sabato 29 settembre 2018
RISPOSTA A GIANFRANCO VALENT
PIER ARRIGO CARNIER·SABATO 29 SETTEMBRE 2018 Sì, ho conosciuto personalmente il tenente Erich Kuhbander, promosso poi Sturmbannfuehrer (maggiore) ed ebbi con lui vari contatti ed incontri nel dopoguerra a fine storico. Kuhbander fu volontario a 17 anni nelle Waffen SS e fu impiegato quasi in tutti i campi di battaglia europei : Polonia (assalto alla fortezza Moblin dove fu ferito), Olanda. Belgio, Francia, Russia dove fu ancora ferito. Nell' agosto 1943, inquadrato nell'unità Karstjaeger, di nuova formazione, fece il suo ingrasso in Italia dall'Austria. L'unità fu accolta festosamente, nel suo ingresso dopo Tarvisio, dagli abitanti tedescofoni di Camporosso e trovò insediamento nell'alta Val Canale, a Pontebba, Camporosso, Malborghetto. Il 9 settembre, in conseguenza all' armistizio separato italiano, firmato a Cassibile con gli alleati angli-americani e sovietici, ufficiali della Karstjager affrontarono l'intimazione di resa delle forze italiane dislocate nel menzionato territorio di confine incontrando resistenza, prima di cedere, nel presidio di Ugovizza e soprattutto a Tarvisio (caserma Italia) che dette luogo ad una battaglia con vittime da entrambe le parti. Sulla vicenda di tale resistenza italiana pubblicai, a suo tempo, consistenti articoli documentati sulla stampa italiana. Dopo la resa delle forze italiane che, in buona parte, riuscirono a dileguarsi e in parte furono deportate in Germania, i tedeschi in funzione di decreto di Hitler del 13 settembre 1943, assunsero sovranità sul territorio occupato e quindi veste ufficiale a garanzia dell sicurezza e dell’ ordine. Ed ora veniamo al caso di suo interesse, cioè all' arresto, interrogatorio, condanna capitale ed esecuzione del suo congiunto, ferroviere Giovanni Grillo, verificatasi il 3 ottobre 1943 imputabile a decisione del tenente Erich Kuhbander, che aveva sede di comando a Pontebba e da cui dipendevano due compagnie di Karstjaeger, la seconda e la quarta. Prescindendo dalle chiarificazioni da me ottenute dal Kuhbander ed altri ufficiali, Wieland, Mehrwald...su vari argomenti, alcuni di rilevanza sostanziale nella cronaca dei fatti riguardanti l' unità karstjaeger allora divisione, riformata poi, nell' agosto 1944, in brigata, conosco il caso Grillo la cui condanna da parte tedesca, per memoria ambientale consolidata, sarebbe stata motivata dall' aver aiutato umanamente e con nobile spirito di italianità, dei prigionieri di guerra italiani, di passaggio a Pontebba su una tradotta, a guadagnare la fuga durante una sosta, fornendo loro anche falsi documenti. Tralasciando considerazioni di parte e di intonazione agiografica, inutili sotto il profilo storico, va ritenuto che la condanna capitale del Grillo sul piano giuridico , stante il fatto che si evitò la deportazione in Germania nei Lager, non può che ritenersi decisa sulla base dei decreti ordinatori tedeschi riferiti alle rigide leggi di guerra, in applicazione delle ordinanze tedesche del 23.08.1941 (Nacht und Nebel=Notte e nebbia) e 7.12.1941 autorizzanti specificatamente l'esecuzione di attentatori colti in flagranza di reato per violazione di norme vigenti nell' interesse ed a tutela del III° Reich e territori occupati. Il nobile gesto del Grillo inteso a procurare la libertà a prigionieri italiani destinati a languire nei Lager era, da lato tedesco,
atto di partigianeria che infrangeva le norme imposte della sovranità tedesca. Lei scrive inoltre, nel suo messaggio: “” ... vorrei sapere anche se nelle informazioni che lei ha avuto da Erich Kuhbander c’è qualcosa che riguarda il suo passaggio a Pontebba e su quello che è successo attorno al 3 ottobre 1943””. Vi sarebbero certamente cose da dire sulla rappresaglia di Strmec, verificatasi l’ 11 ottobre 1943, rivelando la formazione tedesca che attuò le uccisioni ed incendiò il villaggio, ma che tralascio dovendo compulsare delle fonti documentali il che chiede del tempo e che, pertanto, rimando ad altra occasione. A Pontebba nei giorni della ritirata, a fine aprile inizi di maggio 1945, confluì una massa di truppe, comprese forze Karstjager dirette in Ungheria a sostegno di una programmata resistenza tedesca, che invece poi raggiunsero l’Austria dove si arresero agli alleati. In certa parte talune, lasciata Pontebba, intrapresero la strada che sale al passo Nassfeld (Pramollo) e scesero in Carinzia con l’intento di proseguire la marcia verso la Germania. Fu lungo quella strada che una formazione Karstjaeger fermò un valligiano, certo Mario Tolazzi da Dordolla. Sospettato di attività partigiana, il medesimo venne perquisito : addosso gli fu trovata una pistola per cui fu giustiziato immediatamente sul posto. Così mi venne riferito dal sottufficiale Karstjaeger, Georg Fuss, volksdeutsche rumeno, col quale ebbi pure rapporti ed ottenni interessanti informazioni, come riferito a pag. nr.240 del mio libro “Lo Sterminio Mancato”-Mursia 1982.
29 settembre 2018 CARNIER PIER ARRIGO
martedì 25 settembre 2018
LIBRI IN BOZZA, TALUNO PERFEZIONATO DI CUI SONO AUTORE DA PORTARE A CONDIZIONE DI "EDITING"
LIBRI IN BOZZA, TALUNO PERFEZIONATO DI CUI SONO AUTORE DA PORTARE A CONDIZIONE DI "EDITING"
1)- VOLINIA - Romanzo pagine 150
2)- SONO FIGLIO DI STALIN " 200
3)-GLI ULTIMI SEGRETI " 430
4)-DESMOLITVIENNOVA (curatore) " 120
5)-IL TENENTE ALFRED DOERNENBURG " 130
_____________
pagine 1.030
pronti presso l'editore Mursia con
conrtratto firmato :
-L'ORS DI PANI . " 340
Vicende tragiche e bucoliche delle valli alpine della
C arnia,
-LARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-45, riedizione
dopo le molte precedenti " 300
______________
pagine 1.670
Un lavoro enorme a dir poco. Veramente ho lavorato su radici di informazione
e verifica nel mondo intero. Ho 92 anni e spero di farcela con l'editore.
Un cosacco sulla Drava, diversi anni fa nell' ottobre 1983, LICHACZOW WASSILI che nel 1944-1945 ai trovava a Tolmezzo, testimone di preziose tragiche vicende della consegna forzata sulla Drava messe per iscritto e che io conservo, inginocchiandosi sulle fosse segrete di
ufficiali suicidatisi per non venire consegnati a Stalin, fosse che anch'io segreta-
mente conosco, mi disse piangendo: " Tu, che hai scritto la verità sui Cosacchi, vivrai
oltre cento anni....."
La mia poderosa e preziosa documentazione storica, frutto di vaste interminabili ricerche e spese in parte legittimamente pubblicata nei miei volumi e nei servizi giornalistici a partire dal 1965, ( di cui taluno spudoratamente e recidivamente, in quanto preventivamente ammonito per iscritto, in violazione delle norme Copyrigh, ha pubblicato in un mediocre fascicolo di riproduzioni fotografiche eterogenee, un rilevante numero di mie immagini documentali legalmente protette, un taluno che di storia e di cosacchi sapeva e sa un bel nulla, ma si è proposto di farsi grande sulle mie fatiche, un pinco pallino che meriterebbe di essere pubblicamente svergognato ed ovviamente sarà chiamato a rispondere nella sede giudiziale appropriata). Ciò premesso la mia poderosa documentazione è bene che esca dall' Italia e finirà in mani sicure, all'Estero (Mosca e Washinton ). In Italia non dovrà restare nulla !!
11 ottore 2018 CARNIER PIER ARRIGO
martedì 18 settembre 2018
COMUNICATO
Cari amici non solo italiani, ma sloveni,slovacchi, ungheresi, serbi, cosacchi. oggi,
6 luglio 2017, riaprendo il mio sito BLOGGER ho notato sullo dei dai statistici
schema che sulla carta geografica universale l’intero spazio della Russia, Asia
compresa si presentava di un verde intensissimo il che significa che si stava
parlando di vicende russe segnalate coi miei post e indubbiamente del volume
COSACCHI CONTRO PARTIGIANI nonchè dell’argomento CALMUCCHI da me diffuso recentemente su BLOGGER, su FACEBOOK
nonché sul quotidiano TRENTINO LIBERO che ha avuto un poderoso effetto.
Oggi le anime dei CALMUCCHI stroncati
nel maggio 1945, a
guerra cessata, da mani partigiane omicide in Carnia, nel bosco “Costalops”
sotto la vetta del monte “Piz di Mede” non sono più sole. Più volte mi è venuto
in mente che, sulla vicenda di questi cavalieri del vento, potrei scrivere
un fantasioso racconto…Talvolta
immagino le loro anime che vagano nel delicato silenzio di
quell’abetaia a me nota, dai silenziosi fruscii, dove caddero falciati da
raffiche mortali….
E
ancora una buona notizia, sempre oggi mi sono giunte lusinghiere
considerazioni da Mantova ed Ostiglia
da cittadini che hanno ascoltato la mia lunga conferenza registrata sul mio sito Facebook ma pure su Blogger sotto il titolo “ Seconda guerra mondiale “, della durata di oltre un’ora.
Nella stessa dico sinceramente delle cose serie su vicende e particolari della
seconda guerra delle quali fui testimone o comunque fatti da me vissuti e fa
piacere sentire degli apprezzamenti….
AVASINIS. MASSACRO DI PRIGIONIERI COSACCHI A FINE APRILE 1945 E RAPPRESAGLIA TEDESCA DEL 2 MAGGIO
AVASINIS. MASSACRO DI PRIGIONIERI COSACCHI A FINE APRILE 1945 E RAPPRESAGLIA TEDESCA DEL 2 MAGGIO
Cari lettori ho ritenuto di ripubblicare il post che segue, già diffuso due anni fa, avendomi degli amici dell’ alto Friuli segnalato che sarebbe uscito localmente, diffuso per iniziativa di una certa pubblica amministrazione, una pubblicazione che ribadirebbe la falsa versione radicalmente da me da sempre contestata, secondo cui il criminale massacro di un centinaio di cosacchi, fra i quali molte le donne e dei bambini arresisi ad Avasinis, sarebbe dovuto a un atto di ritorsione conseguente alla rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945 sul villaggio con 51 vittime. Riaffermo quindi gli elementi del mio post probatori che, il vergognoso massacro dei cosacchi arresisi ai partigiani sulla parola d’onore del parroco, di essere consegnati agli americani e non ai sovietici e quindi di avere salva la vita, avvenne negli ultimi giorni di aprile, mentre la rappresaglia ebbe luogo il 2 maggio, per cui utilizzare la stessa. per finalità di comodo e cioè per interessi di parte, a giustificazione del menzionato massacro avvenuto prima, è grave alterazione della verità storica. Mi permetto di aggiungere che trentacinque anni fa, dopo l’ uscita del mio libro “Lo Sterminio Mancato”-Mursia-Milano 1982 che contiene, fra l’altro, il caso Avasinis. su consenso dell’ allora parroco, tenni una conferenza nella chiesa del villaggio affollata di gente che ascoltò attonita, credo per la prima volta, la versione circostanziata dei fatti. In pratica aprivo uno squarcio nell’ omertà...Quando toccai l’argomento del massacro dei cosacchi vi fu silenzio assoluto, ma vidi una donna, avvolta in abiti scuri, alzarsi dal banco ed uscire di chiesa. Era la moglie di uno dei tre partigiani che avevano eseguito il massacro ...
