sabato 30 marzo 2019

MESSAGGIO DI RICONOSCENZA ED OGGETIVA CONVALIDA DELLA MIA LINEA STORICA.






L' autore Carnier Pier Arrigo  metre autografa una copia del libro "Cosacchi contro Partigiani"
al termine  della presentazione del volume alla Libreria Moderna - Udine 27 gennaio 2017.

MESSAGGIO DI RICONOSCENZA E CONVALIDA 
DELLA MIA LINEA STORICA E QUINDI DEL MIO OPERATO CULTURALE.



COMUNICATO


Ai cari amici e lettori interessati sul piano storico alle argomentazioni da me affrontate e trattate, italiani e  stranieri,   austriaci, tedeschi, slovacchi, cechi, sloveni, serbi, croati, cosacchi e caucasici, grandi russi, britannici e statunitensi, mi permetto di dare ufficialità ad un cortese inatteso messaggio pervenutomi da un cittadino dell' alta val Tagliamento (Carnia) , ritenendo che la seguente  affermazioe in esso contenuta  ( "Lei, a mio avviso, è uno dei poco tesori della memoria storica, rimasti in Terra friulana a baluardo della verità, narrata senza colori politici di sorta....") costituisca  tangibile   approvazione oggettiva e segno  riconoscenza nei riguardi della mia linea storica. e quindi del mio operato.  Fa seguito la  mia risposta nella quale, con trasparenza d' animo, forte  alla mia età di ultranovantenne, ho evidenziato e denunciato all'opinione pubblica il silenzio della  Carnia nei miei riguardi , terra in cui ho avuto i natali, in contrapposizio-
ne ai rilevanti rapporti ad alto livello culturale ed al calore di vaste amicizie che intrattengo su piano internazionale.
30 arzo 2019                                                   
                                                           CARNIER PIER ARRIGO


Messaggio da ROBERTO VALENTINUZZI

"" Buona sera. Mi scuso per le modalita' di contatto ma sono rimasto colpito dai suoi "racconti" pubblicati il 18 aprile 2017 su Yuo Tube in merito all' evolversi del conflitto in Carnia (Seconda Guerra Mondiale).Avendo mamma di Socchieve(Facchin Commesatti) moglie e suocero di Sauris/Lateis(Lucchini) conosco molto bene le zone e i fatti da Lei descritti, in particolare le "vicessitudini" che portarono alla morte "l'Ors di Pani e sua figlia"..Mio suocero di Lateis (Lucchini GinoBenito) ha conosciuto personalmente sia Antonio Zanella che Romano Lorenzini(in guanto malgaro in Losa dove mio suocero ha lavorato per svariati anni) e me ne' ha parlato spesso  di questo e di altri "fatti", come pure i miei nonni materni(ora riposano in Castoia) di Viaso, che spesso si recavano in quel di Pani per scambi di provviste.Una mia zia originaria di Caprizi,  Gilda Facchin, mi ha raccontato del brillamento ponte da parte tedesca e della battaglia sul Rest e svariate scaramuccie tra pattuglie  e partigiani (reduci dalla battaglia di Pani).Io personalmente, ripercorro, sentieri e malghe(Val Tramontina Ampezzano Saurano Val D'Arzino) in cui aleggiano ancora spiriti ,odori,emozioni di quei nefasti giorni/anni, per tenere in vita quei racconti.... Lei, a mio av v iso, è uno dei pochi tesori della memoria storica rimasti in terra friulana a baluardo dedlla verità, narrata sednza colori politici di sorta....Le chiedo gentilmente ,in quale libreria(Udine o dintorni)  posso trovare le sue Opere, senza ordinarle su internet...Eventualmente lo faro' su internet....
Con Stima e affetto,
Roberto Valentinuzzi
                                                            +          +         +

MIO  RISCONTRO

Egregio signor Roberto Valentinuzzi,
ho letto con con attenzione il suo cortese messaggio  dalle nobili parole  a  riconoscimento della mia memoria storica in riferimento alle  testimoniaze  sul JouTube del 18 aprile 2017 relativo a   vicende della seconda guerra,  talune  verificatisi in Carnia.  C'è, in ogni caso  un  Johu Tube successivo e sui miei siti Internet, Facebook e Blogger, vi sono centinaia e centinaia di miei post dal contenuto storico. Nel ringraziarla per l'alto suo apprezzamento sento lo stimolo di esprimere alcune considerazioni che,  raramente,  mi sono concesso di fare ad altri. Leggo volentieri dei suoi congiunti carnici  e dei luoghi a lei familiairi che perfettamente conosco: Viaso, Pani, Lateis, Caprizi, Sauris etc. Avendo lei accennato a  Losa, si tratta di malga a  me familiare a lungo gestita dal malghese Gressani Benito da Luint  ed a proposito di malghe non posso non ricordare che, da giovane studente, ma nella veste di effettivo pastore,  passai delle stagioni in una delle grandi malghe della Carnia: Malins con annessi  pascoli di  malga Festons. Per la sua primigenia arcaicità il mondo delle malghe fu oggetto di mio interessse e di studio.  Porto nell' animo il silenzio dei pascoli e dei tratturi pietrosi (su cui , seguendo l' abitudine di vecchi pastori delle montagne di Lauco, camminavo anche scalzo) ,  l' odore di fumo di legna bruciata che, nelle giornate di scirocco  si sentiva  a distanza dalla casera. Grandi malghe ai miei giovani anni, oltre Malins e Rioda,  erano Mont di Riu, Pieltinas, Chiaula Granda, Dimon.. Le pose classiche dei pastori ed il loro passo lento e solenne mi piaceva. Ho coosciuto autentici, famosi pastori-malgari: i Concina uno dei quali detto "Piluch", Brasanai, Mazzolini , Rugo, Brovedani da Prades, Fiorello e Gressani (Meni da Coda)  proprietario di malga Arvenis "Norvenas", delle valli di Lauco. Per una serie di motivi, che sarebbe lungo spiegare, fui grande amico  e  confidente dell' Ors di Pani, cav. Antoio Zanella,  straordinario  patriarca-pastore di cui  sono depositario come per  Maria detta la figlia,  di riservate confidenze. Fui quindi testimone del duplice assassinio ed incontrai nella notte  storica, sul 5 marzo 1955, l' omicida che mi puntò il fucile per poi miracolosamente abbassarlo  etc. etc. .Per parere non solo mio,  la mia presenza, in quella notte di bufera  di neve in Pani,  non fu casuale ed io credo che vi sia un Dio che regola e dispone certi momenti e certe circostanze.
Professionalmente sono vissuto lunghi anni in quel di Venezia, città spledida che mi ha aperto a grandi conoscenze, svolgendo parallelamente, fin dal 1960, attività giornalistica, prevalentemente su base storica documentale coi quotidiani L' Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Resto del Carlino, Messaggero Veneto, Il Gazzettino. Ho realizzato con impegno dei volumi, dei quali cito  alcuni
titoli : "L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945"- "Lo Sterminio Mancato", "Cosacchi contro Partigiani", editi e diffusi su piano nazionale dal Gruppo Editoriale MURSIA-via Tadino, 29-Mlano.Gli stessi hanno avuto varie riedizioni e ristampe. Lei mi ha chiesto a quale libreria rivolgersi per l' acquisto. Si rivolga alla Libreria Moderna di Udine o a qualche altra importante, oppure direttamente all' editore tel.02-2772731/ 02-277727.321.
Nell' imminente prossimo giugno l' editore ha programmato il lancio  il mio nuovo libro ora in bozza "L'ORS di PANI" su piano nazionale, ed in settembre ottobre la riedizione de "L'Armata Cosacca in Italia 1944-1945", essendo del medesimo esaurita ogni scorta. Tengo inoltre ferme  altre opere che sto portando alla condizione di "Editing".
Posso affermare che i citati  miei volumi  hanno riscosso l' interesse di grandi storici esteri tra cui Gerard Fleming docente di Oxford e storico britannico insigne. Il volume "Lo Sterminio Mancato" inviato dal medesimo alla Suprema Corte di Giustiiza di Israele destò vivo interesse tant'è che la stessa inviò una missione guidata dal Giudice Hoorowtz  con studiosi ed agenti del Mossad ( Servizi segreti)  ad incontrarmi, negli anni 90, e vi fu,  nella mia residenza di Porcia (PN), un colloquio che durò un' intera giornata, presente il  capo della Digos di Trieste  dottor Abbate.
Merita aggiungere che  la direzione nazionale RAI-TV. di Roma  negli ann novanta, in base al filone storico del citato mio libro  "L' Armata cosacca in Italia 1944-1945", a miei documenti d' archivio,  alla mia testimonianza e qualche altra, con appropriata equipe, girò  nel nord Friuli e prevalentemente in Carnia il film documentario "COSSACKJA" della durata di due ore.
Non posso evitare di  dire, non per elogiare il mio lavoro,  che i menzionati miei volumi hanno avuto, di volta in volta, ripetute presentazioni in vari centri culturali importanti soprattutto  del nord Italia ed in particolare nel Friuli  con richieste di conferenze perfino da  Orgosolo in Sardegna. Devo però aggiungere che, nonostante il mio evidente contributo alla cultura riferito in particolare a rilevanti vicende storiche carniche, mai, ripeto mai, mi è stata proposta la presentazione dei menzionti volumi o di tenere appropriata conferenza su specifici argomenti, da qualche Ente culturale od Assessorato alla cultura della Carnia, terra nella quale ho avuto i natali e che  ritengo di avere onorato sul piano di un' approfondita attività culturale diffusa a livelo nazionale ed  anche internazionale,  sfondando con ineccepibili prove  l' ambiguo fronte dell' omertà  ed aprendo  la via della verità !!!

