COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI
Lo spot che segue già è
stato pubblicato sul mio sito di Facebook il 13 gennaio 2013. Pur trattandosi
di particolarità partigiane locali della Carnia, avendo apportato qualche
breve perfezionamento, ritengo che la rilettura possa comunque
interessare per la preziosità della ricerca intesa a stabilire fondatezza
e verità.
VICENDE PARTIGIANE DELLA CARNIA 1944-1945
CHIARIMENTI SUL TERRENO STORICO PARTIGIANO RIGUARDO IL DISTACCAMENTO GRAMSCI DELLA BRIGATA GARIBALDI, IN VAL D’INCAROIO IN CARNIA, CON RIFERIMENTI ALLE INCURSIONI PARTIGIANE NELLE MALGHE AUSTRIACHE ED UGUALMENTE IN ZONA ITALIANA NELLA VAL D’AUPA ED ALTRO.
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Rispondo a una richiesta di taluni degli amici di Treppo Carnico, Ligosullo e paularesi, diversi non più residenti nel paese d’origine, ma insediatisi altrove coi quali sussiste un reciproco contatto d’amicizia e di stima. Mi è stato chiesto di fornire notizie, con cognizione di causa nella mia veste di storico, sul distaccamento Gramsci che poi divenne battaglione, formato in prevalenza da paularesi e valligiani dei dintorni, riferendo anche sulla sua attività in zona austriaca e fatti connessi relativi al 1944-1945.
Premetto che sussiste una vera
necessità di pulizia del pressappochismo diffuso ritengo dai impreparati e
pressapochisti, venuti al mondo venti trent’anni dopo la fine della
guerra i cui scritti, senza nessuna offesa per gli stessi, sono il frutto
di dichiarazioni partigiane o populiste non verificate a monte,
e di notizie inquinate ad arte, custodite presso istituzioni
pseudo storiche, magari addirittura sovvenzionate con denaro pubblico.
Cercherò di riferire in modo comprensibile gli
eventi essenziali dando spazio al senso della storia che è l’ effettiva
protagonista. Dal memoriale olografo tenuto da uno dei membri del triunvirato
guida al comando del distaccamento Gramsci, assunto nel mio archivio come
documento, estraggo in sunto i punti essenziali: “ … fu il commissario
della Garibaldi Toio, nella primavera1944, a proporre in quel di Paularo
ai giovani ed uomini validi di entrare nelle file della resistenza dicendo che
il passato è passato, che la bandiera nera non c’è più e che pertanto bisognava
andare avanti sulle vie del socialismo…Venne così a formarsi, con le
prime adesioni che poi via via aumentarono, il nucleo partigiano che
assunse il nome di Gramsci e prese ad operare girovagando per
boschi e montagne braccato dai tedeschi. L’attività si estendeva fino alle
vicinanze di Moggio, includendo Studena Bassa ed Alta, e si spingeva
a sud verso Tolmezzo, a Casanova, Caneva, Terzo e, ad ovest,
a Ravascletto, Comeglians, Ovaro, Forni Avoltri e nella val Pesarina. Gli spostamenti
avvenivano quasi tutti nelle ore notturne "
" Il 20 luglio venne affrontata
un’incursione in Austria a malga Rattendorf. Furono
il Bigio e Niti ad assaltare la piccola caserma catturando due austriaci,
due mitra ed un fucile mitragliatore con tante munizioni…ed inoltre,
prima di abbandonare la caserma di Rattendorf, i compagni Bigio e
Odessa la incendiarono ". La descrizione concorda con quanto riferito
nel diario della Garibaldi a pag.n.27 :”... un maresciallo ed un
finanziere prigionieri. Bottino : una mitragliatrice leggera, 2 mitra mauser,
pistole e munizionamento ingente. La casermetta viene incendiata ”.
Dal memoriale non risulta quindi, mi permetto di precisare, onde
smantellare fantasie messe in giro, che un certo
partigiano Volga abbia assaltato la caserma, escluso
inoltre che, al comando del distaccamento, vi sia stato un certo Bellina Carlo.
La caserma, ripeto fu assaltata dai compagni Bigio e Niti e
l’azione su Rattendorf fu diretta dal triunvirato del Gramsci,
menzionato in varie altri miei scritti, composto da Buzzi Simone “Niti”,
Tarussio Antonio fu Leonardo classe 1922 e Menean Luigi “Bigio”.