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Fatti : 1)- Massacro dei cosacchi arresisi ad Avasinis. 2) Attacco partigiano alle forze
Fatti tedesche sulla nazionale Udine-Tarvisio-3)Rappresaglia tedesca su Avasinis.
(Resta ferma la mia riserva, già annunciata in precedente intervento sul caso , di eventuale valutazione legale su ipotesi di illecita intenzione lesiva di immagine, a mio danno, posta in essere per scopi ed interessi di parte.)
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Dedico questa trattazione alla memoria delle 51 vittime civili di Avasinis, stroncate il 2 maggio 1945 dalla rappresaglia condotta da forze Waffen SS. di due unità tedesche a me ben note, Gebirgs Brigade Waffen SS. kARSTJAEGER con la presenza di un contingente dell’ Einheit spagnola ex BLAUE DIVISION e Gebirgs Division Waffen SS. PRINZ EUGEN azione che, per atti delittuosi di violenza sconfinò nel crimine.(Nota n.1)
Estendo questa stessa dedica al ricordo del gruppo prigionieri calmucchi, vittime ingiuste a guerra ormai cessata, citati a pag. nr. 227 del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”. Cavalieri del vento e delle steppe, caduti in mano partigiana nel corso della ritirata cosacca in Carnia nei primi giorni di maggio 1945, furono assassinati in un’abetaia sotto la malga “Riumal” alle falde del monte
“Piz di mede” e i loro corpi abbandonati senza sepoltura.
* * *
In realtà mi chiedo se valga pena che io perda del tempo a stroncare dei punti di vista personali, in pratica delle illazioni, di una taluna persona, così qualificata, che rivela una formazione scolastica carente di cognizioni storico scientifiche sulle argomentazioni da me trattate. Nel concludere il suo intervento diffuso via Internet la taluna persona che, in ogni caso, ritengo sia intervenuta sul mio settore storiografico oggetto di studio, spinta da qualche sinistra consorteria politica, e quindi non affatto per motivazioni di principio culturale, asserisce di riscontrare “” nell’ultimo lavoro del Carnier, “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, includendo nel giudizio anche a precedenti opere “” gli stessi limiti, gli stessi argomenti ..””
* * *
Si sbaglia la taluna persona e in quanto al termine offensivo limiti, mentre assicuro i lettori che, il volume, è stato realizzato sulla base del principio storico fondante “ causali ed effetti” senza perdere d’occhio il panorama generale di valutazioni più ampie e, dalla stessa lettura, i medesimi potranno rendersene conto. Ho notato che la taluna cerca di travisare il significato, oppure ignorarlo, di alcune mie precisazioni o parti del volume dal contenuto storico essenziale convalidato da prove, che svuotano naturalmente la resistenza portata avanti per decenni da pubblicazioni agiografiche trionfalistiche, la cui stesura fu realizzata su uno schema prefissato secondo il metodo sovietico, gradito alla politica imperante, evitando quindi di far conoscere,soprattutto alle nuove generazioni, l’intrinseca realtà resistenziale .
Il volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI spezza questa falsità, apre gli occhi all’ opinione pubblica, dimostra con prove che, nel FRIULI OCCIDENALE , la resistenza, fragile nella sua costituzione, fu travolta dai grandi rastrellamenti tedeschi di fine estate autunno 1944, come accadde ugualmente in CARNIA ed altrove, spiega che i dati tecnici sulle formazioni partigiane divulgati dalla storiografia ufficiale partigiana, creati a tavolino, sono inattendibili e vanno ridimensionati ; spiega inoltre che, per i tedeschi sostanzialmente i partigiani non erano un vero problema. Lo asserisce infatti, nelle sue memorie, lo stesso maresciallo britannico Sir. Harold Alexander con la frase riportata a pag. 15 del volume : “ Per quanto io non creda che, i partigiani, nonostante il loro valore personale, siano stati un vero problema per i tedeschi, bisogna ammettere che essi diedero il loro contributo alla causa degli alleati “”. I tedeschi infatti a fine estate autunno 1944, con un ‘operazione di rastrellamento magistrale liquidarono la resistenza nel nord Italia.
* * *
Sulla base di prove testimoniali, il libro evidenzia la blanda strategia del direttivo dell’ organizzazione partigiana anticomunista Osoppo della quale fece parte il membro Lino (don Aldo Moretti), che sottolineava il principio contenuto nella stessa di “ essere più umani “, che i fatti e le testimoniane decisamente smentirono ( vedi nota in calce nr. 2) ; condanna, inoltre, delle false calunniose notizie diffuse ad arte, da un ex partigiano osovano, sui quotidiani L’ Arena di Verona e Il Giornale di Vicenza, per gettare discredito ed infangare l’operato dei Cosacchi. Merita aggiungere , sempre riguardo l’Osoppo che di recente, il quotidiano TRENTINO LIBERO on line, in data 21 giugno 2017, ha diffuso a mia firma un documento agghiacciante quale prova ineccepibile che, in data 20 marzo 1945, il Questore di Udine mediante lettera riservata personale scriveva all’Eccellenza il Prefetto, in riferimento all’attività partigiana : “Nota fonte confidenziale informa che da parte della brigata “Osoppo” è stato chiesto altro bombardamento terroristico su Udine”.
Tutto questo naturalmente sconvolge la nostra taluna persona che vorrebbe continuare a credere che, i partigiani rappresentarono, a fine guerra, il simbolo di rinascita dell’Italia. Ma così non è !
A questo punto quale testimone del tempo vale a pena che io ripeta una considerazione già espressa nel mio post del 31 luglio u.s. che ritengo di estrema importanza, pubblicato sotto la data del 2 agosto dal titolo “ VOLUME COSACCHI CONTRO PARTIGIANI“- “ Vengo ad esporre delle ineccepibili prove contro la messa in atto di riprovevoli considerazioni per tentare di scalfire la verità sulle effettive realtà resistenziali rivelate nel mio libro”. In seguito alla dura sconfitta tedesca di Stalingrado che segnò l’inizio del declino dell’Armata tedesca sul fronte orientale, nell’ autunno 1944, quando ormai la resistenza era stata travolta e pochi nuclei di partigiani sopravvivevano in posizioni isolate, l’opinione pubblica in generale, proprio in riferimento a quel periodo autunnale, si augurava fervidamente che la Germania di cui eravamo alleati, riuscisse in qualche modo a bloccare la poderosa avanzata sovietica verso occidente e in questo senso vi fu un accorato intervento positivo dai vari Stati dell’Europa occidentale dove migliaia e migliaia i volontari, per rafforzare l’esercito tedesco, si arruolarono nelle Waffen SS. Come già precisato la resistenza era stata travolta, ma dalla stessa, nell’ opinione pubblica non era emerso alcun indizio in cui intravedere qualche convincente segnale che ispirasse fiducia per il futuro dell’Italia.
In relazione a quanto vado pubblicando, via Internet, mi giungono delle lettere di approvazione, una delle quali ritengo, qui di seguito, di pubblicare in quanto utile a dimostrare che la gente comune sta aprendo gli occhi.
Ed ecco il testo:
Salve,
da Ampezzano quale sono ho letto i suoi scritti riguardo la resistenza in Carnia e finalmente ho trovato riscontro a quelli che fino a prima erano solo racconti dei miei genitori, come ben sa e scrive qui nessuno vedeva di buon occhio i partigiani ed io mi sono sempre chiesto perché in pubblica sede nessuno ha mai controbattuto gli elogi ed gli onori fatti ai partigiani nelle pompose commemorazioni, forse da buoni carnici si lascia passare il passato e si guarda avanti? Forse ha fatto comodo tacere viste le amministrazioni compiacenti ? L.P.
* * *
Il volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, in ogni caso dal punto di vista storico, riconosce che la forza predominante della resistenza, in Italia, guidata da Palmiro Togliatti era rossa, comunista filo stalinista, diciamo progressista ed a conferma della linea progressista richiamo all’ attenzione, quale riferimento, il diario storico della Divisione Garibaldi-Carnia, di cui posseggo una rara copia originale stampata nel 1945, la cui premessa parla di “” movimento rivoluzionario che non ha precedenti nella storia del nostro popolo”” e precisa che “” queste pagine sono rosse di sangue, frutto di sacrifici che l’umana parola non può dire”. Quindi le finalità della resistenza vanno cercate nei fatti e negli intenti che provano la fedeltà agli obbiettivi ideali intesi a creare le condizioni per un futuro di equità e giustizia sociale.
Indubbiamente la resistenza comportò vittime, deportazioni, sacrifici, adattamenti ad aspre e dure sopravvivenze delle forze operative. Trattandosi di movimento insurrezionale si registrarono ovviamente eccessi e sconfinamenti. Tanto per citare un esempio nella sezione penale del Tribunale di Tolmezzo, riguardo l’attività partigiana, a fine guerra risultavano rubricate oltre trecento denunce per omicidi, violenze, furti ed altri reati.
Col mio post del 31 luglio u.s., pubblicato in data 2 agosto, ho già contestato l’ errata falsa interpretazione di comodo, della taluna persona secondo cui, Globocnik con l’appoggio di Rainer, avrebbe dato luogo al trapianto stabile di Cosacchi e Caucasici spostandoli dall’ ultimo insediamento di Zdunska Wola in Polonia all’ Adriatisches Küstenland. Si trattò, invece, di uno spostamento di carattere transitorio, motivato dall’ avanzata sovietica di cui Rainer dette conferma, come documentalmente precisato a pag. 142 del mio volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI, asserendo trattarsi “ non di un insediamento, ma solo di un accantonamento temporaneo”.
