COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI ED AI
CARNICI TESTIMONI DEL PERIODO DI GUERRA 1943-1945 E RESISTENZA
5 MARZO 1955 : NOTTE DI NEVE E DI
SANGUE SULLE MONTAGNE DELLA CARNIA.
Esattamente
sessant’anni fa, nella notte sul 5 marzo 1955 il destino mi volle testimone,
allora circa trentenne, assieme ad giovane valligiano diciottenne, Vico
Gressani, dell’assassinio dell’”Ors di Pani” cav. Antonio Zanella, patriarca
pastore, autorevole possidente, e della figlia Maria. Con l’” Ors di Pani", propulsore e difensore dei valori della
montagna carnica, ebbi un rapporto di preziosa vera amicizia e reciproca stima
dovuto a motivate ragioni e, del medesimo,
resto testimone di sue segrete
confidenze non solo personali, ma pure su fatti della Resistenza verificatisi
nella valle di Pani. Ho indelebile, riguardo quella notte, il ricordo dell’incontro
ravvicinato con l’omicida e il mio dialogo col medesimo mentre avanzava ansimante verso di noi, che eravamo di
ritorno al casolare dell’”Ors” dopo una visita, nelle vicinanze, al montanaro Giovanni Zanier e famigliari. Impugnava un’arma, una
doppietta che, come seppimo in seguito, era caricata a pallettoni per camoscio,
con cui già aveva ucciso l' "Ors" e Maria. Giunto a breve distanza da noi non gli restava che spararci per togliere di mezzo due
testimoni. Aveva tutto il piglio di farlo ma ebbe un attimo d'
indecisione, abbassò il fucile e preferì allontanarsi a grandi balzi superando
una staccionata di filo spinato. Mia madre
mi diceva sempre che, a proteggere me e Vico, ci dev’essere stato
un Santo!
Nevicava
fitto e il manto di neve era già alto. Riguardo la vicenda tralascio , in qesta
sede,una serie di particolari ma non l’emozione che provai, nell’indomani, nel
distacco dal cadavere di Maria, stroncata da una fucilata al petto, stesa sul lastricato del casolare accanto alla
nicchia del focolare. Donna acutamente intelligente mi ricordava, nel portamento, delle tipiche importanti donne possidenti ungheresi che avevo avuto modo di conoscere. Pure lei mi aveva confidato, nel
tempo, molte sue vicende delicate, strettamente
personali. Nello staccarmi da quel corpo, dentro il casolare odorante dì
fumo, non potei evitare di scoppiare a piangere
Il
cadavere dell’ “Ors” fu rinvenuto nel giorno successivo, sepolto dalla neve. In
quanto ai fatti della Resistenza l’”Ors” ne era il prezioso
testimone, con particolare riferimento allo
slavo e comandante partigiano Mirko (Arko Mirko) ed alla sua compagna ed amante Katia (Bonanni Gisella), assassinati su mandato all’alba della liberazione nonché al sovietico Cernikow, avamposto stalinista a
cui Mirko e Katia erano strettamente legati.
05
marzo 2015
PIER ARRIGO CARNIER
Desidero
aggiungere un mio particolare ricordo su Maria Zanella figlia dell’”Ors”. In occasione ai miei frequenti ritorni in quella meravigliosa valle
spesso assieme a Wanda, mia moglie, Maria
prediligeva aprirsi a raccontare, soprattutto a mia moglie, dei suoi viaggi a
Venezia città di cui era fortemente innamorata. Spiegava che vi andava sola,
quantomeno una volta l’anno, e si fermava qualche notte in un albergo di lusso
per sentirsi una vera signora. Calzava per l’occasione un paio di scarpe nuove
ed amava camminare per le calli della
città fra il brusio della folla di
turisti e fermarsi, soprattutto, davanti
alle vetrine di importanti oreficerie, per osservare i gioielli esposti ed
anche vi entrava a chiedere il prezzo di pezzi di alto valore che talvolta pure
acquistò. Disponeva infatti di una nascosta riserva di gioielli. Le piaceva affermare
che, nel momento in cui l’orefice, dopo aver preso in mano il gioiello da lei indicato, ne pronunciava con una certa
solennità e deferenza il prezzo, lei provava una
gioia interiore in quanto, volendo, sapeva di disporre del denaro per l’acquisto.
Questo era un lato di Maria Zanella. Feci ritorno nella valle di Pani diversi
anni fa, dopo decenni di assenza, e la trovai irriconoscibile essendo
fortemente rimboschita a seguito dell’abbandono della montagna. Provai
desolazione e ripensai a quella Carnia attiva dall’economia autosufficiente di anni lontani,
dalle ampie zone prative sulle montagne dove i montanari falciavano ogni
fuscello. Mi tornarono in mente le grandi malghe, i giorni festosi di monticazione
in giugno, col tintinnio di zampogne delle mandrie lungo le valli, ed il
ritorno altrettanto festoso, in settembre, che a volte lo sentivi cupo e possente ( detto nell'dioma carnico " si sintiva un sdrondenaa di sampogns") nel profondo
alto Gorto, lungo la valle dopo Forni Avoltri e Rigolato, dovuto alle mandrie che
scendevano dalle malghe Bordaglia, Fleons, Sissanis, Avanza, Plumbs, Moraret, Mont di Tierc (o, secondo inflessione linguistica dell'idioma carnico, "Mont di Chierc" ), cara vecchia Grande Carnia...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica, è perduta...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica, è perduta...
07
marzo 2015
PIER
ARRIGO CARNIER