lunedì 14 marzo 2016

ANCORA SULLA VERITA’ DELLA RISIERA DI SAN SABBA



COMUNICATO.

Visto il rilevante interesse riacceso sull’argomento rendo noto quanto segue ai Centri storico-archivistici di  KLAGENFURT, LUBIANA, SARAIEVO, BELGRADO e ad eventuali interessati all’argomento dal punto di vista storico.

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Riporto qui di seguito, in  riferimento a quanto reso pubblico con la rinnovata recente pubblicazione, via Internet,  sulla Risiera,  già  pubblicato il 20.05.2014 dal quotidiano Messaggero Veneto mediante mia lettera,  il messaggio pervenutomi  da L. del Col , una signora austriaca con l’aggiunta delle mie conseguenti precisazioni a risposta.
Messaggio della L. del Col in data  20.05.2014: ” Assai interessante! E' molto importante che le infondatezze siano state chiarite con efficacia da la Pier Arrigo Carnier, autorevole storico di fama internazionale!”
Mia risposta  in data 23 maggio, alle ore 12.03 : “ Ringrazio sentitamente L. del Col per il suo grato pensiero, espresso nei miei riguardi, in merito a quanto da me dichiarato e puntualizzato, in senso storico, sulla Risiera di San Sabba. E’ indecente, falso e quindi privo di ogni fondamento  quanto si dice e si scrive in Italia sulla vicenda della Risiera. Gli uomini dell’Einheit “Reinhard” da me rintracciati in Germania ed altrove, veri protagonisti della gestione della Risiera, mi hanno consentito di conoscere meticolosamente, mettendo per iscritto le loro precisazioni, quanto veramente accadde nella Risiera. Il dott. Rückerl direttore del Pubblico Ministero del Tribunale tedesco di Ludwigsburg, delegato al compito di giudicare i crimini inerenti alla “Soluzione finale del problema ebraico”, con cui ho dialogato ed analizzato l'argomento, con lettera a me diretta datata 10.2.1978 e pubblicata a pag. 365-366 del mio libro “Lo Sterminio Mancato”, mi dà ragione confermando esattamente quanto da me asserito nel mio scritto pubblicato il 20 maggio corrente sul Messaggero Veneto e riportato sui miei siti  Facebook e Blogger a contestazione di madornali menzogne. Fu lui, dott. Rückerl, ad interrogare in sede di giudizio gli uomini che operarono nei lager di Treblinka e Sobibor e poi nella Risiera di San Sabba e quindi ad acquisire la certezza che a Trieste e comunque in Italia la “Soluzione finale” fu impedita e quindi non vi fu sterminio. Cordialmente. 24 maggio 2014”

PIER ARRIGO CARNIER








domenica 13 marzo 2016

RISIERA DI SAN SABBA - TRIESTE


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI ED A QUANTI SI INTERESSANO
DI VICENDE STORICHE

Ho rilevato di recente un riacceso interesse sul mio sito Blogger, che ha una vasta diffusione internazionale, riguardo l’argomento della Risiera di San Sabba per cui riporto nuovamente, qui di seguito, il post da me diffuso il 17 maggio 2014.