* * *
Le valutazioni sbrigative espresse dalla taluna animata da aggressività verbale, tendono alla sottovalutazione, dovuta ad impreparazione di cognizioni di giudizio su vicende storiche, delle decisioni positive prese dal dott. Rainer durante l’occupazione e a fine guerra prima della ritirata riguardo la città ed il porto di Trieste. Per quanto concerne le ragioni della mancata applicazione delle norme relative alla “Soluzione finale del problema ebraico” pienamente condivise da Rainer, le stesse dipesero però da decisioni prese da altri responsabili ampiamente evidenziate ne Lo Sterminio Mancato e confermate al sottoscritto da una lettera del dott. Adalbert Rückerl, dirigente del Pubblico ministero della Centrale di giustizia nazionale tedesca di Ludvisburg (Germania), col quale ebbi rapporti, pubblicata a pagg. 365-366 de Lo Sterminio Mancato. La mia personale amicizia con Lerch, Hradetzky, Suchomel nel dopoguerra, il primo ex capo di Stato maggiore dell’Alto comando SS. e Polizia di Trieste, l’ altro responsabile del Servizio informazioni del Kommando Waffen SS. “ADRIA”, il terzo profondo conoscitore della vicenda Risiera ed altri che in questa sede tralascio di citare, infine la mia profonda cara e fervida amicizia fino al decesso con Ada Pflüger tedesca della Slesia, vedova Rainer e con due degli otto figli, ing. Friedrich e la cara Aidelore, contribuirono ad una approfondita chiarificazione e conoscenza, direi forse unica, di talune vicende concernenti , in paricolare l’Adriatisches Küstenland.
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Passando a Dionisio Bonanni, il medesimo fu comandante partigiano del battaglione garibaldino “Giornate Nere”. Era fratello di Katia (Gisella Bonanni) compagna di Mirko (Arko Mirko) della quale, oltre alle memorie del padre Giuseppe Sante che la riguardano, conservo suoi appunti diaristici. Ebbi diversi incontri col Dionisio, ogniqualvolta tornava a Raveo dalla Francia,per brevi periodi,finchè decise di non farvi più ritorno e mantenne la parola. Aveva preso parte all’attacco per la resa della Guarnigione di gendarmeria tedesca di Sappada dove cadde Aso….. Di Mirko, a sua volta comandante del battaglione garibaldino Friuli, assassinato assieme a Katia alla vigilia della liberazione, sono tuttora procuratore irrevocabile “Post Mortem” nominato a suo tempo nella Federativa Iugoslava. Dietro i nomi citati, tutti ferventi comunisti filo stalinisti, c’è un retroscena di vicende scottanti ed altro, solo in parte rivelate attraverso le mie pubblicazioni . Si tratta di argomenti per cui a suo tempo venne appositamente da Londra ad incontrarmi a Porcia di Pordenone, il biografo di Winston Churcill, Richard Lamb, che fu mio ospite e che poi mi ricordò in un suo libro diffuso anche in Italia.
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Volume “Lo Sterminio Mancato” . La taluna persona asserisce a un certo punto: “”Nella presentazione pubblicitaria del citato mio volume , si dice che” queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche condotte in Italia, in Austria, in Germania, in Iugoslavia e fin oltre oceano”. “ In realtà il lettore non stenta ad avvedersi che il Carnier ha fatto uso di una copiosa documentazione di prima mano da cui ha ricavato notizie interessanti ed anche del tutto nuove, talvolta riportate fino agli ultimi dettagli.”” Questo della documentazione di prima mano mi sta bene perchè trattasi di verità, ma l’affermazione che “”queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche…fin oltre oceano” è altrettanto veritiera in quanto la ricerca per stabilire contatti oltreoceano e rintracciare tedeschi, austriaci, croati espatriati a fine guerra per porsi al sicuro, dai quali avevo interesse ad ottenere informazioni utili alla storia, fu spesso complicata, non facile e dispendiosa. La mia trattazione pubblicistica ed editoriale, ovviamente a fine storico, era e rimane nota in Brasile, Canadà, Argentina tant’è che il sindaco di Bariloque in Patagonia, al momento dell’arresto di Priebke su cui scrissi dei rilevanti articoli sulla stampa, si rivolse a me per avere utili informazioni e documenti sul processo delle Fosse Ardeatine ed altro, in cui Priebke risultava coinvolto utili allo scopo di verificare la decisione di approvare o negare la sua estradizione.
Di fatto a livello di giudizio storico, il volume LO STERMINIO MANCATO venne assunto da vari centri di cultura ed università d’ Europa fra le quali quella di Oxford, dove lo storico e docente prof. Gerald Fleming, che conosceva la mia attività di studioso ritenne, come ricordai in altre occasioni, di farlo conoscere e quindi depositarlo presso la Suprema Corte di Giustizia di Israele il che dette luogo ad un seguito positivo con l’invio ad incontrarmi in Italia, a Porcia di Pordenone, di una commissione formata dal giudice dott. Michael Horowitz, due agenti del Mossad (Servizi Segreti), dei traduttori cui si aggiunse la presenza, com’ebbi a riferire in altre circostanze, del capo della DIGOS di Trieste dott. Abbate.
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Ed ora, vengo a correggere l’errore o interpretazione di comodo della taluna di considerare il massacro del centinaio di cosacchi, quale vendetta dell’eccidio dei 51 civili di Avasinis, vittime della rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945, definizione che, il sottoscritto nelle sue pubblicazioni, la stessa considera da me ignorato od omesso.
Passiamo quindi alla verifica dei fatti.
Riferisce la stessa :
<…. efferata fu la reazione di alcuni partigiani e civili all’eccidio di Avasinis, dove truppe tedesche e collaborazioniste avevano trucidato il 2 maggio 52 civili e ne avevano lasciati feriti altri 15. (v. pp. 211-224 del Carnier “Lo Sterminio Mancato”>
<Ed ecco il 2 maggio l’eccidio. I superstiti, già precedentemente così duramente provati,( dalla rappresaglia tedesca) potevano essere uomini calmi e misurati? Lo potevano dopo esser stati buttati all’ultimo, assurdo e crudele estremo di disperato dolore?>
Interviene in appoggio una seconda persona, dalle iniziali P.S. la quale asserisce: <Ricordo che ancora nel 1995 avevo citato ampi stralci del commento di mons. Moretti a chiusura del libro “Novocerkassk e dintorni”, dopo aver elencato vari passaggi dove Carnier, nei confronti della occupazione cosacca e del movimento della Resistenza nella Val del Lago, faceva delle affermazioni non documentate. Una ulteriore riprova si ha nell’ultimo libro, quando parla delle uccisioni dei cosacchi di Avasinis senza citare che in precedenza c’era stato l’eccidio nazifascista del 2 maggio, causa prima della “vendetta” ai danni dei cosacchi…>
Il P.S. vorrebbe dimostrare sostegno della taluna che, il sottoscritto, abbia deliberatamente evitato di affermare che, prima del massacro dei cosacchi vi era stata la rappresaglia tedesca del 2 maggio per cui il massacro sarebbe una conseguente giustificata vendetta o ritorsione. Si tratta assolutamente di falsa affermazione nei miei riguardi intesa a fornire una versione che viene ad assumere veste giustificativa attenuante del criminale massacro, mentre la situazione fattuale evidenzia elementi e circostanze da cui si rileva una diversa realtà che sarà dimostrata nello sviluppo di questa trattazione chiarificatrice.
Sorprende il comportamento dei due associati, la taluna persona ed il P.S. i quali, facendosi scudo con frasi pronunciate da mons. Moretti, “Lino” quale partigiano osovano, cercano di intaccare con squallide banali trovate la mia correttezza sul piano storiografico di riconosciuto prestigio a livello nazionale ed oltre, io che in anni lontani, con impegno e sacrifici, ho aperto le strade della conoscenza storica riguardo l’Adriatisches Küstenland riferita agli eventi del periodo 1943-1945.
* * *
Premetto che verso la fine del 1977, dopo mie vaste indagini nella zona di Avasinis, Alesso e dintorni, cioè al termine della mia ricognizione dei fatti ivi accaduti nel periodo 1943-1945, saputo che la testimonianza attendibile su tali vicende era contenuta in un diario lasciato da don Francesco Zossi di cui era depositario don Terenzio di Gianantonio parroco di Cazzaso (Tolmezzo) mi presentai dal medesimo e chiesi in prestito il diario. Egli, che già mi conosceva di nome quale autore, mi accolse con grande benevolenza e mi consegnò il documento che utilizzai ovviamente nelle parti che ritenni rilevanti , nel mio volume “Lo Sterminio…” ed anche ne “L’Armata Cosacca…”. Il diario venne poi da me restituito facendo prima delle copie.
Per confutare versioni non veritiere parto pertanto dalle affermazioni del diario riferite nei miei testi diffusi in Italia e da altri elementi probatori ritenuti tali dal punto di vista storico.
FINE APRILE 1945. RIPRESA DELL’ATTIVITA’ PARTIGIANA ED IMMINENTE ATTESA, AD AVASINIS, DI UN’AZIONE DI RAPPRESAGLIA TEDESCA. Pagg.n.211-212 de “Lo Sterminio Mancato” –Mursia – 1982.
“”Fin dal 25 aprile, ad Avasinis nella Pedemontana, la signora Augusta Venturini Kozlova, un’italiana che parlava il russo (era nata in Siberia da un’emigrante italiana), portavoce dei partigiani, aveva intimato la resa ai cosacchi. Dopo tale intimazione di resa – estesa alla vicina frazione di Oncedis – i cosacchi evacuarono in parte la zona anche in conseguenza di uno spezzonamento alleato su Alesso, verificatosi il giorno 26, che aveva causato 68 vittime tra gli stessi cosacchi “”.
…………………………- omissis-…………………………………………….
“”Da lato partigiano, tramite la Venturini Kozlova, nel corso delle trattative di resa di Avasinis, era stata assicurata ai cosacchi l’incolumità. Quarantacinque cosacchi del Don, distaccati ad Oncedis ed arresisi ai partigiani della brigata “Garibaldi”, dopo essere stati disarmati furono concentrati assieme a quelli di Avasinis ed altri arresisi ad Interneppo e Trasaghis nel Dopolavoro di Avasinis sotto vigilanza partigiana.””
…………………….... – omissis -…………………………………………………..
“”Alcuni tecnici dell’organizzazione Henzian, pare complessivamente meno di una decina e che operavano a Interneppo¸ furono prelevati dai partigiani che asportarono da quel cantiere vario materiale tra cui alcune radio trasmittenti. Simultaneamente i partigiani prelevarono anche il Bauführer , che risiedeva a Trasaghis. Detto gruppo di tecnici fu condotto sotto scorta in una località sopra Avasinis. Corre voce che l’azione armata per il prelievo degli anzidetti tecnici della Henzian fosse stata in raltà una finzione, poiché gli stessi in funzione di precedenti trattative, sarebbero stati d’accordo. In ogni caso però l’atteggiamento del Bauführer che probabilmente, fiutando un destino alquanto incerto, ritenne opportuno di abbandonare con la fuga i partigiani, prova, in er certo senso, il contrario. Il Bauführer raggiunse, infatti, il comando tedesco di Osoppo e fors’anche di Gemona e dette l’allarme.””
“”Segnalazioni sulla situazione partigiana che andava sviluppandosi nell’intero territorio pedemontano, con particolare riferimento ad Avasinis, vennero recepite da tutti i comandi tedeschi Nord (Tolmezzo-Arta-Moggio…). Il compito di intervenire spettava ancora alle forze dislocate in zona “”.
