sabato 21 marzo 2020


CARNIER PIER ARRIGO   


JOSIP  BROZ  TITO


A seguito del succedersi di approfondimenti storici e testimonianze sono giunto, da qualche tempo, a un  diverso giudizio storico di Josip Broz Tito. Nel perdurare del suo potere, dopo il distacco arrischiato da Stalin  nel 1948, positivamente conclusosi, Tito, pur mantenendo fede ai  principi marxisti  ma con una forma di socialismo  stemperata, si aperse all' occidente e  al mercato comune, dopo aver dato vita  alla coalizione dei non allineati finalizzata ad  assumere veste di prestigio nei confronti dei poteri dominanti l' economia mondiale definiti dal fascismo potenze plutocratiche (Stati Uniti, Gran Bretagna ed ance Francia). Risulta con certezza  che,  nella gestione della Federativa Iugoslava,  Tito favorì intelligentemente lo sviluppo del  settore sanitario incoraggiando ed appoggiando finanziariamente la ricerca scientifica.  Fece altrettanto  nel settore culturale,  limitando notevolmente le spese di studio  per gli universitari  onde consentire il  possibile più ampio accesso.
Sulla base di tali constatazioni quanto precedette la fondazione della Federativa, vale a dire l' ombra dei sinistri  ricordi, quali   la grave ferita delle foibe per gli italiani, la perdita dell' Istria-Dalmazia terre italiane,  quale prezzo per la guerra perduta ed a tacitazione delle  pretese dei vincitori,  dà motivo a un separato giudizio storico con un distacco, della nascente Federativa negli anni quaranta, che raggiunse un suo consolidamento unitario e per il quale il criticato rigido potere e comportamento della polizia  voluto da Tito, a mio avviso  era  necessario.
Dal mio punto di vista  Tito era uomo dal carattere fermo e riflessivo e di grande abilità decisoria, politicamente avveduto. Giunse al potere e lo mantenne per la sua abilità strategica. Egli morì a Lubiana il 4 marzo 1980, a 88 anni,  essendo nato nel 1892. Dopo la sua morte si sparsero su di lui   le voci più disparate, mettendo in discussione la sua stessa identità croato-slovena. I servizi segreti americani, in un rapporto, espressero la convinzione che il suo accento fonetico rivelasse inflessioni russe e polacche. Fra le sue carte riservate fu trovato un atto che riferiva di un Certo Josif Broz, deceduto nel 1915,  di cui egli avrebbe preso il nome. A ciò si aggiuge che  anche Draza  Mihailovic, il capo dei cetnici filomonarchici sul quale anch’ io scrissi, in un incontro con   Tito,  leader del PCJ nel 1941, ebbe l’ impressone di avere di fronte uno straniero dal forte accento russo. Fu detto anche che, Stalin, avrebbe più volte inviato qualcuno in Iugoslavia per uccidere Tito, il quale venne a conoscenza per cui, nella scrivania di Stalin, fu rinvenuta a suo tempo una lettera nella quale Tito così si esprimeva  : <Smettila di mandare emissari a tentare di uccidermi, o la prossima volta ne manderò io uno a Mosca, e ti assicuro che non ne servirà un secondo>.
La caduta  della Iugoslavia, dopo la morte di Tito, merita senz' altro un approfondito studio sulle causali motivate da vari interessi. L' obbiettivo della sua frantumazione si manifestò subito dopo il suo decesso,  ma era già in atto da qualche tempo dal momento in cui egli, per motivi di salute, aveva allentato il potere. Fino ad oggi in ciò  che è stato e pubblicato non ho però trovato una tesi  probatoria e convincente ma i motivi per provocare lo sgretolamento sicuramente ci sono.


21 marzo 2020                                           CARNIER   PIER  ARRIGO

mercoledì 18 marzo 2020



CARNIER PIER ARRIGO
18 MARZO 2020


COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI  ED INTERESSATI ALLA VERITA’ SU VICENDE RESISTENZIALI 1944-1945

In relazione al notevole interesse suscitato di recente su piano internazionale dal post diffuso il 2 maggio 2015 nel mio sito Blogger, conservato nell' accessibile parte d' archivio, nel quale è meticolosamente trattato l' argomento della rappresaglia tedesca su Avasinis del 2 maggio 1945, ritengo motivata e meritevole la ripubblicazione affinchè si sappia come realmente si svolsero i fatti.

