sabato 25 marzo 2017

CASUALE GRADITA RICHIESTA DI INFORMAZIONI SULLA DONAZIONE ALLA CHIESA “CRISTO RE” DI TIMAU.

 Foto degli amici cosacchi: io con Tatjana.

Foto degli amici cosacchi: io tra i due coniugi cosacchi davanti alla mia residenza Leonhard e Tatjana.

Ho avuto oggi la visita preannunciata, a Porcia di Pordenone, di due ospiti cosacchi provenienti dalla Germania e precisamente di Tatjana Maininger e Waldemar Leonhard, lui. atamano in uniforme con colbacco siberiano, a me noti ed incontrati in precedenza. Abbiamo a lungo parlato di vecchi e di nuovi  piacevoli argomenti concernenti vicende cosacche, soffermandoci  poi, fra l’altro, sulla donazione fatta da un comandante germanico a Timau il 2 maggio 1945. Ho esposto loro, accuratamente e documentalmente, l’iter dei fatti precisando che  il donatore fu l’ Obergruppenfuehrer SS. Otto Gustaw Wächter, ex governatore di Cracovia e Leopoli, successivamente, in seguito all’ arretramento del fronte orientale, nominato da Hitler in sostituzione del segretario di Stato Lanfried, capo del’Amministrazione militare tedesca in Italia con sede a Gardone Riviera e due comandi di campo sottostanti, uno a Milano e l’altro a Trieste. Al momento della ritirata , trovandosi a Trieste,Wächter si pose col suo Comando al seguito della colonna blindata del Gruppenfuehrer SS. Globocnik che, dopo alcune soste, transitò per Timau dove avvenne la menzionata donazione come da annotazione fatta per mano del Parroco, don Ludovico Morassi, nel diario parrocchiale ed a me personalmente confermata dal medesimo. Ho doverosamente aggiunto che, la scritta posta all’ interno della chiesa riguardo tale donazione, eseguita molti anni dopo il decesso di don Ludovico Morassi è assolutamente errata , dovuta a oscuri rabberciamenti paesani, privi di ogni e qualsiasi fondamento storico. Oltre a vasti articoli sulla testate di quotidiani, Il Gazzettino e Messaggero Veneto, nell’aprile 2006 sul periodico “asou geats....” organo dell’oasi tedescofona di Timau, uscì un mio lungo rapporto, di quattro pagine su 5 colonne ciascuna, ampiamente documentato, ivi riprodotta mediante foto la sopramenzionata pagina del diario attestante la somma di un milione donata con la precisazione da “un comandante germanico” scritta da don Morassi, con un assieme di altre mie peculiari puntualizzazioni di valenza storica. Nell’ agosto 2010 usciva , sempre su “asou geats...” altro mio vasto rapporto su quattro pagine di cinque colonne ciascuna che ripercorreva l’argomento nel quale, conclusivamente, precisavo che, la donazione di Otto Gustav Wächter , cattolicissimo e stimato dal VATICANO secondo gli alti principi imperscrutabili della Chiesa, di natura sovranazionale ed universale era un atto, dettato dalla coscienza in un momento tragico legato alle vicende storiche della Carnia nel secondo conflitto mondiale, che avvolge di suggestivo fascino la chiesa di CRISTO RE.

Il fatto donativo di Wächter,  SS. membro importante del partito nazionalsocialista austriaco ed ex governatore di Cracovia e Leopoli, merita  in ogni caso un' ulteriore considerazione andando oltre la sobria frase donativa  motivata nel diario per cui ritengo meritevole  esporre le effettive circostanze storiche.  Mentre le montagne che sovrastano Timau  si sbiancavano di neve  con  nere colonne di tedeschi e cosacchi  che salivano penosamente verso il passo di confine che immette nell’ Austria e il III° REICH  stremato nelle forze, pur con estreme leggendarie resistenze, avvertiva  inevitabile il crollo,   si delineava  un ultimo disegno. Nei  successivi giorni , come scrissi nel mio libro “ Lo Sterminio Mancato”, sotto la forte spinta del Vaticano  con segreta consapevolezza degli anglo-americani  si riunivano,  a STRÖBL nel salisburghese, dei protagonisti di rilievo in gran parte austriaci e fra questi il vescovo Roracher,  per abbozzare, sulla caduta del III° Reich,  la costituzione di una Grande Austria quale “Status” che avrebbe potuto ristabilire l’equilibrio dell’ Europa ed avrebbe compreso la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria e la Romania, proposta che i vincitori alleati soprattutto Winston Churcill, conclusivamente disapprovarono.

