martedì 24 ottobre 2017

INTERVISTA SUL VOLUME “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI” RILASCIATA DAL SOTTOSCRITTO AUTORE.



COMUNICATO
Agli amici friulani, sloveni, austriaci, tedeschi, serbi, slovacchi, cosacchi, statunitensi.
Questa sera alle ore venti (20) su TELEFRIULI – canale 11- andranno in onda le dichiarazioni da me rilasciate nell’intervista fattami dall’ onorato ed illustre dottor Pietro Pittaro, in risposta a domande inerenti ai contenuti del mio ultimo volume diffuso recentemente dalla Mursia-Milano, dal titolo “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI"  e, in ogni caso riferite all’ insurrezione partigiana ed occupazone cosacca verificatesi nel periodo 1944-1945 nel territorio della Carnia, Fruli e Goriziano.

24 ottobre 2017 
                                                             CARNIER PIER ARRIGO 

martedì 17 ottobre 2017

STUPORE E VIBRANTE INTERESSE NELL’ASCOLTO, SABATO 14 OTTOBRE AD OSOPPO, ALLA PRESENTAZIONE DI “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”.



Visibile, direi tattile il senso di attesa positiva dei convenuti nella sala municipale di Osoppo per la presentazione del mio ultimo recente libro COSACCHI CONTO PARTIGIANI diffuso dalla Mursia nella collana storica sabato sera, 14 ottobre 2017. Varie ormai le presentazioni effettuate nell’arco regionale, senza alcuna opposizione seppure siano state dette cose gravi e laceranti, finalizzate a rimuovere la barriera di regnante falsità storiografica da circa cinquant’anni, fenomeno italiano ed anche francese, nell’effondere attribuzioni storiche non pertinenti, qualificando indebitamente sorgente di rinascita sul nazifascismo l’attività resistenziale nel periodo finale di guerra 1944-1945 e tacendo lati oscuri sepolti nel silenzio, mentre obbiettivo essenziale era uno stato di potere progressista. Si impone quindi l’assoluta necessità di una profonda irrinunciabile chiarezza onde riprendere la strada dell’oggettività storica intesa quale elemento essenziale di civiltà, riportando gli eventi ed i fatti alla loro reale dimensione nel rigoroso rispetto del principio storico “ causali ed effetti”.
Data la presenza dell’assessore alla cultura dell’amministrazione comunale, Marì Di Gianantonio, la stessa ha aperto il dialogo col pubblico annunciando il tema e presentando lo scrivente autore  e il relatore. Ha quindi preso la parola il relatore, professor Gilberto Ganzer, già direttore del civico museo di Pordenone. Dotato di alta professionalità nel campo dell’arte, con appropriato uso linguistico il professor Ganzer ha introdotto l’argomento con sapiente gradualità espositiva tale da offrire fluidità e chiara percezione dei fatti e dei significati, oltre a far comprendere le ragioni di potere che hanno legittimato lo status di certi sovvertimenti storici.
E’ toccato quindi al sottoscritto, quale autore, il compito di illustrare i contenuti ed i fini del libro che, dopo la parte introduttiva concernente gli accadimenti verificatisi nel Friuli occidentale e l’ insediamento in detta zona di forze collaborazioniste cosacco-caucasiche già esistenti a scopo di presidio in Carnia, nel resto del Friuli e Goriziano, percorre il profilo di fatti rilevanti verificatisi nel territorio dell’Adriatisches Küstenland e, in senso più esteso, nel panorama generale della guerra affinché , il lettore, abbia un assunto della reale situazione storica.
Il volume contiene la smentita, sulla base di prove, di alcune falsità propagate da tempo da fonte partigiana o filopartigiana col fine di rafforzare la convinzione della necessità dell’insurrezione resistenziale, quale ad esempio la storiella che Hitler aveva promesso ai cosacchi stabile dimora in Carnia in contropartita all’ eliminazione delle forze partigiane laddove, invece, il trasferimento dei cosacchi col seguito di profughi dal loro ultimo insediamento in Polonia, a Zdunska Vola, all’ Italia, quali forze di presidio contro l’insurrezione partigiana antitedesca, fu motivato dall’avanzata sovietica. E’ stata inoltre affrontata, fra l’altro, la ridicola invenzione di “Carnia 1944.Un’estate di libertà”, video pagato con denaro pubblico, realizzato in coincidenza a unan vivita nel Friuli del presidente Napolitano, o con altra definizione "Repubblica della Carnia" !!  La Carnia, dove io sono nato ed ho vissuto quale diciannovenne il periodo resistenziale, non ha mai avuto un minuto di libertà stante la presenza, soprattutto, dei tedeschi (non tanto dei fascisti repubblicani) con presidi stabili a Tolmezzo, Sauris e Val d’Aupa. Proprio in piena estate 1944, dal 16 al 22 luglio, forze speciali tedesche di cui conosco tutti i dettagli, per motivi comunque dovuti a causa partigiana, attuarono una dura crudele rappresaglie nella zona est delle malghe Lanza, Cordin, Promosio, di confine con l’Austria (allora III° Reich), provocando 48 vittime civili determinando un clima di tensioni e paura fatto passare per “Un’estate di libertà”…!!!
Il dialogo col pubblico, sulla base di domande, si è protratto a lungo su fatti e vicende inerenti all’ insediamento, ad Osoppo e dintorni ( località Rivellino ed altre) di migliaia di cosacchi in prevalenza del Kuban, Orenburg ed Astrakan. Su tale accentramento, su specifica richiesta delle missioni alleate paracadutate in appoggio ai partigiani, imperversarono i bombardamenti e mitragliamenti alleati a bassa quota. Il 22 novembre 1944 un’ azione aerea americana di bombardamento a più ondate, causò la morte di cinquanta civili, duecento cosacchi e centinaia di cavalli. Ancora negli anni 90 e nel 2000, a tal riguardo, pubblicai sulla stampa vasti articoli documentati rievocando le penose vicende dei cosacchi impediti dopo il devastante bombardamento, nell’ intento di seppellire i loro morti nel cimiero civile. Volli anche ricordare la cara immagine della cosacca Vera Isaakovna Diura con la quale, nel corso degli anni novanta, entrai in un lungo rapporto epistolare. La stessa all’età di cinque anni era giunta ad Osoppo, assieme ai genitori e dei profughi civili, al seguito delle forze militari cosacche per poi, a fine guerra, seguire la ritirata nell’Austria e subire la deportazione in Siberia.Fu la Diura a contattarmi e non serve che io spieghi le circostanze, dopo il rilascio dalla detenzione in Siberia con l’ amnistia di Krusciow ed il suo ritorno alla vita quale libera cittadina. Nelle sue lettere mi descrisse come, assieme a cosacchi, lei viveva ad Osoppo dove, il 9 novembre 1944, la propria madre dette alla luce il fratello Vovka che fu battezzato nella chiesa del capoluogo..
La Diura mi pregò di fare da tramite, con l’ autorità comunale, per realizzare un suo ardente desiderio, quello precisamente di tornare ad Osoppo a rivedere i luoghi vissuti da bambina. In tal senso mi detti infatti da fare, ma incontrai spiacevolmente deludenti incertezze nonostante si trattasse di una delicata umana richiesta che andava accolta.
Con sue lettere la Diura, in base ai suoi ricordi. mi relazionò poi su particolari della tragica consegna dei cosacchi ai sovietici decisa, per quanto concerne l'operazione della Drava ed altre,  dai britannici, ma esecutivamente affidata a forze della Jewis Brigade (Brigata Ebraica facente parte dell’8° Armata britannica, che si era insediata a fine guerra, con l’occupazione del nord Italia, a Tarvisio. Nell’azione di consegna, stante la situazione di panico venuta a svilupparsi, dette forze della Jewis Brigade usarono violenza e fecero uso delle armi provocando centinaia di morti. La consegna fu quindi brutalmente eseguita. Testimonianze da me raccolte riferiscono che, dai vagoni merci piombati delle tradotte dove stavano ammassati i cosacchi con destinazione Siberia, mentre transitavano alla stazione di Oberdrauburg a sud di Lienz, cittadini austriaci sentirono piangere e levarsi grida disperate.
Nel dibattito non potei tralasciare qualche accenno a Fred Zinnemann, noto regista internazionale che, a metà degli anni settanta, avendo letto il mio libro “L’ Armata Cosacca …” volle conoscermi e quindi incontrarmi. Venne infatti a Porcia e mi propose l’idea di collaborare insieme per realizzare, sulla base dei contenuti del mio volume. la trama di un film sulla vicenda cosacca. Ovviamente accettai la proposta che mi riempì di entusiasmo e, sedutastante , Zinnemann mi nominò suo consulente primario. Come già dissi in occasione alla presentazione del libro all’ auditorium Aldo Moro di Cordenons il 28 settembre u.s., quando ormai avevamo raggiunto la conclusione della trama, la FOX francese, che avrebbe prodotto il film, ricevette pressioni negative da posizioni politiche britanniche, stante l’evidenza che, i contenuti della trama, costituivano, per gli alleati vincitori, grave e disonorevole prova dell’ illegale, brutale e sciagurata consegna dei cosacchi ai sovietici. Con amarezza Zinneman mi dichiarò che il lavoro veniva sospeso ed io ne fui addolorato e porto ancora nell’ animo, come già scrissi in altre circostanze, l’incancellabile ricordo di quell’ impegno ricco di emozioni, talune commoventi.
Chiudo qui questa relazione sebbene altro vi sarebbe da aggiungere.
17 ottobre 2017

CARNIER PIER ARRIGO

venerdì 13 ottobre 2017

DOMANI,14 OTTOBRE AD ORE 18, AD OSOPPO NEL FRIULI NELLA SALA MUNUCIPALE SI PARLERA' DI COSACCHI.