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Mi è capitato di leggere di recente, sul Messaggero Veneto,  una lettera pubblicata come articolo  concernente  la Risiera di San Sabba ed ho avvertito l’eterno dilemma se valga la pena di prendere posizione o meno. La lettera, pubblicata il 30 aprile, è scritta da un bambino della Scuola elementare G. Carducci di Udine. In gita scolastica a Trieste il medesimo ha visitato la Risiera ed al riguardo riferisce quanto  evidentemente ha assorbito dall’ informazione, si presume didattica o dovuta alle guide all’ interno della stessa Risiera. A un certo punto della lettera, dopo dei  dati introduttivi alquanto inesatti, ma questo non ha alcuna rilevanza, egli spiega che i  tedeschi nella Risiera: “…. aggiunsero i forni crematori dove ogni giorno venivano uccise più di mille persone…Asserisce poi conclusivamente che .”... in questo luogo ho provato un senso di paura e di tristezza per tutte le persone che hanno sofferto e sono morte… per cui mi sembrava che  la terra mi  mancasse sotto i piedi “.
La Risiera di San Sabba non fu certamente luogo di villeggiatura ma non fu affatto campo di sterminio ma semplicemente di transito. In una prima fase i detenuti ebrei,  circa 200-300, furono deportati e i rimanenti, ivi trattenuti circa 100-120, furono liberati a fine guerra. Le vittime effettive, per uccisioni, non sono affatto assolutamente migliaia e nemmeno centinaia, ma si riducono complessivamente a un’ entità  non rilevante che nemmeno vale la pena che io riferisca in quanto dovrei aggiungere una serie di  spiegazioni articolate.
E’ però evidente che, nella mente di questo bambino o ragazzo, si è già insediata una falsa e grave convinzione, difficilmente estirpabile,  dovuta alle manipolazioni della verità storica orchestrate a fine guerra da una congiura di elementi di parte onde costruire un falso alone patibolare favorevole alla Resistenza.
 Nella mia veste di studioso ed autore del volume  “Lo Sterminio Mancato “- Mursia editore 1982,  con successive ripetute riedizioni, sulla base di lunghe indagini ho riferito peculiarmente  quanto accadde nella Risiera, tant’ è che il volume venne depositato, dal famoso storico inglese,  prof. Gerald  Fleming, verso cui tengo grande ammirazione e rispetto  docente all’ Università di Oxford,  al processo tenuto in Israele negli anni ottanta, quale prova a discarico  di Ivan Demjaniuk, l’ucraino imputato di essere stato il “Boia di Treblinka”, lager nel quale il medesimo prestò  effettivamente servizio come guardia per poi essere trasferito, con analogo compito, nella Risiera di Trieste. Di conseguenza la magistratura di Israele, previe intese con l’Ambasciata d’Italia e su mio consenso,  inviò in Italia l’avvocato israelita Michael Horowitz assieme a due agenti del Mossad ( Servizio segreto) che, unitamente  al dottor  Abbate, capo della Digos di Trieste, vennero ad incontrarmi a Porcia (Pordenone) nella mia abitazione. Con gli stessi vi fu per un’ intera giornata un lungo colloquio  a conclusione del quale  consegnai loro le prove  che servirono in modo determinante, confermate   dalla mia testimonianza resa poi  in giudizio, al proscioglimento dell’ucraino Ivan Demjaniuk che già  era stato condannato a morte. Dico tutto questo  per far capire di avere conoscenza con certezza di quanto accadde effettivamente nella Risiera, senza che ciò assuma veste attenuante in riferimento alle complesse vicende della “SOLUZIONE FINALE DEL PROBLEMA EBRAICO” (ENDLÖSUNG DER JUDENFRAGE ". Sostanzialmente deploro  e condanno quindi la falsa, grossolana,  tendenziosa e strumentale  versione dei fatti costruita a suo tempo e messa in campo sulla Risiera  per  provocare effetti di facile credibilità mediatica  !!

17 maggio 2014
                                                    PIER ARRIGO CARNIER


domenica 6 marzo 2016

5 MARZO 1955: NOTTE DI NEVE E DI SANGUE SULLE MONTAGNE DELLA CARNIA.


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI  ED  AI  CARNICI TESTIMONI DEL PERIODO DI GUERRA 1943-1945 E RESISTENZA
  
Data la ricorrenza della tragedia di Pani, ritengo di riportare qui quanto già scritto e pubblicato l’anno scorso, in tale circostanza, con l’aggiunta, in calce di come di una Nota.


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Esattamente sessantuno anni fa, nella notte sul 5 marzo 1955 il destino mi volle testimone, allora circa trentenne, assieme ad giovane valligiano diciottenne, Vico Gressani, dell’assassinio dell’”Ors di Pani” cav. Antonio Zanella, patriarca pastore, autorevole possidente, e della figlia Maria.  Con l’” Ors di Pani", propulsore e difensore dei valori della montagna carnica, ebbi un rapporto di preziosa vera amicizia e reciproca stima dovuto a motivate ragioni e, del medesimo, resto testimone di sue  segrete confidenze non solo personali, ma pure su fatti della Resistenza verificatisi nella valle di Pani. Ho indelebile, riguardo quella notte, il ricordo dell’incontro ravvicinato con l’omicida, Romano Lorenzini,  e il mio dialogo col medesimo mentre avanzava  ansimante verso di noi che eravamo di ritorno al casolare dell’”Ors” dopo una visita, nelle vicinanze, al montanaro Giovanni Zanier e  famigliari. Impugnava un’arma, una doppietta che, come seppimo in seguito, era caricata a pallettoni per camoscio, con cui già aveva ucciso l' "Ors" e Maria. Giunto a breve distanza da noi non gli restava che spararci per togliere di mezzo due testimoni. Aveva tutto il piglio di farlo ma ebbe un attimo d' indecisione, abbassò il fucile e preferì allontanarsi a grandi balzi superando una staccionata di filo spinato. Mia madre mi diceva sempre che , a proteggere me e Vico, ci dev’essere  stato un Santo!
Nevicava fitto e il manto di neve era già alto. Riguardo la vicenda tralascio , in questa sede, una serie di particolari ma non l’emozione che provai , nell’indomani, nel distacco dal cadavere di Maria, stroncata da una fucilata al petto,  stesa sul lastricato del casolare accanto alla nicchia del focolare. Donna acutamente intelligente mi ricordava, nel portamento,  delle tipiche importanti donne possidenti ungheresi che avevo avuto modo di conoscere. Pure lei mi aveva confidato, nel tempo,  molte sue vicende delicate, strettamente  personali. Nello staccarmi da quel corpo, dentro il casolare odorante dì fumo,  non potei evitare di scoppiare a piangere…
Il cadavere dell’ “Ors” fu rinvenuto nel giorno successivo, sepolto dalla neve. In quanto a fatti della Resistenza  l’”Ors” ne  era il prezioso testimone, con particolare riferimento  allo slavo e comandante partigiano Mirko ( Arko Mirko) ed  alla sua compagna ed amante Katia (Bonanni Gisella), assassinati su mandato all’alba della liberazione nonché  al sovietico Cernikow, avamposto stalinista a cui Mirko e Katia erano strettamente legati.
  