Voglio ancora credere, infine, che certe visite fatte a Timau da taluni esponenti o rappresentanti del clero russo ortodosso del quale ho rispetto e reciproca alta stima, siano state e lo siano solo formali, che cioè nel merito e sotto il profilo della legittimità storica, non abbiano alcuna  attinenza o propensione con  la  vecchia maleodorante diceria diffusa in anni lontani per finalità tendenziose, della falsa attribuzione della donazione ai cosacchi i quali, con tale storia, non hanno proprio nulla a che vedere.

 25 marzo 2017
PIER ARRIGO CARNIER





.Mi fa veramente piacere il forte interesse manifestato dai lettori, italiani e stranieri alle mie precisazioni, già in ogni caso più volte ripetute sulla stampa e via internet, sulla donazione di Timau, protese a diffondere la verità vera che cioè fu dovuta a volontà tedesca con denaro della Gestione finanziaria dell' Armata tedesca in Italia, ma ciò che conta è il profilo ideale umano , come ho spiegato, della donazione. C'era gente comunque, certa gente non illuminata dalla cultura, che voleva e volle vergognosamente cambiare la realtà di fatto, pronta a piegarsi vilmente a poteri paesani e più alti, pronta a gestire la verità dei fatti per basse convenienze e , se del caso, a propagare il falso all' italiana !!! Dopo queste mie precisazioni mi sono giunte diverse telefonate di consenso da amici veri e conoscenti anche stranieri dotati di alti principi morali e, fra l' altro, mi è pervenuto un messaggio da parte di Horst von Waechter figlio del Gruppenfuehrer SS. Otto Gustav Waechter che vive in Austria in uno storico famoso castello, di cui riporto la frase iniziale : " La ringrazio con tutto il cuore per la sua difesa instancabile di mio padre, Dr. Otto von Waechter già Governatore di Cracovia e Leopoli durante la guerra”.





