COMUNICATO
Esteso anche agli amici della
Slovenia e Bosnia e relativi centri
archivistici della Resistenza iugoslava.
ULTERIORI CHIARIMENTI SUL CASO FOSCHIANI MARIO “GUERRA”
Mi riferisco alla rievocazione storica di vicende
partigiane della Carnia venuta a
svilupparsi in relazione a festeggiamenti tenuti in onore di scomparse figure
resistenziali in quel di Cussignacco
(Udine).
L’arresto
del commissario “Guerra” (Foschiani Mario) il 28 febbraio 1945, da parte dei
cosacchi del Terek a località “Chiandalis” sulla sinistra del Tagliamento, in
territorio del comune di Socchieve, avvenne in base a una segnalazione segreta. Le possibili delazioni del commissario “Guerra”,
sottoposto sicuramente a minacce e
probabili torture, furono solo un elemento tardivo non determinante
riguardo le azioni antipartigiane
condotte in quel periodo in Carnia, motivate
invece da sussistente precedente delazione anonima di informazioni
antipartigiane recapitata ai principali presidi cosacco-caucasici e tedeschi
dell’alta Carnia, per cui le azioni repressive messe in atto furono una preventiva
misura di sicurezza e garanzia delle vie di ritirata nel territorio
dell’Adriatisches Küstenland in funzione della sovranità tedesca. Il Kommando
Waffen SS. ADRIA, “Servizio informazioni” di Trieste, Sezione di Tolmezzo, era
ampiamente informato sulle posizioni di svernamento partigiane nell’inverno
1944-45, in
particolare per l’attività ricognitiva svolta dal SS. Gibilaro Eugenio,
sott'ufficiale italiano arruolatosi nelle forze tedesche dopo lo scioglimento
dell’esercito italiano dell’ 8 settembre, che fu infatti chiamato a rispondere,
del suo operato d’indagine sull’attività partigiana, in un processo tenuto
presso il tribunale di Tolmezzo nel 1946,
e da me rintracciato in anni successivi in Sudamerica dov’era emigrato (Nota n.1). Le
possibili delazioni del “Guerra” non
erano una novità e furono quindi
assorbite da uno stato di denunce e segnalazioni già in essere, concentrate
presso l’Alto comando SS. E Polizia di Trieste.
Riporto qui testualmente, a
conferma, quanto da me asserito, oltre
trent’anni fa (1982), nel mio volume “Lo
Sterminio Mancato”-Mursia-Milano , pagine 418, a “pagg.149,150, 151.(Nota
nr.2).
“”Sempre nell’autunno 1944,
giunse ai comandi cosacchi, caucasici
della zona Carnia nord occidentale (Ovaro, Villa Santina, Comeglians…) una
segnalazione dattiloscritta anonima ( redatta dopo un’ importante riunione di
notabili ad Ovaro, intorno al 20
ottobre, presente il commissario tedesco ing. Franz Gnadlinger che rispondeva
direttamente al supremo commissario dott. Rainer nonché i responsabili della
direzione delle miniere di Ovaro e in veste di semplici cittadini qualche membro del
C.L.N. “VAL GORTO”, nella quale si
discusse un piano di “eliminazione individui” orchestrato anonimamente contro i
rivoluzionari della Garibaldi). Il testo
originale della segnalazione dattiloscritta
(documento che conservo) era redatto in inglese, evidentemente per favorirne la
comprensione e come misura cautelativa.
La segnalazione suggeriva un piano di accerchiamento per catturare i partigiani
e indicava, oltre ai precisi percorsi agli stessi abituali, quattro punti essenziali
(Ampezzo, Lavardet, Comeglians,Villa
Santina) entro il quali si estendeva il territorio interessato. Si precisavano infine le località dove i capi
“Mirko” e “ Gracco” della Garibaldi si aggiravano. Bastava quindi tendere loro
un agguato””.
Dal tardi autunno fino a
primavera i fatti dimostrarono che la segnalazione era stata presa nella dovuta
considerazione. Caddero infatti liquidati alcuni dei maggiori esponenti garibaldini, in primo luogo “Gracco” sorpreso ai caucasici in
val Pesarina il 14 dicembre . Seguirono poi i commissari “Nembo” e”Alfonso”
quest’ultimo ucciso da una raffica in val Calda mentre tentava la fuga; il commissario “Guerra”, catturato i val Tagliamento, come da me precisato, veniva giustiziato Udine il 9 aprile 1945. Era caduto frattanto
il comandante “Grifo”: Restava in vita, quale elemento temuto “Mirko” ormai emarginato e isolato assieme
alla partigiana “Katia” (Gisella Bonanni) sulle montagne che sovrastano Pani. Con
la scomparsa di alcuni dei maggiori esponenti, vennero a smorzarsi in buona
parte nella Carnia, gli impeti rivoluzionari che contenevano un’istanza di
ribellione da parte delle classi soccombemti . Il mitra spianato aveva, in
parte, questo contenuto che fu ragione d’allarme per le forze reazionarie. “”
11 ottobre 2015
PIER ARRIGO CARNIER
Nota n.1 – Il Gibilaro Eugenio è ricordato in un mio articolo del
10 aprile 2011 sul Gazzettino.
Nota n.2
Si tratta di mio volume
ch’ebbe diverse riedizioni e fu depositato, dal noto docente dell’università di
Oxford e storico britannico prof. Gerald Fleming, al processo tenuto in Israele
negli anni ottanta, quale prova a discarico di Ivan Demjaniuk, l’ucraino
imputato di essere stato il “Boia di Treblinka” lager nel quale il medesimo
prestò effettivamente servizio come guardia per poi essere trasferito, con
analogo compito, nella Risiera di Trieste. Di conseguenza la magistratura di Israele,
come dichiarai varie volte alla stampa e come scrissi ultimamente con mia
lettera del 20 maggio 2014 sul Messaggero Veneto, previe intese con me tramite
l’Ambasciata d’Italia di Tel Aviv
(ambasciatore Talon) inviò in Italia il giudice avvocato israelita Michael
Horowitz assieme a due agenti del Mossad (Servizio segreto) che,
unitamente al dott. Abbate capo della Digos di Trieste e relativi interpreti,
giunsero ad incontrarmi a Porcia
(Pordenone) nella mia residenza. Con gli stessi vi fu per un’ intera giornata un
lungo colloquio a conclusione del quale consegnai loro le prove che servirono
in modo determinante, oltre alla mia testimonianza resa poi in giudizio,
al proscioglimento dell’ ucraino Demjaniuk che già era stato condannato a morte.
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