COMUNICATO STRAORDINARIO URGENTE

Cari amici vicini e lontani mi fa piacere informarvi che,   domani sabato 14 ottobre alle ore 18, su iniziativa dell’ Amministrazione comunale  di Osoppo  presso la sede municipale del capoluogo, avrà luogo la presentazione del già più volte citato mio ultimo  recente libro COSACCHI CONTRO PARTIGIANI- Mursia editore che va incontrando vasti consensi. L’ introduzione e relazione sarà trattata dal professor Gilberto Ganzer, nota personalità nel mondo dell’arte ed ex direttore del Museo civico di Pordenone  cui seguirà il dibattito, ovviamente io presente. Il libro, come in varie circostanze precisato, dopo la trattazione di vicende verificatesi negli anni di guerra 1943-1945 nel Friuli occidentale,  percorre il profilo di fatti essenziali rilevanti affinchè il lettore abbia un assunto panoramico di rigore storico, non inquinato da toni agiografici e di parte. Per chi non lo sapesse Osoppo fu centro importante nelle vicende cosacche da me trattate già  nel volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, diffuso nel 1965 su piano nazionale con successive varie riedizioni e ristampe. Un primo insediamento di  cosacchi ebbe luogo ad Osoppo il 25 agosto 1944, dopo l’inizio dell’ingresso di dette forze in Italia, mediante tradotte  facenti scalo alla stazione “La Carnia” a partire al 20 luglio 1944. Ammonta in ogni caso a migliaia l’entità delle forze accentratesi complessivamente ad Osoppo e dintorni col seguito di profughi e migliaia di cavalli, in  particolare a località Rivellino. Complesse e tragiche furono le vicende vissute dagli “osoppani” in seguito a tale presenza, essendo la località presa ad mira dall’aviazione alleata. Il 22 novembre 1944, in seguito ad un attacco aereo, perirono oltre cinquanta cittadini e duecento cosacchi nonché centinaia di cavalli. La mia ricognizione storica sugli accadimenti nel territorio si svolse nel corso di anni, fu laboriosa e complessa ed alla stessa si aggiungono preziose testimonianze da me raccolte all’ estero, da cosacchi superstiti,  tra i quali quelle di Fatianow Pelageja cosacca del Kuban e  Vera Isaakovna Diura, pure del Kuban, che fu bambina ad Osoppo e conobbe, a fine guerra, la terribile deportazione in Siberia.
Cari amici e simpatizzanti c’è  molto, molto da dire per cui nello spazio del dibattito ritengo non mancheranno gli argomenti.


13 ottobre 2017                            CARNIER PIER ARRIGO 

domenica 8 ottobre 2017

TRIONFO DELLA VERITA’ A CORDENONS COME A RAGOGNA, IL 28 SETTEMBRE U.S., ALL’ AUDITORIUM ALDO MORO



Trionfo della verità all’auditorium Aldo Moro di Cordenons, dopo il successo ottenuto a Ragogna nella sala del Museo della Grande Guerra, nella presentazione del mio ultimo lavoro “Cosacchi contro Partigiani” la sera del 28 settembre, praticamente alcuni giorni fa, ma prima permettetemi , cari lettori italiani, tedeschi, slovacchi, russi, serbi, statunitensi e dell’ Alaska una breve dissertazione a cui non intendo rinunciare.
Il giorno 28 settembre sul Messaggero Veneto, quotidiano regionale , è apparso un articolo a pagina nr. 44 dal titolo “Da Vienna la mappa dei cosacchi nel Friuli”, dove l’autrice, giornalista M.B., poiché in serata era fissata all’ Aldo Moro la presentazione del citato mio volume, informava che in concomitanza all’avvenimento, un certo Argentin, cittadino cordenonese (collezionista di vecchie carte scritte, vecchie foto ed altro), aveva ritenuto di informarla di aver acquistato due mesi fa a Vienna da un collezionista ebreo, copia della mappa dei cosacchi dislocati nel Friuli nel 1945, che infatti veniva pubblicata al centro dell’articolo priva del nome di autore.
Già al mattino del 28, scorrendo le pagine del quotidiano constatavo con lampante evidenza che, la mappa, era documento da me creato, frutto di un mio lungo lavoro d’indagine in anni lontani del dopoguerra, pubblicata a pag. nr. 266 di mio altro precedente libro dal titolo “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” edizione Mursia 1990 e successive varie riedizioni diffuse nel tempo fino ad anni recenti. Ovviamente dell’irritante detestabile constatazione i nformavo sollecitamente la direzione del Messaggero inviando, via Internet, copia della citata pagina nr. 266 contenente la mappa il cui grafico, sul piano topografico, risulta identico perfettamente a quello prodotto dal collezionista mentre il sunto dei nomi dei presidi, posti in calce alla mia, appare invece stampato con stile e caratteri diversi nell’altra e alcune note importanti, sempre in calce alla mia, risultano mancanti nell’altra…
Ovvio l’intento di manipolazione onde offuscare la paternità della mappa ….Già in giornata ricevevo assicurazione dal quotidiano che, senza indugi, provvedeva a rendere nota la mia paternità del documento come infatti, venne precisato il 4 ottobre a pag. n. 31 con articolo dal titolo “Mappa dei cosacchi, a ricostruirla fu Carnier”. Veniva inoltre aggiunta, su mie dichiarazioni, la precisazione che l’originale è conservato nel mio archivio, la cui documentazione è oggetto di interesse da parte di uno dei massimi musei storici russi, esattamente il Russy Moskovskaj, i cui dirigenti sono venuti personalmente a incontrarmi a Porcia, anche di recente, con l’obbiettivo di acquisizione e che analogo interesse è stato manifestato dai rappresentanti di un altro noto archivio negli Stati Uniti. Ma le sorprese non erano ancora finite. Infatti il menzionato collezionista, interpellato dal quotidiano per sentire, allora, come una riproduzione della mappa sia finita in sue mani ha spiegato che, due mesi fa, ebbe ad acquistare la mappa a Venezia mentre nell’articolo del 28.09, aveva dichiarato di averla acquistata da un collezionista ebreo a Vienna…Cari lettori chiudo qui questa breve piuttosto sgradevole vicenda, sollecitamente chiarita e resa pubblica grazie alla serietà della direzione del Messaggero con mia soddisfazione e, come accennato introduttivamente riprendo l’argomento della presentazione del libro.
Trovai, nell’auditorium Aldo Moro, la sala destinata al caso gremita di convenuti nei cui volti si leggeva un senso di favorevole attesa. Il relatore, prof. Walter Sist, fu conciso nel dichiarare il senso del volume partendo dagli eventi del Friuli occidentale e poi andando oltre, tracciando quindi il profilo di fatti rilevanti inerenti agli eventi che caratterizzarono gli anni di guerra 1944-1945 nell’ ”Adriatisches küstanland” ed il motivato impiego, a presidio di detto territorio, di forze collaborazioniste cosacco-caucasiche, nonché turchestane e turco-asiatiche. Parlando dei cosacchi ha sottolineato la presenza di due noti atamani generali, Krassnoff e Naumenko e di quest’ ultimo ha riferito i miei diretti rapporti e un importante personale incontro col medesimo in Austria nell’ Östtirol, sui luoghi della famigerata consegna forzata dei cosacchi ai sovietici da parte dei vincitori britannici, dove il Naumenko volle sentirmi quale testimone avendo io raggiunto quei luoghi dopo la tragedia ed interrogato e registrato le testimonianze dei superstiti testimoni cosacchi.
Rispondendo a domande postemi dal relatore e ad altre degli intervenuti ho quindi esposto delucidazioni importanti ed anche estremamente necessarie, accolte con sollievo onde sfatare menzogne deliberatamente propinate nel giro di cinquant’ anni, finalizzate a rafforzare, in senso agiografico sotto il profilo politico, l’immagine della resistenza. Ho quindi dichiarato essere priva di ogni fondamento, citando elementi probanti, la favola che Hitler avrebbe promesso la Carnia ai cosacchi, quale loro stabile dimora in contropartita all’ eliminazione delle forze della resistenza ivi operanti. Ho quindi spiegato dettagliatamente che lo spostamento dei cosacchi dal loro ultimo insediamento, a Zdunska Wola in Polonia, all’ Italia nel 1944 fu motivato dall’ avanzata sovietica dell’ Armata Rossa ormai giunta alle porte di Varsavia per cui fu deciso di utilizzare dette forze a scopo di presidio, col seguito di profughi, nell’ “Adriatisches Küstenland” essendosi verificata dell’attività partigiana antitedesca. Ho poi parlato del centinaio di prigionieri cosacchi arresisi ad Avasinis a fine guerra fra i quali donne e bambini, con la promessa partigiana dichiarata alla presenza dal parroco don Francesco Zossi, di avere salva la vita con la loro consegna agli americani in arrivo e non ai sovietici, è invece massacrati sulle montagne sovrastanti ad ovest il villaggio ed ivi abbandonati senza sepoltura e poi lasciati in quello stato per quattro anni in pasto alle volpi ed ai corvi. Infatti solo nel 1949 la Pretura di Gemona interveniva ad ordinare il ricupero delle salme e la loro identificazione, quando ormai dei pietosi corpi quasi più non esistevano nemmeno le ossa…

