venerdì 20 giugno 2014

L’ONDATA ROSSA FILOSOVIETICA 1944

COMUNICATO AD AMICI E  SIMPATIZZAZANTI
     

                      L’ONDATA ROSSA FILOSOVIETICA 1944

Interesse  hanno sollevato  i nomi di  Mirko, Katia, Nembo, Guerra, Grifo, Diego, Cernikow, Gracco, Alfonso, Aso …nello spot da me diffuso sia su Facebook che su Blogger sotto il titolo “LA VERITA' VERA SULLA  RESISTENZA E LA SVOLTA DI SALERNO” del 9 maggio 2014. Si tratta di  protagonisti e militanti, cellule dai sintomi rivoluzionari emerse per effetto dell’ondata rossa sovietica filtrata in  occidente verso la fine della seconda guerra che, come un brivido sottile scosse anche le valli della Carnia. Le rimanenti forze partigiane  scese in campo talune tardivamente, comuniste e non comuniste,   furono piuttosto una comparsa o  messinscena onde accampare, a fine guerra, dei meriti. L’ondata rossa filostalinista, mi riferisco sempre alla  Carnia,  fu comunque autentica. Tra luci e tenebre, la stessa produsse paura nella ristretta classe abbiente e in chi deteneva potere economico tant’è che furono prese delle misure riservate…Ebbe pure, l’ondata rossa, qualche altro effetto psicologico, sommariamente antesignana di riforme sociali e  promesse di equità  ma non di libertà per l’Italia, slogan monotono e  logoro che qualche pennaiolo  continua a ripetere.

19 giugno  2014
 

                                PIER ARRIGO CARNIER

giovedì 19 giugno 2014

DESTITUZIONE DELL'ATAMANO GENERALE KRASSNOFF



COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI


               DESTITUZIONE DI KRASSNOFF DAI POTERI MILITARI AL SUO ARRIVO IN ITALIA NEL 1945
 
Dal grafico statistico del  mio sito  su Blogger rilevo che molti russi naturalizzati francesi e spagnoli, fra gli stessi certamente dei cosacchi, prendono atto del mio  rapporto dal titolo “LA VERITA’ SU KRASSNOFF”, diffuso anche su Facebook, nel quale riferisco che il  generale atamano PIOTR NIKOLAEVIC KRASSNOFF due giorni dopo il suo arrivo in Italia, esattamente il 14 febbraio 1945, dovette rinunciare all’effettivo comando sull'armata cosacca su pressioni dal generale Domanov appoggiato dal SS.Gruppenfuehrer Globocnik, massima autorità dell’ Alto comando SS. e di Polizia di Trieste. Su basi documentali e testimoniali,  evidenzio, inoltre, quale fu il comportamento di Krassnoff nel periodo della sua permanenza a Villa di Verzegnis, in Carnia,  dal 27 febbraio al 1° maggio 1945, durante il quale l’atamano generale non acconsentì ad alcun contatto con civili  fatta eccezione a due  colloqui concessi  al parroco del luogo, don Graziano Boria.
Sempre dal grafico statistico rilevo  inoltre che particolare attenzione viene dedicata alla lettura  di altro   mio rapporto, diffuso  su Blogger che su Facebook, dal titolo 
“ COSACCHI. LO STRANO CONVEGNO DI VERZEGNIS” tenuto in Carnia in due distinte date, nel 2005-2007…da me rigidamente contestato, su base critica, per affermazioni evidenzianti  incompetenza storica e squallore di contenuti.

19 giugno 2014


      PIER ARRIGO  CARNIER




























































sabato 14 giugno 2014

MIRACOLO A CAVAZZO CARNICO

 COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI ED A QUANTI SI INTERESSANO DI VICENDE STORICHE


Cari amici,
vi sono fatti che finiscono sepolti ma poi nel tempo, per una legge catartica, inevitabilmente riaffiorano ed eccone uno di cui recentissimamente ho avuto notizia e voglio quindi raccontarlo. Lo raccomando in particolare  agli amici e ai molti simpatizzanti della Confederazione Russa e ringrazio tutti per l’attenzione.