LA RAPPRESAGLIA TEDESCA DEL 2 MAGGIO 1945  SU AVASINIS.


Mi riferisco all' articolo apparso sul Messaggero il 29 aprile 2015, nel recente clima di commemorazioni resistenziali legate al 25 aprile, nel quale si richiama il diario di don Francesco Zossi, parroco di Avasinis, villaggio del comune di Trasaghis nella pedemontana occidentale, quale testimonianza della tragica rappresaglia tedesca verificatasi nel lontano 2 maggio 1945 che provocò 51 vittime civili innocenti. L’articolo preannunciava una rievocazione dei fatti fissata nella serata di ieri, 30aprile, nella chiesa di Avasinis in base alle annotazioni del diario e con l’aggiunta di altre testimonianze raccolte in una pubblicazione locale, edita alcuni anni fa ed ora ripubblicata.

Mi permetto di ricordare che fui io per primo, col mio volume “LoSterminio Mancato 1943-1945”-Mursia editore Milano 1982,  a far conoscere tra l’altro, su piano nazionale, i contenuti essenziali  del diario di don Francesco Zossi, da me rintracciato in Carnia presso persona  depositaria, documento che poi trattenni per l' esame necessario e di cui, nel mio archivio, conservo copia integrale.
In seguito, oltre alle riedizioni del mio volume, l’argomento della rappresaglia su Avasinis fu da me trattato in vari articoli sul Gazzettino uno dei quali in due puntate, pubblicato nei giorni 14 e 21 novembre 2005, e ripetuto poi via Internet, nei miei siti Facebook e Blogger, in data 31.08.2013. Nel medesimo risultano indicate  le forze tedesche che attuarono effettivamente l’azione, Karstjäger e Prinz Eugen, affiancate quale supporto dalla Freiwilligen Einheit, subordinata alla Karstjäger, costituita da  ex appartenenti alla Blauen Division e Azul Legion, unità spagnole che avevano combattuto a fianco dei tedeschi su fronte russo. Vi sono però altri miei precedenti articoli sulla rappresaglia, uno dei quali sempre sul Gazzettino, in data 25.03.2003.
Don Zossi stese sulla tragica vicenda delle annotazioni accennando che la stessa fu provocata dai partigiani il che, sulla base di indagini, fu da me confermato nel senso che la stessa fu causata da un attacco partigiano alle colonne tedesche in ritirata  lungo la  nazionale Udine -Tarvisio poco oltre Ospedaletto, causando delle vittime.
Di tale provocazione, riguardo Avasinis, si cerca di non parlare sia sulla stampa sia nei discorsi ufficiali di circostanza, come se la rappresaglia  fosse stata un’ improvvisazione immotivata da parte tedesca. In ogni modo vi sono, inoltre, altre vicende sulle quali, nelle commemorazioni che riguardano il caso Avasinis, si preferisce tacere. Si tratta dell'uccisione di diversi tedeschi che, bloccati dai partigiani mentre si trovavano in ritirata, pur non avendo nulla a che vedere, come è stato possibile accertare, con l’azione di rappresaglia, furono brutalmente massacrati ad Avasinis dagli stessi cittadini. Altri undici tedeschi, fatti prigionier ad oltre 25 chilometri a sud di Avasinis, tra Pinzano e Valeriano, mentre si ritiravano pur senza alcuna prova che fossero implicati nell'azione di rappresaglia, dopo inutili interrogatori, vennero fucilati in una località tra Avasinis e Trasaghis  lungo il torrente Leale verso la confluenza del medesimo nel Tagliamento. Secondo dichiarazioni fattemi dal comandante partigiano Fontana che comandò l'esecuziome, si trattava di istriani e sudtirolesi. A ciò si aggiunge un  ben più ampio massacro, ricostruito nell’accennato mio volume, concernente l’eliminazione di circa un centinaio di  cosacchi, fra i quali diverse donne e bambini, che si erano arresi  ad Avasinis,  Oncedis ed Interneppo, nei giorni antecedenti il 1° maggio. La resa degli stessi avvenne su intimazione e mediante trattative condotte dai partigiani con la presenza della signora Augusta Venturini Kozlova, un’italiana del luogo che parlava il russo e quindi con la funzione di interprete, affiancata dello stesso don Zossi il quale rassicurò i cosacchi sulla loro incolumità, garantendo che quali prigionieri, nel rispetto della legge,  non sarebbero stati consegnati  ai sovietici bensì agli alleati anglo-americani. Osserva poi don Zossi, nelle sue memorie,  che tale patto non fu mantenuto dai partigiani.
Il barbaro massacro.  ebbe luogo  sulle montagne  ad ovest di Avasinis ed Alesso, nelle località “ Gadoria”  e  “ bosch Chianal ”, e fu eseguito da tre partigiani, due dei quali dell’Osoppo ed il terzo della Garibaldi. Ad esecuzione avvenuta i tre partigiani  cercarono di bruciare i cadaveri, ma il tentativo fallì per mancanza di sufficiente carburante. I cadaveri vennero poi abbandonati senza sepoltura sui luoghi dell’ esecuzione e solamente  diversi anni dopo la Procura di Gemona impartì disposizioni perché ai pietosi resti fosse data sepoltura. Su tale crimine, consumato palesemente in violazione di precise norme internazionali, non risulta o quantomeno non fu rintracciata la prova che la competente autorità abbia dato luogo a una dovuta istruttoria, e, in ogni caso, di fatto non ebbe luogo  alcun procedimento penale.
A suo tempo, dopo la diffusione del citato mio volume “Lo Sterminio Mancato” nel quale è pure trattata l’effettiva realtà di quanto accadde nella “Risiera di San Sabba” dove non ebbero affatto luogo azioni di sterminio, dei cittadini di Avasinis assieme al parroco (si trattava di un nuovo sacerdote in quanto don Zossi era deceduto da tempo) mi invitarono a tenere una conferenza nella chiesa del villaggio. In conformità alle prove in mio possesso, affrontai l’argomento rievocando nei tragici dettagli la rappresaglia che si concluse sconfinando nel crimine - l’uccisione bestiale di tedeschi incolpevoli nel paese e gli altri undici lungo il torrente Leale, altrettanto  incolpevoli, nonchè  il massacro dei cosacchi sulle montagne. Le mie dichiarazioni, formulate in anni non facili dominati da una sinistra omertà, segnarono una spaccatura nel  clima conformistico delle celebrazioni resistenziali e furono ascoltate dai molti cittadini convenuti in un profondo silenzio. Una donna, moglie di uno dei tre partigiani esecutori del massacro dei cosacchi, allora emigrato all’estero, mentre al riguardo stavo riferendo alcuni particolari aspetti di tale barbarie e crudeltà,  si alzò dal banco dov’era seduta e lascio la chiesa...