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Desidero aggiungere un mio particolare ricordo su Maria Zanella figlia dell’”Ors”.  In occasione ai miei  frequenti ritorni in quella meravigliosa valle spesso assieme a  Wanda, mia moglie, Maria prediligeva aprirsi a raccontare, soprattutto a mia moglie, dei suoi viaggi a Venezia città di cui era fortemente innamorata. Spiegava che vi andava sola, quantomeno una volta l’anno, e si fermava qualche notte in un albergo di lusso per sentirsi una vera signora. Calzava per l’occasione un paio di scarpe nuove ed amava camminare per le calli  della città  fra il brusio della folla di turisti e fermarsi, soprattutto,  davanti alle vetrine di importanti oreficerie, per osservare i gioielli esposti ed anche vi entrava a chiedere il prezzo di pezzi di alto valore che talvolta pure acquistò. Disponeva infatti di una nascosta riserva di gioielli. Le piaceva raccontare che, nel momento in cui l’orefice, dopo aver preso in mano il gioiello  da lei indicato, ne pronunciava con una certa solennità e deferenza il prezzo,  lei provava una gioia interiore in quanto, volendo, sapeva di disporre del denaro per l’acquisto. Questo era un lato di Maria Zanella. Feci ritorno nella valle di Pani diversi anni fa, dopo decenni di assenza e la trovai irriconoscibile essendo fortemente rimboschita a seguito dell’abbandono della montagna. Provai desolazione e ripensai a quella Carnia attiva dall’economia autosufficiente di anni lontani, dalle ampie zone prative sulle montagne dove i montanari falciavano ogni fuscello. Mi tornarono in mente le grandi malghe, i  giorni festosi di monticazione in giugno, col tintinnio di zampogne delle mandrie lungo le valli, ed il ritorno  altrettanto festoso,  in settembre, che a volte lo sentivi cupo e possente ( detto nell'dioma carnico " si sintiva un sdrondenaa di sampogns") nel profondo alto Gorto, lungo la valle dopo Forni Avoltri e Rigolato, dovuto alle mandrie che scendevano dalle malghe Bordaglia, Fleons, Sissanis, Avanza, Plùmbs, Morarêt, Mont di Tierc (o, secondo inflessione linguistica dell'idioma carnico,  "Mont di  Chierc" ), cara vecchia Grande Carnia...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica, è  perduta... 

PIER  ARRIGO  CARNIER   





NOTA
Accennando il 3 marzo corr. all’ uscita, nel prossimo giugno salvo contrattempi, del mio nuovo libro di fondamento storico, riguardo il quale ho riferito brevemente ai contenuti, ho anche aggiunto che un secondo mio volume, su regolare contratto, è pure in attesa di edizione presso l’editore. Mi permetto ora di informare che  in detto secondo volume sta, come elemento  portante centrale, la storia dell’”Ors di Pani” con preziosi risvolti inediti mai prima d’ora rivelati, un lavoro che, credo, lascerà nel suo complesso un segno nelle vicende delle montagna carnica e risveglierà le coscienze…e, in esso, riferirò inoltre su  Mirko e Katia ed su altro ancora…








sabato 5 marzo 2016

I COSACCHI NON LI POSSO DIMENTICARE



 I cosacchi non posso dimenticarli perchè li vedo nella loro luce storica severi, solenni, crudeli, buoni se occorreva . Risento nella memoria lo scalpiccio del loro cavalli delle pattuglie che, di notte, perlustravano le strade nei dintorni del mio paese, nell'alta Carnia, passando accanto alla mia casa sulla strada gelata. Sì, i cosacchi non li posso dimenticare. Ho preso parte per anni, anzi per decenni, alle loro riunioni celebrative in particolare sulla Drava, a volte per ore sotto quel rovente sole austriaco, in piedi accanto a generali, ufficiali, umili soldati, donne ancora non sfiorite nella loro tipica bellezza, gente che aveva sofferto, sui cui volti la cerimonia sembrava far rivivere sensazioni dell'antica grandezza cosacca ed io capivo il significato di essere o non essere cosacchi...