Chiudo qui confidando che questa apertura possa risultarle  gradita e la saluto cordialmente.

30 marzo 2019                                                         CARNIER PIER ARRIGO



COMMENTO -  3  aprile  2019

Mi conforta , dall' indicazione del grafico del mio sito Blogger, la constatazione dei molti lettori, in particolare statunitensi probabilmente in parte italiani, di gradimento della dichiarazione spontanea espressa, nei miei riguardi, dal cittadino Roberto Valentinuzzi con la frase .." Lei, a mio avviso, è uno dei pochi tesori della memoria storica rimasti in terra friulana a baluardo della verità, narrata senza colori politici di sorta", il che riconferma l'ampio riconoscimento, su piano nazionale ed anche internazionale della mia linea espositiva di giudizio storico che ha sfondato l' ambiguo fronte dell' omertà, aprendo la via della verità. Ritengo più che motivata la conseguente mia osservazione riguardante l 'oasi della Carnia, terra che mi ha dato i natali, riferita a coloro che, pagati con denaro pubblico, esercitano pubbliche funzioni con incarichi culturali, i quali, evidentemente gestiti fra le quinte da fonte politica, vietando nei miei confronti il diritto di parola in una società di pretesa democrazia, con palese tacita congiura, hanno adottato nei miei riguardi l' arma del silenzio.
03 aprile 2019                                             
                                                                       CARNIER PIER ARRIGO






























