Rispondo all' interrogativo postomi via E. mail e telefonicamente da alcuni lettori , austriaci, slovacchi, serbi e italiani sul destino della mia documentazione d'archivio, avendo io dichiarato, con post del.l'.11 ottobre corr.. che, la stessa, sarà messa al sicuro all' estero per cui in Italia non dovrà restare nulla. Sono stato motivato in tal senso dal fatto che, data la mia età ( ho 92 anni), occorra decidere a chi lasciare il compito di custodire tale patrimonio documentale. Trattasi non solo di documenti cosacchi ma ben oltre, riguardanti tedeschi, serbi, croati missioni alleate e mlto altro
..L'elenco è lungo e comprende preziosi elementi quali, tanto per citarne qualcuno, il Piano ZAMOSC di germanizzazione di gruppi etnici in Polonia firmato dal SS. Gruppenfuehrer Globocnik e di cui parlai nel mio libro " Lo Sterminio Mancato" e, in riferimento alla prima guerra mondiale, il diario del generale August Ubanski von Ostrmiecs, capo dei Servizi segreti austroungarici (donatomi personalmente dalla figlia Aidi Heini). Mi tormenta il fatto che la detta documentazione, dal punto di vista dell'interesse storico scientifico possa finire in mani insicure e venga accantonata nell' ombra o succeda dell' altro. Di recente sono rimasto profondamente sdegnato da un fatto irritante e provocatorio . Quale prova di permissività inaudite si è verificato da parte di taluno, con sfrontatezza mista a crassa insipienza, l'utilizzo di una consistente quantità di documentazioni coreografiche storiche facenti parte del mio archivio, utilizzate dal tale in una fascicolazione fotografica, documenti da me diffusi nei miei libri pubblicati a partire dal 1965 e varie successive riedizioni e ristampe, coperte da Copyright, con diritti regolarmente acquisiti e solidamente consolidati. Ovviamente il taluno dovrà rispondere in sede legale appropriata ma il mio sdegno rimane !
Ciò premesso, in merito alla mia vasta documentazioni storica, una decisione non è stata presa, ma sono orientato per l' estero, stanti le proposte formulatemi da Mosca e Wasinghton. Dirigenti russi di un primario museo-archivio di Mosca mi hanno già fatto visita due volte a tale scopo come da articolo pubblicato su due intere pagine dal Gazzettino il.10 agosto 2014 dal titolo. "Cosacchi. La Russia recupera la memoria."...All' uscita del mio ultimo libro "Cosacchi contro Partigiani"-Mursia 2016, dei russi incaricati da Mosca si sono recati in Carnia ed hanno fotografato la casa dove io ebbi i natali ed attinto informazioni biografiche nei miei riguardi, quale premessa collegata alla mia paternità della documentazione d'archivio, stante l'esplicito interesse ad acquisire tale patrimonio documentale . In riferimento ai cosacchi sta di fatto che, avendo vissuto di persona tale evento occupazionale, fui per primo ad avvertire che il fatto, al dilà di retrive considerazioni ambientali, assumeva incisivo interesse storico pur riconoscendo, in ogni caso che tale occupazione con fini di presidio, ebbe a comportare disagi e sacrifici alle popolazioni indigene ( inevitabili e spiacevoli incidenti iniziali, concorso al foraggiamento di migliaia di cavalli, disagiate situazioni di coabitazione ed altro) . Con una splendida recensione del mio libro "L' Armata cosacca in Italia 1944-1945", pubblicata dal quotidiano il Piccolo in data 13.11.1990 , il notissimo scrittore italiano Carlo Sgorlon, ebbe a rilevare che il mio lavoro costituiva e costituisce la fonte storica presente e futura per chiunque intenda occuparsi delle vicende storiche verificatesi nel Friuli nel 1943-1945, precisando che egli stesso aveva trovato il libro di grande utilità per la stesura del suo romanzo "L'Armata dei fiumi perduti", pubblicato dalla Mondadori.
Oggi, ad oltre mezzo secolo dalla prima edizione de " L' Armata cosacca...." Milano- De Vecchi 1965 e Mursia-Milano 1990, come già detto, con diverse successive riedizioni e ristampe, sarà prossimamente rilanciato dall' editore Mursia come da contratto stipulato il 26 giugno 2017. L'intenzione di scrivere sui cosacchi , stante il palese mio successo su piano nazionale ed oltre, pare sia diventata contagiosa. Risulta infatti che un'editoria minore, da qualche tempo, ha dato luogo a delle pubblicazioni sull' argomento, strutturate sul tipo tesi. Senza esprimere delle valutazioni, voci mi sono però giunte che, da qualche parte, risulterebbero pubblicati dei dialoghi dell' atamano generale Piotr Nikolaevic Krassnoff con un civile, in rifermento al breve periodo trascorso dal medesimo in Carnia, a Villa di Verzegnis, dialoghi che mai, da testimonianze di persone del suo entourage nella vita quotidiana od a lui personalmente vicine, sono risultati avvenuti e ritenuti impossibili sulla base di affermazioni fattemi da un alto ufficiale cosacco per iscritto.