  
MIRACOLO A CAVAZZO CARNICO


Di recente, essendo venuto a rincontrarmi il dottor Piga Petrenko Sergey delegato rappresentante del “Movimento per il riconoscimento dello spazio culturale dei cosacchi come patrimonio immateriale dell’umanità” presso l’UNESCO, argomento di indiscusso grande interesse storico e fascino culturale, stanti i suoi contatti sparsi nel mondo, ha ritenuto di segnalarmi  una vicenda verificatasi nel corso della seconda guerra mondiale in Carnia, e cioè una strage  di cosacchi per mano partigiana che stava per essere eseguita e che fu  miracolosamente sventata. Si tratta di notizia riferita al dott. Piga Petrenko da Gordey Denisenko, cosacco del Kuban espatriato dalla Russia in Iugoslavia nel 1918 e giunto a Tolmezzo nel febbraio 1945 col padre e la matrigna polacca a disposizione degli sviluppi dell’Armata cosacca ivi concentrata e dei profughi al seguito,  in risposta  all’invito dell’atamano generale del Kuban, Wiaceslaw Naumenko, il quale aveva fissato la propria sede di  comando a Cavazzo Carnico. Va precisato che, in relazione all’insediamento dell’Armata cosacca a scopo di presidio si era verificata, verso la fine del 1944, una migrazione in Carnia di esuli cosacchi già acquartierati in Iugoslavia, in  Francia e in altri Stati,  finalizzata  a riunire disponibili cittadini cosacchi, esiliati in seguito all’esodo provocato dalla rivoluzione, con l’obbiettivo di un ritorno degli stessi nelle terre d’origine, stante l’auspicabile vittoria tedesca, nonostante la batosta subita a Stalingrado e la retrocessione  del fronte orientale. Tuttavia molto si sperava ancora nelle armi segrete tedesche e non era un’illusione…Erano tempi che io ho vissuto, di difficoltà, di attesa e di ardenti speranze.
Scrivo volentieri sull’argomento perché io stesso, nel dopoguerra, come precisai in altre circostanze, ebbi rapporti e conobbi l’atamano generale Naumenko, il quale proveniente dagli U.S.A., mi volle al suo fianco durante una ricognizione in  Austria sui luoghi che furono teatro della famigerata e forzata consegna dei cosacchi ai sovietici, essendo io depositario di testimonianze poichè, non molto dopo l’accaduto, assieme a mia moglie Wanda, avevo raggiunto quei luoghi  rendendomi conto dei fatti. In  una borgata alla periferia est di Lienz,  nell’Östtirol, stavano alloggiati molti superstiti cosacchi che furono con me generosi di informazioni ed  a porle per iscritto, onde conferire alle stesse valore testimoniale, fu l’allora Bürgermeister (Sindaco) di Lienz il quale, su mia istanza, presso l’Amtgemeinde raccolse  tali deposizioni che appaiono riprodotte, nella parte documenti, del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”.
Il cosacco Gordey Denisenko, oggi ultraottantenne, vive negli U.S.A.. Come introduttivamente accennato, assieme al padre ed alla matrigna polacca egli giunse a Tolmezzo nel febbraio 1945 provenendo dall'Austria, dove il padre prestava servizio. Avendo il Denisenko, dal 1940 al 1944, fatto parte della Scuola allievi ufficiali “Granduca Costantin Costantinovich” di Belaja Zerkov, scuola militare di alto livello militare ed educativo,  accolta in  Iugoslavia con la caduta dell’Impero zarista  col pieno consenso e sostegno del re Alessandro Karageorgevich ( 1= nota), il medesimo cercò di entrare nella Scuola degli Junker, allievi ufficiali cosacchi acquartierata in Carnia a Villa Santina e sottoposta alla direzione del generale Mikail Solamakin,  ma a causa dell’età. non venne accolto. Traggo dette notizie da una lettera passatami dal dott. Piga Petrenko il quale, a scopo integrativo, avendo intrattenuto col Denisenko rapporti epistolari, mi dette altre informazioni quali, ad esempio,  che la matrigna polacca, medico di professione, prestò  la propria opera nell’Ospedale da campo cosacco allestito a Cavazzo Carnico. Emerge poi, da tali basi informative che, a fine guerra, mentre la massa dei cosacchi col seguito dei profughi civili si trovava in ritirata  verso l’Austria ed aveva già superato il Plôckenpass, l’Ospedale da campo era rimasto a Cavazzo Carnico coi relativi degenti, personale medico ed assistenti.  