martedì 26 marzo 2019

ANCORA PORZUS 7.2.1945 - LA VERITA' SI FA STRADA


ANCORA PORZUS 7.02.1945 - LA VERITA' SI FA'  STRADA

PIER ARRIGO CARNIER·MARTEDÌ 26 MARZO 20196 letture


 Inatteso vasto interesse di lettori italiani, statunitensi e perfino dell' Alaska, probabilmente anche questi nella maggioranza italiani emigrati, sulla vicenda "Giacca" ( Toffanin Mario) che comandò l' esecuzione immediata del quattro osovani a Porzus, il 7 febbraio 1945, e poi degli altri, circa una quindicina. C'è  veramente  interesse sulla  causale della  condanna  di Porzus, intesa nel suo reale contenuto.   La sentenza globale, pronunciata sul campo, in nome dei poteri decisori insurrezionali, dal comandante Giacca cosciente delle ragioni causali, in certa parte in precedenza dal medesimo  segnalate alla direzione dell' allora Partito Comunista regionale. Si trattò di sentenza  non  dovuta alle regole del Codice militare di guerra sfuggendo i partigiani  a tale disciplina ed in seguito qualificati sul piano giuridico "Civili nemici", soggetti ovviamente  , su  accertate violazioni e delitti, alle norme dell' allora vigente Codice penale. L' organizzazione partigiana di sinistra, com' ebbi più volte a precisare ,  combatteva contro l' invasore tedesco, ma  soprattutto per un futuro  di giustizia ed equità, vale a dire  per profondi rivolgimenti sociali auspicando la creazione di uno Stato  in  ogni caso progressista. L' organizzazione anticomunista "Osoppo" costituitasi su iniziativa clericale e su appoggio  del capitalismo e massoneria ambientali, finalizzata  ugualmente a combattere l' invasore tedesco, scese  in  campo in un secondo tempo. La stessa, come  obbiettivo parallelo, si proponeva la salvaguardia del Friuli orientale dalla mnaccia di un' incombente  invasione slava  intesa a rivendicare l' annessione, di alcune  esistenti aree di slavità confinanti, alla nascente Federativa Iugoslava. Il programma osovano, di paternità ecclesiale,  curato in prevalenza da don Lino ( don Moretti), non conteneva alcuna  delineazione di  interesse sociale relativa al  futuro che si sarebbe aperto con la cessazione della guerra, ma risultava  articolato  su concetti di calcolismo nel senso della convenienza o meno. Detta organizzzione,  per quanto concerne il suo operato nel Friuli orientale,  fu  duramente criticata da don Mulloni, parroco in quei luoghi, in un suo diario memorialistico,  rilevando incapacità direzionale ed asserendo, con citazione di dati,  che l' Osoppo uccideva  come la Garibaldi. Va rilevato che , per quanto concerne la Carnia , a partire da fine estate 1944, intervennero delle segrete intese bilaterali, congiuntamente  raggiunte  dall' Osoppo e dalla Garibaldi, con una coalizione di notabili industriali carnici in contropartita ad  un appoggio finanziario degli stessi, proporzionato al proprio potenziale, per le necessità resistenziali sulla base di un comune spirito antifascista. Riporto a tal riguardo quanto scritto a  pag. 135 del mio volume " Lo Sterminio mancato: " Nelle intese era stato concordato che le decisioni circa le fucilazioni di persone sospette da parte dei partigiani comunisti, non potevano essere adottate unilateralmente. Vi doveva essere l' assenso di una rappresentanza dei notabili di Comeglians (1- N0ta). Questo perlomeno in teoria poneva un freno al "mitra facile" e limitava in tal senso il potere decisionaele partigiano, ma il compromesso, in generale, svuotava dei contenuti essenziali la lotta rivoluzionaria." Va sottolineato che l' iniziativa di tale intesa ebbe l'appoggio indiscriminato dell' Osoppo che sembrò conferire potenzialità più ampia alla coalizione dei notabili. Scioltasi nell' autuno 1944 l' Osoppo lasciò alcuni piccoli gruppi dislocati in varie zone, fra cui quello di Porzus (località Topli Uorch) con funzioni di comando che , sulla base di prove, avrebbe stabilito dei contatti coi tedeschi. Testimonianza attendibile prova infatti esservi stata, in quel periodo, una concreta trattativa. Altra testimonianza scritta di un importante ex membro capo di Stato maggiore dell' Alto comando SS. e Polizia di Trieste , Ernst Lerch , citata nel mio libro " Lo Sterminio Mancato"- Mursia-Milano 1982, attesta che la Platzkommandantour di Udine (Comando de piazza ), Standartenfuehrer Freiherr von Alvensleben, aveva "stretto le fila"con l' Osoppo, il che significa ed e probatorio dell' esistenza di un' intesa col nemico ad ampio ed imprevedibile nocumento nei confronti della sinistra partigiana. Trattative con l' Osoppo furono pure avviate, tramite subalterni, dal principe Valerio Borghese, comandante della Xa MAS, all' insegna di una comune lotta contro la minaccia dell' invasione slava. Furono pertanto i ricorrenti sospetti e le successive notizie probatorie ad acuire gli screzi già sussistenti tra le formazioni Garibaldi e i nuclei superstiti osovani. L' ordine scritto di agire, da parte del vertice del Partito comunista udinese, ricevuto da "Giacca" ed in seguito prodotto in sede giudiziaria nei processi, lo invesiva di potere decisionale, ma restava laconico sulla forma."Giacca" mi ripetè più volte che, la decisione globale, di eliminare l 'intero gruppo, fu iniziativa assolutamente sua ed aggiunse che, senza indugi, lo rifarebbe. Ritengo però che tale assunzione di responsabilità possa essere stata segretamente impostagli o sia stata una sua effettiva decisione dal momento che, essendo riuscito a sottrarsi all'arresto ad Aidussina ed a porsi sotto protezione in Cecoslovacchia, con tale versione copriva i mandanti. Tornando all' esecuzione ritenni di osservare a "Giacca" che, taluni dei giovani arrestati a Porzus, arruolatisi nelle formazioni G.A.P su spinta emotiva, ma che mai avevano preso un fucile in mano fra i quali il fratello del poeta Pier Paolo Pasolini, andavano salvati. Rievocando la figura di Ce' Guevara, "Giacca" mi rispose dicendo che la legge insurrezionale non ammetteva indulgenze. Ricordo volentieri e con interesse i miei rapporti con "Giacca". Detto per inciso, prima del rientro in Italia, con mia moglie ci si fermava la sera a Capodistria in uno dei ristoranti centrali. Il clima ambientale era piacevole, animato da musiche evocanti il folclore e le note nostalgiche della resistenza iugoslava. Prescindendo dal cupo ricordo delle delle "Foibe", quale ferita all' Italia, la Iugoslavia, dal mio punto di vista, rivelava nell' assieme un clima sociale di innovata vivacità dall' immancabile tocco politico dettato da sfumature e particolari, uno dei quali la stella rossa comunista sui berretti della polizia. Negli ultimi anni di potere di Josip Broz Tito, trovandomi abbastanza di frequente in Slovenia, Croazia ed oltre, sinceramente mi piaceva molto ascoltare, nelle pause dei comunicati televisivi e nelle trasmissioni musicali allietanti i pubblici locali, la splendida canzone dal titolo "Jugoslavie" che, a mio giudizio, con velati suoni nostalgici del sottofondo esprimeva il senso della felicità selvaggia della slavità. Sotto la guida di Tito, staccatosi coraggiosamente da Stalin nel 1948, in Iugoslavia ebbero luogo importanti impulsi culturali e politici e fu Tito a presiedere, a Belgrado, il vertice del Movimento degli Stati non allineati nel 1961, dal 1° al 6 settembre, che registrò la presenza di 105 capi di Stato sui 120 dell Organizzazione che aveva il fine di contrapporsi alle potenze che dominavano il mondo. Tornando alla vicenda Porzus, dal punto di vista obbiettivo, nessuno può togliere al nucleo osovano il riconscimento che, la sua presenza in quell' angolo avanzato di confine, significava emblematicamente espressione ideale dell' italianità, quale sfida arrischiata a fronte della minaccia slava di occupare ed annettere, alla nascente Federativa Iugoslava, oltre a Trieste, una parte del Friuli orientale. La valutazione storica non può però ignorare il panorama della situazione nel senso che, mentre il nucleo di osovani si crogiolava in quell' angolo di confine senza sparare un colpo, solo per dimostrare la presenza italiana in uno stato di comodo attendismo, i tentativi di sfondamento del confine da parte delle bande slave di Tito per occupare Trieste ed oltre, venivano respinti, a un alto prezzo di vite umane, dalle unità tedesche, cosacche e della Repubblica Sociale Ialiana di Salò. Trattasi di fatto rilevantissimo lasciato nel dimenticatoio dalla storiografia ufficiale italiana. Nè può essere ignorato che, da prova iconfutabile pubblicata a mia firma un paio d'anni fà sul quotidiano on line Trentino Libero e diffusa ampiamente, via Internet, sui miei siti Facebook e Blogger, il nucleo di comando osovano chiese per ben volte all' aviazione alleata, tramite la missione britannica accreditata a suo tempo all' Osoppo prima del suo scioglimento, ma ancora operativa nel Friuli, il bombardamento terroristico della città di Udine capitale dell' ampia provincia omonima allora comprensiva della Destra Tagliamento col capoluogo di Pordenone. A fine aprile 1945, in esecuzione alle disposizioni dell ANPI nazionale qualche presidio di cosacchi e caucasici della Carnia, su proposta partigiana, si arrese mentre i restanti affrontarono la ritirata senza incidenti Non facile fu la richiesta di resa al presidio di Ovaro., che dilazionò la decisione mediante un gioco di trattative, anche perchè contava nell' appoggio di oltre 35.000 cosacchi, in sosta forzata, incuneati sud del villaggio per bloocco da lato partigiano dell'arteria stradale che si snodava verso Villa Santina. Alla definitiva risposta negativa di resa , in un ' ultima riunone dei capi partigiani della Garibaldi ed Osoppo con la coalizione dei notabili, la stessa riuscì ad imporre la decisione di usare la forza con piena adesione da lato dei presenti, degli esponenti dell’ Osoppo e non dalla Garibaldi che risultò contraria. Nell indomani 2 maggio 1945, al comando di Alessandro Goi della 5a Divisione "Osoppo-Carnia-Pal Piccolo", dopo aver provocato a Chialina, mediante una carica di esplosivo, il crollo di una caserma dove si trovavano asseragliati dei cosacchi con le proprie famiglie che in buona parte perirono, verso la tarda mattinata ebbe luogo l’ attaccosu Ovaro. Va precisato che il comandante di presidio cosacco, tenente colonnello G.P. Nasikow, chiedeva solo di affrontare la ritirata nell' Austria. L' azione su Ovaro si concluse in un totale fallimento con conseguenti circa 28 vittime civili innocenti, uccise al per rappresaglia dopo cessato lo scontro. Ma non è tutto e, sulla vicenda Ovaro, tengo un' accurata relazione, convalidata da soppesate valutazioni probatorie, che mi riservo di pubblicare.