Rispondendo a domanda ho quindi riferito sul proposito del grande registra internazionale Fred Zinnemann, negli anni ottanta, di realizzare un film sulla vicenda cosacca ed al riguardo mi permetto di andare oltre a quanto detto nella presentazione perché ritengo che meriti. Zinnemann venne ad incontrarmi e quindi a conoscermi a Porcia di Pordenone, stante la notorietà del mio libro “L’Armata Cosacca…”, sottoponendomi la proposta di lavorare insieme, che accettai, per realizzare la trama di un film sul menzionato argomento.  Mi nominò suo consulente primario e vi furono poi successivi incontri, alcuni in Austria. (Rammento che ad un secondo incontro nell’ Östtirol all’ Hotel Post di Lienz, dove Zinnemann alloggiava col suo seguito, c’era una notevole folla e dalla stessa, ritenendo che fossi un attore, allorchè giunsi fui investito da grida festose che inneggiavano ai cosacchi…). Stante l’incarico di consulente affidatomi, per le comparse dei cavalieri cosacchi, grazie al suggerimento del dirigente della Scuola di cavalleria di Pinerolo, contattai il Governo della Danimarca ed ottenni la concessione di adeguate forze di un reggimento di cavalleria con relativo equipaggiamento. Risolsi poi altri problemi relativi ai luoghi dove girare talune scene. Zinnemann non ne volle sapere di partigiani che io invece proponevo. Era fermo sul proposito di escluderli. Il film prendeva corpo partendo da Timau con l’ immagine delle colonne in ritirata, sotto pioggia e neve, lungo i tornanti in salita verso il passo del Ploecken che immette nell’ Austria…La parte centrale del film ricostruiva la scena brutale della consegna, partendo dall’ ordine diffuso da un ufficiale britannico mentre la massa dei cosacchi assisteva alla messa, sulla piana sinistra della Drava alla periferia sud di Lienz, in onore dello zar Pietro il Grande…..Il film avrebbe determinato effetti commoventi e sarebbe stato prodotto dalla FOX francese. Purtroppo, quando ormai l’approntamento della trama con relativo scenario era stato espletato e la stampa internazionale aveva diffuso le prime indiscrezioni, da posizioni politiche britanniche si verificarono pressioni negative sulla FOX e sullo stesso Zinnemann, stante l’evidenza che il film costituiva prova grave e disonorevole sugli alleati vincitori responsabili dell’ illegale sciagurata consegna ai sovietici…Con amarezza Zinneman mi dichiarò che il lavoro veniva sospeso ed io ne fui addolorato e porto ancora nell’ animo l’incancellabile ricordo di quell’ impegno ricco di emozioni, talune commoventi che spesso riemergono dal mio subcosciente e non riesco a reprimerle,,,
Il dibattito dopo a presentazione durò a lungo. Riemersero i contenuti di altro mio libro dal titolo “Lo Sterminio Mancato”- Mursia, che lo storico britannico e docente ad Oxford, prof. Gerald Fleming, depositò presso la Suprema Corte di Giustizia di Israele ed i cui contenuti dettero motivo alla stessa, previe intese con me tramite l’Ambasciata d’Italia, di inviare una commissione diretta dal giudice dott. Michael Horowitz, ivi compresi degli agenti Mossad (Servizi segreti) cui si aggiunse anche il capo della DIGOS di Trieste, dott. Abbate, ad incontrarmi nella mia residenza a Porcia di Pordenone. Non mi attardo sulle ragioni di tale invio che chiederebbero spazio, già comunque da me precisate in altre circostanze sui miei siti Facebook e Blogger.
Il volume “Lo Sterminio Mancato” riguarda in parte la Risiera di San Sabba con relative prove e dettagli che, la stessa, non fu affatto campo di sterminio ma semplicemente di transito per cui, rispondendo a domanda, mi attenni al contenuto del libro che fra l’ altro, a pagine nr. 365-366,  contiene una lettera del direttore del Pubblico Ministero della CENTRALE PER L’ AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA NAZIONALE TEDESCA di LUDWIGSBURG del 10 febbraio 1978, a me diretta, attestante fra l’altro che, nel Küstenland Adriatico, il piano della <Soluzione finale del problema ebraico> venne impedito.
Emerse poi l’argomento dell’organizzazione partigiana Osoppo su cui il mio ultimo libro oltre a condannare, su prove, fatti inventati da un osovano a scopo di dispregio dei cosacchi a pagine nr. 38-39,  al dilà della difesa del popolo friulano dalla minaccia di rivendicazioni territoriali slave rimasta una pura illusione, disapprova  dei concetti sbandierati dall’ esponente Lino ( don Aldo Moretti), relativi al  programma basato su “un anticomunismo democratico ” privo di obbiettivi con finalità  sociale e di ogni allusione concernente norme operative. In quanto al concetto di “essere più umani” varie prove categoricamente lo smentiscono e dimostrano che l’Osoppo fucilava come la Garibaldi comunista. In tal senso ne dà chiara conferma il diario di don Leone Mulloni, parroco di Faedis, che riferisce su varie esecuzioni. 
Tralasciando altre particolarità chiudo qui il sunto di quanto esposto nella presentazione e conseguente lungo dibattito che si svolse nettamente a mio favore.


08 ottobre 2017                CARNIER PIER ARRIGO








































mercoledì 20 settembre 2017

RAGOGNA, 15.09.17,TRIONFO DELLA VERITA’


                        
(Saranno inserite a breve delle immagini sulla presentazione del mio   volume COSACCHI CONTRO  PARTIGANI il  15 sett. a Ragogna )


Premetto che Ragogna, comune del Friuli occidentale,  è un punto importante per la ben nota costante rivivificazione storica degli eventi riguardanti le vicende della 1a Guerra mondiale e credo che, su piano nazionale, tenga in tal senso un primato.. L’Amministrazione del comune di Ragogna vanta  il merito , quale frutto di  un lungo appassionato lavoro di ricognizione e ricupero svolto nel tempo, di porre a disposizione attraverso il Museo della Grande Guerra posto in via Roma nr. 23, razionalmente organizzato, la collocazione catalogata di un’  eccezionale ampia entità di reperti, taluni eccezionali, a testimonianza di vicende innanzitutto del nostro esercito e, in ogni caso, dei contrapposti eserciti sul teatro di guerra. Già da lungo tempo,  con encomiabile  appassionato impegno, dedica la sua attività alla gestione dell’attività museale, attualmente informativa soprattutto stante la celebrazione ancora  in essere del centenario della Grande guerra, con realizzazione di sopralluoghi collettivi finalizzati alla conoscenza di punti e luoghi significativi delle linee del fronte di guerra nel territorio del Friuli ed oltre, il dottor Marco Pascoli fra l’altro assessore alla cultura, a cui va il mio plauso con sincera  autentica ammirazione.

                        *        *        *

Dopo la presentazione introduttiva della mia persona ed una sintesi della mia attività culturale storiografica da parte del citato  dott. Pascoli, il medesimo mi ha quindi ceduto la parola per cui sono entrato nel merito del volume  “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI – Friuli occidentale 1943/1945”. Trattasi di lavoro, inteso nella sua progettazione quale integrazione e collegamento col mio precedente volume “L’ ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-1945” edito nel 1965 con successive ristampe dal noto editore svizzero De Vecchi con sede a Milano, assunto successivamente, nel 1990, quale cessionario dal Gruppo editoriale Mursia-Milano con successive varie riedizioni aggiornate e ristampe. Scopo del libro COSACCHI CONTRO PARTIGIANI era  ed è un’ esposizione accurata di  fatti e vicende verificatesi, nel periodo 1943-1945, nel Friuli occidentale, concernenti l’insurrezione partigiana, l’inclemente  repressione tedesca con incendi, distruzione di villaggi, fucilazioni e deportazioni e dislocazione nell’ autunno 1944, di forze cosacco-caucasiche, già presenti nel territorio ribattezzato “Kossackja” costituito dal Friuli, Carnia e Goriziano. Il volume, in ogni caso, va oltre gli accadimenti verificatisi su tale territorio. L’argomento ha veramente acceso vivo inatteso interesse ed al riguardo mi sono state  poste  varie domande quali, ad esempio, se vero è che i cosacchi ebbero da Hitler la promessa che la Carnia veniva loro assegnata quale residenza stabile a compenso dell’eliminazione della resistenza partigiana. Spiegai, sulla base di concrete tangibili prove che, la venuta dei cosacco-caucasici fu semplicemente un’operazione militare senza secondi fini, motivata dalla necessità di evacuare, nell’estate 1944, il provvisorio loro ultimo  insediamento in Polonia, a Zdunska Vola, raggiunto dopo avere lasciato le regione cosacca ed attraversato in ritirata l’Ucraina e la Bielorussia, stante la poderosa avanzata sovietica, verificatasi dopo la sconfitta tedesca di Stalingrado ed assestatasi  alle porte di Varsavia. Da  un documento tedesco in mio possesso, citato nel libro a pag. 142, risulta che  il Supremo commissario dell’ Adriatisches Küstenland, dott. Friedrich Rainer, dichiarava ad autorità superiore che la presenza dei cosacco-caucasici sul territorio doveva considerarsi un accantonamento puramente provvisorio. La versione della promessa di Hitler, era pertanto  e tale rimane cioè null’ altro che un’ invenzione partorita dalla propaganda resistenziale intesa a rafforzare, sulla scia del falso, la tesi  dell’  insurrezione   partigiana.
Altra menzogna  diffusa da taluno, autentico “millantato credito” tipico reato italiano, secondo la quale  vi sarebbe stata l’ iniziativa da parte di agenti alleati accreditati presso le forze partigiane, di contattare il  comando cosacco o addirittura un sondaggio, da parte di quest’ ultimo  tramite interposti, circa l’opportunità dei cosacchi di passare da parte alleata, favola da me smentita a pag n.110 di “Cosacchi contro Partigiani”  sulla base a vari elementi e fondate affermazioni fornitemi  dall’agente britannico Patrick Martin Smith da me contattato  nel dopoguerra in Gran Bretagna, membro della missione speciale SOE, paracadutata nel Friuli nell’estate 1944.  Conclusione : nessun contatto fu mai preso ed ebbe luogo in  tal senso.
Ho poi precisato, su base documentale e testimoniale, nel capitolo che si apre a pag.n.103, dedicato all’atamano generale Piotr Nikolaevic Krassnoff, che il medesimo dopo il suo arrivo a Gemona del Friuli, proveniente da Berlino nel febbraio 1945 e la sua destituzione dai poteri di comando dell’Armata assunti dal generale Domanow, avvenuta il giorno 14  ad Artegna, sulla base di ordine tedesco, si insediò a Villa di Verzegnis in Carnia dove  assunse un comportamento assolutamente riservato, rifiutando ogni e qualsiasi contatto con civili od altri al di fuori dei membri del suo entourage. Krassnoff  evitò quindi ogni rapporto coi  comandi di reggimento limitandosi  a quanto  descritto nel menzionato capitolo, in particolare a delle visite alle comunità di profughi cosacchi insediati ad Alesso e Cavazzo Carnico. Ogni altra versione sull’ immagine dell’atamano generale assume quindi veste avventurista imbastita per essere raccontata ad inesperti,  ma che si sfalda se analizzata, assolutamente non veritiera.
Molto interesse ha suscitato l’esposizione sulla ritirata delle forze cosacche con seguito dei profughi, valutata, su ponderate verifiche, in centomila unità, transitata quasi totalmente in circostanze avverse del tempo, con pioggia, neve e tormenta, attraverso il Ploeckenpass che immette nell’Austria. Vivo interesse, inoltre, sulle  modalità della resa ai britannici nell’Östtirol sulla Drava, per la quale i vincitori non stesero alcun atto, onde abilmente e fraudolentemente evitare di lasciare prova scritta secondo la quale, la massa delle forze militari stante le norme internazionali della convenzione dell’Aia, trattandosi di prigionieri, andava protetta per cui la decisione della consegna si rese agevolmente possibile ed i prigionieri (militari) passarono assieme ai profughi al seguito per “civili” e la consegna ebbe barbaramente esecuzione…
Molto altro è stato detto, in risposta a domande, con particolare attenzione alle vicende del villaggio di Avasinis, dove i tedeschi, in seguito ad un attacco partigiano sulle forze in ritirata, attuarono  una dura rappresaglia che, per taluni aspetti, sconfinò  nel crimine, e dette luogo a  51 vittime civili. Argomento contrapposto,  pure trattato, quello della resa ai partigiani di  un  centinaio di cosacchi  ad Avasinis, il 25 aprile 1945,  sulla base dell’intesa assunta alla presenza del parroco don Francesco Zossi, di avere salva la vita con la consegna agli americani e non ai sovietici. Il patto, come afferma don Zossi nel suo diario, fu invece violato e gran parte dei  cosacchi venne uccisa. In realtà i cosacchi, fra cui molte le donne e bambini di cui alcuni in fasce, furono tutti massacrati sulle montagne sovrastanti il villaggio, non affatto per vendetta quale ritorsione per la rappresaglia tedesca di Avasinis, come si tentò e si tenta di far credere con  versione di comodo nell’ambiente filopartigiano, complici nei loro fatui discorsi i preposti alle rituali  ricorrenze celebrative onde ammorbidire il grave crimine del massacro rimasto impunito. Va poi rilevato, quale autentica vergogna e prova di inqualificabile indifferenza  civile che,dopo un fallito tentativo di bruciare quei cadaveri  con insufficiente carburante, questi  furono abbandonati sul posto  e lasciati in tale situazione  per ben quattro anni,  con inspiegabile indifferenza delle autorità del tempo preposte ad intervenire con i provvedimenti del caso. Infatti solamente in data 15 ottobre 1949, in base a documento in mio possesso, la Pretura di Gemona del  Friuli impartiva disposizioni al Comando Carabinieri di Osoppo e per conoscenza al comune di Trasaghis, di provvedere alla ricognizione ed identificazione  delle salme e quant’ altro, ma naturalmente dopo quattro anni  le salme si erano ridotte in pietosi resti….