“”Secondo le asserzioni dell’ex comandante partigiano “Fontana” (Giovanni Venturini) dei GAP, negli ultimi giormi di aprile e il 1° maggio di ora in ora era attesa ad Avasinis un’azione di rappresaglia tedesca. Parte degli abitanti, avvertendo il pericolo, avevano abbandonato il paese e si erano diretti sulle montagne sovrastanti.””
MASSACRO DEI COSACCHI DETTATO DALLE CIRCOSTANZE ED ALL’ IPOTIZZABILE FERMO PROPOSITO DI UCCIDERLI, STABILITO FIN DALLA RESA.
La resa dei cosacchi ai partigiani era avvenuta il 25 aprile 1945. Gli stessi, disarmati, alloggiati provvisoriamente nel Dopolavoro di Avasinis furono portati poi sulle montagne sovrastanti e concentrati a località Gadoria sotto il monte Cuar. Si tratta di una zona ampia e boscosa con delle anfrattuosità e con relativa malga (Gadoria).
L’intesa sulla quale si giunse alla resa consisteva nell ‘ impegno che ai cosacchi era garantita l’incolumità e la loro consegna agli americani.
-Annota don Cozzi nel suo diario : “”Pag.214 de Lo Sterminio Mancato“” Il comandante del presidio cosacco mi vuole. Ha bisogno di trattare la resa del presidio. Faccio allora chiamare il podestà, Rodaro Augusto “Rossit”, e si conviene che essi si mettano a disposizione dei partigiani alla sola condizione che venga loro salvata la vita. Si parla coi partigiani che accettano ed un giorno partono verso la montagna lasciando libero il paese. Al quale, nella loro permanenza ( i cosacchi) non avevano mai fatto male. Si è saputo dopo che i patti non furono osservati e che molti di essi furono proditoriamente passati per le armi. Pacta sunt servanda, una volta fatti . La strada nazionale è una congestione ed ingorgo continuato di tedeschi in fuga. Alcuni partigiani hanno l’infelice idea di compiere un ultimo atto e di andare a disturbare la loro fuga sulla stessa Nazionale all’ altezza dell’imbocco della nostra strada”.
I cosacchi in realtà furono tutti massacrati e i loro corpi abbandonai senza sepoltura, secondo il metodo partigiano cinicamente privo di principi di etica civile. La decisione dell’eliminazione fu motivata dal clima di insicurezza e di attesa di una rappresaglia conseguente alle azioni di ripresa dell’attività partigiana( pagg. nr. 211,212 de Lo Sterminio Mancato) ed anche dalla mancanza di viveri di sostegno, come da conferma da parte dell’ ex comandante partigiano “Fontana” di seguito riportata nella parte finale, e non quindi quale vendetta o ritorsione per la rappresaglia del 2 maggio che, Don Cozzi, nella sua lapidaria espressione sopra riportata non cita, e nemmeno accenna a motivo di vendetta, ma passa subito all’azione partigiana contro i tedeschi in ritirata sulla strada Nazionale, che darà luogo alla conseguente rappresaglia. Da quanto emerge dalla stesura dei fatti nella testimonianza don Cozzi si evidenzia che nel filo mentale della successione dei fatti nella memoria del medesimo, l’attacco partigiano sulla Nazionale consegue immediato all’ aver saputo del massacro dei cosacchi.che quindi era già avvenuto. Stando ai comportamenti partigiani, assume consistenza la supposizione che l’intento del massacro sussistesse, come fermo proposito, al momento della resa.
Il massacro ha lasciato un segno di vergogna incancellabile nella condotta partigiana coinvolgente l’inspiegabile indifferenza delle preposte Autorità del tempo, considerato che i corpi delle vittime vennero abbandonati insepolti e tali rimasero per quattro anni. La gravità della situazione comportava, al dilà delle immediate urgenti misure garanti la situazione sanitaria ambientale e l’inumazione dei pietosi resti, l’apertura di un’ istruttoria giudiziaria onde accertare, in sede penale, l’ipotesi di sussistenti reati che, da quanto mi risulta, esistevano, ma il tutto si trascinò disinvoltamente senza dar luogo a procedimenti penali, in osservanza a ritenuta superiore decisione, su cui non ritengo almeno in questa sede di esprimere valutazioni, in adeguamento alla linea politica confacente alle circostanze della complessa difficile situazione politico-sociale d’Italia di quel primo dopoguerra. Solamente nel 1949 la competente preposta Autorità, come da lettera seguente.
PRETURA DI GEMONA DEL FRIULI -nr. 125 - Oggetto : Recupero salme. Al Comando Stazione CC.- OSOPPO e p.c. al Sindaco di TRASAGHIS : dovendo, per superiore richiesta, procedere agli accertamenti tendenti all’ identificazione e ricognizione delle salme ancora insepolte in Cianal Pecolaz etc., prego procedere ad accertamenti diretti all’ identificazione dei siti dove dette salme giacciono insepolte e farne curare il trasporto al cimitero di Trasaghis, informando , tempestivamente questo ufficio. IL PRETORE.
Nel rispetto dell’obbiettività dei principi che regolano la storia mi sembra tuttavia di non escludere che la brutale azione del massacro, che crimine rimane, in ogni caso non fu esente da un certo spirito di ritorsione, ovviamente ingiusto, motivato dalla considerazione che i cosacchi, forze di presidio collaborazioniste della Germania alleata dell’ Italia (Repubblica Sociale di Salò), pur essendosi stabilito con le popolazioni locali un lodevole rapporto di convivenza e, in molti casi, di coabitazione, nella definizione del gergo comune ambientale erano considerati degli occupatori, tant’ è che a pagg. 223-224 , sempre de Lo Sterminio Mancato, scrissi quanto segue :“ Pagarono in qualche modo, per effetto del destino, quei cosacchi, anche se individualmente innocenti, quali strumenti di un’occupa- zione sulle cui cause complesse essi non avevano certo parte diretta, ma solamente indiretta e che, tuttavia, fu motivo di sofferenza morale e di disagio per le popolazioni”.
Nel villaggio di Alesso nel Friuli, all’ equipe della RAI-TV nazionale di Roma, io presente, in occasione alle riprese del film documentario “COSSACKJA”, realizzato sul filone storico del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, il cittadino Eugenio Cucchiaro, nel 1994,all’ età di 93 anni, essendo nato nel 1901 disse che (””pag.n. 91 del volume Cosacchi contro Partigiani) sui cosacchi non c’era granchè da rilevare in senso critico, aggiungendo che gli stessi, durante l’occupazione del paese, non avevano ucciso nessuno...Altra dichiarazione risultante nel film, verificabile nella pagina sopracitata, espressa da più cittadini all’ equipe della RAI-TV :”” Noi avevamo paura dei tedeschi e dei partigiani, ma non dei cosacchi”.
RAPPRESAGLIA DEI TEDESCHI SU AVASINIS E RITORSIONE SUGLI STESSI DEI PARTIGIANI E CITTADINI.
La dolorosa rappresaglia provocata da un attacco partigiano alle forze tedesche in ritirata sulla vicina strada nazionale Udine-Tarvisio con delle vittime, dette luogo nel villaggio di Avasinis a 51 vittime civili e a dei feriti. La stessa è ricostruita nei dettagli, taluni esecrabili, ne “Lo Sterminio Mancato”, da pag. 213 a 224 e poi integrata, sulla base di successive ricognizioni, da miei vasti articoli sulla stampa. Nel volume è anche riferita, nei particolari, la ritorsione associata di partigiani e civili dagli aspetti bestiali, su prigionieri tedeschi che, in buona parte , essendo in ritirata va ritenuto fossero ignari dell’accaduto e quindi esenti da responsabilità.
Dal dossier di testimonianze rilasciatemi, nel corso del 1977, da Venturini Giovanni “Fontana”, ex comandante partigiano dei GAP, nella sua dimora a località “Novadet” sul crinale della montagna ad ovest di Avasinis, traggo l’affermazione che segue: - Alla rappresaglia tedesca del 2 maggio, le cui vittime civili furono 51, fece seguito col concorso dei civili, un’ immediata ritorsione partigiana. Vennero uccisi con metodi bestiali 21 prigionieri tedeschi, ma il numero è certamente molto più elevato.
Cari lettori ho ritenuto di ripubblicare il post che segue, già diffuso due anni fa, avendomi degli amici dell’ alto Friuli segnalato che sarebbe uscito localmente, diffuso per iniziativa di una certa pubblica amministrazione, una pubblicazione che ribadirebbe la falsa versione radicalmente da me da sempre contestata, secondo cui il criminale massacro di un centinaio di cosacchi, fra i quali molte le donne e dei bambini arresisi ad Avasinis, sarebbe dovuto a un atto di ritorsione conseguente alla rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945 sul villaggio con 51 vittime. Riaffermo quindi gli elementi del mio post probatori che, il vergognoso massacro dei cosacchi arresisi ai partigiani sulla parola d’onore del parroco, di essere consegnati agli americani e non ai sovietici e quindi di avere salva la vita, avvenne negli ultimi giorni di aprile, mentre la rappresaglia ebbe luogo il 2 maggio, per cui utilizzare la stessa. per finalità di comodo e cioè per interessi di parte, a giustificazione del menzionato massacro avvenuto prima, è grave alterazione della verità storica. Mi permetto di aggiungere che trentacinque anni fa, dopo l’ uscita del mio libro “Lo Sterminio Mancato”-Mursia-Milano 1982 che contiene, fra l’altro, il caso Avasinis. su consenso dell’ allora parroco, tenni una conferenza nella chiesa del villaggio affollata di gente che ascoltò attonita, credo per la prima volta, la versione circostanziata dei fatti. In pratica aprivo uno squarcio nell’ omertà...Quando toccai l’argomento del massacro dei cosacchi vi fu silenzio assoluto, ma vidi una donna, avvolta in abiti scuri, alzarsi dal banco ed uscire di chiesa. Era la moglie di uno dei tre partigiani che avevano eseguito il massacro ...
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Fatti : 1)- Massacro dei cosacchi arresisi ad Avasinis. 2) Attacco partigiano alle forze
Fatti tedesche sulla nazionale Udine-Tarvisio-3)Rappresaglia tedesca su Avasinis.
(Resta ferma la mia riserva, già annunciata in precedente intervento sul caso , di eventuale valutazione legale su ipotesi di illecita intenzione lesiva di immagine, a mio danno, posta in essere per scopi ed interessi di parte.)
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Dedico questa trattazione alla memoria delle 51 vittime civili di Avasinis, stroncate il 2 maggio 1945 dalla rappresaglia condotta da forze Waffen SS. di due unità tedesche a me ben note, Gebirgs Brigade Waffen SS. kARSTJAEGER con la presenza di un contingente dell’ Einheit spagnola ex BLAUE DIVISION e Gebirgs Division Waffen SS. PRINZ EUGEN azione che, per atti delittuosi di violenza sconfinò nel crimine.(Nota n.1)
Estendo questa stessa dedica al ricordo del gruppo prigionieri calmucchi, vittime ingiuste a guerra ormai cessata, citati a pag. nr. 227 del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”. Cavalieri del vento e delle steppe, caduti in mano partigiana nel corso della ritirata cosacca in Carnia nei primi giorni di maggio 1945, furono assassinati in un’abetaia sotto la malga “Riumal” alle falde del monte
“Piz di mede” e i loro corpi abbandonati senza sepoltura.