29 M ARZO 2019 CARNIER PIER ARRIGO




1- Nota = Sarebbe esistita predisposta in tal senso una lista di proscrizione indicativa di nomi.   


domenica 17 marzo 2019

"GIACCA" (TOFFANIN MARIO)


"GIACCA" (TOFFANIN MARIO)


Interesse notevole ha suscitato il mio post del..14 marzo corr. dal titolo "PORZUS 7.02.45 ". ln evasione a telefonate ed anche in risposta all' interesse dei lettori ritengo di aggiungere brevi considerazioni e particolarità per tracciare, riguardo "Giacca", l' iter di vicende di una vita arrischiata e sofferta. Nell' immediato dopoguerra egli si trovava ad Aidussina, attuale Slovenia, quando un amico lo avvertì che un elemento della polizia britannica lo stava cercando. Lasciò velocemente Aidussina e, non senza difficoltà, riuscì a raggiungere la Cecoslovacchia, consapevole che molti ex partigiani, soprattutto della Lombardia e Piemonte, onde sottrarsi a procedimenti penali, vi avevano trovato rifugio. Beneficiando della protezione politica.del Governo comunista ceco, che non concedeva estradizione, riuscì a trovare un lavoro ed una sistemazione a Brno, in Boemia. In italia frattanto ebbe inizio l' azione giudiziaria sull" Eccidio di Porzus", che in realtà eccidio non era trattandosi di esecuzione motivata. Il procedimento, nello scorrere di anni, si sviluppò in tre fasi in sedi giudiziarie diverse e vi furono delle condanne con carcerazione , "Giacca" compreso, ma l’ imputato era contumace. L' iter processuale non ebbe una definitiva sentenza anche e perchè intervennero provvedimenti di amnistia. Frattanto "Giacca", per motivi di convenienza, aveva lasciato la Cecoslovacchia e si era trasferito nella Federativa Iugoslava di Josip Broz Tito. Alla stessa la magistratura italiana aveva trasmesso una richiesta di estradizione." C' era il rischio" - mi disse Giacca-" che la richiesta venisse approvata". Egli però, tramite il suo legale, aveva trasmesso all' allora presidente italiano, Pertini, una domnda di grazia che fu accolta e di cui tengo copia. L' eccezionale provvedimento del Presidente, sollevò clamore ed ovviamente dei dissensi negli ex osovani. In pratica Giacca non fece un solo giorno di carcere. Quando più volte lo incontrai viveva in Slovenia, a Scoffie, in una modesta casa da lui restaurata con dei quattrini reisparmiati, frutto di onesto lavoro e sacrifici. La sua fedeltà alla lotta e all' ideale comunista stalinista non gli aveva procurato ricchezze od agiatezzza. Parlammo insieme di molte cose, da mio lato mantenendo un' equidistanza, credo equilibrata, nelle valutazioni. Nel riferirmi all’ azione di Porzus, precisando che era un giorno piovoso, ricostruì i momenti in cui, radunati gli osovani considerati arrestati, circa più di una ventina, sotto le armi spianate, pronunciò la condanna a morte con esecuzione immediata dei due i capi “Bolla” ed “ Enea” e un partigiano che aveva tentato la fuga, a cui aggiunse una giovane donna ivi presente, Turchetti Elda, segnalata da Radio Londra quale spia dei tedeschi. Della stessa, su base documentale, conosco interessanti particolari che svelano la rete di fiancheggiatori della resistenza nel Friuli. La Turchetti in realtà aveva trascorso un periodo agli ordini della SIPO ( Sicherheits Polizei =Polizia di sicurezza tedesca). Detto in breve "Giacca", alzandosi dalla sedia e mimando i ricordi, mi disse che, ad alta voce aveva pronunciato la sentenza di morte " in quanto siete dei traditori", poi vi fu il crepitare delle scariche d’ armi. Aggiunse che le vittime ascoltarono le sue parole senza alcuna reazione, il che mi fu confermato da Iaiza Dario, partigiano suo subalterno presente alla scena. Jaiza, friulano di Pozzuolo del Friuli, era entrato a far arte dei G.A.P. ancora minorenne. Ebbi pure con lui vari incontri e relativi colloqui. Strettamente vicino a "Giacca" c'era un ragazzo russo orfano, Malenki , che assistette alla scena delle quattro immediate esecuzioni. Era giunto in Italia alla fine del 1943 con le truppe italiane in ritirata dal fronte russo. Affidato in un primo tempo all' istituto di assistenza Bearzi in Udine, il Malenchi poi scappò e raggiunse le formazioni partigiane G.A.P. comandate da "Giacca" che lo prese sotto protezione, assieme ad altro ragazzo russo che. se ben ricordo, si chiamava Lisiki. Qualche tempo dopo la fine della guerra i due ragazzi, su interesamento del noto ex commissario partigiano della Garibaldi “Andrea” (Mario Lizzero), che divenne personalità politica del partito comunista, vennero fatti rientrare nell’ URSS e fu lo stesso Lizzero ad accompagnarli fino a Vienna. C’ è da aggiungere però che il Malenki, prima di oltrepassae il confine ceco, riuscì a dileguarsi e sarebbe ricomparso in Italia: una delle tante storie dalla guerra che, lentamente. il tempo travolge nell’ oblio.
I restanti osovani furono successivamente eliminai in tempi diversi, fatto salvo, se ricordo bene, ad uno o due di loro a cui fu risparmiata la condanna.
Contrariamete a quanto diffuso da fonte osovana, secondo cui i residui nuclei dell’ organizzazione, scioltasi nell’ autonno 1944, si rese conto con ritardo di quanto effettivamente accadde a Porzus, la Questura di Udine, da fonte segreta, ebbe invece immediata conoscenza del fatto come da documento probatorio in mio possesso.
Credetemi , a distana di tempo, sull' argomento Porzus come su altri e sui relativi retroscena, nella calma distensiva creata dai lunghi decenni trascorsi, gli stessi riemergono con chiarezza spogli di artifici agiografici. e sui medesimi risultà però che vi sia ancora da dire e, per certi versi, talune crudeltà, le cui motivazioni ebbero una causale, rivelano circostanze di un crudo realismo perfino affascinante sotto il profilo dell' interesse narrativo.