Per probabili difficoltà di trasferimento, si presume fosse prevalsa la decisione di attendere l’imminente arrivo degli alleati essendosi sparsa la voce che gli stessi, dopo aver raggiunto Venezia,  procedevano celermente in direzione nord per bloccare l’avanzata degli slavi che avevano già occupato la città di Trieste ed  il 2 maggio, come iopersonalmente ricordo, si seppe che le avanguardie alleate avevano raggiunto il capoluogo di Osoppo.
Ed ora, sulla base delle menzionate significative annotazioni, vengo  al punto essenziale . Dopo la ritirata  delle unità cosacche, essendo l’Ospedale da campo rimasto privo di protezione,  dei partigiani  si aggiravano intorno con l’ esplicita  minaccia di fare strage dei degenti e di tutto il personale, supponibilmente aizzati da  vendetta contro i tedeschi i quali, in seguito a provocazione partigiana, il 2 maggio 1945 avevano attuato una dura rappresaglia sulla popolazione civile del villaggio di Avasinis, azione con la quale comunque i cosacchi non avevano  nulla  a che vedere. In quegli stessi giorni elementi partigiani dell’Osoppo e della Garibaldi associati, probabilmente gli stessi decisi all' accennata strage,  avevano già massacrato sulle montagne circostanti circa un centinaio di prigionieri cosacchi tra cui diverse donne e dei bambini, uno dei quali in fasce ed i cui cadaveri, dopo un fallito tentativo di bruciarli, erano stati abbandonati insepolti. Le vittime della strage erano i cosacchi del presidio di Avasinis, paese non distante da Cavazzo Carnico, arresisi sulla falsa promessa di essere consegnati ai liberatori americani e non quindi ai sovietici, formulata tramite il parroco del luogo, don Francesco Zossi che, naturalmente,  aveva accettato l‘incarico in  fiducia coadiuvato dall’interprete Augusta Venturini Kozlova che  si era  ugualmente prestata in  buona fede. Si tratta di vicenda già da me riferita nelle mie pubblicazioni editoriali e giornalistiche.
L'azione di strage dell’Ospedale da campo fu però miracolosamente sventata essendo giunti provvidenzialmente ad occupare la zona gli avamposti del 2° Corpo d’armata del famoso generale polacco Wladislaw Anders  inquadrato nell’8a Armata britannica. Al comando avamposto polacco la matrigna del Denisenko, sentita su richiesta con urgenza, espose l’incombente pericolo della minaccia partigiana per cui furono prese le necessarie misure di sicurezza e vigilanza. L’Ospedale da campo fu quindi immediatamente trasferito 80 chilometri a sud,  nella città di Pordenone dove il grosso dell’unità polacca si era acquartierato e dove i degenti, il personale medico e di assistenza vennero accolti nell’Ospedale civile cittadino. Pordenone, città del Noncello, capoluogo della destra Tagliamento, facente parte allora della vasta provincia di Udine, era un centro tranquillo dalla parlata veneta con importanti attività industriali. Nel clima disteso del primo dopoguerra i polacchi fecero una lunga sosta  nella città sistemati nelle caserme allora vuote in seguito alla resa dell’esercito italiano e conseguente scioglimento del medesimo con la perdita della guerra ed il cosacco Denisenko vi rimase fin o al 1947.