2 maggio 2015                                         CARNIER PIER ARRIGO


NOTA
Pier Arrigo Carnier Mi fa piacere che si legga questa mia puntualizzazione dei fatti che stabilì un nuovo corso, vale a dire un interesse alla verità storica contro falsificazione operata in silenzio da pennaioli, allineati alla linea dell' omertà politica instaurata a protezione della Resistenza. Annualmente il 2 maggio si celebra la ricorrenza della rappresaglia tedesca su Avasinis che costò 51 vittime civili, alla cui memoria è dedicato giustamente un monumento, ma non si dice una sola parola a ricordo del criminale massacro partigiano del centinaio di cosacchi innocenti ( cos' li dichiarò il parroco don Francesco Zossi nel suo diario che io detengo) dei quali molte le donne e dei bambini, uccisi a raffiche e che poi si tentò di bruciare, il che non riuscì per mancanza di sufficiente carburante e che infine furono abbandonati sul luogo senza sepoltura, in pasto ai corvi e alle volpi. Solamente dopo quattro anni l' Autorità preposta si mosse a disporre il ricupero dei resti come da ampia documentazione in mio possessi. Si tratta di constatazione desolante e vergognosa questa assoluta mancanza civile di un pensiero per quei morti. Ogni tanto immagino quei bambini cosacchi in preda allo sgomento, travolti dalle scariche che li uccise..!!! Pur nell' aridità della sensibilità pubblica c'è comunque un risveglio ad acquisire la conoscenza dell' esecrabile fatto ed io mi adopererò ancora perchè rimanga scolpito nella storia !!!


lunedì 16 marzo 2020


CARNIER PIER ARRIGO

ODIERNA NOTIFICA OGGI, 16 MARZO 2020, PERVENUTAMI SU FACEBOOK RIVITALIZZA UNA PASSATA CORRISPONDENZA SULL' ARGOMENTO COSACCHI, CHE RITENGO MERITI ATTENZIONE 