 20 settembre 2017                             CARNIER PIER ARRIGO




Grafico dei Paesi con il maggior numero di persone che visualizzano i blog

Ecco la segnaletica grafica di Internet-Blogger che indica l'area degli Stati Uniti e dell'Alaska con un verde intensissimo, indicativo di un  vasto interesse di lettori ai miei  post in particolare a quello sulla conferenza di Ragogna.

POST SCRIPTUM


Grazie Dino Temil, Alessandro Carnier, Lucia Sbico Var Bicco, Mina De Rosa, Laura Zanardo, Andrea Di Natale, Valeria Romanin, Roberto Randò, Giacomo Oberto, Luca Leita, Fabio Galimberti, Sergione Destrone per il loro cortese dichiarato assenso e grazie ai molti altri lettori, ai moltissimi degli Stati Uniti riguardo i quali, a comprova del vasto incredibile interesse che mi ha lasciato di stucco, l’ area geografica USA dal giorno 16 settembre e ancor ogg, nel mio sito satistiche-Blogger, è interamente colorata di un verde intensissimo. Grazie all’informazione diffusa da IL GAZZETTINO sulle testate di Udine e Pordenone alla presentazione di COSACCHI CONTRO PARTIGIANI a Ragogna, la sala del Museo della Grande Guerra era stracolma di convenuti, taluni scesi anche dalla Carnia, alcuni da Verzegnis. Le verità da me proclamate nella lunga presentazione del 15 settembre, col seguito di domande e risposte a chiarimento di vicende della lotta partigiana taciute per decenni col favore di Enti responsabili e Sezione di cultura statale universitaria compresa…, sono state accolte con collettivo visibile stupendo sollievo come una liberazione. Rispondendo a domanda ho fatto chiarezza anche su un’ultima favola, diffusa di recente con cui si tenta di far credere agli ignari che l’Osoppo partigiana avrebbe intavolato trattative, seppure senza risultato, per un passaggio dei Cosacchi con gli alleati etc. Tutte falsità, comprese altre dal sapore di racconto fiabesco sull’atamano Krassnoff, che si sfaldano sotto la morsa di analisi probatorie già da me pubblicate e di recente ribadite in COSACCHI CONTRO PARTIGIANI (leggete le parti con inizi a pagg. 103 e 110). Cari signori il fronte delle menzogne sta spaccandosi e sento che la verità si fa strada. 21 settembre 2017.





giovedì 14 settembre 2017

VASTO INTERESSE, SU PIANO NAZIONALE, AI CONTENUTI DEL VOLUME "COSACCHI CONTRO PARTIGIANI".

COMUNICATO STRAORDINARIO

Informo amici e simpatizzanti che domani 15 settembre, ad ore 18, a cura dell’Amministrazione del comune di RAGOGNA e su particolare attenzione dell’assessore alla cultura dottor MARCO PASCOLI avrà luogo, presso il noto Museo della Grande guerra in via Roma 23, la presentazione del mio recente ultimo volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI - Mursia editore. Ne sarà relatore lo stesso assessore dott. PASCOLI. Prendo occasione per informare che la diffusione del volume su piano nazionale incontra notevoli positivi consensi dando luogo ad essenziali chiarimenti di fondamentale interesse storico.
14 settembre 2017.     
                               
                  CARNIER PIER ARRIGO






Pier Arrigo Carnier Il libro sta sfondando. L'editore ristampa con urgenza. La gente comincia a capire quanto fango c'è da rimuovere nella storia politicizzata diffusa agevolmente da prezzolati predicatori di menzogne...




lunedì 4 settembre 2017

ECCO LA RISPOSTA AL TENTATIVO DI OFFUSCARE MEDIANTE ILLAZIONI ALCUNI INECCEPIBILI FATTI E CONTENUTI DELLE MIE OPERE PUBBLICATE


PIER ARRIGO CARNIER·VENERDÌ 25 AGOSTO 2017
16 letture

Fatti : 1)- Massacro dei cosacchi arresisi ad Avasinis. 2) Attacco partigiano alle forze tedesche sulla nazionale Udine-Tarvisio-3)Rappresaglia tedesca su Avasinis.
(Resta ferma la mia riserva, già annunciata in precedente intervento sul caso , di eventuale valutazione legale su ipotesi di illecita intenzione lesiva di immagine, a mio danno, posta in essere per scopi ed interessi di parte.)
* * *
Dedico questa trattazione alla memoria delle 51 vittime civili di Avasinis, stroncate il 2 maggio 1945 dalla rappresaglia condotta da forze Waffen SS. di due unità tedesche a me ben note con la presenza di un contingente dell’ Einheit spagnola ex Blaue Division, azione che, com’è noto per atti delittuosi di violenza sconfinò nel crimine.(Nota n.1)
Estendo questa stessa dedica al ricordo del gruppo prigionieri calmucchi, vittime ingiuste a guerra ormai cessata, citati a pag. nr. 227 del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”. Cavalieri del vento e delle steppe, caduti in mano partigiana nel corso della ritirata cosacca in Carnia nei primi giorni di maggio 1945, furono assassinati in un’abetaia sotto la malga “Riumal” alle falde del monte “Piz di mede” ed i loro corpi abbandonati senza sepoltura.
* * *
In realtà mi chiedo se valga pena che io perda del tempo a stroncare dei punti di vista personali, in pratica delle illazioni, di una taluna persona, così qualificata, che rivela una formazione scolastica carente di cognizioni storico scientifiche sulle argomentazioni da me trattate. Nel concludere il suo intervento diffuso via Internet la taluna persona che, in ogni caso, ritengo sia intervenuta sul mio settore storiografico oggetto di studio, spinta da qualche sinistra consorteria politica, e quindi non affatto per motivazioni di principio culturale, asserisce di riscontrare “” nell’ultimo lavoro del Carnier, “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, includendo nel giudizio anche a precedenti opere “” gli stessi limiti, gli stessi argomenti ..””
* * *
Si sbaglia la taluna persona e in quanto al termine offensivo limiti, mentre assicuro i lettori che, il volume, è stato realizzato sulla base del principio storico fondante “ causali ed effetti” senza perdere d’occhio il panorama generale di valutazioni più ampie e, dalla stessa lettura, i medesimi potranno rendersene conto. Ho notato che la taluna cerca di travisare il significato, oppure ignorarlo, di alcune mie precisazioni o parti del volume dal contenuto storico essenziale convalidato da prove, che svuotano naturalmente la resistenza portata avanti per decenni da pubblicazioni agiografiche trionfalistiche, la cui stesura fu realizzata su uno schema prefissato secondo il metodo sovietico, gradito alla politica imperante, evitando quindi di far conoscere,soprattutto alle nuove generazioni, l’intrinseca realtà resistenziale .