(1 nota )=  Si riteneva, con la caduta dell’impero zarista che la presa del potere sovietico non avesse durata per cui era importante per re Alessandro Karagiorgevich mantenere in vita  un’istituzione che garantisse la formazione dei quadri dell’esercito russo stante il consolidato legame storico con la Grande Russia, considerata la longa mano sulla Serbia e poi sulla nuova IugoslaviaLa Scuola fu costretta a sloggiare da Belaja Zerkov nel corso del  1944, due settimane prima dell’entrata delle truppe sovietiche. Fu trasferita in Germania, precisamente nella Slesia, nella città di Eger.

14 giugno 2014

                                                PIER ARRIGO  CARNIER


















































































   

mercoledì 4 giugno 2014

COMMEMORAZIONE ANNUALE DELLA TRAGEDIA COSACCA DELLA DRAVA E DELLA FORZATA DEPORTAZIONE DEI COSACCHI IN SIBERIA


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI



COMMEMORAZIONE ANNUALE DELLA TRAGEDIA COSACCA DELLA DRAVA E DELLA FORZATA DEPORTAZIONE DEI COSACCHI IN SIBERIA


 Sabato 31 maggio ha avuto luogo la commemorazione della tragedia cosacca della Drava e della forzata deportazione dei cosacchi in Siberia verificatesi nel lontano  1945. Dopo la messa da requiem , celebrata nel cimitero di “Peggetz”alla periferia sud di Lienz nell’Östtirol, dal noto arcivescovo russo ortodosso di Ginevra, dott. Michael Donskoff   assistito dal Protodiacono dott. Georg Kobro, i convenuti si sono spostati  a Tristach, nell’area dove sorge il monumento dedicato al generale tedesco Helmut von Pannwitz, onde onorare  la di lui memoria essendo stato il medesimo, quale comandante del 15° Corpo di cavalleria cosacca nei Balcani, giustiziato a Mosca  mediante impiccagione nel 1947, assieme ad altri, generali cosacchi, su  sentenza della Suprema Corte Sovietica, con l’imputazione “.. di aver condotto, durante la grande guerra patriottica e per conto dell’esplorazione tedesca, la lotta armata contro l’Unione Sovietica con reparti da loro formati”. Un pregevole coro ha reso onore alla cerimonia di Tristach dando luogo a  momenti di toccante suggestione.
Per chi non lo sapesse le forze cosacche, caucasiche, russe confluite in ritirata nell’alta Drava in prevalenza dall’Italia e poi consegnate ai sovietici erano circa centomila cui si aggiunsero altre  decine  di migliaia provenienti dalla Iugoslavia ed accampatesi nel sud Carinzia, ugualmente consegnate. E’ utile ricordare che i cosacchi, i caucasici ed altre forze  collaborazioniste della Germania, allora nostra alleata, particolare da non dimenticare,  giunsero in Italia con compiti di presidio e di sicurezza del territorio minacciato da bande partigiane. Le stesse assunsero, inoltre, il compito di difesa tant’è  a  centinaia   morirono lungo la linea  che correva da Fiume a Trieste, Gorizia, Tolmino, Kraniska Gora, impegnate a sopporto di unità tedesche  assieme a contingenti della Repubblica Sociale Italiana, che pure pagarono un alto prezzo di vite umane, nel  respingere i tentativi degli slavi di Tito  di occupare Trieste e parte del Friuli orientale. Su tutto questo, nelle scuole ed ovviamente nelle università, si tace. Va detto, inoltre che i partigiani dai fazzoletti verdi, che sbandierarono a lungo nel dopoguerra  il merito di essere stati i difensori del confine orientale d’Italia,  furono in senso pratico inerti  e i pochi nuclei   residuati nell’autunno 1944 dopo lo scioglimento dell’organizzazione Osoppo, vissero rifugiati in qualche angolo della Carnia in attesa della fine della guerra di cui si percepivano dei sintomi ed una parte a Porzus, quest’ultima eliminata nel febbraio 1945,  con un’azione esecutiva, per motivate causali, condotta da un gruppo comunista GAP guidato da Giacca ( Toffanin Mario), come riferito in altro mio precedente scritto. Da un giudizio oggettivo l’occupazione cosacca, genericamente così definita, dette luogo inizialmente ad inevitabili spiacevoli incidenti ed in seguito vi furono alcune ovvie reazioni  ad attentati  partigiani. Da risultanze ricognitive nel tempo emerge comunque che, le popolazioni, che avevano convissuto ed anche dovuto coabitare con le forze di presidio ed i profughi del seguito, non serbano odio verso i cosacchi. Tale constatazione trova oggettiva conferma nel film dal titolo “COSSACKJA” della durata di due ore,  girato nel 1984 da un’equipe di specialisti dalla RAI-TV nazionale, direzione di Roma, con l’appoggio di mie documentazioni d’archivio. Le testimonianze di cittadini, ivi risultanti, affermano infatti che la popolazione aveva paura dei tedeschi e dei partigiani ma non dei cosacchi.

4 giugno 2014
                             PIER ARRIGO  CARNIER