2 giugno 2019 ·
CARNIER PIER ARRIGO
ODIERNA NOTIFICA OGGI, 16 MARZO 2020, PERVENUTAMI SU FACEBOOK RIVITALIZZA UNA PASSATA CORRISPONDENZA SULL' ARGOMENTO COSACCHI, CHE RITENGO MERITI ATTENZIONE
CARNIER PIER ARRIGO
ODIERNA NOTIFICA OGGI, 16 MARZO 2020, PERVENUTAMI SU FACEBOOK RIVITALIZZA UNA PASSATA CORRISPONDENZA SULL' ARGOMENTO COSACCHI, CHE RITENGO MERITI ATTENZIONE.
2 giugno 2019 ·
Corrispondenza interessante con un caro amico cosacco che vive in Croazia nella giornata di ieri, 1° Giugno 2019, coincidente con l' annuale celebrazione della Tragedia cosacca della Drava del giugno 1945.
Messaggio da German Viktor dalla Croazia
Da German Viktor - Croazia a Carnier. Hi, Pier Arrigo! Today is day martiros of cossacks!!
Mia risposta
Danke, viel danke Sehr geerte Herr German Viktor, ich bin leben 1944,1945 bai zveite Bataillon der erst regiment Freiwilligen Brigade Nord Kaukasus in Karnisces Alpen....und iich habe bekannt Ataman general Kosaken Wiaceslaw Naumeko und General Grigori Glaskow. Carnier Pier Arrigo (= Molte grazie egregio signor German Viktor,  io nel 1944-1945, ho sono  vissuto presso il secondo battaglione del Primo reggimento Freiwilligen Brigate Nord Kaukasus nelle Alpi carniche...ed ho conosciuto l' atamano generale cosacco Wiaceslaw Naumenko e il generale Grigori Glaskow. Carnier Pier Arrigo.)

Messaggio da German Viktor

Caro amico Pier Arrigo!

Quasi tutti gli ufficiali cosacchi e caucasici furono fucilati dai bolscevichi in Austria. Evitare l'emissione del generale Kononov. Nel 1953, combatté con il maggiore Ostrovsky nella Corea del Sud, dove l'attacco di cavalleria notturna mise in fuga migliaia di cinesi rossi. Il generale Kononov è considerato un eroe nazionale della Corea del Sud. C'è un cinegiornale su questo. Fu distrutto dai bolscevichi in Australia.

Fine della conversazione in chat.

Mia risposta

Caro German mi hanno fatto molto piacere queste tue notizie su Kononow ed Ostrovsky di cui conosco perfettamente il loro curriculum. Di Kononow mi parlò a lungo il Polkovnik (colonnello) mio amico Nikolaj Nazarenko, genero dell Ataman generale del Kuban Wiaceslaw Naùmenko, che nel 1944 fu a Cavazzo Carnico assieme alla figlia Natalia, quale autorità al vertice dei cosacchi del Kuban e che poi passò in Germania al comando di cosacchi sotto la guida di Andrei, Andrejevic Wlassow. Naumenko mi volle al suo fianco, nel dopoguerra, durante un sopralluogo in Austria, nell' Osttirol e sud Carinzia, sui luoghi della famigerata consegna dei cosacchi ai sovietici, essendo io testimone avendo visitato quei luoghi dopo il fatto e parlato a lungo coi superstiti che si trovavano alloggiati nella baracche di un lager della Wehrmacht alla periferia sud di Lienz.

Prendo atto di quanto mi dici sugli ufficiali cosacchi dell’ Armata di Domanow e del 15* Corpo di von Pannwitz ma non mi risulta, come dici, che quasi tutti siano stati fucilati in Austria. Trecento ufficiali sono stati eliminati, dopo la loro consegna dai britannici alla polizia sovietica a Judenburg, in una zona mineraria della Stiria. Di questo sono certo avendo condotto di persona indagini accurate nella Stiria e rintracciato anche un teste e varie voci di conferma. e fui io a darne notizia sulla stampa ed anche nel mio volume “L’ Armata cosacca.....”. Ma la massa degli ufficiali fu deportata dopo il tradimento di Spittal an der Drau (1) con un viaggio separato dalla massa dei soldati col seguito dei profughi civili. Parlando con alcuni dei deportati rientrati in Germania dopo undici anni di prigionia in Siberia in seguito al amnistia di Krusciow, fra i quali Alexjej Protopopov Ritter ed altri, ciò che tu dici non risultò. Comunque ne riparliamo, fammi sapere il nome di qualche testimone o se esiste qualche testimonianza scritta.

