giovedì 28 aprile 2016

RIACCESO INTERESSE SULLA FORZATA CONSEGNA DEI COSACCHI AI SOVIETICI IN AUSTRIA, DA PARTE BRITANNICA, NEL GIUGNO 1945.


COMUNICATO

In riferimento alla mia risposta data al messaggio sottoriportato, apparso sul mio sito Facebook in calce al post dal titolo " 5 Marzo 1955 - NOTTE DI NEVE E DI SANGUE SULLE MONTAGNE DELLA CARNIA, ritengo che la stessa, data l'importanza dell'argomento, meriti una pubblicazione autonoma a sè stante.

MESSAGGIO RICEVUTO
AUGUSTO GIORDANO. Sono rimasto disgustato dal comportamento inglese verso i prigionieri cosacchi consegnati a sicura morte al dittatore Stalin che li uccise! RAI STORIA, canale 54 di oggi 21 aprile 2016. Convenzione di Ginevra verso i prigionieri violata?


 RISPOSTA
 Non ho trovato riscontro, sul programma RAI STORIA - CANALE 54 del 21 aprile u.s, alla trattazione del caso accennata da AUGUSTO GIORDANO, che non conosco, ma farò ulteriori ricerche riservandomi, eventualmente, di riprendere l'argomento. Come riferito a pag. 219 del mio volume “L’ Armata Cosacca in Italia 1944-1945” la messa in esecuzione della forzata consegna, agli inizi di giugno 1945, appare cinicamente aggravata dal tentativo anestetizzante usato dai britannici per raggiungere l’esecuzione, con metodi inusuali e falsi preamboli, più volte da me rilevati con vari articoli sulla stampa. Per l’Armata cosacca e le Brigata nord Kaukasus (Freiwilligen Brigade Nord Kaukasus), venne evitata, alla loro resa sulla Drava, le stesura dell' atto ufficiale ed allo scopo di nascondere il verdetto della consegna, furono fatte vagheggianti promesse di protezione per cui nella massa, che si considerava prigioniera di Sua Maestà britannica, si stabilì quasi un senso di distensione. Addirittura la fanfara cosacca si esibiva sulla piazza di Lienz con la presenza dello Stato Maggiore britannico. Sotto il profilo storico non si può tuttavia nascondere che, stante la posizione di potere dell’alleato Stalin, il tentativo presumibilmente affrontato di evitare la consegna fu sicuramente, per Churcill e Roosevelt un grosso problema, considerata  la posizione di forza assunta dal dittatore del Kremlino nei confronti della Germania, che  intendeva spogliare delle più importanti strutture industriali. Essendo stato, io sottoscritto, uno dei primi a raggiungere la Drava dopo la tragedia della forzata consegna mi fu possibile raccogliere preziose testimonianze per quanto concerne i fatti e, in questo senso, ebbi l’appoggio dell’allora Bürgermeister (Sindaco) di Lienz, che convocò a deporre presso l'Amtgemeinde (Casa municipale), i cosacchi superstiti alloggiati  alla periferia sud della città  nelle baracche del lager “Peggetz”. L'atamano generale del Kuban Viaceslav Naumenko, personalità cosacca di grande rilievo, sapeva della mia dedizione alla causa della tragedia cosacca della Drava e del mio patrimonio testimoniale. Il medesimo, arresosi a fine guerra in Baviera agli americani che evitarono per motivate ragion la sua consegna ai sovietici, rese poi preziose testimonianze con una sua deposizione al Senato americano. Nel dopoguerra allorchè giunse dagli U.S.A. a visitare i luoghi della famigerata consegna sulla Drava, Naumenko mi volle al suo fianco perchè sapeva che io sapevo....Da parte britannica l’ operazione consegna a livello decisionale e nella responsabilità esecutiva, ebbe un suo retroscena di intrighi che, stanti le mie conoscenze ad alto livello, mi fu possibile conoscere e che tralascio di accennare trattandosi  di materia estremamente delicata. La forzata consegna, in base ad esaustive valutazioni, resta decisamente un atto adombrato che non può trovare attenuanti ed il lamento di coloro che pagarono con la morte dovuta alla violenza dell’ esecuzione negli accampamenti, al suicidio collettivo per annegamento nella Drava dovuto al  panico provocato dall' ordine della consegna ed alla conseguente deportazione sui tetri vagoni piombati destinati ai lager penali della Siberia, che significò ugualmente morte, sembra aleggiare in quella meravigliosa valle. Negli infiniti incontri coi cosacchi alle commemorazioni della tragedia, dove spesso i ricordi costituivano motivo di lacrime sui volti provati dei superstiti, mi ha lasciato un solco di partecipata sofferenza nell'animo e, credetemi, allorchè mi sovviene il ricordo della ritirata, della quale fui testimone: quell'immagine cupa della massa, il sordo rumore dei passi e degli zoccoli dei cavalli, con cigolio di carrette sotto pioggia e 
neve...devo sforzarmi per trattenere l'emozione. 23 aprile 2016.