Il volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI spezza questa falsità, apre gli occhi all’opinione pubblica, dimostra con prove che, nel FRIULI OCCIDENALE , la resistenza, fragile nella sua costituzione, fu travolta dai grandi rastrellamenti tedeschi di fine estate autunno 1944, come accadde ugualmente in CARNIA ed altrove, spiega che i dati tecnici sulle formazioni partigiane divulgati dalla storiografia ufficiale partigiana, creati a tavolino, sono inattendibili e vanno ridimensionati ; spiega inoltre che, per i tedeschi sostanzialmente i partigiani non erano un vero problema. Lo asserisce infatti, nelle sue memorie, lo stesso maresciallo britannico Sir. Harold Alexander con la frase riportata a pag. 15 del volume : “ Per quanto io non creda che, i partigiani, nonostante il loro valore personale, siano stati un vero problema per i tedeschi, bisogna ammettere che essi diedero il loro contributo alla causa degli alleati “”. I tedeschi infatti a fine estate autunno 1944, con un ‘operazione di rastrellamento magistrale liquidarono la resistenza nel nord Italia.
* * *
Sulla base di prove testimoniali, il libro evidenzia la blanda strategia del direttivo dell’ organizzazione partigiana anticomunista Osoppo della quale fece parte il membro Lino (don Aldo Moretti), che sottolineava il principio contenuto nella stessa di “ essere più umani “, che i fatti e le testimoniane decisamente smentirono ( vedi nota in calce nr. 2) ; condanna, inoltre, delle false calunniose notizie diffuse ad arte, da un ex partigiano osovano, sui quotidiani L’ Arena di Verona e Il Giornale di Vicenza, per gettare discredito ed infangare l’operato dei Cosacchi. Merita aggiungere , sempre riguardo l’Osoppo che di recente, il quotidiano TRENTINO LIBERO on line, in data 21 giugno 2017, ha diffuso a mia firma un documento agghiacciante quale prova ineccepibile che, in data 20 marzo 1945, il Questore di Udine mediante lettera riservata personale scriveva all’Eccellenza il Prefetto, in riferimento all’attività partigiana : “Nota fonte confidenziale informa che da parte della brigata “Osoppo” è stato chiesto altro bombardamento terroristico su Udine”.
Tutto questo naturalmente sconvolge la nostra taluna persona che vorrebbe continuare a credere che, i partigiani rappresentarono, a fine guerra, il simbolo di rinascita dell’Italia. Ma così non è !
A questo punto quale testimone del tempo vale a pena che io ripeta una considerazione già espressa nel mio post del 31 luglio u.s. che ritengo di estrema importanza, pubblicato sotto la data del 2 agosto dal titolo “ VOLUME COSACCHI CONTRO PARTIGIANI“- “ Vengo ad esporre delle ineccepibili prove contro la messa in atto di riprovevoli considerazioni per tentare di scalfire la verità sulle effettive realtà resistenziali rivelate nel mio libro”. In seguito alla dura sconfitta tedesca di Stalingrado che segnò l’inizio del declino dell’Armata tedesca sul fronte orientale, nell’ autunno 1944, quando ormai la resistenza era stata travolta e pochi nuclei di partigiani sopravvivevano in posizioni isolate, l’opinione pubblica in generale, proprio in riferimento a quel periodo autunnale, si augurava fervidamente che la Germania di cui eravamo alleati, riuscisse in qualche modo a bloccare la poderosa avanzata sovietica verso occidente e in questo senso vi fu un accorato intervento positivo dai vari Stati dell’Europa occidentale dove migliaia e migliaia i volontari, per rafforzare l’esercito tedesco, si arruolarono nelle Waffen SS. Come già precisato la resistenza era stata travolta, ma dalla stessa, nell’ opinione pubblica non era emerso alcun indizio in cui intravedere qualche convincente segnale che ispirasse fiducia per il futuro dell’Italia.
In relazione a quanto vado pubblicando, via Internet, mi giungono delle lettere di approvazione, una delle quali ritengo, qui di seguito, di pubblicare in quanto utile a dimostrare che la gente comune sta aprendo gli occhi.
Salve,
da Ampezzano quale sono ho letto i suoi scritti riguardo la resistenza in Carnia e finalmente ho trovato riscontro a quelli che fino a prima erano solo racconti dei miei genitori, come ben sa e scrive qui nessuno vedeva di buon occhio i partigiani ed io mi sono sempre chiesto perché in pubblica sede nessuno ha mai controbattuto gli elogi ed gli onori fatti ai partigiani nelle pompose commemorazioni, forse da buoni carnici si lascia passare il passato e si guarda avanti? Forse ha fatto comodo tacere viste le amministrazioni compiacenti ? L.P.
* * *
Il volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, in ogni caso dal punto di vista storico, riconosce che la forza predominante della resistenza, in Italia, guidata da Palmiro Togliatti era rossa, comunista filo stalinista, diciamo progressista ed a conferma della linea progressista richiamo all’ attenzione, quale riferimento, il diario storico della Divisione Garibaldi-Carnia, di cui posseggo una rara copia originale stampata nel 1945, la cui premessa parla di “” movimento rivoluzionario che non ha precedenti nella storia del nostro popolo”” e precisa che “” queste pagine sono rosse di sangue, frutto di sacrifici che l’umana parola non può dire”. Quindi le finalità della resistenza vanno cercate nei fatti e negli intenti che provano la fedeltà agli obbiettivi ideali intesi a creare le condizioni per un futuro di equità e giustizia sociale.
Indubbiamente la resistenza comportò vittime, deportazioni, sacrifici, adattamenti ad aspre e dure sopravvivenze delle forze operative. Trattandosi di movimento insurrezionale si registrarono ovviamente eccessi e sconfinamenti. Tanto per citare un esempio nella sezione penale del Tribunale di Tolmezzo, riguardo l’attività partigiana, a fine guerra risultavano rubricate oltre trecento denunce per omicidi, violenze, furti ed altri reati.
Col mio post del 31 luglio u.s., pubblicato in data 2 agosto, ho già contestato l’ errata falsa interpretazione di comodo, della taluna persona secondo cui, Globocnik con l’appoggio di Rainer, avrebbe dato luogo al trapianto stabile di Cosacchi e Caucasici spostandoli dall’ ultimo insediamento di Zdunska Wola in Polonia all’ Adriatisches Küstenland. Si trattò, invece, di uno spostamento di carattere transitorio, motivato dall’ avanzata sovietica di cui Rainer dette conferma, come documentalmente precisato a pag. 142 del mio volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI, asserendo trattarsi “ non di un insediamento, ma solo di un accantonamento temporaneo”.
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Le valutazioni sbrigative espresse dalla taluna animata da aggressività verbale, tendono alla sottovalutazione, dovuta ad impreparazione di cognizioni di giudizio su vicende storiche, delle decisioni positive prese dal dott. Rainer durante l’occupazione e a fine guerra prima della ritirata riguardo la città ed il porto di Trieste. Per quanto concerne le ragioni della mancata applicazione delle norme relative alla “Soluzione finale del problema ebraico” pienamente condivise da Rainer, le stesse dipesero però da decisioni prese da altri responsabili ampiamente evidenziate ne Lo Sterminio Mancato e confermate al sottoscritto da una lettera del dott. Adalbert Rückerl, dirigente del Pubblico ministero della Centrale di giustizia nazionale tedesca di Ludvisburg (Gemania), col quale ebbi rapporti, pubblicata a pagg. 365-366 de Lo Sterminio Mancato. La mia personale amicizia con Lerch, Hradetzky, Suchomel nel dopoguerra, il primo ex capo di Stato maggiore dell’Alto comando SS. e Polizia di Trieste, l’ altro responsabile del Servizio informazioni del Kommando Waffen SS. “ADRIA”, il terzo profondo conoscitore della vicenda Risiera ed altri che in questa sede tralascio di citare, infine la mia profonda cara e fervida amicizia fino al decesso con Ada Pflüger tedesca della Slesia, vedova Rainer e con due degli otto figli, ing. Friedrich e la cara Aidelore, contribuirono ad una approfondita chiarificazione e conoscenza, direi forse unica, di talune vicende concernenti , in paricolare l’Adriatisches Küstenland.
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Passando a Dionisio Bonanni, il medesimo fu comandante partigiano del battaglione garibaldino “Giornate Nere”. Era fratello di Katia (Gisella Bonanni) compagna di Mirko (Arko Mirko) della quale, oltre alle memorie del padre Giuseppe Sante che la riguardano, conservo suoi appunti diaristici. Ebbi diversi incontri col Dionisio, ogniqualvolta tornava a Raveo dalla Francia per brevi periodi finchè decise di non farvi più ritorno e mantenne la parola. Aveva preso parte all’attacco per la resa della Guarnigione di gendarmeria tedesca di Sappada dove cadde Aso….. Di Mirko, a sua volta comandante del battaglione garibaldino Friuli, assassinato assieme a Katia alla vigilia della liberazione, sono tuttora procuratore irrevocabile “Post Mortem” nominato a suo tempo nella Federativa Iugoslava. Dietro i nomi citati, tutti ferventi comunisti filo stalinisti, c’è un retroscena di vicende scottanti ed altro, solo in parte rivelate attraverso le mie pubblicazioni . Si tratta di argomenti per cui a suo tempo venne appositamente da Londra ad incontrarmi a Porcia di Pordenone, il biografo di Winston Churcill, Richard Lamb, che fu mio ospite e che poi mi ricordò in un suo libro diffuso anche in Italia.
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Volume “Lo Sterminio Mancato” . La taluna persona asserisce a un certo punto: “”Nella presentazione pubblicitaria del citato mio volume , si dice che” queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche condotte in Italia, in Austria, in Germania, in Iugoslavia e fin oltre oceano”. “ In realtà il lettore non stenta ad avvedersi che il Carnier ha fatto uso di una copiosa documentazione di prima mano da cui ha ricavato notizie interessanti ed anche del tutto nuove, talvolta riportate fino agli ultimi dettagli.”” Questo della documentazione di prima mano mi sta bene perchè trattasi di verità, ma l’affermazione che “”queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche…fin oltre oceano” è altrettanto veritiera in quanto la ricerca per stabilire contatti oltreoceano e rintracciare tedeschi, austriaci, croati espatriati a fine guerra per porsi al sicuro, dai quali avevo interesse ad ottenere informazioni utili alla storia, fu spesso complicata, non facile e dispendiosa. La mia trattazione pubblicistica ed editoriale, ovviamente a fine storico, era e rimane nota in Brasile, Canadà, Argentina tant’è che il sindaco di Bariloque in Patagonia, al momento dell’arresto di Priebke su cui scrissi dei rilevanti articoli sulla stampa, si rivolse a me per avere utili informazioni e documenti sul processo delle Fosse Ardeatine ed altro, in cui Priebke risultava coinvolto utili allo scopo di verificare la decisione di approvare o negare la sua estradizione.
Di fatto a livello di giudizio storico, il volume LO STERMINIO MANCATO venne assunto da vari centri di cultura ed università d’ Europa fra le quali quella di Oxford, dove lo storico e docente prof. Gerald Fleming, che conosceva la mia attività di studioso ritenne, come ricordai in altre occasioni, di farlo conoscere e quindi depositarlo presso la Suprema Corte di Giustizia di Israele il che dette luogo ad un seguito positivo con l’invio ad incontrarmi in Italia, a Porcia di Pordenone, di una commissione formata dal giudice dott. Michael Horowitz, due agenti del Mossad (Servizi Segreti), dei traduttori cui si aggiunse la presenza, com’ebbi a riferire in altre circostanze, del capo della DIGOS di Trieste dott. Abbate.
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Ed ora, vengo a correggere l’errore o interpretazione di comodo della taluna di considerare il massacro del centinaio di cosacchi, quale vendetta dell’eccidio dei 51 civili di Avasinis, vittime della rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945, definizione che, il sottoscritto nelle sue pubblicazioni, la stessa considera da me ignorato od omesso.
Passiamo quindi alla verifica dei fatti.
Riferisce la stessa :
<…. efferata fu la reazione di alcuni partigiani e civili all’eccidio di Avasinis, dove truppe tedesche e collaborazioniste avevano trucidato il 2 maggio 52 civili e ne avevano lasciati feriti altri 15. (v. pp. 211-224 del Carnier “Lo Sterminio Mancato”>
<Ed ecco il 2 maggio l’eccidio. I superstiti, già precedentemente così duramente provati,( dalla rappresaglia tedesca) potevano essere uomini calmi e misurati? Lo potevano dopo esser stati buttati all’ultimo, assurdo e crudele estremo di disperato dolore?>