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In realtà mi chiedo se valga pena che io perda del tempo a stroncare dei punti di vista personali, in pratica delle illazioni, di una taluna persona, così qualificata, che rivela una formazione scolastica carente di cognizioni storico scientifiche sulle argomentazioni da me trattate. Nel concludere il suo intervento diffuso via Internet la taluna persona che, in ogni caso, ritengo sia intervenuta sul mio settore storiografico oggetto di studio, spinta da qualche sinistra consorteria politica, e quindi non affatto per motivazioni di principio culturale, asserisce di riscontrare “” nell’ultimo lavoro del Carnier, “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, includendo nel giudizio anche a precedenti opere “” gli stessi limiti, gli stessi argomenti ..””
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Si sbaglia la taluna persona e in quanto al termine offensivo limiti, mentre assicuro i lettori che, il volume, è stato realizzato sulla base del principio storico fondante “ causali ed effetti” senza perdere d’occhio il panorama generale di valutazioni più ampie e, dalla stessa lettura, i medesimi potranno rendersene conto. Ho notato che la taluna cerca di travisare il significato, oppure ignorarlo, di alcune mie precisazioni o parti del volume dal contenuto storico essenziale convalidato da prove, che svuotano naturalmente la resistenza portata avanti per decenni da pubblicazioni agiografiche trionfalistiche, la cui stesura fu realizzata su uno schema prefissato secondo il metodo sovietico, gradito alla politica imperante, evitando quindi di far conoscere,soprattutto alle nuove generazioni, l’intrinseca realtà resistenziale .
Il volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI spezza questa falsità, apre gli occhi all’ opinione pubblica, dimostra con prove che, nel FRIULI OCCIDENALE , la resistenza, fragile nella sua costituzione, fu travolta dai grandi rastrellamenti tedeschi di fine estate autunno 1944, come accadde ugualmente in CARNIA ed altrove, spiega che i dati tecnici sulle formazioni partigiane divulgati dalla storiografia ufficiale partigiana, creati a tavolino, sono inattendibili e vanno ridimensionati ; spiega inoltre che, per i tedeschi sostanzialmente i partigiani non erano un vero problema. Lo asserisce infatti, nelle sue memorie, lo stesso maresciallo britannico Sir. Harold Alexander con la frase riportata a pag. 15 del volume : “ Per quanto io non creda che, i partigiani, nonostante il loro valore personale, siano stati un vero problema per i tedeschi, bisogna ammettere che essi diedero il loro contributo alla causa degli alleati “”. I tedeschi infatti a fine estate autunno 1944, con un ‘operazione di rastrellamento magistrale liquidarono la resistenza nel nord Italia.
* * *
Sulla base di prove testimoniali, il libro evidenzia la blanda strategia del direttivo dell’ organizzazione partigiana anticomunista Osoppo della quale fece parte il membro Lino (don Aldo Moretti), che sottolineava il principio contenuto nella stessa di “ essere più umani “, che i fatti e le testimoniane decisamente smentirono ( vedi nota in calce nr. 2) ; condanna, inoltre, delle false calunniose notizie diffuse ad arte, da un ex partigiano osovano, sui quotidiani L’ Arena di Verona e Il Giornale di Vicenza, per gettare discredito ed infangare l’operato dei Cosacchi. Merita aggiungere , sempre riguardo l’Osoppo che di recente, il quotidiano TRENTINO LIBERO on line, in data 21 giugno 2017, ha diffuso a mia firma un documento agghiacciante quale prova ineccepibile che, in data 20 marzo 1945, il Questore di Udine mediante lettera riservata personale scriveva all’Eccellenza il Prefetto, in riferimento all’attività partigiana : “Nota fonte confidenziale informa che da parte della brigata “Osoppo” è stato chiesto altro bombardamento terroristico su Udine”.
Tutto questo naturalmente sconvolge la nostra taluna persona che vorrebbe continuare a credere che, i partigiani rappresentarono, a fine guerra, il simbolo di rinascita dell’Italia. Ma così non è !
A questo punto quale testimone del tempo vale a pena che io ripeta una considerazione già espressa nel mio post del 31 luglio u.s. che ritengo di estrema importanza, pubblicato sotto la data del 2 agosto dal titolo “ VOLUME COSACCHI CONTRO PARTIGIANI“- “ Vengo ad esporre delle ineccepibili prove contro la messa in atto di riprovevoli considerazioni per tentare di scalfire la verità sulle effettive realtà resistenziali rivelate nel mio libro”. In seguito alla dura sconfitta tedesca di Stalingrado che segnò l’inizio del declino dell’Armata tedesca sul fronte orientale, nell’ autunno 1944, quando ormai la resistenza era stata travolta e pochi nuclei di partigiani sopravvivevano in posizioni isolate, l’opinione pubblica in generale, proprio in riferimento a quel periodo autunnale, si augurava fervidamente che la Germania di cui eravamo alleati, riuscisse in qualche modo a bloccare la poderosa avanzata sovietica verso occidente e in questo senso vi fu un accorato intervento positivo dai vari Stati dell’Europa occidentale dove migliaia e migliaia i volontari, per rafforzare l’esercito tedesco, si arruolarono nelle Waffen SS. Come già precisato la resistenza era stata travolta, ma dalla stessa, nell’ opinione pubblica non era emerso alcun indizio in cui intravedere qualche convincente segnale che ispirasse fiducia per il futuro dell’Italia.
In relazione a quanto vado pubblicando, via Internet, mi giungono delle lettere di approvazione, una delle quali ritengo, qui di seguito, di pubblicare in quanto utile a dimostrare che la gente comune sta aprendo gli occhi.
Ed ecco il testo:
Salve,
da Ampezzano quale sono ho letto i suoi scritti riguardo la resistenza in Carnia e finalmente ho trovato riscontro a quelli che fino a prima erano solo racconti dei miei genitori, come ben sa e scrive qui nessuno vedeva di buon occhio i partigiani ed io mi sono sempre chiesto perché in pubblica sede nessuno ha mai controbattuto gli elogi ed gli onori fatti ai partigiani nelle pompose commemorazioni, forse da buoni carnici si lascia passare il passato e si guarda avanti? Forse ha fatto comodo tacere viste le amministrazioni compiacenti ? L.P.
* * *
Il volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, in ogni caso dal punto di vista storico, riconosce che la forza predominante della resistenza, in Italia, guidata da Palmiro Togliatti era rossa, comunista filo stalinista, diciamo progressista ed a conferma della linea progressista richiamo all’ attenzione, quale riferimento, il diario storico della Divisione Garibaldi-Carnia, di cui posseggo una rara copia originale stampata nel 1945, la cui premessa parla di “” movimento rivoluzionario che non ha precedenti nella storia del nostro popolo”” e precisa che “” queste pagine sono rosse di sangue, frutto di sacrifici che l’umana parola non può dire”. Quindi le finalità della resistenza vanno cercate nei fatti e negli intenti che provano la fedeltà agli obbiettivi ideali intesi a creare le condizioni per un futuro di equità e giustizia sociale.
Indubbiamente la resistenza comportò vittime, deportazioni, sacrifici, adattamenti ad aspre e dure sopravvivenze delle forze operative. Trattandosi di movimento insurrezionale si registrarono ovviamente eccessi e sconfinamenti. Tanto per citare un esempio nella sezione penale del Tribunale di Tolmezzo, riguardo l’attività partigiana, a fine guerra risultavano rubricate oltre trecento denunce per omicidi, violenze, furti ed altri reati.
Col mio post del 31 luglio u.s., pubblicato in data 2 agosto, ho già contestato l’ errata falsa interpretazione di comodo, della taluna persona secondo cui, Globocnik con l’appoggio di Rainer, avrebbe dato luogo al trapianto stabile di Cosacchi e Caucasici spostandoli dall’ ultimo insediamento di Zdunska Wola in Polonia all’ Adriatisches Küstenland. Si trattò, invece, di uno spostamento di carattere transitorio, motivato dall’ avanzata sovietica di cui Rainer dette conferma, come documentalmente precisato a pag. 142 del mio volume COSACCHI CONTRO PARTIGIANI, asserendo trattarsi “ non di un insediamento, ma solo di un accantonamento temporaneo”.
* * *
Le valutazioni sbrigative espresse dalla taluna animata da aggressività verbale, tendono alla sottovalutazione, dovuta ad impreparazione di cognizioni di giudizio su vicende storiche, delle decisioni positive prese dal dott. Rainer durante l’occupazione e a fine guerra prima della ritirata riguardo la città ed il porto di Trieste. Per quanto concerne le ragioni della mancata applicazione delle norme relative alla “Soluzione finale del problema ebraico” pienamente condivise da Rainer, le stesse dipesero però da decisioni prese da altri responsabili ampiamente evidenziate ne Lo Sterminio Mancato e confermate al sottoscritto da una lettera del dott. Adalbert Rückerl, dirigente del Pubblico ministero della Centrale di giustizia nazionale tedesca di Ludvisburg (Germania), col quale ebbi rapporti, pubblicata a pagg. 365-366 de Lo Sterminio Mancato. La mia personale amicizia con Lerch, Hradetzky, Suchomel nel dopoguerra, il primo ex capo di Stato maggiore dell’Alto comando SS. e Polizia di Trieste, l’ altro responsabile del Servizio informazioni del Kommando Waffen SS. “ADRIA”, il terzo profondo conoscitore della vicenda Risiera ed altri che in questa sede tralascio di citare, infine la mia profonda cara e fervida amicizia fino al decesso con Ada Pflüger tedesca della Slesia, vedova Rainer e con due degli otto figli, ing. Friedrich e la cara Aidelore, contribuirono ad una approfondita chiarificazione e conoscenza, direi forse unica, di talune vicende concernenti , in paricolare l’Adriatisches Küstenland.
* * *
Passando a Dionisio Bonanni, il medesimo fu comandante partigiano del battaglione garibaldino “Giornate Nere”. Era fratello di Katia (Gisella Bonanni) compagna di Mirko (Arko Mirko) della quale, oltre alle memorie del padre Giuseppe Sante che la riguardano, conservo suoi appunti diaristici. Ebbi diversi incontri col Dionisio, ogniqualvolta tornava a Raveo dalla Francia,per brevi periodi,finchè decise di non farvi più ritorno e mantenne la parola. Aveva preso parte all’attacco per la resa della Guarnigione di gendarmeria tedesca di Sappada dove cadde Aso….. Di Mirko, a sua volta comandante del battaglione garibaldino Friuli, assassinato assieme a Katia alla vigilia della liberazione, sono tuttora procuratore irrevocabile “Post Mortem” nominato a suo tempo nella Federativa Iugoslava. Dietro i nomi citati, tutti ferventi comunisti filo stalinisti, c’è un retroscena di vicende scottanti ed altro, solo in parte rivelate attraverso le mie pubblicazioni . Si tratta di argomenti per cui a suo tempo venne appositamente da Londra ad incontrarmi a Porcia di Pordenone, il biografo di Winston Churcill, Richard Lamb, che fu mio ospite e che poi mi ricordò in un suo libro diffuso anche in Italia.