5 marzo 2016
PIER ARRIGO   CARNIER









giovedì 3 marzo 2016

PREVISTA L’USCITA DI UN MIO NUOVO LIBRO SU VICENDE PARTIGIANE ED OCCUPAZIONALI VERIFICATESI NEL FRIULI, CARNIA E GORIZIANO, TERRITORIO RIBATTEZZATO “COSSACKJA” 1944-1945



COMUNICATO

Ai Centrì archivistici interessati dell’ Austria, una terra dove la gente ama il senso delle documentazioni, alle varie comunità etniche cosacche di Germania, Austria, Francia, Serbia, ai centri culturali delle comunità cosacche dell’Ucraina e Russia, Stati Uniti nonchè ad interessati a vicende storiche del secondo conflitto, mi è gradito annunciare che, il  Gruppo  Mursia Editore - Milano, ha disposto  l’edizione di un mio nuovo volume (mentre un secondo è pure in attesa),  incentrato sulla presenza nel nord Italia orientale, nel 1944-1945,  e più precisamente nel territorio del Friuli, Carnia e Goriziano ribattezzato “ Cossackja”,  di forze cosacche, caucasiche, russe, turco-musulmane subalterne ai tedeschi a scopo di presidio. Il lavoro documenta le  risultanze di una non facile spesso spinosa ricognizione di fatti e circostanze non note, partendo dall’insorgenza e dall’attività  di nuclei e formazioni partigiane antitedesche, in particolare riferite alla pedemontana occidentale, con  graduale insediamento, a fini di sicurezza e repressione,  delle menzionati forze collaborazioniste, riferendo accadimenti, spesso sepolti nell’oblio,  verificatisi nella fase occupazionale ed in parte nel corso della ritirata verso l’Austria, allora III° Reich. Mi è parso indispensabile ridelineare, oltre ad aspetti storicamente preziosi dell’intelaiatura militare occupazionale, la figura dell’atamano e generale Piotr Nikolaevic Krassnoff, riconfermando, con l’aggiunta di  risvolti inediti,  quanto  già da me reso noto editorialmente e giornalisticamente, e cioè  la riforma della sua posizione impostagli dal SS. Gruppenfuehrer Globocnik con la rinuncia, per motivati interessi, ai poteri militari sull’Armata passati al generale Timofei Ivanovic Domanow. Coscienziosamente ritengo di aver reso  l’esposizione aliena da interpretazionismo e disedeologizzata da tendenze, onde esprimere il senso delle cose, la crudezza di momenti  ricostruiti e rivissuti su testimonianze ed altre prove, le ardenti speranze e desolanti delusioni di chi era dalla parte perdente, sebbene nella profonda amarezza fiorisce sempre la resurrezione,  e di avere evitato infingimenti e questo onestamente mi dà pace nell’anima. La diffusione del libro è prevista per giugno, fatti salvi contrattempi.
Sono previste presentazioni in importanti centri nazionali di cultura.
3 marzo 2016

PIER ARRIGO CARNIER

martedì 1 marzo 2016

PRESENZA CONSISTENTE DI CECENI IN CARNIA, NEL 1944-1945, FACENTI PARTE DELLE FREUWILLIGEN BRIGADE NORD KAUKASUS.


 NOTA: INFORMATIVA
Mi riferisco ai miei due post del 24 febbraio corr. relativi ai Caucasici che presidiarono Paularo e la valle d' Incaroio nel 1944-1945 per aggiungere una notizia che ritengo rilevante.
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In anni lontani mediante un'accurata relazione informai l'allora Governo della repubblica di Cecenia sull'avvenuta presenza in Carnia, nel 1944-1945 di forze cecene collaborazioniste dei tedeschi, precisando che poi, ritiratesi in Austria ed arresisi ai britannici, dette forze col seguito di profughi vennero da questi consegnate ai sovietici. Presiedeva allora la repubblica il generale Dudajev. Ricevetti a firma del responsabile di Governo una lunga lettera di ringraziamento e riconoscenza in cui si dichiarava che di una tale importante vicenda nulla si sapeva. Fecero poi seguito dei telegrammi con cui mi si invitava, specificatamente assieme a mia moglie Wanda, a trascorrere un soggiorno in Cecenia onde esporre ai membri di governo quanto avevo riferito nella relazione. Il Governo ceceno era allora in contrasto con quello russo. Mentre stavano preparandoci per affrontare il viaggio le discordanze si acuirono addirittura con attentati cui poi fece seguito l'assassinio dello stesso presidente Dudajev. Ci trovammo quindi nella condizione di dover sospendere e rimandare il viaggio. Riferisco questo per far comprendere l'importanza dei rapporti che io ebbi a coltivare sul piano storico...-
1 marzo 2016
PIER ARRIGO CARNIER