sabato 6 settembre 2014

VICENDE PARTIGIANE DELLA CARNIA 1944-1945




COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI

Lo spot che segue già è stato pubblicato sul mio sito di Facebook il 13 gennaio 2013. Pur trattandosi di particolarità partigiane locali della Carnia, avendo apportato qualche breve perfezionamento, ritengo che la rilettura possa  comunque interessare  per la preziosità della ricerca intesa a stabilire fondatezza e verità.


VICENDE PARTIGIANE DELLA CARNIA 1944-1945

         CHIARIMENTI  SUL TERRENO STORICO PARTIGIANO RIGUARDO IL DISTACCAMENTO GRAMSCI DELLA BRIGATA GARIBALDI, IN VAL D’INCAROIO IN CARNIA, CON RIFERIMENTI  ALLE  INCURSIONI PARTIGIANE NELLE   MALGHE AUSTRIACHE  ED UGUALMENTE IN ZONA ITALIANA  NELLA VAL D’AUPA ED ALTRO.

                                                                 *   *   * 

Rispondo a una richiesta di taluni  degli amici di Treppo Carnico, Ligosullo e paularesi, diversi  non più residenti nel paese d’origine,  ma insediatisi  altrove  coi quali sussiste un reciproco contatto d’amicizia e di stima. Mi è stato chiesto di fornire notizie, con cognizione di causa nella mia veste di storico, sul  distaccamento Gramsci che poi divenne battaglione, formato in prevalenza da paularesi e valligiani dei dintorni, riferendo  anche sulla sua attività in  zona austriaca e fatti connessi  relativi al 1944-1945.
Premetto che sussiste una vera necessità di pulizia del pressappochismo diffuso ritengo dai impreparati e pressapochisti, venuti al mondo  venti trent’anni dopo la fine della guerra i cui scritti, senza nessuna offesa per gli stessi,  sono il frutto di dichiarazioni partigiane o populiste  non verificate a monte,  e  di notizie inquinate ad arte, custodite presso  istituzioni pseudo storiche, magari addirittura sovvenzionate con denaro pubblico.
Cercherò di riferire in modo comprensibile gli eventi essenziali  dando spazio al senso della storia che è l’ effettiva protagonista. Dal memoriale olografo tenuto da uno dei membri del triunvirato guida al comando del distaccamento Gramsci, assunto nel mio archivio come documento, estraggo in sunto i punti essenziali: “ … fu il commissario della Garibaldi Toio, nella primavera1944,  a proporre in quel di Paularo ai giovani ed uomini validi di entrare nelle file della resistenza dicendo che il passato è passato, che la bandiera nera non c’è più e che pertanto bisognava andare avanti sulle vie del socialismo…Venne così a formarsi, con  le prime adesioni che poi via via aumentarono,  il nucleo partigiano che assunse il nome di Gramsci  e prese ad operare girovagando  per boschi e montagne braccato dai tedeschi. L’attività si estendeva fino alle vicinanze di Moggio, includendo Studena Bassa ed Alta, e si spingeva   a sud  verso Tolmezzo, a Casanova, Caneva, Terzo e, ad ovest, a Ravascletto, Comeglians, Ovaro, Forni Avoltri e nella val Pesarina. Gli spostamenti avvenivano quasi tutti nelle ore notturne "
" Il 20 luglio venne affrontata un’incursione in Austria a malga Rattendorf.   Furono il Bigio e Niti ad assaltare la piccola caserma catturando due austriaci, due mitra ed un fucile mitragliatore con tante munizioni…ed inoltre,  prima di abbandonare la caserma di Rattendorf, i compagni  Bigio  e Odessa la incendiarono ". La descrizione concorda con quanto riferito nel diario della Garibaldi a pag.n.27 :”...  un maresciallo ed un finanziere prigionieri. Bottino : una mitragliatrice leggera, 2 mitra mauser, pistole e munizionamento ingente. La casermetta viene incendiata ”. Dal memoriale  non risulta quindi, mi permetto di precisare, onde smantellare fantasie  messe in giro, che  un certo partigiano Volga abbia assaltato la caserma,  escluso inoltre che, al comando del distaccamento,  vi sia stato un certo Bellina Carlo. La  caserma, ripeto fu assaltata dai compagni Bigio e Niti  e l’azione su  Rattendorf fu  diretta dal triunvirato del Gramsci, menzionato in varie altri miei scritti, composto da Buzzi Simone “Niti”, Tarussio Antonio fu Leonardo classe 1922 e Menean Luigi “Bigio”.
La formazione Gramsci nacque quindi nell’alta valle d’ Incaroio su iniziativa del Commissario  Toio della Garibaldi a cui venne  agganciata quale distaccamento del battaglione Carnia (uno dei tre battaglioni iniziali : Friuli,  Carnia,  Carnico).