lunedì 20 marzo 2017

ANCORA NOTIZIE A RICONFERMA DELLA VERSIONE NON VERITIERA SULLA DONAZIONE COSACCA A TIMAU

  Al mio primo impatto, nell’ Östtirol, nel primo dopoguerra nei luoghi che furono teatro della tragica consegna dei cosacchi ai sovietici nel 1945, esistevano oltre trecento superstiti ex appartenenti in parte all’ Armata ed altri che furono al seguito nella veste di profughi civili, alloggiati in condizioni precarie nelle baracche della località “Peggetz”, ex lager della Wehrmacht alle periferia sud di Lienz. Affrontavo le interviste in tedesco ma avevo al mio fianco l’ex Bürgermaister di Lienz nel periodo di regime, Emil Winkler, estimatore di Friedrich Rainer Gaulaiter della Carinzia e dell’Adriatisches Küstenland, che conosceva il russo, mia preziosa amicizia che, in seguito, fece da tramite perché incontrassi, in Germania, l’ex Gaulaiter del Tirolo Franz Hofer, gerarca che , nel dopoguerra, subì 38 processi nei quali venne assolto, da cui ebbi preziose notizie e confidenze sui tesori nazisti nascosti in Alto Adige…. Tornando ai cosacchi acquartierati a “Peggetz” potei, in più giorni, assieme al Winkler intervistare gran numero di loro. Ciascuno aveva una sua odissea ed era emozionante ascoltare le loro prime frasi, il nome dei luoghi di origine nella Russia e nel Caucaso ed altri particolari. Conobbi, via via nel tempo in varie altre circostanze, in Austria, Lichtenstein, Germania, Slovacchia, Ungheria, Federativa Iugoslava altri cosacchi, uomini e donne, con cui parlavo ponendo loro domande ed ottenendo risposte. Orbene da tutta questa gente che aveva vissuto, in parte consistente, l’esperienza italiana dell’occupazione nel 1944-1945, la ritirata attraverso la Carnia ed il calvario del Ploeckenpass, mai uscì una parola che alludesse a una donazione fatta dai cosacchi al parroco di Timau. Tra i molti conosciuti, stabilendo con diversi un’amicizia col seguito di rapporti epistolari, c’era Alexjej Protopopow, ex comandante di Brigata in Tolmezzo col grado di maggiore il quale, giunto in ritirata sulla Drava agli inizi di maggio 1945, subì come ufficiale la prima operazione di consegna ai sovietici e finì in Siberia dove trascorse undici anni di prigionia. Liberato con l’amnistia di Krusciow scelse, come dimora stabile la Germania ed, a partire dal 1960, prendeva parte alla commemorazione annuale della Drava in Austria. Nemmeno lui sapeva qualcosa della fantomatica donazione cosacca di Timau. Per farla breve, da quanto seppi circa negli anni ottanta, a stimolare erronea credibilità nella donazione a dei cosacchi di Monaco, sarebbe stato un quotidiano tedesco che riferiva in tal senso la notizia raccolta in Carnia, ritengo nell’ ambiente timauese. Nacque o sarebbe nata così la favola della donazione cosacca senza prova alcuna. La prova certa invece, di contenuto storico, sta nel diario lasciato dal parroco don Ludovico Morassi suffragata dalla diretta testimonianza che io raccolsi direttamente dal medesimo assieme al testimone Norberto Di Centa e confermatami dalla madre del reverendo. Il documento diaristico chiaramente asserisce che il donatore fu un comandante germanico che poi risultò essere, attraverso accurate lunghe indagini e testimonianze, il Gruppenfuehrer SS. Otto Gustav Wächter. Senza ripetere quando da me già pubblicato sulla stampa con consistenti articoli e, in anni recenti, mediante vari post sui miei siti Internet, ci tengo ad aggiungere che la somma di un milione di £ire, citata nel diario parrocchiale, era denaro dell’ Amministrazione militare tedesca in Italia gestita dal citato Gruppenfuehre SS. Wächter, già governatore di Cracovia e poi successo nell’ incarico, nell’ agosto 1944 dopo l’attentato ad Hitler, al segretario di Stato Lanfried con  sede a Gardone Riviera (Bs) e due comandi di campo, uno a Milano e l'altro a Trieste. A fine guerra Wächter si trovava a Trieste da dove, al seguito dell’ Alto comando SS. e Polizia di Globocnik, si ritirò attraverso il Friuli in direzione Ploekenpass ed ebbe l’ultima sosta a Timau dove avvenne la donazione. Nel mio volume “ Lo Sterminio Mancato” c’è una foto del Gruppenfuehrer SS. Wächter (Nota n. 1) che tiene in mano il periodico “La Voce di Furlania” affiancato a sinistra da Franz Hradetsky, capo del Waffen SS. Kommando “Adria”, col quale ebbi nel dopoguerra vari rapporti e cara amicizia ed a destra dal Supremo commissario Friedrich Rainer.
20 marzo 2017
PIER ARRIGO CARNIER
                                            
Nota n.1
Il Gruppenfuehrer SS. Wächter era peculiarmente informato dal dr. Rainer sul progetto dello Stato cuscinetto del Friuli ( Pfufferstaates Friaul) per un aggancio al III° Reich in merito al quale Franz Hradetzky , Leiter del Waffen SS. Kommando “Adria”, insediato a Trieste, aveva iniziato la messa in atto di iniziative rivitalizzanti il folclore friulano e carnico e, a tale scopo, come accennato nella didascalia della foto sopramenzionata veniva pubblicato il periodico “La voce di Furlania” . Altre misure erano state prese sotto il profilolo scientifico onde dare un senso ai motivi etnici e storici per un’ aggregazione del territorio, definito Friaul,  al III° Reich.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       



mercoledì 15 marzo 2017

VERSIONE NON VERITIERA SULLA DONAZIONE DI DENARO AL PARROCO DI TIMAU DURANTE LA RITIRATA TEDESCA E COSACCA NEL MAGGIO 1945.




COMUNICATO

LA PRECISAZIONE CHE SEGUE INTENDE SFATARE, ANCORA UNA VOLTA, GENERICHE CHIACCHIERE CHE RIAFFIORANO DIREI DEBOLMENTE, SENZA ALCUN COSTRUTTO, SULLA SPLENDIDA STORIA DELLA CHIESA CRISTO RE DI TIMAU, OPERA ALTAMENTE MERITORIA DI DON LUDOVICO MORASSI