La formazione Gramsci nacque quindi nell’alta
valle d’ Incaroio su iniziativa del Commissario Toio della Garibaldi
a cui venne agganciata quale distaccamento del battaglione Carnia (uno
dei tre battaglioni iniziali : Friuli, Carnia, Carnico).
Che la formazione fosse nata ed agganciata al
battaglione Carnia che agiva nella mia valle, detta di Gorto e zone contermini,
lo avevo appreso anche in altra circostanza che mi permetto di ricordare
e che mi consente di riferire altro fatto accaduto in quel di
Paularo, in val di Lanza. Nel maggio 1944 giunse improvvisamente al mio paese
(Comeglians) una colonna di autocarri tedeschi che fece sosta in piazza.
Stante il rischio per chi, giovane come me, poteva essere fermato e
deportato ove si fosse trattato di un’azione di rastrellamento, mentre
camminavo verso il centro del paese decisi di rifugiarmi presso un
conoscente con cui avevo familiarità. Si trattava di Romano Toniutti che
gestiva un molino di macinazione ed era padre dell’allora nota cantante
di fama nazionale, EldaToniutti che, permettetemi la licenza di ricordare
deviando dal tema in argomento, fu presente nel 1950 al mio matrimonio
celebrato nella Pieve di San Giorgio posta su una cuspide rocciosa che domina
la mia valle. Fu qui che la stessa, con accompagnamento di organo,
cantò per noi sposi ( Wanda Solari e il sottoscritto) l’Ave Maria di Schubert,
suscitando commozione e calorosi consensi.
Il padre della cantante,
fiancheggiatore della resistenza, mi fece quindi accomodare in una stanza
dove mi trovai di fronte al capo partigiano “Aso” comandante del
battaglione Carnia, giunto presumibilmente dal Toniutti a raccogliere
informazioni. Entrambi comunisti erano nativi di Pradumbli, villaggio della
vicina val Pesarina. Restammo naturalmente in attesa che i tedeschi
lasciassero il paese. “Aso” era in uniforme: fazzoletto rosso al collo,
copricapo con stella rossa e mitra. Alto di statura si era
guadagnato celermente la fama di elemento audace, capace di azioni
temerarie. Parlando egli liberamente col Toniutti del più e del meno, mi
trovai implicitamente nella condizione di ascoltare e casualmente
il quell’ incontro, “Aso” disse che stava dando una mano ad
organizzare una formazione partigiana costituitasi nella valle d’Incaroio per
cui si trattava del Gramsci. In quel periodo egli girava per la Carnia su una decapotabile
di lusso sequestrata a un facoltoso mio compaesano, Andrea Screm. Era noto che
“Aso” non si faceva scrupoli a giustiziare degli ex esponenti fascisti.
Tuttavia la sua stagione insurrezionale durò pochi mesi: decedette
infatti il 27 luglio 1944 durante un attacco alla gendarmeria tedesca del
presidio di Sappada. Suo autista era un giovane partigiano chiamato
“Fischietto” soprannome che fu anche il suo nome di battaglia,
nativo di Mione in comune di Ovaro e che io conoscevo bene il
quale, prima di darsi alla macchia, lavorava come autista presso
un’azienda di trasporti. A fine guerra, nel 1945, ritenuto evidentemente
coinvolto in talune esecuzioni di civili, fu denunciato, processato e
condannato. Lo rividi dopo almeno dieci, quindici anni allorché fu rilasciato
dal carcere d Porto Azzurro per fine dalla pena. Era senza una lira, mi chiese
di aiutarlo con denaro e lo feci anche e perché non mi convinceva che avesse
avuto delle effettive responsabilità. Mi raccontò che, quale autista di
“Aso” sulla lussuosa macchina decapotabile, nei primi tempi della lotta
partigiana, raggiunse Tolmezzo dove il suo capo, a mano armata, prelevò
un noto gerarca fascista, certo Arrigoni, e lasciata la cittadina,
forzando rischiosamente il posto di blocco tedesco, percorsero la valle del But
poi la val d’Incaroio, quindi raggiunto il capoluogo di Paularo imboccarono la
strada della val di Lanza sulle montagne e qui, a un certo punto, con quattro
colpi di pistola “Aso” liquidò l’ex gerarca che stava seduto al suo
fianco e lo scaricò brutalmente sulla strada. Vi furono altri simili
casi, ebbe a raccontarmi “ Fischietto” sui quali in carcere aveva steso degli
appunti di cui me ne riferì alcuni, ma la sua libertà, dopo aver
lasciato Porto Azzurro, fu piuttosto breve.Venne infatti di nuovo arrestato
nelle valli del Comelico, mentre viaggiava su un’autovettura rubata e, quale
recidivo, fu pertanto rapidamente processato per reati contro la
proprietà, condannato ed incarcerato. Al mio paese, elementi che evidentemente
avevano probabilmente testimoniato contro di lui al tempo del precedente
processo con condanna per reati partigiani, furono felici di vederlo di nuovo
incarcerato, non sopportando che fosse in circolazione, temendo forse per
sè stessi, atteggiamento che io disapprovai poiché vedevo nell’ex
partigiano uno che pagava come capro espiatorio per causa del sistema,
vittima del clima di spregiudicatezza ed euforia partigiana che lo aveva
irreparabilmente rovinato, come era accaduto ad altri. Seppi anni dopo
che “Fischietto” era deceduto per cui era venuto a mancare un prezioso
testimone e provai dispiacere anche e perché mi aveva promesso quel prezioso
suo diario o memoriale di appunti sulle eliminazioni...
