COMUNICATO
Ai centri archivistici e di cultura della Slovacchia e di Mosca, ed a coloro che si interessano a vicende storiche rendo noto quanto vengo ad esporre riguardo i miei rapporti con la figlia di Stalin, Svetlana, con dei risvolti affiorati nella memoria riferiti alla città di Bratislava al tempo del potere staliniano.
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Uno dei miei vecchi amici slovacchi, (Franz) con cui discussi a suo tempo le vicende di mons. Josef Tiso, presidente della Slovacchia con mandato dal 26.10.39 al 4.o4.1945 mi ha telefonato compiacendosi in riferimento ai miei rapporti con Svetlana Stalina cui ebbi ad accennare nel mio diario con post del 15 aprile corr. Con Wanda mia moglie, più volte fui a Bratislava, in anni dal clima staliniano, città che comunque ci piaceva. Non posso dimenticare i ristoranti di regime, dove ti servivano portate favolose alla base di carne. Rammento anche “l’alusca con brinza” (speciale preparato di ricotta) servita su guantiera brillante. Non dimentico l'accesso, nella sala, del plenipotenziari locali per le loro colazioni, con relative consorti e segretarie lussuosamente addobbate, onorate di rispetto e dal puntiglioso sussiego, carezzevole ed indimenticabile, bastava vedere il modo con cui si mettevano a sedere..... Stalin, fu il grande creatore di questa classe dominante. Nè dimentico la presenza, dovunque, di agenti di polizia. Non stò a spiegare il perché ma ci capitò una volta che, la polizia, ci accompagnasse fino all’uscio alla nostra camera all’”Hotel Carlton” ed ebbi sinceramente paura poichè tenevo nella borsa dei documenti che sarebbero potuti risultare compromettenti…..La città è attraversata dal Danubio che scorre lento, possente e silenzioso ed a quel tempo la polizia sparava ed uccideva tranquillamente quegli slovacchi che tentavano di espatriare cercando, a nuoto, di superare il confine e raggiungere la vicinissima Austria. Voci sussurrate circolavano sull'esistenza di locali per favolosi incontri a luci rosse ma la stampa slovacca non ne parlava. Fra l'altro potemmo renderci conto che esistevano nella città residenze e ville importanti abbandonate da ricchi proprietari fuggiti in occidente in seguito all'espansione sovietica ed alla presa di potere del comunismo. Mi resta caro, in ogni caso, il ricordo di questa città dove, io e mia moglie, vivemmo circostanze felici sebbene vi fosse un clima di regime, non privo di paure, ma in certo senso evocativo sotto il profilo storico, del mondo asburgico, austriaco. Ne parlai di questa mia sensazione al dirigente di sala del "Carlton" uno slovacco dai baffi spioventi che mi ricordava i "cecchini" austriaci della grande guerra al quale fece piacere che io avvertissi questa percezione. Di mons. Tiso, uomo di Hitler, ho chiara memoria della sua presidenza, poi condannato a morte con l’avvento comunista dell’espansione sovietica. Mi è ben chiara anche la figura, come ricordo, del noto Hlinka, presidente del partito popolare slovacco e della sua interessante visione politica.
Vengo quindi a Svetlana Stalina, cioè Svetlana Allelujeva Dzugasvili che rappresenta la ragione essenziale di questo mio scritto. I miei rapporti con la stessa erano incentrati a poter conoscere alcune vicende dello stalinismo ed avere in particolare conferma od indizi sull'esistenza di un figlio naturale di Stalin, Ghiorghi Varasasvili, giunto in Italia in seguito a vicende di guerra e caduto da partigiano nel Veneto con lo pseudonimo di Monti (capitano Monti), riguardo il quale tengo fermo un libro che mi è costato parecchie ricerche. Svetlana negò la possibilità dell'esistenza di un tale figlio naturale e, a dire il vero, ebbi l'impressione che fosse nel suo interesse prendere tale posizione onde difendere la memoria del padre, Stalin. Sussistono tuttavia, in mio possesso, forti indizi per sostenere che potrebbe realmente essersi trattato di un figlio naturale del dittatore sovietico. Pescindendo da ciò l'elaborazione del caso mi ha portato a conoscere un assieme di particolari di rilevante interesse, riferiti alla famiglia Stalin e soprattutto ai figli Vassili e Jakov, quest'ultimo perito nel lager tedesco di Sachsenausen, ucciso da una guardia mentre tentava di fuggire . Nel suo assunto il volume che tengo fermo contiene altri argomenti e rilevanti dettagli rimasti oscuri, relativi a vicende partigiane verificatesi nel Veneto e che ritengo meritevoli di essere conosciute.25 aprile 2016
PIER ARRIGO CARNIER
Ho riletto oggi questa mia memoria con piacere per cui mi sono tornate in mente tante particolarità. Voglio trnare su questo argomento e giorni fa mi ero fatto un appunto a memoria. Su quel periodo di rigido comunismo voglio fae delle osservazioni ed i particolare perlare delle case a luci rosse, un qualcosa di toccante e affascinante in cui scorreva un silenzioso mondo di piacere.....Ricordo molte, molte cose del mio passato e talvolta mi domando se ho vissuto due volte. 23 giugno 2020 CARNIER PIER ARRIGO
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