Interviene in appoggio una seconda persona, dalle iniziali P.S. la quale asserisce:
<Ricordo che ancora nel 1995 avevo citato ampi stralci del commento di mons. Moretti a chiusura del libro “Novocerkassk e dintorni”, dopo aver elencato vari passaggi dove Carnier, nei confronti della occupazione co- sacca e del movimento della Resistenza nella Val del Lago, faceva delle affermazioni non documentate. Una ulteriore riprova si ha nell’ultimo libro, quando parla delle uccisioni dei cosacchi di Avasinis senza citare che in precedenza c’era stato l’eccidio nazifascista del 2 maggio, causa prima della “vendetta” ai danni dei cosacchi…>
Il P.S. vorrebbe dimostrare sostegno della taluna che, il sottoscritto, abbia deliberatamente evitato di affermare che, prima del massacro dei cosacchi vi era stata la rappresaglia tedesca del 2 maggio per cui il massacro sarebbe una conseguente giustificata vendetta. Si tratta assolutamente di falsa afferma- zione nei miei riguardi intesa a fornire una versione che viene ad assumere veste giustificativa attenuante del criminale massacro, mentre la situazione fattuale evidenzia elementi e circostanze da cui si rileva una diversa realtà che sarà dimostrata nello sviluppo di questa trattazione chiarificatrice.
Sorprende il comportamento dei due associati, la taluna persona ed il P.S. i quali, facendosi scudo con frasi pronunciate da mons. Moretti, “Lino” quale partigiano osovano, cercano di intaccare con squallide banali trovate la mia correttezza sul piano storiografico di riconosciuto prestigio a livello nazionale ed oltre, io che in anni lontani, con impegno e sacrifici, ho aperto le strade della conoscenza storica riguardo l’Adriatisches Küstenland riferita agli eventi del periodo 1943-1945.
* * *
Premetto che verso la fine del 1977, dopo mie vaste indagini nella zona di Avasinis, Alesso e dintorni, cioè al termine della mia ricognizione dei fatti ivi accaduti nel periodo 1943-1945, saputo che la testimonianza attendibile su tali vicende era contenuta in un diario lasciato da don Francesco Zossi di cui era depositario don Terenzio di Gianantonio parroco di Cazzaso (Tolmezzo) mi presentai dal medesimo e chiesi in prestito il diario. Egli che già mi conosceva di nome quale autore mi accolse con grande benevolenza e mi consegnò il documento che utilizzai ovviamente nelle parti che ritenni rilevanti , nel mio volume “Lo Sterminio…” ed anche poi ne “L’Armata Cosacca…”. Il diario venne poi da me restituito facendo prima delle copie.
Per confutare versioni non veritiere parto pertanto dalle affermazioni del diario riferite nei miei testi diffusi in Italia e da altri elementi probatori ritenuti tali dal punto di vista storico.

FINE APRILE 1945. RIPRESA DELL’ATTIVITA’ PARTIGIANA ED IMMINENTE ATTESA, AD AVASINIS, DI UN’AZIONE DI RAPPRESAGLIA TEDESCA. Pagg.n.211-212 de “Lo Sterminio Mancato” –Mursia – 1982.

“”Fin dal 25 aprile, ad Avasinis nella Pedemontana, la signora Augusta Venturini Kozlova, un’italiana che parlava il russo (era nata in Siberia da un’emigrante italiana), portavoce dei partigiani, aveva intimato la resa ai cosacchi. Dopo tale intimazione di resa – estesa alla vicina frazione di Oncedis – i cosacchi evacuarono in parte la zona anche in conseguenza di uno spezzonamento alleato su Alesso, verificatosi il giorno 26, che aveva causato 68 vittime tra gli stessi cosacchi “”.
…………………………- omissis-…………………………………………….
“”Da lato partigiano, tramite la Venturini Kozlova, nel corso delle trattative di resa di Avasinis, era stata assicurata ai cosacchi l’incolumità. Quarantacinque cosacchi del Don, distaccati ad Oncedis ed arresisi ai partigiani della brigata “Garibaldi”, dopo essere stati disarmati furono concentrati assieme a quelli di Avasinis ed altri arresisi ad Interneppo e Trasaghis nel Dopolavoro di Avasinis sotto vigilanza partigiana.””
…………………….... – omissis -…………………………………………………..
“”Alcuni tecnici dell’organizzazione Henzian, pare complessivamente meno di una decina e che operavano a Interneppo¸ furono prelevati dai partigiani che asportarono da quel cantiere vario materiale tra cui alcune radio trasmittenti. Simultaneamente i partigiani prelevarono anche il Bauführer , che risiedeva a Trasaghis. Detto gruppo di tecnici fu condotto sotto scorta in una località sopra Avasinis. Corre voce che l’azione armata per il prelievo degli anzidetti tecnici della Henzian fosse stata in raltà una finzione, poiché gli stessi in funzione di precedenti trattative, sarebbero stati d’accordo In ogni caso però l’atteggiamento del Bauführer che probabilmente fiutando un destino alquanto incerto, ritenne opportuno di abbandonare con la fuga i partigiani, prova, in erto certo senso, il contrario. Il Bauführer raggiunse, infatti, il comando tedesco di Osoppo e fors’anche di Gemona e dette l’allarme.””
“”Segnalazioni sulla situazione partigiana che andava sviluppandosi nell’intero territorio pedemontano, con particolare riferimento ad Avasinis, vennero recepite da tutti i comandi Nord (Tolmezzo-Arta-Moggio…). Il compito di intervenire spettava ancora alle forze dislocate in zona “”.
“”Secondo le asserzioni dell’ex comandante partigiano “Fontana” (Giovanni Venturini) dei GAP, negli ultimi giormi di aprile e il 1° maggio di ora in ora era attesa ad Avasinis un’azione di rappresaglia tedesca. Parte degli abitanti, avvertendo il pericolo, avevano abbandonato il paese e si erano diretti sulle montagne sovrastanti.””

MASSACRO DEI COSACCHI DETTATO DALLE CIRCOSTANZE ED ALL’ IPOTIZZABILE FERMO PROPOSITO DI UCCIDERLI, STABILITO FIN DALLA RESA.