18  narzo  2019                                      CARN IER  PIER ARRIGO









venerdì 15 marzo 2019

PORZUS 7 FEBBRAIO 1945



PORZUS 7 FEBBRAIO 1945
PIER ARRIGO CARNIER·GIOVEDÌ 14 MARZO 20192 letture

PORZUS  7 FEBBRAIO  1945 : ECCO LA RISULTANZA ESSENZIALE DI WIKIPEDIA SULLECONCLUSIONI STORICHE MIE ( PIER ARRIGO CARNIER) E DI PIER  LUIGI PALLANTE :

WikiZero - Eccidio di Porzûs

Le corti rilevarono che l'esito dell'incontro fu negativo, e che quindi non fu stretto .... Il 7 febbraio 1945 un gruppo di circa cento partigiani comunisti appartenenti ai ... «Cari compagni, vi trasmetto, per l'esecuzione, l'ordine pervenuto dal ...... suoi: su tale aspetto insistettero per esempio Pierluigi Pallante e Pier Arrigo Carnier.
Immagini relative a PORZUS 7.02.1945 - CARNIER PIER ...Risultati immagini per PORZUS 7.02.1945 - CARNIER PIER ARRIGO, storico :fu esecuzione punitiva non strage!!.

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Si è girato intorno a questo argomento sempre sotto l' influsso politico da destra con giudizi pesanti su "Giacca", Toffanin Mario, che comandò l'esecuzione, da sinistra cercando di coprire i mandanti dell' ordine esecutivo  attribuendo l' operato all' iniziativa personale del "Giacca" che io conobbi ed ebbi con lui vari incontri assieme  a mia moglie, in Slovenia, di cui conservo le foto. "Giacca"quale operaio-meccanico proveniva dal proletariato ed era quindi vissuto  nutrendosi di  " pane da padrone". Come tale si dichiarava comunista stalinista. Sarebbe stato suo obbiettivo,vantando l' esperienza partigiana, entrare a far parte dell' Armata Rossa  sovietica. Quale comandante di formazioni partigiane G.A.P., nel Friuli orientale,  non era stato stimolato da amor patrio, così come in generale gran parte degli elementi coerenti  di sinistra, bensì dall' intento di contribuire alla creazione di una diversa realtà sociale, regolata da principi di giustizia ed equità . Detestava certi elementi  nati con la camicia, entrati a far parte delle destra partigiana ( Osoppo) finalizzata alla difesta del Friuli orientale contro la minaccia di un' occupazione slava di Tito, ma  che in reltà non difese nulla e finì per trescare coi tedeschi. Esistonono in tal senso prove concrete delle quali Vikipedia dà atto, citando il mio nome Carnier Pier Arrigo e quello di  Pallante Pier Luigi. L' azione punitiva su Porzu comandata da "Giacca",  giudicata al di fuori di valutazioni politiche, ma in stretta connessione alle motivazioni di fatto, fu quindi ampiamente motivata.

                                                                                   CARNIER PIER ARRIGO











































mercoledì 13 marzo 2019



  
I COSACCHI DEL GREBEN - CECENIA  - IL PRESIDENTE GENERALE DUDAJEV.



I cosacchi del Greben di cui si occupò anche Tolstoj, fanno parte della Cecenia, a suo tempo Repubblica indipendente abrogata da Putin per rilevanti motivi di interesse, dopo un ' accanita terribile resistenza. Il Governo della Cecenia presieduto dal generale.Dudajev., a seguito di mie informazioni sulla presenza dell' Armata cosacca a fianco dei tedeschi in Italia, nel 1944-1945, che destarono grande interesse in quanto nulla si sapeva al riguardo, mi invitò a trascorrere un periodo a Grossny, onde evidenziare anche documentalmente nelle particolarità la vicenda. Conservo ovviamente la preziosissima corrispondenza ed i relativi telegrammi di invito, a me ed a mia moglie Wanda. Purtroppo, come già scrissi da qualche altra parte, mentre eravamo già in procinto di intraprendere il viaggio sebbene il periodo fosse burrascoso per gli attriti già in essere della Cecenia con Mosca, il presidente Dudajev venne assassinato per cui rinunciammo ovviamente alla partenza considerando che il momento era rischioso. Vi sarebbe certo molto da dire se non altro, da quanto io seppi e dedussi da fonte certa cecena, che gli attriti erano fondamentalmente provocati dall' intento russo di avere il dominio sulle preziose risorse petrolifere. Voglio inoltre aggiungere che la vicenda dell' Armata cosacca e della Freiwilligen Brigade Nord Kausasus, etc. al dilà del fatto occupazionale che certamente comportò disagi e sacrifici per le popolazioni indigene dell' Adriatisches Kustenland , foraggiamento sostenuto in buona parte per quindicimila cavalli, disagi di coabitazione in certe zone, inevitabili spiacevoli incidenti, aperse un notevole squarcio e suscitò un forte stimolo sul piano culturale alla conoscenza, almeno per quanto mi riguarda, di molte vicende del mondo orientale.

13  marzo 2019                                  CARNIER PIER ARRIGO
                                              E. mail :< pierarrigo.carnier@gmail.com>

venerdì 8 marzo 2019


Oberstleutnant (Tenente colonnello) Prinz zu Salm-Hostmar, comandante del 6° Reggimento cosacchi del Terek del 15° Corpo di cavalleria cosacca che combattè nei Balcani ; 1943-1945.