PIER ARRIGO CARNIER

POST SCRIPTUM
Sciogliendo la riserva formulata introduttivamente circa un possibile filmato di RAI STORIA – Canale 54, in cui fosse stata trattata la consegna dei cosacchi ai sovietici, da un’accurata verifica nulla è risultato in tal senso. Sono emersi solamente, in riferimento ai collaborazionisti russi affiancati ai tedeschi, degli spezzoni di un filmato tedesco rintracciato negli archivi sovietici concernente  delle  forze collaborazioniste dell’Armata russa di liberazione ( Russkaja Osvododietelnaja Armia ) organizzata dai tedeschi al cui comando fu posto il generale Andrei Andreevic Wlassow. Mi permetto di osservare che, a tal riguardo, si riferiscono piuttosto dati generici e carenti rispetto al notevole materiale storico di cui dispongo e all'ampia mia conoscenza dell'evento. 
A suo tempo, nel dopoguerra, potei conoscere all'estero l’ex ufficiale tedesco Strik Strikfeldt delegato, assieme ad altro ufficiale che si chiamava Renne, a mettere in piedi lo “Stato Maggiore”della menzionata Russkaja Armia per cui ebbi dal medesimo chiare precisazioni sul come, nonostante la riluttanza di Hitler, l'operazione di dar vita ad un esercito di collaborazionisti russi ed altre forze dell'Est venne avviata da una coalizione di alti ufficiali tedeschi. Potei conoscere inoltre, sempre all'estero, anche l’ex compagna che i tedeschi avevano affiancato al generale Wlassow ( il quale aveva comunque moglie nell’URSS): si trattava della boema Adelaide Bielenberg, donna distinta e molto attraente, vedova di un ufficiale SS. dalla quale ottenni preziose informazioni e delicate confidenze. L’ argomento Wlassow, non ha comunque alcunché da vedere coi cosacchi che presidiarono nel 1944-1945 la “Cossackja” (territorio del Friuli, Carnia e Goriziano) e tantomeno con il 15° Corpo di cavalleria cosacca, comandato dal generale Helmut von Pannwitz che operò, nel periodo, nel 1943-1945 nei Balcani, riguardo il quale tengo, su regolare nomina, l' incarico di delegato ufficiale per la storia. Nel linguaggio di RAI-STORIA in riferimento al filmato tedesco rinvenuto negli archivi  sovietici si asserisce che il medesimo “ mostra in maniera idilliaca, al limite del grottesco, le condizioni di vita dei collaborazionisti russi in Germania”.  Il filmato mostra anche  una visita ad  un comando del ministro tedesco per la propaganda e l’informazione Goebbels”.Il tenore del linguaggio usato da RAI STORIA appare decisamente scarno e direi denigratorio. Le cose in realtà stavano diversamente. Sul grave capitolo della consegna forzata ai sovietici, da parte alleata, vi è solo uno squallido accenno mentre si tratta di argomento che meritava e merita, dal punto di vista storico, un'accurata trattazione oggettiva trattandosi di operazione, dagli incresciosi dettagli, concernente il tragico oscuro destino oltre due milioni di esseri umani, tra prigionieri ex militari delle varie organizzazioni e profughi russi adibiti dai tedeschi a lavoro coatto, finiti nei lager penali sovietici, falcidiati in prevalenza da morte per denutrizione, malattie ed anche esecuzioni...