Ed ora, torno al distaccamento Gramsci per dire
che, dopo il 25 luglio 1944 a
seguito delle dure rappresaglie tedesche sulle malghe orientali
della Carnia (Lanza,Cordin, Pramosio…) il distaccamento Gramsci,
raggiunta una certa consistenza, assunse la veste di battaglione
mantenendo il medesimo nome, mentre il battaglione Carnia assunse il nome
di battaglione Magrini. Il 5 agosto 1944 si costituisce la brigata
Garibaldi-Carnia formata dai quattro battaglioni Friuli, Carnico, Gramsci e
Magrini (1-Nota). Col 10 agosto il comando del Gramsci, cessata la guida
del triunvirato menzionato in narrativa, fu affidato a “Furore” (Martinis
Elio) e a fine agosto, secondo dati confermati nei quaderni di
storia partigiana redatti nel dopoguerra dal comandante “Barbe Toni” (Mario
Candotti), il comando del Gramsci fu assunto da “Augusto” (Bellina
Carlo).
In quanto ai prelievi a mano armata di
mandrie di bestiame nelle malghe austriache fu operazione in cui, nel 1944, si
impegnò non solo il distaccamento Gramsci, ma pure altre formazioni della
Garibaldi e dell’Osoppo. Tale iniziativa, uccidendo se del caso pastori
resistenti od anche incidentalmente, come infatti accadde, ebbe inizio
l’8.07.44 con il prelievo di 22 cavalli da parte di elementi del
battaglione Carnia allora non ancora sciolto, seguita il 12.07.44 dal
prelievodi 29 cavalli con un’azione di cui ebbi informazioni scritte dalla
Gendarmeria di Hermagor, condotta da 9 partigiani ed imputabile all’Osoppo non essendovi traccia sul diario della
Garibaldi. Seguirono comunque altre azioni, una delle quali il 25
agosto, attuata dal battaglione Gramsci con prelievo di 70
bovini…Le operazioni si svolgevano in un clima da far-west, spingendo
forzatamente il bestiame su tratturi, mulattiere e scorciatoie onde
accelerare il superamento dei valichi di confine, nel punto più agevole in
relazione al percorso, ad evitare il rischio di un attacco da forze
della difesa confinaria tedesca in fase di perlustrazione. Le azioni diprelievo
costituiscono un fascinoso capitolo da raccontare, pressoché inedito, che
aperse una nuova fase nel quadro resistenziale, motivata non solo dalla ragione
accampata di procurare risorse per la lotta e distribuire del
bestiame alla popolazione civile che, in adempimento alle norme della
Repubblica Sociale Italiana, aveva adempiuto all’obbligo di consegna
di capi bestiame od a compensazione di danni subiti dai tedeschi, ma pure
motivata da concertati presumibili altri interessi… L’operazione, coi
due primi prelievi, non fu la causa scatenante della reazione
tedesca che dette luogo alle rappresaglie attuate a brevi giorni, il 19 e 21
luglio, con le stragi di pastori e civili nelle malghe Cordin,
Lanza, Pramosio etc. L’intervento era stato pianificato dai tedeschi
ancora agli inizi di luglio per ragioni strategiche molto più ampie, motivate
dall’ infiltrazione di bande iugoslave nel sud Carinzia, quale presupposto per
una rivendicazione territoriale ufficialmente dichiarata da Josip Broz Tito. Si
temeva, da parte tedesca, che la minaccia iugoslava avesse un seguito lungo il
confine, a nord-ovest, con coinvolgimento delle bande comuniste della Carnia
che andavano sbandierando l’idea di“...saldare il Movimento di resistenza
armata della Carnia con il IX Corpusdell’Armata Popolare
Iugoslava.” L’operazione repressiva tedesca era stata decisa dal
Ministero dell’Interno a Berlino per interessamento di un noto funzionario
austriaco, Barone Freiherr von Dürnberg Pächter, sulla base di rapporti che
denunciavano l’insicurezza della valle del Gail, motivata
dall’avvistamento ed infiltrazione di bande armate della Carnia prima
ancora dell’inizio dei prelievi di bestiame, che costituirono poi
un’aggravante.