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Mi telefonano amici da Udine, da  Tolmezzo, dalla Val Canale , da Tarvisio… precisando che  il 12 marzo corr. , sulla cronaca di un quotidiano regionale sarebbe apparso un articolo riferito alla Chiesa di Timau  nel quale si asserisce che, la stessa, fu costruita  stante la donazione di denaro di un Cosacco. L’articolo però  io non l’ho letto, ma per ciò che  intendo dire mi bastano le assicurazioni verbali ricevute telefonicamente.
I  Cosacchi, durante la  ritirata, non fecero alcuna donazione di denaro  alla  Chiesa di Timau. Su questa vicenda tengo un carteggio documentale veramente voluminoso e, via via negli anni,  ho pubblicato grandi articoli sulla stampa ed anche sul periodico di Timau dal titolo “Asou Geats:::”,  ho parlato alla Televisione e tenuto conferenze ai cosacchi delle associazioni russe giunte  in Austria in varie occasioni, precisando che, il donatore di un milione di lire, il giorno 2 maggio 1945, a don Ludovico Morassi, parroco di Timau,  fu il Gruppenfuehrer SS. Otto Gustav Wächter , ex governatore di Cracovia, in ritirata da Trieste.
In un lungo colloquio nella canonica di Timau, nel primo dopoguerra, testimone un mio amico di studi del luogo, Norberto Di Centa, don Morassi dichiarò energicamente e tassativamente che, con tale donazione, i Cosacchi non hanno nulla a che vedere e in nome di Dio mi rassicurò che, nel diario parrocchiale, di cui  ottenni copia autentica egli annotò personalmente  che, la  somma di 1.000.000 di lire, gli  fu offerta da un comandante germanico. La stessa dichiarazione mi fu fatta, alla presenza di testimoni,  dalla madre del parroco. Al dilà di questo, in una lunga e costosa mia indagine durata degli anni,  senza chiedere appoggio finanziario ad alcun Ente pubblico com’è mia tradizione, raccolsi  da alti ufficiali tedeschi la conferma che,  la donazione va attribuita al citato SS. Gruppenfuehrer Otto Gustav Wächter, barone austriaco ed alta personalità politica nazionalsocialista notevolmente  stimata dal Vaticano, in particolare dall’Arcivescovo Bucko nel corso della seconda guerra, per motivazioni rilevanti e di grande interesse storico di cui sono a conoscenza e  talune  sono il solo a  saperle. Queste mie precisazioni   sono note, ad alto livello ai vertici della direzione degli archivi storici di  Mosca e  Washington. Di Wächter ebbe a parlarmi il generale ucraino Pavlo Schandruk, comandante dell’ Armata Nazionale Ucraina, unità fondata in Galizia, per volontà di Wächter,  durante l’occupazione tedesca dell’Ucraina e costituita in prevalenza da Ruteni e Galiziani. Nel 1945 in ritirata dalla Russia, in seguito alla retrocessione del fronte orientale, l’ Armata ucraina raggiunse Klagenfurt nell’Austria e, per intervento del  Vaticano  in particolar modo tramite il  menzionato Arcivescovo Bucko, fu sottratta dai britannici alla consegna ai sovietici e trasferita in Italia a Rimini, Riccione e Bellaria. Schandruck, emigrato nel dopoguerra nel Canada, tornando in Italia per rivisitare i luoghi di soggiorno dell’Armata di cui conservo preziosi cari documenti, avendo letto ed apprezzato  miei consistenti articoli  sulla vicenda della resistenza ucraina antisovietica, a lui recapitati ed essendo stato con lui in corrispondenza, volle incontrarmi. Ci vedemmo a Venezia in un incontro che per entrambi fu memorabile. Rammento che pranzammo al ristorante La Colomba, posto nelle vicinanze del ponte di Rialto, luogo  di  appuntamenti per attori ed artisti.
Tornando alla vicenda di Timau la  menzionata somma con altri finanziamenti , che don Morassi riuscì a ad ottenere da Enti e benefattori, venne avviata e portata a felice compimento la costruzione della Chiesa CRISTO RE. Si trattò di  progetto che pretese lunghi anni  di impegno col fattivo lavoro dei suoi parrocchiani, muratori, carpentieri,  falegnami  che dettero gratuitamente la loro opera.
Merita accennare che, da parte delle solite consorterie di paese, a proposito della donazione iniziale di un milione di lire del Gruppenfuerer SS, si tentò di cammuffare il fatto attribuendo genericamente la donazione ai cosacchi sulla base dell'idea  che, tale versione  avrebbe favorevolmente alimentato  le visite di turisti italiani  e stranieri ed anche di comitive di cosacchi a Timau, soprattutto dopo  la liberalizzazione delle frontiere, portando presumibili  offerte di denaro alla chiesa e dei quattrini ai pubblici locali del villaggio. Questo è tutto.