PIER ARRIGO CARNIER

lunedì 25 aprile 2016

I MIEI RAPPORTI CON SVETLANA SLALINA ALLELUJEVA, FIGLIA DI STALIN.


COMUNICATO

Ai centri archivistici e di cultura della Slovacchia e di Mosca, ed a coloro che si interessano a vicende storiche rendo noto quanto vengo ad esporre riguardo i miei rapporti con la figlia di Stalin, Svetlana,  con dei  risvolti affiorati nella memoria  riferiti alla città di Bratislava al tempo del potere staliniano.

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Uno dei  miei vecchi amici slovacchi, (Franz) con cui discussi a suo tempo le vicende di mons. Josef Tiso, presidente della Slovacchia con mandato dal 26.10.39 al 4.o4.1945 mi ha telefonato compiacendosi in riferimento ai miei rapporti con Svetlana Stalina cui ebbi ad accennare nel mio diario con post del 15 aprile corr. Con  Wanda mia moglie, più volte fui a Bratislava, in anni dal clima staliniano, città che comunque ci piaceva. Non posso dimenticare  i ristoranti di regime, dove ti servivano portate favolose alla base di carne. Rammento anche “l’alusca con brinza” (speciale preparato di ricotta) servita su guantiera brillante. Non dimentico  l'accesso, nella sala, del plenipotenziari locali per  le loro colazioni, con relative consorti  e segretarie lussuosamente addobbate, onorate di rispetto e dal  puntiglioso sussiego, carezzevole ed indimenticabile, bastava vedere il modo con cui si mettevano a sedere..... Stalin, fu il grande creatore di questa classe dominante. Nè dimentico la presenza, dovunque, di agenti di polizia. Non stò a spiegare il perché ma ci capitò una volta che, la polizia, ci accompagnasse fino all’uscio alla nostra camera all’”Hotel Carlton” ed ebbi sinceramente paura poichè tenevo nella borsa dei documenti che sarebbero potuti risultare compromettenti…..La città è attraversata dal Danubio che scorre lento, possente e silenzioso ed a quel tempo la polizia sparava ed uccideva tranquillamente quegli slovacchi che tentavano di espatriare cercando, a nuoto, di superare il confine e raggiungere la vicinissima Austria. Voci sussurrate circolavano sull'esistenza di locali per favolosi incontri a luci rosse ma la stampa slovacca non ne parlava. Fra l'altro potemmo renderci conto che esistevano nella città residenze e ville importanti abbandonate da ricchi proprietari fuggiti in occidente in seguito all'espansione sovietica ed alla presa di potere del comunismo. Mi resta caro, in ogni caso,  il ricordo di questa città  dove, io e mia moglie, vivemmo circostanze felici sebbene vi fosse un clima di regime, non privo di paure, ma  in certo senso evocativo sotto il profilo storico,  del mondo asburgico, austriaco. Ne parlai di questa mia sensazione al dirigente di sala del "Carlton" uno slovacco dai baffi spioventi che mi ricordava i "cecchini" austriaci della grande guerra al quale fece piacere che io avvertissi questa percezione. Di mons. Tiso, uomo di Hitler, ho chiara memoria della sua presidenza,   poi condannato a morte con l’avvento comunista dell’espansione sovietica. Mi è ben chiara anche la figura, come ricordo, del noto Hlinka, presidente del partito popolare slovacco e della sua  interessante visione politica.
Vengo quindi  a Svetlana Stalina, cioè Svetlana Allelujeva Dzugasvili che rappresenta la ragione essenziale di questo mio scritto.  I miei rapporti con la stessa erano incentrati a poter conoscere alcune vicende dello stalinismo  ed avere in particolare   conferma od indizi sull'esistenza di un figlio naturale di Stalin, Ghiorghi Varasasvili, giunto in Italia in seguito a vicende di guerra e caduto da partigiano nel Veneto con lo pseudonimo di Monti (capitano Monti), riguardo il quale tengo fermo un libro che mi è costato parecchie ricerche. Svetlana negò la possibilità dell'esistenza di un tale  figlio naturale e, a dire il vero, ebbi l'impressione che fosse  nel suo interesse prendere tale posizione onde difendere la memoria del padre, Stalin. Sussistono tuttavia, in mio possesso, forti indizi per sostenere che potrebbe realmente essersi trattato di un figlio naturale del dittatore sovietico. Pescindendo da ciò l'elaborazione del caso mi ha portato a conoscere un assieme di particolari di rilevante interesse, riferiti alla famiglia Stalin e soprattutto  ai figli Vassili e Jakov, quest'ultimo perito nel lager tedesco di Sachsenausen, ucciso da una guardia mentre tentava di fuggire . Nel suo assunto il volume che tengo fermo contiene altri argomenti e rilevanti dettagli rimasti oscuri, relativi a vicende partigiane verificatesi nel Veneto e che ritengo meritevoli di essere conosciute.
25 aprile 2016