Mi sorprende molto quanto mi riferisci su Kononow evidentemente sfuggito alla consegna ai sovietici assieme ad Ostrovsky. Fammi sapere come ciò può essere avvenuto. Grazie molte.

2 giugno 2019 CARNIER PIER ARRIGO

(1) * Tradimento di "Spittal an der Drau". Si tratta di un esecrabile tradimento su cui ho tutti i dettagli. All' alba di fune maggio 1945 i britannici annunciarono negli accampamenti posti tra Oberlienz ed Oberdrauburg l' ordine diretto agli ufficiali di prepararsi per ascoltare, a Spittal an der Drau, centro della Carinzia posto più a sud, una sua conferenza. L' ataman generale Krassnoff consigliò a tutti di mettersi in ordine indossando la divisa di gala (la divisa per le parate). Mediante colonne di autoveicoli britannici la massa degli ufficiali fu quindi trasferita a Spittal an der Drau, e qui, anzicchè ascoltare la conferenza di Alexander, ebbe luogo l' arresto in massa. La disperazione che colse gli ufficiali, molti dei quali gloriosi pluridecorati ex zaristi, dette luogo nella notte a diversi suicidi fra i quali quello del generale Silkin. L' arresto degli ufficiali spianò la strada alla forzata consegna dei cosacchi, forze militari dell' armata e decine di migliaia di profughi civili, operazione affidata a contingenti della brigata ebraica ( Jevis Brigade).Conservo memoria di testimonianze di atroce violenza. Spesso alle riunioni celebrative cui partecipai in anni lontani del dopoguerra, come unico italiano, gli incontri coi superstiti che rievocavano la violenza della consegna, provocavano momenti di profonda commozione.....!!!

4 giugno 2019 CARNIER PIER ARRIGO, delegato ufficiale per la storia, Danilo del Col​
5* Corpo di cavalleria cosacca del generale Von Pannwitz, che, nel 1943-1945, combattè nei Balcani.

Pier Arrigo Carnier

Pier Arrigo Carnier Carissina Elettra il testo che hai letto è stato da me integrato per dire all' amico German Viktor kovalenko che gli ufficiali cosacchi e caucasici circa 4.500 non son stati affatto tutti fucilati in Austria. La massa degli ufficiali su cui sono documentatissimo è stata deportata con un viaggio separato dai soldati e profughi civili che venivano al seguito. Poco dopo la consegna da parte dei britannici alla polizia sovietica a Judenburg nella Stirja, trecento ufficiali furono realmente fucilati e affossati in una zona mineraria della Stiria. Mi vengono i brividi a ricordare che. durante le mie ricerche gli austriaci non volevano parlare e, se mi dicevano qualcosa, mi raccomandavano il segreto. Ma mi riuscì di sapere. Erano anni in cui anche in Austria regnava un clima di forte influenza del potere sovietico. Carissina Elettra io veramente ho fatto ricerche, anche in Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia in questo caso con appoggi segreti, credimi. Talvolta quando leggo certe sciocchezze di pennaioli,che vivono nella bambagia sotto le ali del potere politico mj cadono le braccia e per reazione istintiva mi verrebbe voglia di metterli al muro.....Un fortissimo ma deliato abbraccio

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RICHIAMO L' ATTENZIONE SU UN ' ULTIMA RECENTE  SGRADEVOLE CONSTATAZIONE !!!

Cari lettori prendo occasione  dall' argomentazione di cui sopra, per riferire che proprio  ieri, 15 marzo 2020, mi è capitato di notare su You Tube un video di fonte britannica dal titolo  I COSACCHI " KASAKI" IN CARNIA, attribuito a  certo Robert Knight e riferito alla consegna forzata dei cosacchi in Austria da parte britannica nel giugno 1945,  la cui versione dei  fatti sia io che il conte Lev Tolstoi, riteniamo   non rispondente a realtà storica . Trattasi di  video utilizzato da fonte scolastica italiana che si qualifica Friuli Venezia Giulia-Gorizia.e quindi fuori dal rigore storico, con un adattamento in cui risultano  utilizzate immagini tratte da altri video. In ogni caso non può essere tralasciato, in riferimento al testo originale dello Knigh che, nel medesimo  si attenuano le gravi responsabilità dei britannici della consegna forzata, motivandole come inevitabili onde non provocare in Stalin delle reazioni  e ciò a protezione di un' entità di prigionieri britannici in mano sovietica nell' URSS. Le cose stanno ben  diversamente, riferite con chiarezza da Tolstoi in un suo volume che provocò una causa, con conseguente strascico..., e nelle mie pubblicazioni L'  Armata Cosacca in Italia 1944-1945", Lo Sterminio mancato" e in vari consistenti articoli sulla stampa. La consegna in realtà fu motivata dal fatto che Stalin si era proposto di smantellare e far proprio, per danni di guerra subiti dall' URSS, l' intero impianto industriale della Germania con pesanti conseguenze negative dell' economia anche britannica, per cui, venendo meno alla consegna dei cosacchi convenuta nei patti di Yalta, i britannici temevano che Stalin desse corso a tali suoi propositi. Il video britannico appare poi  confusamente con la separata aggiunta di   testimonianze italiane,  rilasciate talune in altri video  da  ex  partigiani ed altre  casuali, che  riferiscono in senso generico sull' occupazione cosacca in Carnia e  sulla ritirata in Austria a fine aprile-maggio 1945.