Che la formazione fosse nata ed agganciata al battaglione Carnia che agiva nella mia valle, detta di Gorto e zone contermini, lo avevo appreso anche in altra circostanza che mi permetto di ricordare  e che  mi consente di  riferire altro fatto accaduto in quel di Paularo, in val di Lanza. Nel maggio 1944 giunse improvvisamente al mio paese (Comeglians) una colonna di autocarri tedeschi che fece sosta in piazza. Stante il rischio per chi, giovane come me,  poteva essere fermato e deportato ove si fosse trattato di un’azione di  rastrellamento, mentre camminavo  verso il centro del paese decisi di rifugiarmi presso un conoscente con cui avevo familiarità. Si trattava di  Romano Toniutti che gestiva un molino di macinazione ed era  padre dell’allora nota cantante di fama nazionale, EldaToniutti che, permettetemi la licenza di ricordare deviando dal tema in argomento, fu presente nel 1950 al mio matrimonio celebrato nella Pieve di San Giorgio posta su una cuspide rocciosa che domina la  mia valle. Fu qui che la stessa,  con accompagnamento di organo, cantò per noi sposi ( Wanda Solari e il sottoscritto) l’Ave Maria di Schubert, suscitando commozione e calorosi consensi.
Il padre della cantante,   fiancheggiatore della resistenza, mi fece quindi accomodare in una stanza dove mi trovai di fronte  al capo partigiano “Aso” comandante del battaglione Carnia,  giunto presumibilmente dal Toniutti a raccogliere informazioni. Entrambi comunisti erano nativi di Pradumbli, villaggio della vicina  val Pesarina. Restammo naturalmente in attesa che i tedeschi lasciassero il paese. “Aso” era in uniforme: fazzoletto rosso al collo,  copricapo con stella rossa e mitra. Alto di statura  si era guadagnato celermente la fama di  elemento audace, capace di azioni temerarie. Parlando  egli liberamente col Toniutti del più e del meno, mi trovai  implicitamente nella condizione  di ascoltare e casualmente il quell’ incontro,  “Aso” disse  che  stava dando una mano ad organizzare una formazione partigiana costituitasi nella valle d’Incaroio per cui  si trattava del Gramsci.  In quel periodo egli girava per la Carnia su una decapotabile di lusso sequestrata a un facoltoso mio compaesano, Andrea Screm. Era noto che “Aso” non si faceva scrupoli  a giustiziare degli ex esponenti fascisti. Tuttavia  la sua stagione insurrezionale durò pochi mesi: decedette infatti il 27 luglio 1944  durante un attacco alla gendarmeria tedesca del presidio di Sappada.  Suo autista era un giovane partigiano  chiamato “Fischietto”  soprannome che fu anche  il suo nome di battaglia, nativo di Mione in comune di Ovaro  e  che io conoscevo bene il quale, prima di darsi alla macchia,  lavorava come autista presso un’azienda di trasporti. A fine guerra, nel 1945,  ritenuto evidentemente coinvolto in talune esecuzioni di civili, fu denunciato, processato e condannato. Lo rividi dopo almeno dieci, quindici anni allorché fu rilasciato dal carcere d Porto Azzurro per fine dalla pena. Era senza una lira, mi chiese di aiutarlo con denaro e lo feci anche e perché non mi convinceva che avesse avuto delle effettive responsabilità. Mi raccontò che, quale autista  di “Aso” sulla lussuosa macchina decapotabile, nei primi tempi della lotta partigiana, raggiunse Tolmezzo dove il suo capo, a mano armata, prelevò  un  noto gerarca fascista, certo Arrigoni,  e lasciata la cittadina, forzando rischiosamente il posto di blocco tedesco, percorsero la valle del But poi la val d’Incaroio, quindi raggiunto il capoluogo di Paularo imboccarono la strada della val di Lanza sulle montagne e qui, a un certo punto, con quattro colpi di pistola “Aso” liquidò l’ex gerarca che stava seduto al suo fianco  e lo scaricò brutalmente sulla strada. Vi furono altri simili casi, ebbe a raccontarmi “ Fischietto” sui quali in carcere aveva steso degli appunti di cui me ne riferì alcuni, ma la sua  libertà,  dopo aver lasciato Porto Azzurro, fu piuttosto breve.Venne infatti di nuovo arrestato nelle valli del Comelico, mentre viaggiava su un’autovettura rubata e, quale recidivo, fu  pertanto rapidamente processato per reati contro la proprietà,  condannato ed incarcerato. Al mio paese, elementi che  evidentemente avevano probabilmente testimoniato contro di lui al tempo del precedente processo con condanna per reati partigiani, furono felici di vederlo di nuovo  incarcerato, non sopportando che fosse in circolazione, temendo forse per sè stessi,  atteggiamento che io disapprovai poiché  vedevo nell’ex partigiano uno che pagava  come capro espiatorio per causa del sistema, vittima del clima di spregiudicatezza ed euforia partigiana che lo aveva irreparabilmente rovinato, come era accaduto ad  altri. Seppi anni dopo che “Fischietto” era deceduto per cui era venuto a mancare un prezioso testimone e provai dispiacere anche e perché mi aveva promesso quel prezioso suo diario o memoriale di appunti sulle eliminazioni...