15  marzo 2017


PIER ARRIGO CARNIER

Un chiarimento sull'uso improprio di una foto nella vicenda dell'Ors di Pani.

E’ apparsa, pubblicata su Facebook, in data 11 marzo corr. ad ore 0:14 per iniziativa di AMICI DELLA CARNIA FAN PAGE una foto dell’”Ors di  Pani” (cav. Antonio Zanella)  preceduta da un post di presentazione con accenni alla sua vita conclusasi in tragedia.
Trattasi di foto di mia assoluta proprietà pubblicata a corredo di un mio articolo su 7 colonne sull’intera 11a pagina Cultura/Servizi del Messaggero Veneto, il 5 marzo 1993, e custodita nel mio archivio storico, riguardo lo Zanella assieme a vario altro materiale documentale sul medesimo.
Spettava ai signori AMICI DELLA CARNIA di citare il mio nome essendo la foto tratta da mio articolo di cui ero e rimango autore ma, evidentemente, si vede che questi signori ignorano l’etica dei principi sui diritti d’autore e quanto connesso. La foto fu scattata in data 27 febbraio 1953 nell’alta valle di  Pani, ritraendomi  a fianco dell’Ors che mi teneva abbracciato con una mano sulla spalla sinistra. Pubblico pertanto,  qui di seguito, detta mia foto assieme all’Ors oltre  a quella pubblicata su Facebook dall’Associazione AMICI DELLA CARNIA affinché chiunque possa verificare quanto da me rilevato.

 14 marzo 2017


PIER ARRIGO CARNIER


Foto apparsa su Facebook il 14 marzo e ritagliata dall'originale sottostante, già a suo tempo in data 5 marzo 1993 pubblicata dall'autore Pier Arrigo Carnier a corredo di un articolo su sette colonne a pagina 11 del Messaggero Veneto.



L'originale in cui l'Ors abbraccia il Carnier, in data 27 febbraio 1953, in una delle numerose visite nell'alta valle di Pani, stante la lunga e forte amicizia. Foto irriproducibile.

martedì 14 marzo 2017

VIVO INTERESSE SOLLEVATO DALL’ IMMAGINE DELL’ “ORS”, COINCIDENTE, IL 5 MARZO CORR., CON LA RIEVOCAZIONE DELLA TRAGEDIA DI PANI

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In relazione alla mia recente rievocazione, il 5 marzo corr., della figura jeratica dell’ “Ors di Pani” (cav. Antonio Zanella) in coincidenza all’ anniversario della tragedia, verificatasi sessantadue anni fa nel 1955, e di cui com’ è arcinoto fui testimone, vi è stato un nutrito seguito di messaggi su Facebook, un vero risveglio con accenni a ricordi personali di gente che l’aveva conosciuto ed altro, il tutto probatorio che l’ “Ors” era personaggio dal forte carisma, uomo trainante che impersonava il fascino dell’ ambiente pastorale della montagna carnica, ma pure uomo intelligente nel gestire in senso redditizio, sia pure con criteri medievali, il vasto patrimonio che gli apparteneva come io stesso ho sempre sostenuto con vari articoli documentati sulla stampa. Ho tuttavia notato che, nello scorrere del tempo, la realtà dei particolari riferiti alla tragedia e ad aneddoti attribuiti all’ ”Ors” appare spesso travisata o distorta.
Mi permetto pertanto di correggere la versione di un fatto del quale ebbi dall’ ’”Ors” precisi dettagli, ma che in anni lontani già mi capitò più volte di ascoltare da fonti diverse, completamente alterato. C’era infatti chi lo collocava ad Udine e chi a Venezia, chi precisava al Danieli. L’ultima recente versione, tramite un messaggio apparsa su Facebook a firma P.P., recita ; “”…Entrò in un bar a bere e non gli hanno dato nulla visto il suo aspetto, un attimo dopo coprì il tavolo con carte da diecimila lire…ha bevuto eccome …””.
Il fatto, piu volte rievocato dall’ “Ors” anche a mia moglie, a cui piaceva sentirlo raccontare, e ad amici importanti e studiosi che vollero salire con me in Pani per conoscerlo, avvenne in Cadore, esattamente nel ristorante di un Hotel di Cortina d’Ampezzo dove lo Zanella si recava periodicamente per concludere affari di bestiame. Umiliato da un cameriere il quale lo aveva preso per un barbone e aveva tolto la tovaglia dal tavolo accanto al quale egli si era seduto, provvide per reazione a coprire la superficie del tavolo con delle banconote (Am-lire delle forze di occupazione alleate ( anni 1945-1946). L’argomento, è riferito nei suoi risvolti in una mia nuova prossima pubblicazione a cui, di recente, ho ritenuto di accennare.
14 marzo 2017
PIER ARRIGO CARNIER