Non posso tralasciare di aggiungere e puntualizzare che, la proliferazione a casaccio di Video da fonti non qualificate talune di evidente dilettantismo, magari addirittura compensate con denaro pubblico, non solo sulla vicenda cosacca  ma pure sulla resistenza ed altro,  sta svalutando e precipitando in una situazione di maleodorante degradazione l' autenticità storica dei fatti che viene quindi a mancare di una indispensabile protezione !!!!

16 marzo 2020                          CARNIER PIER ARRIGO

23
Persone raggiunte
4
Interazioni

sabato 14 marzo 2020


CARNIER PIER ARRIGO


GUERRA PARTIGIANA IN CARNIA  1944

Vivo interesse registrato ieri, 12 marzo 2020, su argomenti d'archivio del mio sito Blogger da lettori statunitensi e di altre nazionalità e pure italiani in particolare con riferimento al caso del capo partigiano " Olmo" ( Casali Enore) reso pubblico il 27 gennaio 2015, per cui lo ripropongo.

                                                        *        *        *

Bocche cucite riguardo la mia lettera sul caso del capo partigiano “OLMO”
 ( Casali Enore) pubblicata sul quotidiano il ” Gazzettino”, edizione Udine, il 27 gennaio 2015. Evidentemente si teme  di urtare qualcosa che esploda come quando si cammina su un campo minato ma soprattutto perché si teme la verità,  dopo avere propinato  alle ignare nuove generazioni, da parte di organismi pseudoculturali tenuti in piedi con denaro pubblico, falsità spudorate quali  l’affermazione di  “ Carnia libera” o “Repubblica della Carnia” ed alterato la realtà  resistenziale con  filmati d’una desolante mediocrità infantile,  ritenendo che la Resistenza, che aveva carattere rivoluzionario di base comunista,  debba essere presentata come una fiaba idilliaca, quali  “Carnia 1944. Un’estate i libertà” ed altri consimili di cui , fortunatamente, non si sente più parlare. Il caso “OLMO”, con lettera piu ampia, è uscito inoltre sul quotidiano  “La Voce di Mantova” e,  come articolo su “Trentino Libero” quotidiano on line. Notevole, su tale argomento,  l’interesse manifestato su quanto da me pubblicato via Internet  sul sito Blogger che, alla data di oggi  4 febbraio 2015, registra raggiunte 8.781 persone e circa altrettante sul sito Facebook.

 04 febbraio 2015
Mi permetto di aggiungere che, da tempo,  fonti celebrative della resistenza, tenute in piedi con denaro pubblico,  fanno silenzio sui vari disonorevoli fatti da me smascherati, in particolare sulla criminale eliminazione  del centinaio di cosacchi arresisi ad Avasinis-Oncedis,(uomini, molte le donne con bambini di cui due o uno in fasce) violando precise norme internazionali e l' impegno d' onore, di cui furono testimoni  il parroco don Francesco Zossi e l' interprete Augusta Venturini Kozlova, di aver accettato la  resa,  il 25 aprile 45, su garanzia di avere salva la vita, ed invece furono  massacrati prima del  2  maggio 1945, data  in cui i tedeschi in ritirata sulla nazionale Udine-La Carnia, a seguito di un attacco partigiano, attuarono motivatamente la rappresaglia sul villaggio di  Avasinis  con  51 vittime civili.  Urta  il  fatto che,  taluni elementi fra i quali un donna carnica dal fare presuntuoso,  impegolatasi in vicende partigiane più grandi di lei,  sbraita nel deserto in appoggio ad altro elemento di parte autore  di  un opuscolo, limitato a  diffusione ambientale e  pagato con denaro pubblico nel quale,  onde dare motivazione attenuante al massacro dei cosacchi, si asserisce che il medesimo avvenne dopo la rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945, quando   invece in base a  insovvertibili  elementi probatori,  ripetutamente da me diffusi  su piano editoriale,  nei miei volumi Lo Sterminio Mancato, L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945,  sia giornalisticamente,  avvenne prima nei giorni di fine aprile.