Ed ora, torno al distaccamento Gramsci per dire che, dopo il 25 luglio 1944 a seguito delle dure rappresaglie tedesche sulle  malghe orientali della Carnia (Lanza,Cordin, Pramosio…)  il distaccamento Gramsci, raggiunta una certa consistenza,  assunse la veste di battaglione mantenendo il medesimo nome, mentre il battaglione  Carnia assunse il nome di  battaglione Magrini. Il 5 agosto 1944 si costituisce la brigata Garibaldi-Carnia formata dai quattro battaglioni Friuli, Carnico, Gramsci e Magrini (1-Nota). Col 10 agosto il comando del Gramsci, cessata la guida del triunvirato menzionato in narrativa,  fu affidato a “Furore” (Martinis Elio) e a fine agosto,  secondo dati confermati  nei quaderni di storia partigiana redatti nel dopoguerra dal comandante “Barbe Toni” (Mario Candotti), il comando del Gramsci fu assunto  da “Augusto” (Bellina  Carlo).
In quanto ai prelievi  a mano armata di mandrie di bestiame nelle malghe austriache fu operazione in cui, nel 1944, si impegnò non solo il distaccamento Gramsci, ma pure altre formazioni della Garibaldi e dell’Osoppo. Tale iniziativa, uccidendo se del caso pastori resistenti od anche incidentalmente, come infatti accadde, ebbe  inizio l’8.07.44 con il prelievo  di 22 cavalli da parte di elementi del battaglione Carnia allora non ancora sciolto, seguita il 12.07.44 dal prelievodi 29 cavalli con un’azione di cui ebbi informazioni scritte dalla Gendarmeria di Hermagor, condotta da 9 partigiani ed imputabile all’Osoppo non essendovi traccia sul diario della Garibaldi. Seguirono comunque altre azioni, una delle quali il 25 agosto,  attuata dal battaglione Gramsci con  prelievo di 70 bovini…Le operazioni si svolgevano in un clima da far-west, spingendo forzatamente il bestiame su tratturi, mulattiere e scorciatoie  onde accelerare il superamento dei valichi di confine, nel punto più agevole in relazione al percorso,  ad evitare il rischio  di un attacco da forze della difesa confinaria tedesca in fase di perlustrazione. Le azioni diprelievo costituiscono un fascinoso capitolo da raccontare, pressoché inedito, che aperse una nuova fase nel quadro resistenziale, motivata non solo dalla ragione  accampata di procurare risorse per la lotta e distribuire del bestiame alla popolazione civile che, in adempimento alle norme della Repubblica Sociale Italiana, aveva adempiuto all’obbligo di consegna  di capi bestiame od a compensazione di danni subiti dai tedeschi, ma pure motivata da   concertati presumibili altri interessi… L’operazione, coi due primi prelievi,   non fu la causa scatenante della reazione tedesca che dette luogo alle rappresaglie attuate a brevi giorni, il 19 e 21 luglio,  con le  stragi di pastori e civili nelle malghe Cordin, Lanza, Pramosio etc.  L’intervento era stato pianificato dai tedeschi ancora agli inizi di luglio per ragioni strategiche molto più ampie, motivate dall’ infiltrazione di bande iugoslave nel sud Carinzia, quale presupposto per una rivendicazione territoriale ufficialmente dichiarata da Josip Broz Tito. Si temeva, da parte tedesca, che la minaccia iugoslava avesse un seguito lungo il confine, a nord-ovest, con coinvolgimento delle bande comuniste della Carnia che andavano sbandierando l’idea  di“...saldare il Movimento di resistenza armata della Carnia con il IX Corpusdell’Armata Popolare Iugoslava.”  L’operazione repressiva tedesca era stata decisa dal Ministero dell’Interno a Berlino per interessamento di un noto funzionario austriaco, Barone Freiherr von Dürnberg Pächter, sulla base di rapporti che denunciavano l’insicurezza della valle del Gail,  motivata dall’avvistamento ed infiltrazione di bande armate della Carnia  prima ancora dell’inizio dei prelievi di bestiame, che costituirono poi un’aggravante.
Incursioni con prelievi di bestiame, da parte di formazioni della Garibaldi,  avvennero comunque anche sul versante italiano nell’area della val d’Aupa, a Studena Alta e Bassa,  Sella di Cereschiatis, Dordolla, ed al riguardo va ricordato quanto io scrissi a pag. n.178  del mio libro “Lo sterminio mancato”-Mursia,  che cioè al valligiano Buzzi Silvio di Studena Alta vennero asportate dalla stalla, dai partigiani a mano armata,  21 vacche ed un mulo. A tal proposito una dichiarazione in mio possesso attesta quanto segue: “Fatto sta che i partigiani artefici di tutte le incursioni erano della zona di Paularo o zone limitrofe. Questo è ricordato da tutti con una certezza oserei dire matematica per il modo inconfondibile del parlare ". Da mie indagini emerse  che il Buzzi, proprio per il motivo di cui sopra, facendo nei giorni successivi un sopralluogo nella valle d’Incaroio e dintorni, ebbe a   riscontrare che le sue vacche si  trovavano in una stalla  nel paese di Cabia, incomune di Arta ( villaggio noto per la produzione di grappa di prugne, detta Slivoviz) evidentemente ivi collocate per imposizione partigiana e tenute a disposizione quale riserva per le esigenze alimentari della lotta o per altre possibili finalità ed intese….A fine guerra il Buzzi Silvio, avendo in mano dei buoni rilasciati dai partigiani per  prelievi di bestiame e di merci, si fece avanti nella sede opportuna, per essere risarcito ma inutilmente. Dovette quindi dar luogo a un’azione legale col risultato che  l’autorità giudiziaria ebbe  a constatare che, quei buoni, erano falsi per cui non vi fu alcun  risarcimento.