PIER ARRIGO CARNIER

martedì 5 aprile 2016

RICORDI DELLE MONTAGNE AUSTRIACHE, IN PARTICOLARE DEL FAMOSO SANTUARIO DI MARIA LUGGAU NELL’ OBERGAIL


Facendo clich sulla scritta soprariportata esce il video della doppia sestina Maria Luggau che può  essere quindi ascoltato.


Pier Arrigo Carnier.  Ho ascoltato Maria Luggau dal video di Hugo Grünwalder e sinceramente mi sono commosso per gli indimenticabili ricordi che conservo di questo luogo e del Santuario. Care amate, adorate mie montagne austriache siete e rimanete le mie montagne.....
16 marzo 2016.

Pier Arrigo CarnierPier Arrigo Carnier Ho riascoltato oggi il meraviglioso inno dedicato a Maria Luggau dalle delicate modulazioni che toccano l’animo. Non posso non ricordare che, fra i ricordi custoditi ed esposti all’ interno della basilica, che ha più di 500 anni, e da me visti in anni lontani, c’era un ringraziamento incorniciato, per grazia ricevuta, da parte di un carnico di "Ludario" (frazione di Rigolato). Ma soprattutto ricordo che anziani austriaci di Sankt Lorenzen nella valle del Lesach, dove si trova il santuario meta di pellegrinaggi di varia provenienza, in parte anche dall’Oberkrein (Slovenia), mi raccontavano di un fatto miracoloso accaduto a donne carniche. Le stesse, venute da lontano, dopo aver pregato nella basilica e ripreso il cammino di ritorno s’imbatterono in una bufera di neve che durò a lungo e stremate, con le gambe gonfie per la fatica nel fendimento della coltre gelida della neve, invocarono Maria Luggau e, si dice, videro davanti a loro la neve sciogliersi sul cammino… 
Care adorate montagne dell’Austria e della Lesachtal non vi posso dimenticare. Nell'Austria, nelle sue montagne, io ho sempre avvertito una profonda materna attrazione...
17 marzo 2016
Pier Arrigo Carnier Torno brevemente sulle montagne austriache, più esattamente della Carinzia per esprimere alcuni pensieri non detti che riemergono nella mia memoria.
Sì, quelle montagne mi erano familiari e tali rimangono ed è come fossi nato in quei luoghi e la mia terra madre fosse matrigna. Di quelle montagne, specie nell’ Obergail, ho percorso strade, mulattiere e sentieri. Mi era gradito il caldo vaporoso che promanava, in luglio, delle vaste estensioni prative alpestri: odore di erbe e profumo del garofano selvatico e poi, dopo lo falcio, odore di fieno. Mi piaceva attardarmi a conversare con gente casuale, montanari di borgate isolate ed ascoltare i loro pensieri.Mi piaceva il realismo dei montanari austriaci. A Koeschach avevo un ottimo rapporto di conversazione col dott. Georg Weinländer, medico di quei luoghi, glorioso ufficiale della prima guerra mondiale che aveva combattuto sul Piave. Della seconda guerra, anni 1944-1945, egli conosceva le segrete infiltrazioni di agenti britannici che intendevano trovare il modo per provocare una sollevazione contro il nazismo, progetto ideato da Winston Churchill che trovò alcune aderenze, ma finì nel fallimento, riguardo il quale pubblicai le risultanze in un vasto articolo a puntate sul Gazzettino di Venezia nelle date del 3,6 e 10 luglio 2002. I membri superstiti di tale missione rientrarono poi delusi alla base di Monopoli, nel sud Italia. mediante un aereo che fece scalo in una località della Slovenia e che raggiunsero con una marcia snervante. Si tratta di argomento piuttosto ignorato ma che io conosco molto bene. Dovunque nelle borgate, nei pensieri di vecchi e giovani, sussisteva inestinguibile la memoria degli Asburgo, del grande impero austro-ungarico. Dialogando con la gente ebbi molte notizie utili alle mie ricerche storiche, in parte introvabili negli archivi. Mi trovai spesso di fronte a fatti indimenticabili. Nel villaggio di Mauthen una donna allora anziana, mi dette delle informazioni particolareggiate riguardo i cosacchi in ritirata dall’ Italia che, nel villaggio, si erano ammassati in sosta invadendo tutte le case. Viveva sola in quanto vedova ed alla fine, prima di salutarci, aggiunse a voce bassa, direi quasi sottovoce con le lacrime agli occhi, di aver perduto i suoi due figli nella battaglia di Stalingrado…. e mi indicò due immagini incorniciate appese a una parete dell'atrio: vestivano l'uniforme delle truppe da montagna, i Gebirgsjäger. 