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Pier Arrigo Carnier Ho constatato con piacere l' apprezzamento dell' immagine dell' alto ufficiale del 15° Corpo di cavalleria cosacca, unità della Wehrmacht su cui tengo nomina di delegato ufficiale per la storia. Trattasi dell' Oberstleutnant (Tenente colonnello) Prinz zu Salm-Hostmar, comandante del 6° Reggimento cosacchi del Terek.. Si tratta quindi di un principe e, da quanto io sappia, i cosacchi del reggimento lo adoravano per il tratto del comportamento, militarmente tedesco ma permeato di nobiltà e di quel tocco, derivante dall' uniforme, dell ' inscindibile fascino cosacco evocante luci e tenebre, scalpiccio di cavalli e sguainare di sciabole. Ho conosciuto diversi ex ufficiali cosacchì superstiti e tedeschi del 15° Corpo, rientrati nella vita civile, taluni dopo oltre dieci anni di prigionia, trascorsi nei Lager siberiani, fra i quali il conte Goess austriaco, propretario di un castello nei dintorni di Klagenfurt. Gli feci visita diversi anni fa assieme alla giornalista romana, Marina Valensise, in occasione a un' intervista sulla Drava da me rilasciata alla stessa sui luoghi dove i cosacchi in ritirata dall' Italia si erano accampati e dove avvenne poi la loro forzata consegna ai sovietici. Goess , quale ufficiale del 15 Corpo venne quindi intervistato quale testimone, avendo egli vissuto nel sud Carinzia la stessa vicenda con relative conseguenze. La duplice intervista fu poi mandata in onda su Mediaset. Marina Valensise era figlia di un ex gerarca fascista e , come tale, lavorava allora per il Foglio di Ferrara e per Mediaset. La ricordo come donna estremamente piacevole e di eccezioale spigliatezza. Seppi che, in seguito, era passata in Francia e, date le sue brillanti qualità, aveva assunto la direzione di un' importante istituzione educativa.
Per l' attenzione all' immagine del Prinz zu Salm-Hostmar ringrazio Eva Balikova, Alena Stejskal, Elisabeta Maksimovica, Miurin Francesca, Silvia Ostinelli, Luca Leita, Gianni Oberto, Giacomo Oberto, Ivan Odnorog, Vasili Petrenko, Vadim Revinj, Oleg Lixanow e i molti altri per il loro cortese assenso.





CARNIER PIER ARRIGO. Cari amici e lettori sulla base dei "Mi piace" nei confronti delle mie considerazioni riferite all' immagine del tenente colonnello Prinz zu Salm Hosthmar, ho notato che, le stesse, hanno sollevato compiacimento come quando ci si trova di fronte a qualcosa che desta stupore misto ad entusiasmo. Effettivamente i Cosacchi suscitavano questa sensazione. Laddove arrivavano in gruppo a cavallo per effettuare un ' ispezione od altro, la loro immagine troneggiante sui cavalli ed il rumore degli zoccoli metteva paura per poi renderti conto, con un respiro di sollievo, che si trattava non di sensazione intimidatoria bensì di fermezza. C' era un modo di essere dei cosacchi, riflesso del loro mondo uniforme di sterminate steppe dagli orizzonti sconfinati su cui si alzavano profili di lontane nere montagne. Per concezione primigenia la mentalità cosacca era intrisa di fatalismo con l'accettazione degli eventi come predesignati, ma reagendo agli stessi, laddove OCCORRESSE mantenere autonomia o potestà. In ogni caso l' uomo, il cosacco, viveva con costanti stimoli di guerra ritenendo questa la sua funzione essenziale, concedendosi dei bivacchi di svagato abbandono all' ozio, come scrisse ache Tolstoj. lasciando alla donna totalmente le incombenze della quotidianità dell' isba ( la casa) e l' impegno dell'attività lavorativa nei poderi, per cui la cosacca assunse in tal senso, nel nucleo familiare e nell' educazione dei figli, una funzione guida.



 










lunedì 4 marzo 2019

PUBBLICAZIONE SUI KRASSNOFF USCITA IN RUSSIA





                    CARNIER  PIER  ARRIGO


PUBBLICAZIONE SUI  KRASSNOFF USCITA IN RUSSIA


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Pier Arrigo Carnier   Nella copertina del libro sono riprodotte foto, dal basso all' alto, dei tre Krassnoff, Piotr Nikolaevic, Semion e Nikolaj Nikolaewitsch pronipote. Di loro ho parlato ampiamente nel mio volume "L' Armata cosacca in Italia 1944-1945", uscito nel 1965 con molte riedizioni, oltre a un gran numero di miei articoli sulla stampa, nel corso di decenni, con preziose notizie, su Piotr e la moglie, avute in parte in Germania, con acquisizione di tutti i diritti, dalla baronessa Irina von Schweder, nobildonna eccezionale che ospitò i due coniugi allorchè, nel 1919, lasciarono la Russia come profughi. Il pronipote Nicolaj Nikolaewitsch era ufficiale nella Scuola "JUNKER" Cosacchi di Villa Santina (Carnia) sulla quale detengo vari documenti non ancora pubblcati. Dopo la ritirata nel giugno 1945, mentre si trovava con la massa dei cosacchi Lienz, Nikolaj Nikolaevic visse la tragedia della consegna ai sovietici e subì la deportazione in Siberia. Fu liberato dopo oltre dieci anni ed attraverso la Svezia si stabilì in Argentina dove, come scrissi a pag. 238-239 del citato mio volume, fu assassinato da un agente sovietico che gli offrì delle sigarette narcotizzate provocandogli un collasso cardiaco. Riguardo l' atamano Krassoff il colonnello Nazarenko, come riferito nelle mie pubblicazioni, mi ragguagliò sulla sua destituzione dal comando effettivo dell' Armata, che avvenne ad Artegna (Udine) non appena egli giunse da Berlino in Italia, dopo di che si stabilì a Villa di Verzegnis dove, su disposizioni dei tedeschi, come da prove da me citate nel mio ultmo volume "Cosacchi contro Partigiani"-Mursia-Milano, egli tenne un comportamento rigorosamente riservato. escludendo ogni cotatto con civili carnici, mantenendo rapporti unicamente coi membri del suo entourage.Senza alcun proposito di contestazione, ma al solo scopo di rispettare fatti e circostanze accertate ed incontestabii, non posso evitare di dire che la notizia che nella sua sede all' lbergo "Savoia" di Villa di Verzegnis l' atamano, data anche la sua posizione, abbia tenuto conversazioni delicate con taluno, non del suo entourage, che nessuno dei testimoni presenti o frontalieri all' albergo "Savoia" di Villa di Verzegnis, ha mai visto nè sentito parlare, motivato all' origine da un inconro casuale determinato da vicenda partigiana in località dove Krassnoff mai mise piede, con la precisazione, senza negare il fatto addotto , che l'argomento era di competenza di un ufficiale ordinario e non di un generale e che tenendo anche conto che Krassnoff era stato destituito dal comando effettivo sull' armata e non aveva pertanto alcuna ingerenza in questioni partigiane, l' argomento dei dialoghi è semplicemente una favola.completamente priva di ogni e qualsasi supporto .








domenica 3 marzo 2019

STUPEFACENTE INTERESSE NELLA FEDERAZIONE RUSSA, STATI UNITI, ALASKA SOLLEVATO DAL MIO POST SUL MARTIRIO DI ELENA DEL BEN



CARNIER PIER ARRIGO - Storico e giornalista

Ritengo di riproporre ai lettori il seguente post che ha  sollevato vasto interesse.