* * *
Volume “Lo Sterminio Mancato” . La taluna persona asserisce a un certo punto: “”Nella presentazione pubblicitaria del citato mio volume , si dice che” queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche condotte in Italia, in Austria, in Germania, in Iugoslavia e fin oltre oceano”. “ In realtà il lettore non stenta ad avvedersi che il Carnier ha fatto uso di una copiosa documentazione di prima mano da cui ha ricavato notizie interessanti ed anche del tutto nuove, talvolta riportate fino agli ultimi dettagli.”” Questo della documentazione di prima mano mi sta bene perchè trattasi di verità, ma l’affermazione che “”queste pagine sono frutto di anni di lavoro e di ricerche…fin oltre oceano” è altrettanto veritiera in quanto la ricerca per stabilire contatti oltreoceano e rintracciare tedeschi, austriaci, croati espatriati a fine guerra per porsi al sicuro, dai quali avevo interesse ad ottenere informazioni utili alla storia, fu spesso complicata, non facile e dispendiosa. La mia trattazione pubblicistica ed editoriale, ovviamente a fine storico, era e rimane nota in Brasile, Canadà, Argentina tant’è che il sindaco di Bariloque in Patagonia, al momento dell’arresto di Priebke su cui scrissi dei rilevanti articoli sulla stampa, si rivolse a me per avere utili informazioni e documenti sul processo delle Fosse Ardeatine ed altro, in cui Priebke risultava coinvolto utili allo scopo di verificare la decisione di approvare o negare la sua estradizione.
Di fatto a livello di giudizio storico, il volume LO STERMINIO MANCATO venne assunto da vari centri di cultura ed università d’ Europa fra le quali quella di Oxford, dove lo storico e docente prof. Gerald Fleming, che conosceva la mia attività di studioso ritenne, come ricordai in altre occasioni, di farlo conoscere e quindi depositarlo presso la Suprema Corte di Giustizia di Israele il che dette luogo ad un seguito positivo con l’invio ad incontrarmi in Italia, a Porcia di Pordenone, di una commissione formata dal giudice dott. Michael Horowitz, due agenti del Mossad (Servizi Segreti), dei traduttori cui si aggiunse la presenza, com’ebbi a riferire in altre circostanze, del capo della DIGOS di Trieste dott. Abbate.
* * *
Ed ora, vengo a correggere l’errore o interpretazione di comodo della taluna di considerare il massacro del centinaio di cosacchi, quale vendetta dell’eccidio dei 51 civili di Avasinis, vittime della rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945, definizione che, il sottoscritto nelle sue pubblicazioni, la stessa considera da me ignorato od omesso.
Passiamo quindi alla verifica dei fatti.
Riferisce la stessa :
<…. efferata fu la reazione di alcuni partigiani e civili all’eccidio di Avasinis, dove truppe tedesche e collaborazioniste avevano trucidato il 2 maggio 52 civili e ne avevano lasciati feriti altri 15. (v. pp. 211-224 del Carnier “Lo Sterminio Mancato”>
<Ed ecco il 2 maggio l’eccidio. I superstiti, già precedentemente così duramente provati,( dalla rappresaglia tedesca) potevano essere uomini calmi e misurati? Lo potevano dopo esser stati buttati all’ultimo, assurdo e crudele estremo di disperato dolore?>
Interviene in appoggio una seconda persona, dalle iniziali P.S. la quale asserisce: <Ricordo che ancora nel 1995 avevo citato ampi stralci del commento di mons. Moretti a chiusura del libro “Novocerkassk e dintorni”, dopo aver elencato vari passaggi dove Carnier, nei confronti della occupazione cosacca e del movimento della Resistenza nella Val del Lago, faceva delle affermazioni non documentate. Una ulteriore riprova si ha nell’ultimo libro, quando parla delle uccisioni dei cosacchi di Avasinis senza citare che in precedenza c’era stato l’eccidio nazifascista del 2 maggio, causa prima della “vendetta” ai danni dei cosacchi…>
Il P.S. vorrebbe dimostrare sostegno della taluna che, il sottoscritto, abbia deliberatamente evitato di affermare che, prima del massacro dei cosacchi vi era stata la rappresaglia tedesca del 2 maggio per cui il massacro sarebbe una conseguente giustificata vendetta o ritorsione. Si tratta assolutamente di falsa affermazione nei miei riguardi intesa a fornire una versione che viene ad assumere veste giustificativa attenuante del criminale massacro, mentre la situazione fattuale evidenzia elementi e circostanze da cui si rileva una diversa realtà che sarà dimostrata nello sviluppo di questa trattazione chiarificatrice.
Sorprende il comportamento dei due associati, la taluna persona ed il P.S. i quali, facendosi scudo con frasi pronunciate da mons. Moretti, “Lino” quale partigiano osovano, cercano di intaccare con squallide banali trovate la mia correttezza sul piano storiografico di riconosciuto prestigio a livello nazionale ed oltre, io che in anni lontani, con impegno e sacrifici, ho aperto le strade della conoscenza storica riguardo l’Adriatisches Küstenland riferita agli eventi del periodo 1943-1945.
* * *
Premetto che verso la fine del 1977, dopo mie vaste indagini nella zona di Avasinis, Alesso e dintorni, cioè al termine della mia ricognizione dei fatti ivi accaduti nel periodo 1943-1945, saputo che la testimonianza attendibile su tali vicende era contenuta in un diario lasciato da don Francesco Zossi di cui era depositario don Terenzio di Gianantonio parroco di Cazzaso (Tolmezzo) mi presentai dal medesimo e chiesi in prestito il diario. Egli, che già mi conosceva di nome quale autore, mi accolse con grande benevolenza e mi consegnò il documento che utilizzai ovviamente nelle parti che ritenni rilevanti , nel mio volume “Lo Sterminio…” ed anche ne “L’Armata Cosacca…”. Il diario venne poi da me restituito facendo prima delle copie.
Per confutare versioni non veritiere parto pertanto dalle affermazioni del diario riferite nei miei testi diffusi in Italia e da altri elementi probatori ritenuti tali dal punto di vista storico.
FINE APRILE 1945. RIPRESA DELL’ATTIVITA’ PARTIGIANA ED IMMINENTE ATTESA, AD AVASINIS, DI UN’AZIONE DI RAPPRESAGLIA TEDESCA. Pagg.n.211-212 de “Lo Sterminio Mancato” –Mursia – 1982.
“”Fin dal 25 aprile, ad Avasinis nella Pedemontana, la signora Augusta Venturini Kozlova, un’italiana che parlava il russo (era nata in Siberia da un’emigrante italiana), portavoce dei partigiani, aveva intimato la resa ai cosacchi. Dopo tale intimazione di resa – estesa alla vicina frazione di Oncedis – i cosacchi evacuarono in parte la zona anche in conseguenza di uno spezzonamento alleato su Alesso, verificatosi il giorno 26, che aveva causato 68 vittime tra gli stessi cosacchi “”.
…………………………- omissis-…………………………………………….
“”Da lato partigiano, tramite la Venturini Kozlova, nel corso delle trattative di resa di Avasinis, era stata assicurata ai cosacchi l’incolumità. Quarantacinque cosacchi del Don, distaccati ad Oncedis ed arresisi ai partigiani della brigata “Garibaldi”, dopo essere stati disarmati furono concentrati assieme a quelli di Avasinis ed altri arresisi ad Interneppo e Trasaghis nel Dopolavoro di Avasinis sotto vigilanza partigiana.””
…………………….... – omissis -…………………………………………………..
“”Alcuni tecnici dell’organizzazione Henzian, pare complessivamente meno di una decina e che operavano a Interneppo¸ furono prelevati dai partigiani che asportarono da quel cantiere vario materiale tra cui alcune radio trasmittenti. Simultaneamente i partigiani prelevarono anche il Bauführer , che risiedeva a Trasaghis. Detto gruppo di tecnici fu condotto sotto scorta in una località sopra Avasinis. Corre voce che l’azione armata per il prelievo degli anzidetti tecnici della Henzian fosse stata in raltà una finzione, poiché gli stessi in funzione di precedenti trattative, sarebbero stati d’accordo. In ogni caso però l’atteggiamento del Bauführer che probabilmente, fiutando un destino alquanto incerto, ritenne opportuno di abbandonare con la fuga i partigiani, prova, in er certo senso, il contrario. Il Bauführer raggiunse, infatti, il comando tedesco di Osoppo e fors’anche di Gemona e dette l’allarme.””
“”Segnalazioni sulla situazione partigiana che andava sviluppandosi nell’intero territorio pedemontano, con particolare riferimento ad Avasinis, vennero recepite da tutti i comandi tedeschi Nord (Tolmezzo-Arta-Moggio…). Il compito di intervenire spettava ancora alle forze dislocate in zona “”.
“”Secondo le asserzioni dell’ex comandante partigiano “Fontana” (Giovanni Venturini) dei GAP, negli ultimi giormi di aprile e il 1° maggio di ora in ora era attesa ad Avasinis un’azione di rappresaglia tedesca. Parte degli abitanti, avvertendo il pericolo, avevano abbandonato il paese e si erano diretti sulle montagne sovrastanti.””
MASSACRO DEI COSACCHI DETTATO DALLE CIRCOSTANZE ED ALL’ IPOTIZZABILE FERMO PROPOSITO DI UCCIDERLI, STABILITO FIN DALLA RESA.
La resa dei cosacchi ai partigiani era avvenuta il 25 aprile 1945. Gli stessi, disarmati, alloggiati provvisoriamente nel Dopolavoro di Avasinis furono portati poi sulle montagne sovrastanti e concentrati a località Gadoria sotto il monte Cuar. Si tratta di una zona ampia e boscosa con delle anfrattuosità e con relativa malga (Gadoria).
L’intesa sulla quale si giunse alla resa consisteva nell ‘ impegno che ai cosacchi era garantita l’incolumità e la loro consegna agli americani.
-Annota don Cozzi nel suo diario : “”Pag.214 de Lo Sterminio Mancato“” Il comandante del presidio cosacco mi vuole. Ha bisogno di trattare la resa del presidio. Faccio allora chiamare il podestà, Rodaro Augusto “Rossit”, e si conviene che essi si mettano a disposizione dei partigiani alla sola condizione che venga loro salvata la vita. Si parla coi partigiani che accettano ed un giorno partono verso la montagna lasciando libero il paese. Al quale, nella loro permanenza ( i cosacchi) non avevano mai fatto male. Si è saputo dopo che i patti non furono osservati e che molti di essi furono proditoriamente passati per le armi. Pacta sunt servanda, una volta fatti . La strada nazionale è una congestione ed ingorgo continuato di tedeschi in fuga. Alcuni partigiani hanno l’infelice idea di compiere un ultimo atto e di andare a disturbare la loro fuga sulla stessa Nazionale all’ altezza dell’imbocco della nostra strada”.