03 aprile 2016



Pier Arrigo Carnier. Ancora un fatto voglio riferire perchè coinvolge la valle del Lesach ed il villaggio di Sankt Lorenzen dove sorge la basilica di Maria Luggau. Nel traggo il testo da pagine nr.217-218 del mio libro “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” . ” Due coniugi russi, non cosacchi, Nadia ed Alex Melnik, furono pure diretti testimoni della tragedia della Drava. Deportati nel Reich (in Austria) dall’Unione Sovietica durante la guerra, ed adibiti a lavoro coatto, poi trasferiti in Italia agli inizi del 1945, a Tolmezzo, seguirono a fine aprile la ritirata cosacca e si trovarono quindi, assieme ai cosacchi, nei campi della Drava. Ed ecco la loro testimonianza :” Vedemmo i britannici sparare sulla massa sgomenta dei cosacchi tra i quali eravamo anche noi. Molti caddero uccisi. Sentimmo i lamenti dei feriti. Dalla massa si levavano urla spaventose, imprecazioni, molti per la disperazione, si gettarono nelle acqua tumultuose della Drava ed annegarono. Riuscimmo a fuggire sui monti dove passammo alcuni giorni nella neve. La polizia britannica ci riprese e con una lunga marcia ci portò a S. Lorenzen, villaggio fra le montagne della Carinzia, nella Lesachtal. Assieme a noi c’erano degli altri arrestati. Il 20 giugno <è il marito che parla> mia moglie, che era incinta, ebbe le doglie. Invocai i soldati britannici a trovare una levatrice, un medico. Non mi ascoltarono. Mia moglie partorì senza alcuna assistenza in un fienile. Dette alla luce una bambina che chiamammo Maria. Dovetti riscaldarla col mio corpo nella stalla sottostante il fienile”.
 05 aprile 2016

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Ringrazio i molti lettori che in numero elevato, nell’ ordine  di centinaia, in base alle indicazioni grafiche di Facebook e Blogger, hanno dedicato o manifestato attenzione  al mio post che rievoca ricordi lontani delle montagne austriache, con riferimento particolare all’Ober Gail, Lesachtal e soprattutto al Santuario e basilica di Maria  Luggau  di Sankt Lorenzen. Dialogando a suo tempo con amici dell’ Oberkrain (Slovenia) fedeli ai pellegrinaggi alla basilica,   ebbi dagli stessi conferma di una sensazione che io stesso avvertivo, che cioè l’alta valle, stanti i ricordi incentrati sulla figura di Maria Luggau, costituisce un’ oasi di pace, un luogo rigenerante dell’animo per cui, alzando lo sguardo al cielo,  ti sembra di godere degli attimi di vita in un mondo elevato, benedetto da un Dio supremo..
07 aprile 2016
Pier Arrigo Carnier