venerdì 10 marzo 2017

VIDEO DVD “COSACCHI” DIFFUSO DA TELEFRIULI IL 9.06.2009



COMUNICATO  AD AMICI, STUDENTI UNIVERSITARI INTERESSATI, ALLE VARIE ASSOCIAZIONI COSACCHE E CAUCASICHE RUSSE  ED A QUELLE DI GERMANIA, AUSTRIA, FRANCIA, ED EX IUGOSLAVIA. 

Ho riveduto casualmente  il video ( dvd ) risalente al 9 maggio 2009 sulla vicenda cosacca  trattata da  TELEFRIULI, organo di diffusione allora di proprietà del GAZZETTINO di Venezia. La trasmissione  fu curata e trasmessa in diretta dal responsabile della TV. Terasso,  abile conduttore nel gestire, curare e porre in risalto le particolarità più incisive, lavoro non facile e delicato,  trattandosi, nel caso specifico, di  dare rilievo al significato storico dell’evento libero da contaminazioni politiche.
Ero invitato alla trasmissione quale  diretto testimone del tempo, autore di talune pubblicazioni specifiche  in materia diffuse dalla Mursia-Milano ed altre,  nonché per il film girato sull’ argomento sul filone storico di un mio libro e su mie documentazioni dalla direzione RAI 2- Roma dal titolo “COSSACKJA” e  per la mia lunga trattazione storico pubblicistica, nell’ arco di decenni,  quale “giornalista di lungo corso”. Partecipavano alla seduta degli altri, due giovani laureati e quindi non testimoni  del tempo  venuti dopo i fatti, le cui tesi imperniate sull’ argomento dell’occupazione cosacca erano state poi pubblicate ed una terza persona anziana, forse più di me, pure autore di pubblicazione attinente al caso.
Rivedendo quella trasmissione a distanza di anni ho provato il senso quasi da non riconoscermi nelle sembianza fisica, allora con una barba folta quasi minacciosa  che porto ancora, ma in forma direi  mitigata, e in quell’ immagine mi sono visto duro e non disposto a tolleranze. Ero motivato da ricordi disgustanti  poiché su per la Carnia e nel Friuli  erano serpeggiate molte chiacchiere maleodoranti. propagate da galoppini, difformi dalla realtà  sulla vicenda storica dei cosacchi che presumevo sarebbero riemerse nel corso della trasmissione. Le solite sciocchezze ed invenzioni non facilmente estirpabili tra le quali "Carnia Libera e Repubblica della Carnia 1944" che tuttavia non riaffiorarono. Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazionalsocialista,   uomo che, prescindendo dal giudizio storico sul suo operato era di raffinata intelligenza, amava ripetere che, una menzogna ripetuta un paio di volte, finisce per essere creduta.
Uno dei convenuti ritenne, in ogni caso dal suo punto di vista, di addurre e attribuire rilevanza  ad alcuni fatti verificatisi nel Friuli,  certamente spiacevoli  e dolorosi a carico dei cosacchi, comunque tipici  di un  esercito occupante, basti pensare a quello che fecero gli italiani, nel 1941-1942, affiancando i tedeschi nell’ occupazione della Iugoslavia,  arrivando persino a tagliare la testa a qualche prigioniero slavo. Rispondendo a domanda che il Terasso ritenne di pormi, quasi per superare un clima di adduzioni non incisive e quindi connettere con il filone storico essenziale, precisai  che, la ragione per  la quale i cosacchi accolsero  i tedeschi, durante l’occupazione della Russia fino al Caucaso, come liberatori formando poi delle unità armate collaborazioniste al loro fianco,  era motivata dal fatto  che Stalin , per creare l’uomo social-comunista, aveva annientato lo “Status” di fatto della grande tradizione cosacca, eliminando il concetto della proprietà, mandando a morte gli oppositori ed annullando, con decreto, il termine “Cosacco”.