COMUNICATO

Stante il notevole sdegno  sollevato di recente dalla negazione delle vittime della Foiba di Basovizzaa, da parte dell' ANPI di Rovigo, ed il positivo vasto clamore del  film  del regista Maximiliano Hernando Bruno sul martirio dell' istriana Norma Cossetto, violentata ed assassinata dai partigiani slavi, ritengo di ripubblicare il mio post diffuso sui miei siti Facebook e Blogger,  il 30agosto 2017  che riferisce sul martirio della giovane purliliese ELENA DEL BEN   in territorio di  Porcia di Pordenone il 27 ottbre 1944, prima violentata da un gruppo di  partigiani locali e poi brutalmente uccisa a pugnalate e abbandonata nei pressi del cimitero di Pieve. Su questo barbaro episodio e su altri, compreso il massacro del centinaio di prigionieri cosacchi di Avasinis, donne e bambini compresi, abbandonati poi senza sepoltura ed i cui resti lasciati orrendamente sul luogo per quattro anni, come da  me precisato documentalmente tramite intervista diffusa  via Internet e da Canale Tg.110- Udine, si tace. Le sedi ANPI  fanno silenzio, non vedono e non sentono.....


STUPEFACENTE INTERESSE NELLA FEDERAZIONE RUSSA, STATI UNITI, ALASKA SOLLEVATO DAL MIO POST SUL  MARTIRIO DI ELENA DEL BEN

Stupefacente direi quasi incredibile la sorpresa datami  dal grafico del mio sito Blogger, nel constatare il verde intensissimo diffuso sull’ intera Federazione Russa, Stati Uniti, Alaska e Italia, evidenziante l’interesse dei lettori al mio post diffuso anche su Facebook, in data 18 luglio u.s., dal titolo “ IL MARTIRIO DIMENTICATO DI ELENA DEL BEN, GIOVANE CITTADINA PURLILIESE UCCISA NEL 1944 DAI PARTIGIANI”. Credetemi ho provato delicatezza d’animo e un senso di conforto spirituale nel rendermi conto di questo vasto esteso interesse a suffragio della memoria di  questa giovane martire, orrendamente sfigurata dai partigiani, dimenticata per oltre settant’ anni per aridità di sensazioni ambientali e  condizionamenti tacitamente imposti  dal  clima di  predicata ma  falsa libertà. Mi permetto quindi, stante l’interesse sollevato,  di riproporre ai lettori il post.
Stante il notevole sdegno di recente sollevato dalla negazione delle vittime della Foiba di Basovizzaa da parte dell' ANPI di Rovigo ed il positivo vasto clamore del  film  del regista Maximiliano Hernando Bruno sul martirio dell' istriana Norma Cossetto, violentata ed assassinata dai partigiani slavi, ritengo di ripubblicare il mio post diffuso sui miei siti Facebook e Blogger il 30 agosto 2017 che riferisce sul martirio della giovane purliliese ELENA DEL BEN   in territorio di  Porcia di Pordenone il 27 ottbre 1944, prima violentata da un gruppo di  partigiani locali e poi brutalmente uccisa a pugnalate e abbandonata nei pressi del cimitero di Pieve. Su questo barbaro episodio e su altri, compreso il massacro del centinaio di prigionieri cosacchi di Avasinis, donne e bambini compresi, abbandonati poi senza sepoltura ed i cui resti lasciati orrendamente sul luogo per quattro anni, come da me preciasato documentalmente tramite intervista diffusa  via Internet e da Canale Tg.110- Udine, si tace. Le sedi ANPI tacciono, non vedono e non sentono e continuato a percepire finanziamenti...                                                             