-La resa dei cosacchi ai partigiani era avvenuta il 25 aprile 1945. Gli stessi, disarmati, alloggiati provvisoriamente nel Dopolavoro di Avasinis furono portati poi sulle montagne sovrastanti e concentrati a località Gadoria sotto il monte Cuar. Si tratta di una zona ampia e boscosa con delle anfrattuosità e con relativa malga (Gadoria).
-L’intesa sulla quale si giunse alla resa consisteva nell ‘ impegno che ai cosacchi era garantita l’incolumità e la loro consegna agli americani.
-Annota don Cozzi nel suo diario : “”Pag.214 de Lo Sterminio Mancato“” Il comandante del presidio cosacco mi vuole. Ha bisogno di trattare la resa del presidio. Faccio allora chiamare il podestà, Rodaro Augusto “Rossit”, e si conviene che essi si mettano a disposizione dei partigiani alla sola condizione che venga loro salvata la vita. Si parla coi partigiani che accettano ed un giorno partono verso la montagna lasciando libero il paese. Al quale, nella loro permanenza ( i cosacchi) non avevano mai fatto male. Si è saputo dopo che i patti non furono osservati e che molti di essi furono proditoriamente passati per le armi. Pacta sunt servanda, una volta fatti . La strada nazionale è una congestione ed ingorgo continuato di tedeschi in fuga. Alcuni partigiani hanno l’infelice idea di compiere un ultimo atto e di andare a disturbare la loro fuga sulla stessa Nazionale all’ altezza dell’imbocco della nostra strada”.
I cosacchi in realtà furono tutti massacrati e i loro corpi abbandonai senza sepoltura, secondo il metodo partigiano cinicamente privo di principi di etica civile. La decisione dell’eliminazione fu motivata dal clima di insicurezza e di attesa di una rappresaglia conseguente alle azioni di ripresa dell’attività partigiana( pagg. nr. 211,212 de Lo Sterminio Mancato) ed anche dalla mancanza di viveri di sostegno, come da conferma da parte dell’ ex comandante partigiano “Fontana” di seguito riportata nella parte finale, e non quindi quale vendetta o ritorsione per la rappresaglia del 2 maggio che, Don Cozzi, nella sua lapidaria espressione sopra riportata non cita, e nemmeno accenna a motivo di vendetta, ma passa subito all’azione partigiana contro i tedeschi in ritirata sulla strada Nazionale, che darà luogo alla conseguente rappresaglia. Da quanto emerge dalla stesura dei fatti nella testimonianza don Cozzi si evidenzia che nel filo mentale della successione dei fatti nella memoria del medesimo, l’attacco partigiano sulla Nazionale consegue immediato all’ aver saputo del massacro dei cosacchi. Stando ai comportamenti partigiani, assume consistenza la supposizione che l’intento del massacro già sussistesse, come fermo proposito, al momento della resa.
Il massacro ha lasciato un segno di vergogna incancellabile nella condotta partigiana coinvolgente l’inspiegabile indifferenza delle preposte Autorità del tempo, considerato che i corpi delle vittime vennero abbandonati insepolti e tali rimasero per quattro anni. La gravità della situazione comportava, al dilà delle immediate urgenti misure garanti la situazione sanitaria ambientale e l’inumazione dei pietosi resti, l’apertura di un’ istruttoria giudiziaria onde accertare, in sede penale, l’ipotesi di sussistenti reati che, da quanto mi risulta, sussistevano, ma il tutto si trascinò disinvoltamente senza dar luogo a procedimenti penali, in osservanza a ritenuta superiore decisione, su cui non ritengo almeno in questa sede di esprimere valutazioni, in adeguamento alla linea politica confacente alle circostanze della complessa difficile situazione politico-sociale di d’Italia di quel primo dopoguerra. Solamente nel 1949 la competente preposta Autorità, come da lettera seguente, disponeva l'avvio del ricupero delle salme per la loro inumazione:

PRETURA DI GEMONA DEL FRIULI -nr. 125 - Oggetto : Recupero salme. Al Comando Stazione CC.- OSOPPO e p.c. al Sindaco di TRASAGHIS : dovendo, per superiore richiesta, procedere agli accertamenti tendenti all’ identifica- zione e ricognizione delle salme ancora insepolte in Cianal Pecolaz etc., prego procedere ad accertamenti diretti all’ identificazione dei siti dove dette salme giacciono insepolte e farne curare il trasporto al cimitero di Trasaghis, infor-mando , tempestivamente questo ufficio. IL PRETORE

Nel rispetto dell’obbiettività dei principi che regolano la storia mi sembra tuttavia di non escludere che la brutale azione del massacro, che crimine rimane, in ogni caso non fu esente da un certo spirito di ritorsione, ovviamente ingiusto, motivato della considerazione che i cosacchi, forze di presidio collaborazioniste della Germania alleata dell’ Italia (Repubblica Sociale di Salò), pur essendosi stabilito con le popolazioni locali un lodevole rapporto di convivenza e, in molti casi, di coabitazione, nella definizione del gergo comune ambientale erano considerati degli occupatori, tant’ è che a pagg. 223-224 , sempre de Lo Sterminio Mancato, scrissi quanto segue :“ Pagarono in qualche modo, per effetto del destino, quei cosacchi, anche se individualmente innocenti, quali strumenti di un’occupazione sulle cui cause complesse essi non avevano certo parte diretta, ma solamente indiretta e che, tuttavia, fu motivo di sofferenza morale e di disagio per le popolazioni”.
Nel villaggio di Alesso nel Friuli, all’ equipe della RAI-TV nazionale di Roma, io presente, in occasione alle riprese del film documentario “COSSACKJA”, realizzato sul filone storico del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, il cittadino Eugenio Cucchiaro, nel 1994 a 93 anni essendo nato nel 1901 disse (””pag.n. 91 del volume Cosacchi contro Partigiani) che sui cosacchi non c’era granchè da rilevare in senso critico, aggiungendo che, durante l’occupazione del paese non avevano ucciso nessuno...Altra dichiarazione risultante nel film, verificabile nella pagina sopracitata, espressa da più cittadini all’ equipe della RAI-TV :”” Noi avevamo paura dei tedeschi e dei partigiani, ma non dei cosacchi”.

RAPPRESAGLIA DEI TEDESCHI SU AVASINIS E RITORSIONE SUGLI STESSI DEI PARTIGIANI E CITTADINI.

La dolorosa rappresaglia provocata da un attacco partigiano alle forze tedesche in ritirata sulla vicina strada nazionale Udine-Tarvisio con delle vittime, dette luogo nel villaggio di Avasinis a 51 vittime civili e a dei feriti. La stessa è ricostruita nei dettagli, taluni esecrabili, ne “Lo Sterminio Mancato”, da pag. 213 a 224 e poi integrata, sulla base di successive ricognizioni, da miei vasti articoli sulla stampa. Nel volume è anche riferita, nei particolari, la ritorsione associata di partigiani e civili dagli aspetti bestiali, su prigionieri tedeschi che, in buona parte , essendo in ritirata va ritenuto fossero ignari dell’accaduto e quindi esenti da responsabilità.
Dal dossier di testimonianze rilasciatemi, nel corso del 1977, da Venturini Giovanni “Fontana”,  ex comandante partigiano dei GAP, nella sua dimora a località “Novadet” sul crinale della montagna ad ovest di Avasinis, traggo l’affermazione che segue: - Alla rappresaglia tedesca del 2 maggio, le cui vittime civili furono 51, fece seguito col concorso dei civili, un’ immediata ritorsione partigiana. Vennero uccisi con metodi bestiali 21 prigionieri tedeschi, ma il numero è certamente molto più elevato.
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L’EX COMANDANTE DEI GAP “FONTANA” (GIOVANNI VENTURI NI)

Ebbi diversi incontri e colloqui col l’ex comandante “Fontana”( G. Venturini) nella sua già menzionata abitazione a località “Novadet” sulla montagna ad ovest di Avasinis. Confesso che mi piaceva quel luogo perchè, in qualche modo, ricordava le mie montagne. In uno degli incontri, tornando sul luogo a fine ottobre mentre piovigginava, rammento che si sentiva nell’aria odore di fieno bagnato e questo mi piaceva proprio perché mi rammentava le giornate di pioggia, il silenzio profondo e l’atmosfera soffusa delle mie montagne. Trovavo che il Venturini era persona seria, corretta nel conversare e disponibile. Al tempo degli incontri, nel 1977, essendo nato nel 1919 egli aveva quindi 58 anni, per cui all’epoca partigiana era venticinquenne.
Già nel primo incontro gli sottoposi il dilemma che, nonostante l’assieme delle mie conoscenze ed analisi di vicende partigiane non mi riusciva di capire con chiarezza quale fosse l’ideale guida dell’iniziativa partigiana in quanto non emerse mai un atto simbolo dove fosse chiaro l’impegno di una lotta per la Patria e la libertà. Gli stessi arruolamenti risultavano prevalentemente motivati da secondi scopi . In prevalenza, da quanto ebbe a risultarmi, si trattava di elementi che avevano una formazione ideale proletaria per cui consideravano la lotta come mezzo per raggiungere una situazione di potere politico garante giustizia ed equità sociale. Il Venturini convenne che avevo ragione.
Parlavamo di vicende anche atroci con la disinvoltura e la calma della verifica dei fatti già consumati. Feci ovviamente degli appunti sulle varie vicende, uccisioni di civili, di prigionieri tedeschi e cosacchi sepolti in vari luoghi nei dintorni e sulle montagne di Avasinis, fatti su cui, successivamente, mi riuscì di mettere le mani su documenti di un’ indagine rituale della Pretura competente sulla circoscrizione del territorio. Trattasi nel complesso di un oscuro argomento, ignorato e sepolto dalla storiografia partigiana ufficiale. Nel mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” a pag. n.. N.226, riferendo sul cimitero cosacco di Braulins, vi sono al riguardo alcune indicazioni. Il Venturini non condivideva molto, in generale, l’azione partigiana. Secondo lui molti sono i fatti crudeli. Due professoresse, prelevate a Cornino, vennero giustiziate ad ovest di Avasinis nei boschi. Con loro c’era la figlia di una delle due le cui grida di strazio e di spavento vennero udite fino ad Avasinis. Chiese, a quanto pare, di essere uccisa anche lei e venne infatti uccisa. Egli ricordava inoltre che in carcere partigiano a Flagogna ?? era rinchiusa una ragazza tedesca che pure venne uccisa. Proviene da questa storia di delitti sepolti un simbolico grido di dolore non estinto che l’ignavia delle genti ama ignorare e soffocare nella propria coscienza, seguendo la vile consuetudine che suggerisce di tacere e non tramandare
Oggi stesso quando mi chiedono di parlare di storia o tengo conferenze, se accenno vagamente a certi fatti, vedo che gli astanti ammutoliscono e girano gli sguardi da altra parte. Siamo un popolo, non tutti certamente, che ama sfuggire la conoscenza delle crude verità per sottrarsi al giudizio che insorge nella coscienza e preferisce rifugiarsi nella bambagia...
I fatti che il Venturini mi espose, rimossero nella mia mente varie vicende delittuose verificatesi anche in Carnia, di cui tengo memorie scritte, rimaste nel silenzio tra cui l’assassinio i due donne georgiane, credo prelevate ad Arta ed uccise bestialmente nei dintorni di Terzo in val But, per rapinarle dei gioielli.