Dopo la caduta della resistenza tedesca a Stalingrado e la forte retrocessione del fronte orientale , il trasferimento delle forze militari collaborazioniste cosacche e caucasiche  col seguito di migliaia di profughi dal loro ultimo  insediamento in Polonia  all’ Italia,  e  precisamente in Carnia, Friuli e Goriziano,  ebbe come causale il fatto che, nel menzionato territorio  era insorta  dell’attività partigiana  antitedesca .
Le forze collaborazioniste cosacco-caucasiche,  svolsero quindi  per 9 mesi ed 11 giorni attività di presidio.Vi furono inizialmente inevitabili fatti spiacevoli, quali prepotenze, furti e qualche violenza su donne. Va precisato che le popolazioni della Carnia, del Friuli e delle zone pedemontane  in particolare dovettero subire inevitabili sacrifici, nel concorrere con  risorse alimentari, ma soprattutto foraggiere al  mantenimento delle migliaia di cavalli dell’Armata e della massa di profughi civili al   seguito, oltre al  disagio, in certi casi, della coabitazione. Il  tutto, in ogni caso,  fu sopportato  dalle popolazioni con dignitosa consapevolezza in considerazione delle circostanze di guerra. Nel corso della seduta vi fu chi ritenne di evidenziare l’immagine in certo senso trasandata delle truppe in particolare della massa dei profughi civili, ma a stoccare tale rilievo,  sostenendo  le spiegazioni da me addotte,  giunse la telefonata di una donna ucraina presente  in Italia la quale, obbiettivamente. fece notare   che,  il trauma dei lunghi viaggi mediante  tradotte dalla Polonia all’ Italia attraverso l’Ungheria e L’Austria, sotto il costante pericolo di bombardamenti, le notti all’ addiaccio, le difficoltà e le carenze alimentari subite per l’impossibilità di un  servizio logistico efficiente, spesso inesistente, giustificavano gioco forza   certa   trasandatez- za. 
Tirando le somme del filmato molto mi ha confortato il fatto che  tutti gli interventi telefonici dall’ esterno  giunti durante la trasmissione, regolarmente registrati nel dvd, risultarono  a sostegno ed apprezzamento della mia linea di esposizione dei fatti e delle circostanze.
Non posso infine tralasciare di avere esposto  in tale seduta,  qual’era la posizione effettiva dell’atamano generale Piotr Nikolaevic Krassnoff autorità suprema dell’ Am- ministrazione centrale degli eserciti cosacchi (Hauptverwaltung der Kosaken Heeres) onde consegnare alla storia la sua immagine definita su base documentale e riconfer- mata nel mio ultimo recente libro diffuso dalla MURSIA-Milano,  dal titolo COSAC- CHI CONTRO PARTIGIANI, in riferimento al periodo trascorso  dal generale atama-no in Carnia dopo la sua esautorazione dal comando militare dell'Armata. 