MEMORIA

Riguardo il territorio della “Destra Tagliamento”, che ha la sua storia e di cui Pordenone è capoluogo, con un’indagine condotta mediante sopralluoghi, dialoghi con protagonisti, acquisizioni documentali e presa conoscenza di pubblicazioni, mi riuscì, nel corso di lunghi  anni, a partire al 1962, di raggiungere una visione concreta di quanto ebbe a verificarsi nel periodo dell’occupazione tedesca 1943-1945, che si diversificava dal concetto di vera e propria occupazione, essendo la Germania (III°Reich) nostra alleata, e della conseguente insurrezione resistenziale. I risultati di questa mia analisi in un compendio che coglie gli aspetti più significativi, utili alla comprensione, sono esposti nel mio recente volume diffuso dalla Mursia, dal titolo “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI- Friuli occidentale”. Sempre a proposito della “ Destra Tagliamento” o “Friuli occidentale”, nel corso della mia attività giornalistica di oltre quarant’ anni con diverse testate, trattai vari argomenti resistenziali spesso a più puntate. In uno di questi, pubblicato dal Messaggero Veneto in tre puntate nelle date del 5,6 settembre e 13 ottobre 1996, mi occupai della condanna a morte, su sentenza del Tribunale straordinario tedesco, dell’ ufficiale del Regio Esercito e comandante partigiano Franco Martelli la cui esecuzione, mediante fucilazione, avvenne nelle caserme di via Roveredo in Pordenone.. Per taluni risvolti, del tutto ignorati e da me rivelati, l’argomento era e rimane senza dubbio rilevante. Nella puntata conclusiva uscita il 13 ottobre 1996, oltre a porre in rilievo lo straordinario impegno umano del federale fascista Bortolozzi nel tentare di bloccare, sebbene vanamente, l’esecuzione del Martelli, evidenziai un’oscura vicenda rimasta ignorata, quella precisamente dell’uccisione, da lato partigiano, di Elena Del Ben, splendida giovane trentaseienne di Pieve, piccola borgata contadina in comune di Porcia. Eravamo alla fine di ottobre 1944. L’uccisione avvenne esattamente il giorno 27. Nell’ aria piuttosto umida, essendo periodo di fine vendemmie, regnava odore di raccolti. Stante lo stato di guerra e le circostanze resistenziali sussisteva un clima di paura stagnante, ciò nonostante il sinistro episodio di sangue, toccò la sensibilità dei cittadini e vi fu una forte disapprovazione. Per avere notizie sul caso presi a suo tempo contatti, nella menzionata borgata, con alcuni stretti parenti. Ebbi dagli stessi una bella fotografia della giovane che pubblicai sul Messaggero, nella menzionata ultima puntata. Tenendo in mano quella foto ed ascoltando ciò che i parenti rievocavano, mi passarono per la mente i tempi di assoluto potere delle grandi famiglie possidenti purliliesi e dei dintorni che avevano il dominio sulle proprietà terriere, una delle quali legata nelle origini al Sacro Romano Impero. Per contadini e prestatori d’opera quei tempi furono di assolta sudditanza e più esattamente da “Pane da padrone”, secondo un’ appropriata definizione contenuta nel libro “La ragazza di Fònzerga”, scritto a due mani dalle vicentine Marta Prebianca e Maria Anna Polli, indubbiamente interessante per talune notizie sulla seconda guerra relative ai tedeschi.Fu in quel clima che Elena visse ? Sì, effettivamente visse tale realtà. Essa amava però decisamente l’eleganza, le piaceva distinguersi, curava molto la sua immagine mettendo i suoi risparmi nel vestire bene. Elena fu sospettata dai partigiani di possibili simpatie da parte dei tedeschi che allora presidiavano quei luoghi con comando a Villa Dolfin di Porcia. Essendo giovane donna di bell’ aspetto con cura di sé stessa era naturale che suscitasse delle simpatie. Diverse furono le versioni del come fu prelevata. I parenti mi informarono che Elena, per quelle inevitabili simpatie dei tedeschi,  temeva i partigiani ed aveva realmente confidato a diversi la paura di essere uccisa…. Fu prelevata nella sua borgata o, in ogni caso, al seguito di taluno raggiunse i pressi del cimitero di Pieve, luogo  evidentemente prescelto, dove le si pararono di fronte i carnefici. In una specie di processo d’accusa credo le siano state dette frasi indegne dell’essere umano, tali da allibirla..  Dalle testimonianze, non solo dei parenti, ma di cittadini di Palse e Porcia, Elena venne violentata dall’ intero gruppo e poi uccisa. Al rinvenimento del cadavere oltre a mortali colpi d’arma da fuoco furono notati segni laceranti di diverse pugnalate al collo, alle braccia ed al seno, prova di una ferocia bestiale. Una donna anziana di Fontanafredda, a cui, oltre quarant’ anni fa al tempo delle indagini sul caso , ero stato indirizzato, mi disse fra altre cose che restano a latere del giudizio sul delitto, che Elena era molto devota a Santa Rita da Cascia per cui ritengo che, prima di perdere conoscenza sotto lo i colpi d’arma e le crudeli pugnalate, lei l’abbia invocata. Il suo martirio va senza dubbio assunto a memoria luminosa ed a condanna, senza possibilità di appello, della crudeltà da sciacalli  che infangarono certe vicende partigiane. Un amico, sempre oltre quarant’ anni fa, mi  rilasciò alcune foto di partigiani del luogo, ritenuti i torturatori ed uccisori di Elena . Elena Del Ben, secondo la certificazione dalla Parrocchia di Palse, essendo nata il 3 settembre 1908 ed uccisa il 27 ottobre 1944 aveva, come già riferito in precedenza, 36 anni. Fu sepolta il 30 ottobre 1944 nel cimitero di Pieve, luogo isolato sprofondato nella quiete contadina, ma la storia non finisce qui. Nei giorni successivi al rinvenimento del cadavere il comandante tedesco di Villa Dolfin, un severo maresciallo che, si dice, intervenisse perfino nelle liti familiari quando taluno usava violenza, provvide rapidamente all’ arresto di alcuni partigiani sospettati, secondo soffiate, di essere gli autori del delitto. Sottoposti ad interrogatorio probabilmente confessarono, ma questo non fu dato di saperlo. Al termine dell’ interrogatorio, sotto scorta di alcuni tedeschi, detti partigiani furono fatti salire su uno dei tipici autocarri della Wehrmacht che fece sosta a circa a metà di via Correr. Qui uno dei tedeschi,  disse loro: “ Siete liberi, potete andare !” Scesi dall’ autocarro i partigiani si avviarono sulla strada ma, nel giro di pochi istanti, furono abbattuti da alcune raffiche di “Maschinenpistole”. Era il tipico metodo dei tedeschi che, in relazione all’ ordinanza Nacht und Nebel del 7 febbraio 1941, disposta da Hitler ma firmata da Keitel, accertata la colpevolezza e stabilita la condanna a morte, semplificavano l’esecuzione della stessa e, nel rapporto d’obbligo che inviavano a Berlino, precisavano che l’uccisione era avvenuta legittimamente mentre tentavano la fuga.
 20  luglio 2017  - riproposto il 30 agosto 2017                                                     

         PIER ARRIGO CARNIER



Pier Arrigo Carnier Ringrazio Margherita Nesich , Bruno Del Ben, Massimo Pighin, Giacomo Oberto, Angelo Geracitano e i molti altri, oltre duecento, per l' aver preso atto dei contenuti del mio post evidenziante la barbara uccisione di Elena Del Ben e ribadire a chi non vuol sentire  il massacro del centinaio di cosacchi di Avasinis  (prigionieri coperti da leggi di tutela) abbandonati insepolti per quattro anni, fatto su cui pesa un ' esecrabile connivenza di silenzi. Sempre per l' aver preso atto dei contenuti del mio post ringrazio Paola Di Sopra, Miurin Francesca, Luca Leita, Alena Stejskal. Non posso evitare di aggiungere che i due fatti dolenti per il significato di codanna che rivestono, a cui si aggiungono altri, uno dei quali l' eliminazione di una quindicina di giovani prigionieri calmucchi, che io vidi coi miei occhi il 3 maggio 1945 e lessi nei loro sguardi la paura della morte imminente, assassinati da partigiani carnici nei boschi sottostanti il monte "Piz di Mede" (Zovello), mentre era dovere consegnarli agli alleati che già avevano raggiunto Tolmezzo. I relativi corpi, violando principi elementari di civiltà, furono abbandonati in mezzo a un bosco come quelli di Avasinis ed i cui resti vennero rinvenuti diversi anni dopo da un imprenditore locale...Questo sudiciume morale da parte di elementi che poi si presentarono immondi  a celebrazioni partigiane con sventolio di bandiere rivendicando il merito di aver conquistato la libertà, in realtà ottenuta incontestabilmente sul campo dalle forze alleate angli-americane  e non dai partigiani, per chi realmente conosce la storia  è  veramente provocatorio.




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