Dal punto di vista oggettivo, sul piano storico, in quanto a rapine di bestiame ed altro  va considerato che un movimento rivoluzionario pesa   sulle popolazioni   ambientali tant’è che le norme giuridiche internazionali stabiliscono che le popolazioni stesse s’intendono coinvolte da responsabilità riguardo l’operato del movimento, essendone ritenute l’emanazione. Appare quindi chiaro, come già scrissi  in varie altre circostanze che,  le popolazioni non potevano sottrarsi o sfuggire  al supporto del vettovagliamento ed altro, naturalmente entro un certi limiti.
In quanto alle  rapine  di bestiame nelle malghe austriache  e quant’altro ritengo di riportare qualche opinione e valutazione. Il cronista Natalino Sollero di Paularo, in data 21 luglio 1994, rievocando vicende partigiane, scrisse sul Gazzettino di Venezia edizione di Udine: “ I fatti sono ancora bene impressi tra gli anziani di Paularo che ricordano i partigiani scendere a valle come barbari : capelli lunghi sul torso nudo, fazzoletto rosso al collo, forme di formaggio infilzate sui fucili, cavalcavano e trascinavano numerosi armenti e cavalli… ".
Devo ammettere che, nella suesposta frase, il clima partigiano è riconoscibile trattandosi di iniziativa rivoluzionaria dal contenuto rivendicativo sociale, di predominante orientamento progressista o diciamo comunista  di ispirazione sovietica. L' organizzazione partigiana era formata in prevalenza da operai, contadini e disoccupati tra cui qualche sottufficiale od ufficiale del Regio esercito, reso tale dal fatto che l’esercito si era sciolto dopo la resa  incondizionata agli Alleati, firmata a Cassibile l’8 settembre 1943, e qualche idealista. L’Italia come emblema patriottico ed il concetto di ricerca di libertà, nella resistenza carnica come del resto in genere, non costituivano la ragione  di fondo poiché i motivi dell’insurrezione rivoluzionaria, intrapresa con improvvisazione, erano altri. Ciò che contava nella realtà partigiana era  il pane quotidiano  per cui parte  dei componenti aveva aderito all’iniziativa  per sbarcare il lunario sperando poi, in ogni caso, in un riconoscimento  dalla parte vincente. Più realisticamente si contava comunque, e quanto sto per dire farà  probabilmente sorridere, che da qualche parte  uscisse qualche soldo e, date le miserie e lo squallore del tempo,  faceva comodo anche semplicemente procurarsi  una bella giacca od un cappotto dell’esercito tedesco da adattare ai propri usi e magari un paio di scarponi delle truppe da montagna tedesche, un vero gioiello in quanto indistruttibili ed io stesso potei procurarmeli  tramite un amico militante in una divisione da montagna tedesca...
Va inoltre rilevato che, la  menzionata zona della val d’Aupa e dintorni,  fu pure oggetto di incursioni insistenti con  forzati prelievi a negozianti e famiglie contadine  di generi alimentari e prodotti caseari ad opera di nuclei partigiani della Garibaldi  e dell’Osoppo per cui, a un certo punto  la popolazione si vide  costretta a rivolgersi al comando  tedesco che presidiava  Pontebba, chiedendo un  intervento protettivo che infatti venne accordato (1-Nota) con l’insediamento permanente di forze della Waffen SS. Gebirgs Karstjäger Brigade nei villaggi di Studena Alta e Bassa: si trattava dell’ unità d’avanguardia,  tenuta in particolare considerazione da Hitler per l’alta competenza, che decisamente condizionò e dissestò l’attività partigiana  nell’intero territorio dell’Adriatisches Küstenland.
Una valligiana originaria della val d’Aupa ma residente altrove, di cui riporto le sole iniziali ,M.P.V., a proposito delle rapine di bestiame e del forzato sequestro di risorse alimentari e casearie alla popolazione, così si espresse in una lettera a me diretta: “I  nostri cari partigiani, ed io continuo a sostenere che si trattava di volgari ladri che agivano sotto una bandiera che era solo di comodo per le loro scorribande, non  si sono limitati a rubare nei villaggi ma si sono appropriati anche di formaggi ed altri generi alimentari in malga ed è il caso di  mio nonno che gestiva con discreto successo una malga posizionata verso malga Lanza.”  E più oltre, nella medesima lettera la valligiana conclude : “I pochi vecchi che sono ancora rimasti e che, con cognizione di causa possono parlare, se interrogati  esprimono tutti un’ identica frase  e cioè:-  Grazie ai tedeschi non è successo il peggio se non ci fossero stati loro i partigiani ci avrebbero distrutto”.