11 marzo 2017

                                                    PIER  ARRIGO  CARNIER

sabato 4 marzo 2017

5 MARZO 1955 : NOTTE DI NEVE E DI SANGUE SULLE MONTAGNE DELLA CARNIA.


COMUNICATO STRAORDINARIO AD AMICI E SIMPATIZZANTI MOTIVATO DAL FATTO CHE QUESTA NOTTE CADE IL SESSANTADUESIMO ANNIVERSARIO DELL'ASSASSINIO DELL'"ORS di PANI", Cav. ANTONIO ZANELLA E DELLA FIGLIA MARIA, DUPLICE DELITTO DI CUI  IL DESTINO MI VOLLE DIRETTO TESTIMONE,  ASSIEME A UN GIOVANE CARNICO DICIOTTENNE.


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Esattamente sessantadue anni fa, nella notte sul 5 marzo 1955 il destino mi volle testimone, allora circa trentenne, assieme ad giovane valligiano diciottenne, Vico Gressani, dell’assassinio dell’”Ors di Pani” cav. Antonio Zanella, patriarca pastore, autorevole possidente, e della figlia Maria.  Con l’” Ors di Pani",  propulsore e difensore dei valori della montagna carnica, ebbi un rapporto di preziosa vera amicizia e reciproca stima dovuto a motivate ragioni e, del medesimo,  resto testimone di sue segrete confidenze non solo personali, ma pure su fatti della Resistenza verificatisi nella valle di Pani. Ho indelebile, riguardo quella notte, il ricordo dell’incontro ravvicinato con l’omicida e il mio dialogo col medesimo mentre avanzava ansimante verso di noi, che eravamo di ritorno al casolare dell’”Ors” dopo una visita, nelle vicinanze, al montanaro Giovanni Zanier e  famigliari. Impugnava un’arma, una doppietta che, come seppimo in seguito, era caricata a pallettoni per camoscio, con cui già aveva ucciso l' "Ors" e Maria. Giunto a breve distanza da noi non gli restava che spararci per togliere di mezzo due  testimoni. Aveva tutto il piglio di farlo ma ebbe un attimo d' indecisione, abbassò il fucile e preferì allontanarsi a grandi balzi superando una staccionata di filo spinato. Mia madre mi diceva sempre che,  a proteggere me e Vico, ci dev’essere  stato un Santo!
Nevicava fitto e il manto di neve era già alto. Riguardo la vicenda tralascio , in qesta sede,una serie di particolari ma non l’emozione che provai, nell’indomani, nel distacco dal cadavere di Maria, stroncata da una fucilata al petto,  stesa sul lastricato del casolare accanto alla nicchia del focolare. Donna acutamente intelligente mi ricordava, nel portamento,  delle tipiche importanti donne possidenti ungheresi che avevo avuto modo di conoscere. Pure lei mi aveva confidato, nel tempo,  molte sue vicende delicate, strettamente personali. Nello staccarmi da quel corpo, dentro il casolare odorante dì fumo,  non potei evitare di scoppiare a piangere
Il cadavere dell’ “Ors” fu rinvenuto nel giorno successivo, sepolto dalla neve. In quanto ai fatti della Resistenza l’”Ors” ne era il prezioso testimone, con particolare riferimento allo slavo e comandante partigiano Mirko (Arko Mirko) ed  alla sua compagna ed amante Katia (Bonanni Gisella), assassinati su mandato all’alba della liberazione nonché al sovietico Cernikow, avamposto stalinista a cui Mirko e Katia erano strettamente legati.
        Notte sul 5 marzo 2107         

                                             PIER ARRIGO CARNIER


Desidero aggiungere un mio particolare ricordo su Maria Zanella figlia dell’”Ors”.  In occasione ai miei  frequenti ritorni in quella meravigliosa valle spesso assieme a  Wanda, mia moglie, Maria prediligeva aprirsi a raccontare, soprattutto a mia moglie, dei suoi viaggi a Venezia città di cui era fortemente innamorata. Spiegava che vi andava sola, quantomeno una volta l’anno, e si fermava qualche notte in un albergo di lusso per sentirsi una vera signora. Calzava per l’occasione un paio di scarpe nuove ed amava camminare per le calli  della città  fra il brusio della folla di turisti e fermarsi, soprattutto, davanti alle vetrine di importanti oreficerie, per osservare i gioielli esposti ed anche vi entrava a chiedere il prezzo di pezzi di alto valore che talvolta pure acquistò. Disponeva infatti di una nascosta riserva di gioielli. Le piaceva affermare che, nel momento in cui l’orefice, dopo aver preso in mano il gioiello  da lei indicato, ne pronunciava con una certa solennità e deferenza il prezzo,  lei provava una gioia interiore in quanto, volendo, sapeva di disporre del denaro per l’acquisto. Questo era un lato di Maria Zanella. Feci ritorno nella valle di Pani diversi anni fa, dopo decenni di assenza, e la trovai irriconoscibile essendo fortemente rimboschita a seguito dell’abbandono della montagna. Provai desolazione e ripensai a quella Carnia attiva  dall’economia autosufficiente di anni lontani, dalle ampie zone prative sulle montagne dove i montanari falciavano ogni fuscello. Mi tornarono in mente le grandi malghe, i  giorni festosi di monticazione in giugno, col tintinnio di zampogne delle mandrie lungo le valli, ed il ritorno  altrettanto festoso,  in settembre, che a volte lo sentivi cupo e possente ( detto nell'dioma carnico " si sintiva un sdrondenaa di sampogns") nel profondo alto Gorto, lungo la valle dopo Forni Avoltri e Rigolato, dovuto alle mandrie che scendevano dalle malghe Bordaglia, Fleons, Sissanis, Avanza, Plumbs, Moraret, Mont di Tierc (o, secondo inflessione linguistica dell'idioma carnico,  "Mont di  Chierc" ), cara vecchia Grande  Carnia...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica, è  perduta...

                                                      PIER ARRIGO CARNIER




  
 Da sinistra a destra, cav. Antonio Zanella "Ors di Pani" e la figlia Maria all'ingresso della stalla, in compagnia di un ospite in un momento di lavoro.





Il casolare dello Zanella "Ors di Pani" da una recente foto scattata in estate da Alida Carlevaris.