Nel mio libro "Cosacchi Contro Partigiani"- Mursia 2016, nel capitolo dedicato all'atamano generale Krassnoff, la sua posizione è definita nei dettagli, dal momento della sua esautorazione dai poteri di comando sull' Armata avvenuta ad Artegna e da me rivelata, ai suoi rituali spostamenti col "Convoj" preceduto da 24 cosacchi del mar Nero a cavallo e da altri 24 al seguito della carrozza. Non si tratta, da parte mia, di precisazioni dettate da spirito di contestazione o censura, ma dalla certezza dei fatti nell' interesse della verità storica..
Prima di concludere sento il bisogno di affermare che ho sempre operato con stimoli di rispetto dei fondamentali principi storici (causali ed effettti) che prescindono da tendenze di parte. Coi miei scritti pubblicati ho difeso il comandante partigiano sloveno comunista stalinista "Mirko" (Arko Mirko) assieme alla compagna Katia (Gisella Bonanni), assassinati dai partigiani sulle montagne della Carnia e sono stato io ad avvertire i genitori del medesimo in Slovenia e gli esponenti partigiani iugoslavi di tale assassinio e non i partigiani italiani chiusi in un opportuno vergognoso silenzio. Nella veste di procuratore irrevocabile, nominato dai congiunti nella Federativa iugoslavai, posseggo su Mirko ed Katia un prezioso dossier di documenti ed immagini (con note diaristiche di Katia..) materiale probatorio che, allorchè pubblicato, smentirà le sciocchezze dette da qualche pennaiolo.. Ho riferito poi sulla causale motivata che portò il comandante GAP, "Giacca" Toffanin Mario, all'esecuzione del nucleo della ventina di osovani di Porzus. Sul caso "Giacca" ho già pubblicato grandi articoli e tutti hanno fatto silenzio, e scriverò ancora. Ho anche riconsciuto, sotto il profilo storico, la coerenza ideale comunista ed il merito del noto commissario partigiano Andrea (Mario Lizzero) che, alle soglie dell' inverno nel novembre 1944, in una storica riunione nell' alta valle di Pani in Carnia, nelle ore più cupe e tragiche della resistenza travolta dal rastrellamenti tedeschi, seppe spronare ed imporre alle residue forze partigiane della Carnia, la continuazione della lotta. Aggiungo infine di essere stato al centro di rapporti internazionali sul piano di vicende giuridiche rilevanti, ho salvato l'ucraino Ivan Demjaniuk ( Nota), accusato falsamente di essere il boia di Trablinka, dalla condanna a morte e delineato sul piano storico la figura di Erich Rajakowitsch, uomo di Hitler, avvocato colto in materia di diritto e politica, in relazione alla remissione di querela da lui spiccata contro la Mondadori la cui rivista Epoca lo aveva definito "belva di Eichamann", come infatti avvenne sulla base di mie relazioni pubblicate sulla stampa su delega dell' avvocato triestino Fabio Lonciari, difensore di Rajakowitsch.
26 ottobre 2018 CARNIER PIER ARRIGO
Nota
Come già precisai in altre circostanze, per il proscioglimento del Demjaniuk, già condannato a morte in prima istanza in base alla falsa accusa, la Suprema Corte di Giustizia di Israele, previe intese con me tramite l'Ambasciata d'Italia di Tel Aviv (ambasciatore Talon) inviò ad incontrarmi, nella mia residenza in Porcia di Pordenone, onde raccogliere mie deposizioni e documenti, una missione guidata dal giudice dott. Michael Horowitz accompagnato da due membri del Mossad (Servizi segreti) ed altri componenti cui si aggiunse il capo del DIGOS di Trieste, dott Abbate. Alla Suprema Corte di Israele era stato trasmesso, da parte dell’ illustre storico britannico prof. Gerald Fleming docente all' Università di Oxford, col quale ero in rapporto, copia del mio volume “Lo Sterminio Mancato”-Mursia 1982 , pure segnalato da altre fonti autorevoli per i contenuti inerenti alla Soluzione del problema ebraico ( Endlosung der Judenfrage). Qualche tempo prima era venuta ad incontrarmi , sempre a Porcia di Pordenone, onde conoscere le mie deduzioni sul caso Demjanjuk e delle particolarità sulla Soluzione finale, la scrittrice britannica di origine ungherese Gitta Sereni, israelita, nota autrice del libro “In Quelle Tenebre” pubblicato dalla Adelphi, che pure tratta vicende della soluzione finale.
Al termine del lungo dialogo col giudice l’Horowitz e dott. Abbate che si protrasse per un’intera giornata, rilasciai all’ Horowitz delle dichiarazioni e documenti probatori che poi fui convocato a confermare dinanzi al Magistrato.
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