13 marzo 2020                              CARNIER PIER ARRIGO

mercoledì 11 marzo 2020

  IL DIO DELLE MONTAGNE  ( "SIGNOUR DAS MONTS")


Desidero ricordare un fatto straordinario dato che in questo video si cita la " Selva di Pieria ". Nel lontano 1970 trovandomi a Pesariis, presso i miei suoceri, assieme a mi cognato,Gian Marco Solari, decidemmo di affrontare un' escursione sulle montagne circostanti, quelle ad ovest del paese ( Vinadia. Pieltinas, valle Naverza...Partimmo all' alba con viveri al sacco. Era settembre ed in diverse malghe si era già smonticato, ma in talune casere dei pastori erano rimasti in "germaria" con le proprie bestie, vale a dire per trascorrere, tempo permettendo, un ulteriore periodo possibilmente fino alla prima burrasca di neve. Era un settembre piacevole dalla serenità riposante, tipica della Carnia. Facendo un gran giro ci fermammo in soste a malga Pieltinas, Naverzuta, Gerona . Ero tentato di raggiungere malga Mont di Riu, che ha un' antica storia legata al villaggio di Riu della media val Gorto che, non so se ancora esiste, ma proseguimmo verso malga Losa a lungo alpeggiata da Gressani Nito di Luint , col quale avevo familiare amicizia per cui affrontammo un' ultima sosta. Chiacchierando si fece tardi. Cominciava già ad imbrunire mentre nuvole scure si addensavano nel cielo. Nito, guardando il cielo dalla porta della casera, ci disse : <vi consiglio di andare perchè minaccia un temporale>. Lo ubbidimmo e, sacco da montagna in spalla, partimmo veloci. Salimmo per una scorciatoia verso un passaggio sulla vetta del monte, per poi scendere in val Pesarina. Mentre iniziavamo a scendere verso malga Pilagn o credo Litim, vecchie malghe che forse più non ci sono, passando vicino alla casera di una delle due, un vento furioso faceva cigolare le porte degli alloggiamenti. Sostammo un attimo sorpresi, con paura, da un rumore insolito, un secco crepitare uguale al ritmo della raffica di una mitragliatrice : era l'effetto di un temporale i cui scrosci di pioggia si abbattevano sui boschi sottostanti, formati da faggi dalle chiome ancora cariche di foglie e da una nera abetaia detta "la selva di Pieria".. Riprendendo a scendere lo scroscio della pioggia, avanzando verso l' alto, ci raggiunse e, all' improvviso, si fece buio per cui riusciva difficile scorgere le vecchia mulattiera. Incontrammo dei torrenti improvvisamente ingrossati che superammo con l'acqua fino alle ginocchia. Ad un incerto passaggio cercai di ottenere un barlume di luce accendendo dei fiammiferi, ma senza effetto perchè la fitta umidità li spegnava all' istante. In qualche modo proseguimmo. Giunti alla parte bassa della "Selva ", sempre in condizione di buio, la mulattiera correva sull' orlo di precipizi, il che mi fece veramente paura poichè, un passo falso, poteva farti precipitare e qui accadde un miracolo. Sull' orlo marginale di stoppie d'erba della mulattiera, ridottasi a condizione di sentiero, apparve una luce fosforescente che si allungava seguendone il corso, come poi constatammo, creando una traccia segnaletica. Ci parve di non credere. Si trattava di lucciole ed io mi chinai stupito a raccoglierne alcune. Il percorso per raggiungere la strada di fondovalle, per il rientro a Pesariis, apparve quindi delineato. In silenzio seguimmo la linea di detta fosforescenza fino a che, in vicinanza della strada di fondovalle, detta linea fosforescente deviò con una curva ed entrò nel cimitero di Pieria. Tale constatazione, lì per lì, ci fece pensare che il fatto aveva qualcosa di soprannaturale . Ci parve che qualche Santo era venuto ad aiutarci, anzi mi tornarono in mente vecchie storie ascoltate da ragazzo o comunque in anni giovani da vecchi pastori nelle casere una delle quali, ricordo, a casera Chiaula Granda (1) legate alla credenza di vicende fantasmiche, ma per loro realmente accadute. Nelle stesse si diceva che, in momenti terribili, c' è un Dio delle montagne che viene a salvarti, più esattamente lo definivano " Il Signour das monts". E quel Dio, veramente, ci aveva messo di fronte la sua prova di aiuto e di salvezza...!!!!
Quando ritorno su questa storia, credetemi, mi commuovo perchè entro in un altro mondo....