I cosacchi in realtà furono tutti massacrati e i loro corpi abbandonai senza sepoltura, secondo il metodo partigiano cinicamente privo di principi di etica civile. La decisione dell’eliminazione fu motivata dal clima di insicurezza e di attesa di una rappresaglia conseguente alle azioni di ripresa dell’attività partigiana( pagg. nr. 211,212 de Lo Sterminio Mancato) ed anche dalla mancanza di viveri di sostegno, come da conferma da parte dell’ ex comandante partigiano “Fontana” di seguito riportata nella parte finale, e non quindi quale vendetta o ritorsione per la rappresaglia del 2 maggio che, Don Cozzi, nella sua lapidaria espressione sopra riportata non cita, e nemmeno accenna a motivo di vendetta, ma passa subito all’azione partigiana contro i tedeschi in ritirata sulla strada Nazionale, che darà luogo alla conseguente rappresaglia. Da quanto emerge dalla stesura dei fatti nella testimonianza don Cozzi si evidenzia che nel filo mentale della successione dei fatti nella memoria del medesimo, l’attacco partigiano sulla Nazionale consegue immediato all’ aver saputo del massacro dei cosacchi.che quindi era già avvenuto. Stando ai comportamenti partigiani, assume consistenza la supposizione che l’intento del massacro sussistesse, come fermo proposito, al momento della resa.
Il massacro ha lasciato un segno di vergogna incancellabile nella condotta partigiana coinvolgente l’inspiegabile indifferenza delle preposte Autorità del tempo, considerato che i corpi delle vittime vennero abbandonati insepolti e tali rimasero per quattro anni. La gravità della situazione comportava, al dilà delle immediate urgenti misure garanti la situazione sanitaria ambientale e l’inumazione dei pietosi resti, l’apertura di un’ istruttoria giudiziaria onde accertare, in sede penale, l’ipotesi di sussistenti reati che, da quanto mi risulta, esistevano, ma il tutto si trascinò disinvoltamente senza dar luogo a procedimenti penali, in osservanza a ritenuta superiore decisione, su cui non ritengo almeno in questa sede di esprimere valutazioni, in adeguamento alla linea politica confacente alle circostanze della complessa difficile situazione politico-sociale d’Italia di quel primo dopoguerra. Solamente nel 1949 la competente preposta Autorità, come da lettera seguente.
PRETURA DI GEMONA DEL FRIULI -nr. 125 - Oggetto : Recupero salme. Al Comando Stazione CC.- OSOPPO e p.c. al Sindaco di TRASAGHIS : dovendo, per superiore richiesta, procedere agli accertamenti tendenti all’ identificazione e ricognizione delle salme ancora insepolte in Cianal Pecolaz etc., prego procedere ad accertamenti diretti all’ identificazione dei siti dove dette salme giacciono insepolte e farne curare il trasporto al cimitero di Trasaghis, informando , tempestivamente questo ufficio. IL PRETORE.
Nel rispetto dell’obbiettività dei principi che regolano la storia mi sembra tuttavia di non escludere che la brutale azione del massacro, che crimine rimane, in ogni caso non fu esente da un certo spirito di ritorsione, ovviamente ingiusto, motivato dalla considerazione che i cosacchi, forze di presidio collaborazioniste della Germania alleata dell’ Italia (Repubblica Sociale di Salò), pur essendosi stabilito con le popolazioni locali un lodevole rapporto di convivenza e, in molti casi, di coabitazione, nella definizione del gergo comune ambientale erano considerati degli occupatori, tant’ è che a pagg. 223-224 , sempre de Lo Sterminio Mancato, scrissi quanto segue :“ Pagarono in qualche modo, per effetto del destino, quei cosacchi, anche se individualmente innocenti, quali strumenti di un’occupa- zione sulle cui cause complesse essi non avevano certo parte diretta, ma solamente indiretta e che, tuttavia, fu motivo di sofferenza morale e di disagio per le popolazioni”.
Nel villaggio di Alesso nel Friuli, all’ equipe della RAI-TV nazionale di Roma, io presente, in occasione alle riprese del film documentario “COSSACKJA”, realizzato sul filone storico del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, il cittadino Eugenio Cucchiaro, nel 1994,all’ età di 93 anni, essendo nato nel 1901 disse che (””pag.n. 91 del volume Cosacchi contro Partigiani) sui cosacchi non c’era granchè da rilevare in senso critico, aggiungendo che gli stessi, durante l’occupazione del paese, non avevano ucciso nessuno...Altra dichiarazione risultante nel film, verificabile nella pagina sopracitata, espressa da più cittadini all’ equipe della RAI-TV :”” Noi avevamo paura dei tedeschi e dei partigiani, ma non dei cosacchi”.
RAPPRESAGLIA DEI TEDESCHI SU AVASINIS E RITORSIONE SUGLI STESSI DEI PARTIGIANI E CITTADINI.
La dolorosa rappresaglia provocata da un attacco partigiano alle forze tedesche in ritirata sulla vicina strada nazionale Udine-Tarvisio con delle vittime, dette luogo nel villaggio di Avasinis a 51 vittime civili e a dei feriti. La stessa è ricostruita nei dettagli, taluni esecrabili, ne “Lo Sterminio Mancato”, da pag. 213 a 224 e poi integrata, sulla base di successive ricognizioni, da miei vasti articoli sulla stampa. Nel volume è anche riferita, nei particolari, la ritorsione associata di partigiani e civili dagli aspetti bestiali, su prigionieri tedeschi che, in buona parte , essendo in ritirata va ritenuto fossero ignari dell’accaduto e quindi esenti da responsabilità.
Dal dossier di testimonianze rilasciatemi, nel corso del 1977, da Venturini Giovanni “Fontana”, ex comandante partigiano dei GAP, nella sua dimora a località “Novadet” sul crinale della montagna ad ovest di Avasinis, traggo l’affermazione che segue: - Alla rappresaglia tedesca del 2 maggio, le cui vittime civili furono 51, fece seguito col concorso dei civili, un’ immediata ritorsione partigiana. Vennero uccisi con metodi bestiali 21 prigionieri tedeschi, ma il numero è certamente molto più elevato.
PRECISAZIONI A PROPOSITO DEL FILM "COSSACKJA" GIRATO A SUO TEMPO DALLA RAI-TV (RAI DUE) DIREZIONE DI ROMA SUL FILONE STORICO DEL MIO LIBRO L'ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-194
PRECISAZIONI A PROPOSITO DEL FILM "COSSACKJA" GIRATO A SUO TEMPO DALLA RAI-TV (RAI DUE) DIREZIONE DI ROMA SUL FILONE STORICO DEL MIO LIBRO L'ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-1945, DELLA DURATA DI DUE ORE. IL FILMATO E' RIPRODOTTO IN YOUTUBE E NELLA PAGINA DIARIO DEL MIO SITO FACEBOOK.
Vengo a precisare che, il filmato “COSSACKJA”, fu realizzato nel 1990 dalla Direzione Televisione Italian(RAI DUE“)“ tramite un’ equipe diretta da SERGIO TAU, sul filone storico del mio libro “L’ ARMATA COSACACCA IN ITALIA 1944-1945”, edito nel 1965 dal noto editore svizzero DE VECCHI-Milano ed assunto poi dalla cessionaria MURSIA-Milano, nel 1990, altrettanto nota,..La realizzazione del film ebbe la costante presenza testimoniale mia e di mia moglie Wanda a fianco dell’equipe, nei sopralluoghi interessati del Friuli, della Carnia e dell’ Austria, con messa a disposizione della mia preziosa documentazione storica d’archivio. Stante le mie diverse pubblicazioni di fondamento storico diffuse su piano nazionale e la mia parallela attività pubblicistica quale “Giornalista di lungo corso”. Si tratta di una lunga ed assidua attività di informazione storico-culturale previa ricerca, affrontando vicende delicate e scottanti deliberatemente ignorate da altri, quali l’ assassinio di Mirko (Arko Mirko), comandante partigiano sloveno, di cui fui io ad informare le autorità slovene e la famiglia e non i partigiani e chi altro in dovere di farlo – l’eliminazione per mano partigiana di ufficiali alleati, crimine imprescrittibile per il quale venne da me, da Londra, e fu mio ospite, Richard Lamb, biografo di Churcill – il massacro di cento prigionieri cosacchi sulle montagne di Avasinis,fra i quali molte donne e bambini di cui uno, due in fasce, crimine orrendo, i cui cadaveri furono abbandonati senza sepoltura sul luogo per quattro lunghi anni, prima che l’ autorità civile responsabile decidesse di dare sepoltura ai resti previa identificazione. Si tratta di massacro partigiano commesso subito dopo la resa dei detti cosacchi verso fine aprile 1945, ottenuta con l'intervento del parroco don Zossi che garantiva ai cosacchi salvezza con la consegna degli stessi agli alleati e non ai sovietici, impegno che non venne rispettato. Dopo tale massacro, il 2 maggio 1945, una formazione mista di tedeschi delle Waffen SS. Gebirgs Karstjaeger Brigade integrata da spagnoli della ex Blaue division e Waffen SS. Division Prinz Eugen, forze che si trovavano stazionate ad Ospedaletto, in seguito a un attacco partigiano sulla nazionale Udine-Tarvisio, che provocò delle vittime, attuarono una dura rappresaglia sul villaggio di Avasinis ritenuto dimora dei partigiani responsabili dell’ attacco, rappresaglia a cui la falsa propaganda filo partigiana imputò alla rappresaglia tedesca la ragione vendicativa del massacro dei cosacchi che, come già precisato, era avvenuto prima, per cui nella logica dei fatti non costituiva e non può costituire motivo di ritorsione nel senso voluto da certi pennaioli di paese . Ho già diffuso qualche tempo sui miei siti Facebook e Blogger, una relazione di oltre trentamila battute con citazione di documenti probatori contro la falsa versione sopramenzionata.
Con un’ ampia recensione, pubblicata il 13.11.1990 dal quotidiano IL PICCOLO di Trieste, del celebre scrittore CARLO SGORLON, autore del romanzo storico “L’ARMATA DEI FIUMI PERDUTI" scrisse riguardo il mio libro L’ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-1945 : ““Esso costituì per me una fonte preziosa d’informazione, a completamento della mia esperienza diretta.”“Gli storici dell’ avvenire dovranno ricorrere soprattutto all’ opera di Pier Arrigo Carnier, ricchissima di notizie, documentazioni, testimonianze di vario genere, fotografie.” Fin dal primo dopoguerra si dedicò a raccogliere notizie sull’ invasione cosacca , che ha lasciato nella popolazione friulana memorie fortissime di fatti a volte strani. a volte atroci, ma sempre carichi di suggestioni storiche ed esotiche. Carnier è stato colpito dal tragico destino dell’ armata cosacca.Nel suo libro non ci sono soltanto i segni di u n paziente lavoro di storico-raccoglitore di documenti e di notizie (alla Ludovico Antonio Muratori per intenderci) ma anche di un coinvolgimento sentimentale- Lo stesso Carnier, in alcuni momenti più autobiografici e confidenziali del suo libro. lascia trasparire una traccia del suo interesse vivissimo, per lo strano popolo cosacco, asiatico e ancora un po’ “barbarico”. I cosacchi. che vennero in Italia dopo avere abbandonato l’Armata Rossa,, che essi detestavano in seguito all’ invasione della Russia da parte dei tedeschi, con le mogli, i figli, i vecchi, il pope,le icone ortodosse o il Corano, i grandi cavalli da tiro e quelli agili e nervosi da battaglia, hanno provocato un’ impressione grandissima nel suo inconscio. E tracciare la storia della loro vicenda in Italia è stato da lui sentito come una sorta di missione, di scopo della vita, perseguito per decenni.
