La biblioteca guarneriana di San Daniele del Friuli è una delle
più antiche d’Italia, fondata il 7 ottobre 1466, nacque quando l’ecclesiastico
Guarnerio d’Artegna, vicario in spiritualibus e
temporalibus del Patriarca d’Aquileia
e pievano di San Daniele la cui attività era estesa ad individuare, acquisire e
a trascrivere opere antiche, morendo, fece dono alla comunità di 173
estremamente preziosi manoscritti, in gran parte miniati, da lui raccolti nel
corso della sua lunga operosa dedizione. In seguito, nel corso del tempo il
patrimonio fondante della biblioteca fu arricchito. La guarneriana è quindi
fonte documentale di rare conoscenze che affondano nell’ombra secolare,
inevitabile punto di riferimento per gli studiosi protesi a discernere antiche
verità e conoscenze, e comunque preziosa eccezionale fonte informativa. La
responsabilità direzionale della biblioteca è affidata alla competenza della
dott.ssa Elisa Nervi.
In anni lontani, su consiglio dello studioso e sacerdote Pio
Paschini, carnico nativo di Verzegnis accreditato per un periodo in Vaticano,
presentatomi a Tolmezzo dal tipografo-editore Moro, visitai la biblioteca
guarneriana e, stante l’ antico patrimonio di volumi, ne trassi un senso di
elevato apprezzamento.
Il 4 maggio p.v., alle ore 18,30 alla biblioteca guarneriana
avrà quindi luogo, ovviamente io presente. la presentazione della mia recente
ultima pubblicazione, dal titolo COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”, edita nella
collana storica della Mursia-Milano, relatore il prof. Giliberto Ganzer dalle
note ed appropriate capacità illustrative, già direttore del Museo di
Pordenone.
Il volume, diffuso dalla Mursia su piano nazionale, ha già avuto
diverse presentazioni in sedi culturali appropriate, quali Porcia,
Udine,Cordenons, Tarcento, Ragogna, Osoppo, ed altre, oltre a San Daniele, sono
in programma. Nutrite in ogni presentazione le domande a me rivolte con
conseguenti precisazioni da me fornite. Grosso interesse hanno sollevato alcune
chiarificazioni storiche e, tra queste la netta smentita della versione
politicizzata secondo cui “ Hitler aveva promesso la Carnia ai cosacchi, quale
loro residenza stabile, contro l’impegno di eliminare la resistenza
antitedesca”. I cosacchi, dopo la ritirata attraverso l’Ucraina e la Bielorussia , dall’
ultimo addiaccio a Zdunska Wola in Polonia nel 1944, mentre l’Armata Rossa
sovietica si trovava sulla Vistola ad est di Varsavia, città dove i polacchi
erano insorti contro i tedeschi, per decisione dell’ Alto comando tedesco
furono trasferiti nel nord Italia quali forze di presidio essendo sorta
dell’attività partigiana antitedesca. Questo il motivo del loro trasferimento.
Il libro nella sua strutturazione percorre il vertice dei fatti
attraverso un’ analisi storicizzata nel rispetto del principio “causali ed
effetti” per cui prescinde nettamente da qualsiasi propensione servizievole,
intesa a spianare la strada a una preordinata conclusione regolata da interessi
di parte.
Il capitolo nono del volume, pagina nr.103, è dedicato a PJOTR
NIKOLAEVIC KRASSNOFF. Nel medesimo, su basi documentali ed ineccepibili
testimonianze, si delinea il profilo storico militare del generale atamano dopo
il suo arrivo il Italia nel febbraio 1945. Destituito dagli effettivi poteri
militari sull’Armata Krassnoff fu quindi relegato a Villa di Verzegnis in Carnia, località
posta ad alcuni chilometri ad ovest di Tolmezzo. Riporto qui una parte
significativa del capitolo :” Le testimonianze
provano concordemente che Krassnoff era sottoposto a costante e severa
sorveglianza… L’atamano viveva quindi vigilato, non concedeva e non concesse
confidenze ad alcuno, parlava solo con gli ufficiali del suo seguito e nessun
civile potè mai avvicinarlo durante il periodo del suo soggiorno a Villa di
Verzegnis” dal febbraio al 1 aprile 1945.
A San Daniele venerdì 4
maggio p.v. si parlerà quindi di cosacchi, vicenda che ha lasciato il suo segno
per l’intrinseco fatto occupazionale a scopo di presidio con migliaia di
cavalli e in taluni luoghi con la coabitazione, il che comportò sacrifici e disagi sopportati dalle
popolazioni autoctone quali conseguenze della guerra, nella cui memoria tuttavia non si ravvisano motivi di
risentimento e di odio, ma si riscontra la prevalente propensione alla rievocazione
di ricordi sul piano umano e spunti
mitici, evocativi della grande epopea storica cosacca ampiamente celebrata
dalla letteratura russa.
6 aprile 2018 CARNIER
PIER ARRIGO
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