Incursioni con prelievi di
bestiame, da parte di formazioni della Garibaldi, avvennero comunque
anche sul versante italiano nell’area della val d’Aupa, a Studena Alta e
Bassa, Sella di Cereschiatis, Dordolla, ed al riguardo va ricordato
quanto io scrissi a pag. n.178 del mio libro “Lo sterminio
mancato”-Mursia, che cioè al valligiano Buzzi Silvio di Studena Alta
vennero asportate dalla stalla, dai partigiani a mano armata, 21 vacche
ed un mulo. A tal proposito una dichiarazione in mio possesso attesta quanto
segue: “Fatto sta che i partigiani artefici di tutte le incursioni erano
della zona di Paularo o zone limitrofe. Questo è ricordato da tutti con una
certezza oserei dire matematica per il modo inconfondibile del parlare ".
Da mie indagini emerse che il Buzzi, proprio per il motivo di cui sopra,
facendo nei giorni successivi un sopralluogo nella valle d’Incaroio e dintorni,
ebbe a riscontrare che le sue vacche si trovavano in una
stalla nel paese di Cabia, incomune di Arta ( villaggio noto per la
produzione di grappa di prugne, detta Slivoviz) evidentemente ivi collocate per
imposizione partigiana e tenute a disposizione quale riserva per le esigenze
alimentari della lotta o per altre possibili finalità ed intese….A fine
guerra il Buzzi Silvio, avendo in mano dei buoni rilasciati dai partigiani
per prelievi di bestiame e di merci, si fece avanti nella sede opportuna,
per essere risarcito ma inutilmente. Dovette quindi dar luogo a un’azione
legale col risultato che l’autorità giudiziaria ebbe a constatare
che, quei buoni, erano falsi per cui non vi fu alcun risarcimento.
Dal punto di vista oggettivo, sul
piano storico, in quanto a rapine di bestiame ed altro va considerato che
un movimento rivoluzionario pesa sulle popolazioni
ambientali tant’è che le norme giuridiche internazionali stabiliscono che le
popolazioni stesse s’intendono coinvolte da responsabilità riguardo l’operato
del movimento, essendone ritenute l’emanazione. Appare quindi chiaro, come già
scrissi in varie altre circostanze che, le popolazioni non potevano
sottrarsi o sfuggire al supporto del vettovagliamento ed altro,
naturalmente entro un certi limiti.
In quanto alle rapine
di bestiame nelle malghe austriache e quant’altro ritengo di
riportare qualche opinione e valutazione. Il cronista Natalino Sollero di
Paularo, in data 21 luglio 1994, rievocando vicende partigiane, scrisse sul
Gazzettino di Venezia edizione di Udine: “ I fatti sono ancora bene
impressi tra gli anziani di Paularo che ricordano i partigiani scendere a valle
come barbari : capelli lunghi sul torso nudo, fazzoletto rosso al collo, forme
di formaggio infilzate sui fucili, cavalcavano e trascinavano numerosi armenti
e cavalli… ".
Devo ammettere che, nella
suesposta frase, il clima partigiano è riconoscibile trattandosi di
iniziativa rivoluzionaria dal contenuto rivendicativo sociale, di predominante
orientamento progressista o diciamo comunista di ispirazione sovietica.
L' organizzazione partigiana era formata in prevalenza da operai, contadini e
disoccupati tra cui qualche sottufficiale od ufficiale del Regio esercito, reso
tale dal fatto che l’esercito si era sciolto dopo la resa incondizionata
agli Alleati, firmata a Cassibile l’8 settembre 1943, e qualche idealista.