Un altro elemento importante del libro di Carnier è il punto di vista da cui la vicenda cosacca è osservata. La simpatia di partenza si tramuta in giudizio storico. Carnier racconta anche i misfatti, le crudeltà, i tradimenti dei cosacchi. Ma è ben lungi dal demonizzare la loro vicenda come fecero i bolscevichi, che considerarono i cosacchi turpi traditori della patria. O come fece quasi tutta la storiografia post-bellica di ispirazione comunista, anzi staliniana, alimentata da un odio implacabile, nei suoi rarissimi accenni alla vicenda. O come fece anche la storiografia della resistenza, che vedeva nei cosacchi dei nemici, e non una sventurata popolazione dal suicidio collettivo nelle acque della Drava, il gulag e il plotone di esecuzione. Carnier perciò possiede anche il merito di avere corretto un po’ il tiro, e ristabilito un equilibrio all’ interno degli ultimi anni di guerra mondiale “.NOBILI, SINCERE E DI GRANDE VALIDITA’ E COGNIZIONE QUESTE AFFERMAZIONI DELLO SGORLON, CHE COSTITUISCONO UN GIUDIZIO FONDAMENTALE AUTOREVOLE A CUI VA LA MIA RICONOSCENZA E GRATITUDINE.
Desidero ricordare che a suo tempo, al momento dell’ uscita de “L'Armata Cosacca…” della Mursia. come scrissi altre volte, venne da me il grande regista internazionale Fred Zinnemann, che aveva letto il libro e mi propose di girare un film sul contenuto, proposta che naturalmente accettai con grande entusiasmo. Ma quando ormai avevamo fissato la trama ed altro, forti pressioni da esponenti ex alleati anglo-americani, che temevano la verità della famigerata consegna forzata ai sovietici trattata nel film, indussero Zinneman a sospendere l’iniziativa.. Non posso evitare di aggiungere che, via via nel tempo ed anche di recente sono apparse, sulla vicenda cosacca, talune pubblicazioni diffuse da un’ editoria minore, a mio giudizio prive di incisività storica frutto di notizie colte a destra e a manca.... Si sparsero anche voci secondo cui taluno attribuiva all’ atamano Pjotr Nikolaevic Krassnoff dialoghi inesistenti, mai avvertiti dai testimoni militari e civili a lui vicini, stante la lunga puntigliosa mia conoscenza della sua attività e vita privata sulla base di indagini e colloqui con alti ufficiali e generali cosacchi. Si tratta di affermazioni in cui si ravvisa il tipico millantato credito all’ italiana... Vi è poi una vicenda di appropriazione indebita di miei document diffusi sulle mie pubblicazioni protette da COPYRIGHT con ogni diritto, da parte di taluno (friulano), con utilizzo degli stessi in un pietoso brogliaccio di foto, violazione che avrà un seguito nella sede giudiziale appropriata.
11 agosto 2018 CARNIER PIER ARRIGO
Vengo a precisare che, il filmato “COSSACKJA”, fu realizzato nel 1990 dalla Direzione Televisione Italian(RAI DUE“)“ tramite un’ equipe diretta da SERGIO TAU, sul filone storico del mio libro “L’ ARMATA COSACACCA IN ITALIA 1944-1945”, edito nel 1965 dal noto editore svizzero DE VECCHI-Milano ed assunto poi dalla cessionaria MURSIA-Milano, nel 1990, altrettanto nota,..La realizzazione del film ebbe la costante presenza testimoniale mia e di mia moglie Wanda a fianco dell’equipe, nei sopralluoghi interessati del Friuli, della Carnia e dell’ Austria, con messa a disposizione della mia preziosa documentazione storica d’archivio. Stante le mie diverse pubblicazioni di fondamento storico diffuse su piano nazionale e la mia parallela attività pubblicistica quale “Giornalista di lungo corso”. Si tratta di una lunga ed assidua attività di informazione storico-culturale previa ricerca, affrontando vicende delicate e scottanti deliberatemente ignorate da altri, quali l’ assassinio di Mirko (Arko Mirko), comandante partigiano sloveno, di cui fui io ad informare le autorità slovene e la famiglia e non i partigiani e chi altro in dovere di farlo – l’eliminazione per mano partigiana di ufficiali alleati, crimine imprescrittibile per il quale venne da me, da Londra, e fu mio ospite, Richard Lamb, biografo di Churcill – il massacro di cento prigionieri cosacchi sulle montagne di Avasinis,fra i quali molte donne e bambini di cui uno, due in fasce, crimine orrendo, i cui cadaveri furono abbandonati senza sepoltura sul luogo per quattro lunghi anni, prima che l’ autorità civile responsabile decidesse di dare sepoltura ai resti previa identificazione. Si tratta di massacro partigiano commesso subito dopo la resa dei detti cosacchi verso fine aprile 1945, ottenuta con l'intervento del parroco don Zossi che garantiva ai cosacchi salvezza con la consegna degli stessi agli alleati e non ai sovietici, impegno che non venne rispettato. Dopo tale massacro, il 2 maggio 1945, una formazione mista di tedeschi delle Waffen SS. Gebirgs Karstjaeger Brigade integrata da spagnoli della ex Blaue division e Waffen SS. Division Prinz Eugen, forze che si trovavano stazionate ad Ospedaletto, in seguito a un attacco partigiano sulla nazionale Udine-Tarvisio, che provocò delle vittime, attuarono una dura rappresaglia sul villaggio di Avasinis ritenuto dimora dei partigiani responsabili dell’ attacco, rappresaglia a cui la falsa propaganda filo partigiana imputò alla rappresaglia tedesca la ragione vendicativa del massacro dei cosacchi che, come già precisato, era avvenuto prima, per cui nella logica dei fatti non costituiva e non può costituire motivo di ritorsione nel senso voluto da certi pennaioli di paese . Ho già diffuso qualche tempo sui miei siti Facebook e Blogger, una relazione di oltre trentamila battute con citazione di documenti probatori contro la falsa versione sopramenzionata.
Con un’ ampia recensione, pubblicata il 13.11.1990 dal quotidiano IL PICCOLO di Trieste, del celebre scrittore CARLO SGORLON, autore del romanzo storico “L’ARMATA DEI FIUMI PERDUTI" scrisse riguardo il mio libro L’ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-1945 : ““Esso costituì per me una fonte preziosa d’informazione, a completamento della mia esperienza diretta.”“Gli storici dell’ avvenire dovranno ricorrere soprattutto all’ opera di Pier Arrigo Carnier, ricchissima di notizie, documentazioni, testimonianze di vario genere, fotografie.” Fin dal primo dopoguerra si dedicò a raccogliere notizie sull’ invasione cosacca , che ha lasciato nella popolazione friulana memorie fortissime di fatti a volte strani. a volte atroci, ma sempre carichi di suggestioni storiche ed esotiche. Carnier è stato colpito dal tragico destino dell’ armata cosacca.Nel suo libro non ci sono soltanto i segni di u n paziente lavoro di storico-raccoglitore di documenti e di notizie (alla Ludovico Antonio Muratori per intenderci) ma anche di un coinvolgimento sentimentale- Lo stesso Carnier, in alcuni momenti più autobiografici e confidenziali del suo libro. lascia trasparire una traccia del suo interesse vivissimo, per lo strano popolo cosacco, asiatico e ancora un po’ “barbarico”. I cosacchi. che vennero in Italia dopo avere abbandonato l’Armata Rossa,, che essi detestavano in seguito all’ invasione della Russia da parte dei tedeschi, con le mogli, i figli, i vecchi, il pope,le icone ortodosse o il Corano, i grandi cavalli da tiro e quelli agili e nervosi da battaglia, hanno provocato un’ impressione grandissima nel suo inconscio. E tracciare la storia della loro vicenda in Italia è stato da lui sentito come una sorta di missione, di scopo della vita, perseguito per decenni.
Un altro elemento importante del libro di Carnier è il punto di vista da cui la vicenda cosacca è osservata. La simpatia di partenza si tramuta in giudizio storico. Carnier racconta anche i misfatti, le crudeltà, i tradimenti dei cosacchi. Ma è ben lungi dal demonizzare la loro vicenda come fecero i bolscevichi, che considerarono i cosacchi turpi traditori della patria. O come fece quasi tutta la storiografia post-bellica di ispirazione comunista, anzi staliniana, alimentata da un odio implacabile, nei suoi rarissimi accenni alla vicenda. O come fece anche la storiografia della resistenza, che vedeva nei cosacchi dei nemici, e non una sventurata popolazione dal suicidio collettivo nelle acque della Drava, il gulag e il plotone di esecuzione. Carnier perciò possiede anche il merito di avere corretto un po’ il tiro, e ristabilito un equilibrio all’ interno degli ultimi anni di guerra mondiale “.NOBILI, SINCERE E DI GRANDE VALIDITA’ E COGNIZIONE QUESTE AFFERMAZIONI DELLO SGORLON, CHE COSTITUISCONO UN GIUDIZIO FONDAMENTALE AUTOREVOLE A CUI VA LA MIA RICONOSCENZA E GRATITUDINE.
Desidero ricordare che a suo tempo, al momento dell’ uscita de “L'Armata Cosacca…” della Mursia. come scrissi altre volte, venne da me il grande regista internazionale Fred Zinnemann, che aveva letto il libro e mi propose di girare un film sul contenuto, proposta che naturalmente accettai con grande entusiasmo. Ma quando ormai avevamo fissato la trama ed altro, forti pressioni da esponenti ex alleati anglo-americani, che temevano la verità della famigerata consegna forzata ai sovietici trattata nel film, indussero Zinneman a sospendere l’iniziativa.. Non posso evitare di aggiungere che, via via nel tempo ed anche di recente sono apparse, sulla vicenda cosacca, talune pubblicazioni diffuse da un’ editoria minore, a mio giudizio prive di incisività storica frutto di notizie colte a destra e a manca.... Si sparsero anche voci secondo cui taluno attribuiva all’ atamano Pjotr Nikolaevic Krassnoff dialoghi inesistenti, mai avvertiti dai testimoni militari e civili a lui vicini, stante la lunga puntigliosa mia conoscenza della sua attività e vita privata sulla base di indagini e colloqui con alti ufficiali e generali cosacchi. Si tratta di affermazioni in cui si ravvisa il tipico millantato credito all’ italiana... Vi è poi una vicenda di appropriazione indebita di miei document diffusi sulle mie pubblicazioni protette da COPYRIGHT con ogni diritto, da parte di taluno (friulano), con utilizzo degli stessi in un pietoso brogliaccio di foto, violazione che avrà un seguito nella sede giudiziale appropriata.
11 agosto 2018 CARNIER PIER ARRIGO
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