06 settembre 2014
                                                            PIER ARRIGO  CARNIER


(1-Nota)-Come risulta dal diario storico originale della Divisione GARIBALDI-CARNIA a pag. nr. 30, edito nel 1945 dallo Stabilimento  Grafico - Carnia - TOLMEZZO.

(2-Nota)- Che la popolazione della val d' Aupa  abbia dovuto ricorrere a tale intervento protettivo tedesco depone negativamente sulla condotta partigiana. Altra testimonianza  negativa sulla condotta partigiana, riguardo la Carnia,  emerge dalle memorie di don Pietro Felice parroco di Forni di Sotto, nelle frasi da me richiamate nello spot dal titolo " 1944- I filostalinisti, la Garibaldi ed una significativa testimonanza" del 02. 07. 2014.





1 commento:

  1. Dall'elenco dell'IFSML:
    Data di morte di Italo Cristofoli "Aso": 26/07/1944
    Data di morte di Francesco Arrigoni: 23/10/1944
    Sarà stato il fantasma di Aso a prelevare Arrigoni, condurlo da Tolmezzo in Val di Lanza in una lussuosa macchina decapottabile dotata di autista, "liquidarlo" con 4 colpi di pistola e infine scaricarlo brutalmente sulla strada? Altro che i feuilleton del cosacco Krassnov, signor Carnier: Lei sì che è un grande romanziere!

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