L’Italia come emblema patriottico ed il concetto di ricerca di libertà, nella
resistenza carnica come del resto in genere, non costituivano la ragione
di fondo poiché i motivi dell’insurrezione rivoluzionaria, intrapresa con
improvvisazione, erano altri. Ciò che contava nella realtà partigiana era
il pane quotidiano per cui parte dei componenti aveva aderito
all’iniziativa per sbarcare il lunario sperando poi, in ogni caso, in un
riconoscimento dalla parte vincente. Più realisticamente si contava
comunque, e quanto sto per dire farà probabilmente sorridere, che da
qualche parte uscisse qualche soldo e, date le miserie e lo squallore del
tempo, faceva comodo anche semplicemente procurarsi una bella giacca
od un cappotto dell’esercito tedesco da adattare ai propri usi e magari un paio
di scarponi delle truppe da montagna tedesche, un vero gioiello in quanto
indistruttibili ed io stesso potei procurarmeli tramite un amico
militante in una divisione da montagna tedesca...
Va inoltre rilevato che, la
menzionata zona della val d’Aupa e dintorni, fu pure oggetto di incursioni insistenti con forzati prelievi a negozianti e
famiglie contadine di generi alimentari e prodotti caseari ad opera
di nuclei partigiani della Garibaldi e dell’Osoppo per cui, a un certo
punto la popolazione si vide costretta a rivolgersi al
comando tedesco che presidiava Pontebba, chiedendo un
intervento protettivo che infatti venne accordato (1-Nota)
con l’insediamento permanente di forze della Waffen SS. Gebirgs Karstjäger
Brigade nei villaggi di Studena Alta e Bassa: si trattava dell’ unità
d’avanguardia, tenuta in particolare considerazione da Hitler per l’alta
competenza, che decisamente condizionò e dissestò l’attività partigiana
nell’intero territorio dell’Adriatisches Küstenland.
Una valligiana originaria della
val d’Aupa ma residente altrove, di cui riporto le sole iniziali ,M.P.V., a
proposito delle rapine di bestiame e del forzato sequestro di risorse
alimentari e casearie alla popolazione, così si espresse in una lettera a
me diretta: “I nostri cari partigiani, ed io continuo a sostenere
che si trattava di volgari ladri che agivano sotto una bandiera che era solo di
comodo per le loro scorribande, non si sono limitati a rubare nei
villaggi ma si sono appropriati anche di formaggi ed altri generi alimentari in
malga ed è il caso di mio nonno che gestiva con discreto successo una
malga posizionata verso malga Lanza.” E più oltre, nella medesima
lettera la valligiana conclude : “I pochi vecchi che sono ancora rimasti
e che, con cognizione di causa possono parlare, se interrogati esprimono
tutti un’ identica frase e cioè:- Grazie ai tedeschi non è successo
il peggio se non ci fossero stati loro i partigiani ci avrebbero distrutto”.
06 settembre 2014
PIER ARRIGO CARNIER
(1-Nota)-Come risulta dal diario storico originale della Divisione GARIBALDI-CARNIA a pag. nr. 30, edito nel 1945 dallo Stabilimento Grafico - Carnia - TOLMEZZO.
(2-Nota)- Che la popolazione della val d' Aupa abbia dovuto ricorrere a tale intervento protettivo tedesco depone negativamente sulla condotta partigiana. Altra testimonianza negativa sulla condotta partigiana, riguardo la Carnia, emerge dalle memorie di don Pietro Felice parroco di Forni di Sotto, nelle frasi da me richiamate nello spot dal titolo " 1944- I filostalinisti, la Garibaldi ed una significativa testimonanza" del 02. 07. 2014.
Dall'elenco dell'IFSML:
RispondiEliminaData di morte di Italo Cristofoli "Aso": 26/07/1944
Data di morte di Francesco Arrigoni: 23/10/1944
Sarà stato il fantasma di Aso a prelevare Arrigoni, condurlo da Tolmezzo in Val di Lanza in una lussuosa macchina decapottabile dotata di autista, "liquidarlo" con 4 colpi di pistola e infine scaricarlo brutalmente sulla strada? Altro che i feuilleton del cosacco Krassnov, signor Carnier: Lei sì che è un grande romanziere!