IL MASSACRO DEI COSACCHI NON FU VENDETTA PER LA RAPPRESAGLIA TEDESCA DEL 2 MAGGIO SU AVASINIS, MA RESTA UN CRIMINE IMPUNITO

L’allarme provocato dal Baufhürer e l’abbandono del paese di molta gente rifugiatasi sulle montagne ebbe luogo nei giorni di fine aprile e cioè prima del 2 maggio data dell’intervento tedesco che attuò la rappresaglia su Avasinis motivata da un attacco partigiano alle forze tedesche in ritirata sulla nazionale Udine-Tarvisio sul tratto dopo Ospedaletto. “ Fontana” ipotizzava che, stante l’allarme provocato dal Bauführer, i partigiani che custodivano il centinaio di prigionieri cosacchi, spogli di viveri di scorta per il loro mantenimento, avrebbero deciso di eliminarli nel timore di veder sopraggiungere i tedeschi (ed il timore era dato dall’ idea che quella massa di cosacchi sfuggisse di mano il che evidenzia che l’autentica intenzione era di ucciderli) e, secondo “Fontana” si trattò di decisione autonoma presa dei tre che li avevano in custodia, dei quali posseggo i nomi, due dell’Osoppo ed uno della Garibaldi.
”Fontana” come comandante partigiano nel dopo rappresaglia, si vide impegnato nell’arresto di tedeschi in ritirata e rastrellamento di sbandati. Dagli effettivi indizi e causali, peraltro descritte nelle esposizioni che precedono, il massacro dei cosacchi non fu dettato da vendetta, trovata postuma quale attenuante a favore della resistenza, mentre i fatti provano il contrario, tant’è che la testimonianza di don Zossi nell’esposizione diaristica dell’intera vicenda in un unico conseguente filo narrativo, dopo aver riferito i particolari della resa dei cosacchi su proposta partigiana con garanzia di incolumità, con la sua presenza e quella dell’interprete Vnturini Kozlowa e che i cosacchi furono portati in montagna, asserisce: “ Si è saputo dopo che i patti non furono osservati e che molti furono passati per le armi…”, ma non parla della rappresaglia del 2 maggio il che significa che non si era ancora verificata tant’è che, senza interrompere il filo del discorso, passa immediatamente a riferire sulla causale della rappresaglia:“La strada nazionale è una congestione ed ingorgo continuato di tedeschi in fuga. Alcuni partigiani hanno l’ infelice idea di compiere un ultimo atto e di andare a disturbare la loro fuga sulla stessa Nazionale all’ altezza dell’imbocco della nostra strada”.
Sta in piedi il concetto, espresso anche dal comandante “Fontana” che la decisione del massacro fu presa nelle circostanze di tensione dettate dalla paura di un’ imminente azione tedesca, ivi considerato che, l’intento di ottenere la resa di quei cosacchi, cui si prestarono generosamente in buona fede la Venturini Kozlova ed il parroco don Zossi, celava i già accennato proposito già scontato di ucciderli. Questo il sunto delle causali, sul piano storico, per cui nei miei scritti, a proposito del massacro dei cosacchi, io non parlai di vendetta motivata dalla rappresaglia tedesca del 2 maggio.
Il massacro del circa centinaio di esseri umani, tra cui un consistente numero di donne e bambini, resta quindi un grave crimine partigiano. Cade pertanto la banale insinuazione espressa a mio carico da P.S. che qui riporto tra parentesi (Una ulteriore riprova si ha nell’ultimo libro, quando parla delle uccisioni dei cosacchi di Avasinis senza citare che in precedenza c’era stato l’eccidio nazifascista del 2 maggio, causa prima della “vendetta” ai danni dei cosacchi) a supporto delle inconsistenti considerazioni espresse dalla taluna persona dovute a totale assenza di preparazione classica ai fini del giudizio storico, radicalmente respinte e stoccate dalle fondate ineccepibili causali e motivazioni probatorie da me esposte.
* * *
Scusatemi, cari lettori se, a chiusura di questa disputa non da me provocata , esulando dalla tematica storica, mi prendo la licenza di ricordare un fatto accadutomi alla fine di un incontro nella dimora del Venturini sulla montagna. Avevamo riparlato proprio in quell’ incontro del massacro dei cosacchi e riveduto dei dettagli relativi all’esecuzione di oltre dieci tedeschi da lui comandata alle foci del torrente Leale, riferita nel mio volume Lo Sterminio Mancato a pagg.221,222 . Quando ci salutammo ed io me ne andai s’era fatto tardi per cui dal pianerottolo del primo piano, essendo buio mentre mi accingevo a scendere su una scala (la casa era in ristrutturazione in seguito al terremoto del 1976) persi l’equilibrio e precipitai di alcuni metri, cadendo miracolosamente vicino al’ armatura di base di un pilastro di cemento in ricostruzione irto di ferri appuntiti e mi fratturai una caviglia. “Venturini”ne fu addolorato, ma non mi rimaneva altro, con la caviglia gonfia e la gamba dolorante, che riprendere la via del rientro. Mi fermai al centro di Avasinis nel bar al “Buon Arrivo”, per bere qualcosa e darmi coraggio. L’oste si offerse ad ospitarmi per la notte con l’appoggio accorato dei pochi ospiti presenti a quell’ora che si alzarono in piedi, perché nella condizione in cui mi trovavo era pericoloso proseguire alla guida della macchina. Decisi invece rischiosamente di andare e mi riuscì di rientrare a Porcia. Dico queste cose per far capire che dietro al serio impegno dell’interesse storico e dell’ indagine vi fu di tutto.
17 agosto 2017                                         PIER ARRIGO CARNIER


Nota nr.1
Il 3 maggio in mattinata, i contingenti delle due unità Waffen SS. unitamente a quello dell’Heineit spagnola aggregata, esecutori della rappresaglia, lasciarono Avasinis compatti dirigendosi a Nord.(Mi preme informare che gli elementi dell’Heineit spagnola, sulla base di attendibili informazioni confidenzialii, non avrebbero preso parte ad uccisioni il cui compito era preventivamente assegnato, per cui la loro presenza va ritenuta unicamente formale). Superata Tolmezzo i contingenti Waffen SS. puntarono su Paularo, dove fecero sosta per poi proseguire verso malga Stua Ramaz e quindi superare il confine immettendosi nell’Austria. I membri dell’ Heineit spagnola dopo aver puntato sulla Val Canale, riunitisi ad altri presero altra direzione, da me riferita in un ampio resoconto di due puntate, pubblicato a suo tempo da Il Gazzettino di Venezia.

Nota nr.2
A smentire il concetto della linea di condotta programmatica dell’Osoppo di “essere più umani”, dichiarata da Don Moretti, vengo a riferire degli stralci testimoniali del diario di don. Leone Mulloni, parroco di Faedis al tempo dei fatti :
“” Don Redento Bello, Cappellano della “Osoppo” , dice che “Vanni” (della Garibaldi) aveva il plotone facile. Ma l’ “Osoppo” non era da meno. Lo confermano alcuni verbali firmati da “Gondola” (il partigiano Rinaldo Clocchiatti del battaglione Val Torre della prima brigata Osoppo Friuli). In data 10 settembre 1944 “Gondola” verbalizzava la fucilazione, avvenuta tre giorni prima, di tre repubblichini catturati il 5 settembre a Povoletto: Narciso Lelli, Sante Marchet e Francesco Zanutto. Nella mattinata dell’11 viene eseguita la sentenza capitale nei confronti del brigadiere dei carabinieri Francesco Tirelli, catturato con gli altri tre, ma considerato reo di diserzione. Anche un minorenne, il sedicenne Ado Celan, viene passato per le armi l’8 settembre perché aveva sparato contro i partigiani nel corso dello scontro di Povoletto: il giovane era un repubblichino, iscritto come altri minorenni, al Partito fascista repubblicano”. Emerge infine addirittura che : “ Anche “Bolla” (uno dei comandanti ucciso a Porzus il 7 febbraio 1945 nella ben nota azione comandata da Giacca “Toffanin Mario”) dispone con una lettera l’avvio di un repubblichino ai reparti sloveni che, notoriamente, fucilavano i fascisti senza tanti complimenti”.
“ Sempre a proposito dell’ Osoppo, giunta da oltre il Tagliamento e dalla Carnia ad occupare con forze consistenti la zona di la zona da Clap al Bernadia col compito importantissimo di “ molestare la ferrovia Pontebbana, arteria principale che, assieme a quella del Brennero, alimenta tutto il fronte tedesco dell’Appennino, compito vasto che don Mulloni asserisce non seppero assolvere che in minima parte, per più motivi tra i quali: 1)- mancanza di menti direttive e disciplina; 2) discordie politiche fra osoppani e garibaldini;3)- insufficienza di mezzi “

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