12 marzo 2020                                                                CARNIER PIER ARRIGO




11 MARZO 2020 CARNIER PIER ARRIGO

venerdì 6 marzo 2020









domenica 8 febbraio 2015


PORZUS - 7 FEBBRAIO 1945



COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI E CHIUNQUE ALTRO ABBIA INTERESSE ALLA STORIA

                                    PORZUS
                           7 FEBBRAIO 1945

Ho letto sul Corriere  Della Sera di ieri, 7 febbraio, un articolo per la verità non rilevante sulla vicenda di Porzus ed oggi ho notato che l’argomento è stato rievocato da uno dei quotidiani  del Friuli Venezia Giulia e forse da altri.
Conservo una cartella voluminosa di miei articoli pubblicati al riguardo su vari quotidiani a cui corrispondevo o collaboravo (L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Il Gazzettino…), ultimo nel 2012 su “ La Voce di Mantova”,  argomento che trattai anche su alcuni periodici.
Da quanto recentemente ho letto, scritto da altri, vedo che il tenore dei giudizi  dopo settant’anni dai  fatti persegue una linea  accomodante chiaramente politica onde non urtare interessi, metodo da cui dissento nettamente. Nel Friuli, dal mio punto di vista, sussiste un condizionamento nell’esposizione effettiva dei fatti dovuto alla  cappa clericale (non che io sia contrario alla Chiesa) e in riferimento a Porzus si tende a far credere che la ventina di vittime osovane  vadano assunte come simbolo di martirologio in nome  dell’italianità mentre  l’analisi dei fatti e delle prove dimostrano una situazione diversa. Da ex membri dell’Alto comando tedesco di Trieste ebbi a suo tempo conferma che la Platzkommandantur di Udine aveva stretto rapporti con esponenti dell’Osoppo per cui in realtà, tedeschi ed    Osoppo avevano “annodato le fila”, affermazione che trova riscontro nei rapporti che membri delle missioni britanniche, accreditati presso i partigiani (Sir Thomas Mackpherson ed altri) resero a fine informativo al superiore Comando sulla base di informazioni e valutazioni dai medesimi recepite da fonte slava. Considerate le circostanze e le tensioni della guerriglia appare ovvio che, il concetto dell’azione esecutiva di Porzus, fu motivata da decisioni operative  causate di fatto dal cedimento della condotta dall’Osoppo rispetto ai principi della Resistenza, confermato da fonte tedesca.
Questi sono i fatti e non chiacchiere per cui, sotto il profilo storico,  l’azione punitiva su Porzus fu motivata. Ebbi vari rapporti con Giacca (Toffanin Mario), ex capo dei GAP che guidò l’azione esecutiva,  onde arrivare a una chiarificazione e convengo che  le motivazioni dal medesimo addotte coincidono con quanto da me accertato. Che l’operazione esecutiva avesse potuto risparmiare taluni giovani ignari, è stato da me osservato a Giacca, ma le regole della guerriglia e lo stato delle circostanze non evitarono tale crudeltà.
Non condivido naturalmente e disapprovo l’utilizzo strumentale che si fa della vicenda Porzus sul piano politico con pressappochismo ed impreparazione, come già infatti per lunghi decenni l’argomento fu utilizzato dalle forze politiche democratiche  (Democrazia Cristiana) in funzione anticomunista onde  trarre dei successi elettorali. Allora i comunisti attuarono una difesa sbagliata attribuendo la responsabilità, come capro espiatorio,  ad un errore di  Giacca, ed  oggi, per ragioni di comodo, sempre i comunisti  modificati in Partito Democratico, sono disposti a cambiare versione ma il giudizio storico è dato dalle prove menzionate ed è inutile girarvi attorno all’italiana.

  08 febbraio 2015