi, dopo aver percorso la val But e raggiunto Paularo, proseguendo lungo la strada che sale verso malga Stua Ramaz, luoghi che conosco come le mie tasche, a un certo punto il fascista venne eliminato con due colpi di pistola e scaricato sul posto. “Fischietto” fu condannato per questa ed altre  vicende anche se lui era solo l’ autista, ma il suo capo era deceduto durante un’azione in quel di Sappada, verso la fine della stagione partigiana...Mi raccontò dettagliatamente molte altre preziose vicende chiedendomi in qualche modo di aiutarlo con denaro, ciò che feci perché non aveva un soldo e mi faceva pena. Seppi molte cose con particolarità sul caso Olmo, su Ovaro etc. ( Breve parentesi : …io e “Fischietto”ci conoscevamo fin da ragazzi. Prima di buttarsi a fare il partigiano egli lavorava con l’azienda di trasporti Cimenti di Entrampo, località vicina al mio paese. Faceva il camionista addetto al trasporto di tronchi, dai punti di carico nei boschi alle segherie di fondovalle. Un lavoro di levatacce. Partiva alle tre del mattino con un rumoroso “Bielle” che saliva rimbombante la silenziosa val Pesarina per ra ggiungere i neri boschi di Lavardêt dove , all’interno, sembrava notte anche di giorno. Talvolta andavo con lui per poi lasciarlo nella località menzionata e raggiungere le grandi malghe verso il confine col Cadore). Poco dopo essere stato rimesso in libertà “Fischietto” venne di nuovo arrestato, in Comelico, su una macchina rubata e tornò in carcere. Morì qualche anno dopo abbandonato da tutti. So anche di altre esecuzioni in zona di Paularo, una delle quali al passo Duron, di un milite della Salò, il quale tuttavia sembra si fosse reso colpevole di estorsione. Confesso che sento sempre dell’ interesse per quello che mi raccontava “Fischietto” di cui naturalmente stesi memoria, perché rivivo quei tempi ed i momenti, taluni da brivido che meritano di essere raccontati, e rammento il periodo finale dell’autunno 1944 che, coi grandi rastrellamenti tedeschi, travolse la lotta e le speranze della stessa….. Riguardo la vicenda di Ovaro, cui lei accenna parlando di rappresaglie cosacche, ho già pubblicato molto, sia editorialmente che giornalisticamente e tramite Facebook, ma pubblicherò ancora. Nelle vicende partigiane dell’ Adriatisches Küstenland (Carnia, Friuli etc.) esiste un’ombra che certamente oscura l’impegno patriottico che, in prevalenza, non c’ è stato anche se molti degli aderenti al movimento hanno poi pagato con la vita, esecutati dai tedeschi o deportati, ma questa è una conseguenza e non la prova dell’ impegno patriottico.Pur con tutti gli aspetti fuorvianti dell’iniziativa partigiana, tenendo fermo il concetto che il seme per germogliare deve marcire, nutro interesse per taluni accadimenti di cui fu protagonista la corrente rossa, riguardo i quali lo storico, ed io tale mi ritengo, più che valutazioni di merito deve spiegare le causali andando oltre il  pubblico giudizio  che spesso è solo apparente, come nel caso Porzus su cui ho pubblicato, editorialmente e giornalisticamente ed anche via Internet,  le causali fondate che motivarono l’esecuzione. E questo si chiama fare lo storico.

04 luglio 2016

PIER ARRIGO CARNIER




sabato 2 luglio 2016

PESARIIS, VILLAGGIO DEL COMUNE DI PRATO CARNICO (CARNIA)




Ho condiviso un paio di foto scattate su Pesariis, autrice Alida Carlevaris che, per la verità non conosco, spinto dall’ intento di esprime sul villaggio qualche nota di colore anche e perchè, il medesimo, dette i natali a mia moglie. Ho notato di recente, nel sito Home di Facebook, un ripetersi di varie pubblicazioni fotografiche sui paesi della Carnia, con relative interessanti particolarità nei dettagli: stemmi familiari, stipiti, vecchie porte annerite di pregio, maniglie ed altro. C’ è da dire, innanzitutto, che Pesariis ebbe geniali valligiani, i Solari, che in passato (1700), dettero vita con laborioso impegno, alla creazione dello strumento che misura il tempo, l’ orologio da parete robusto e tecnicamente evoluto e poi per vari usi industriali, iniziativa ch’ ebbe successo, oggi conosciuta e stimata in campo mondiale. Pesariis nel 1945 contava 1500 abitanti purtroppo oggi ridotti, ritengo, si e no a un centinaio. L’immagine di Pesariis va raccontata negli aspetti più minuti. Premetto che, nel ventennio fascista e dopo fino agli anni cinquanta la Carnia ebbe un’economia in qualche modo autosufficiente, che si reggeva su risorse agro-silvo-pastorali. Nei prati di montagna della profonda valle che si allunga verso il Cadore, i valligiani sfalciavano ogni fuscello perfino sulle ripide pale fra le rocce dolomitiche, lavoro svolto normalmente dalle donne, ardite montanare. L’ odore di fieno regnava dovunque. Attività rilevante che assorbiva stagionalmente uomini e giovani era quella del boscaiolo in cui Pesariis e l’intera valle vantavano degli specialisti : desidero ricordare alcuni nomi di boscaioli famosi che, personalmente, conobbi al tempo in cui, seppure studente, lavoravo come amministrativo in un’ importante azienda di utilizzazioni forestali: Casali Romano , Gonano Emiro, Cimador Erminio, ma molti altri andrebbero citati solo che, lì per lì, mi sfuggono i loro nomi. Va ricordato inoltre che, alla fine della prima guerra mondiale, così come alla fine della seconda, molti giovani ed uomini validi, stante la carenza di lavoro affrontarono l’emigrazione particolarmente in America e nel Canadà, che costò sacrifici, rinunce, amarezze nel distacco dalla propria terra, lasciando familiari e congiunti in attesa del ritorno, che avveniva dopo anni per poi ripartire. Dietro l’immagine attuale, colta dall’ obbiettivo fotografico, dei paesi quasi in posa, in genere rinnovati, stanno storie di sofferte lacrime.
02 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER