COMUNICATO
Agli amici della Croazia, Slovenia, Serbia e Slovacchia desidero ricordare, anche se ritengo che alcuni lo
sappiano, l’anniversario che cade oggi,
8 maggio, della grande tragedia croata e
slovena dei criminali massacri di fine seconda guerra, troppo dimenticati da
una società che ormai ha perduto l’antica sensibilità morale.
* * *
Ricorre oggi, infatti,
l’anniversario celebrativo a
Bleiburg, nel sud Carinzia, dove con
solenne messa all’aperto sul luogo dove esiste un monumento, si commemorano le
vittime croate e slovene ed anche serbe, falcidiate dai partigiani di Tito, a
fine guerra, nelle località Kocevie, Kocevski Rog e nei dintorni di Maribor nella Slovenia e
gettate prevalentemente in foibe naturali.
Fu a Bleiburg che l’esercito
croato di Ante Pavelic, in fuga dalla
Croazia col seguito di una massa di civili, si arrese ai britannici unitamente
ad alcune unità di “Cetnici” serbi pure ritiratesi in quella locaità. Analogamente
le forze slovene, dette “Domobranci”, in ritirata in Carinzia, si arresero ai
britannici lungo la Drava
nei pressi di Spittal an der Drau.
Sulla base di intese tra gli
alleati, dette forze croate, slovene e serbe furono disarmate e consegnate ai
partigiani di Josip Broz Tito per essere condotte, sotto scorta, nella nascente
Repubblica Federativa Jugoslava, ma passata la frontiera ebbe inizio un
tremendo massacro. Epicentro di una vasta liquidazione furono i dintorni di
Maribor, dove il numero delle vittime, secondo testimonianze raccolte
dall’ Istituto croato latino-americano di cultura, si aggira su 75.000. Nella
foresta di Kocevlje il numero dei croati assassinati fu di 30.000. Altro
massacro, di circa 10.000 prigionieri, ma talune fonti parlano di una cifra
superiore, fu consumato la località
Kocevski Rog, ma vi sono altri massacri i cui dettagli ed i luoghi unitamente ad altre vicende connesse, tra cui
una lunga marcia definita “Marcia della morte”, sono riferiti nelle appendici
testuali del mio volume “Lo Sterminio Mancato”-Mursia-Milano 1982 e successive
riedizioni.
Il Governo di Tito negò a lungo l’esistenza
di tali massacri, ma emersero infine prove e testimonianze inconfutabili.
Io stesso che fui amico del grande tribuno croato Branko Jelic sostenitore dell’attività clandestina degli “Ustascja” nel dopo seconda guerra, finalizzata provocare le condizioni per restituire alla Croazia l’indipendenza, partecipai più volte assieme al medesimo ai raduni commemorativi di Bleiburg . Ebbi anche preziosa amicizia con Vilim Cecelia, parroco confessore di Ante Pavelic, Poglavik della Croazia, celebrante le commemorazioni di Bleiburg. Molto stimato dal vescovo di Zagabria, Aloiziie Victor Stepinac, don Cecilia visse isolato, nel dopo seconda guerra, in un convento a Salisburgo. Nei vari incontri a Bleiburg, dopo la cerimonia, ebbi da lui varie informazioni importanti, direi segrete sul Poglavnik. Si presentò anche l’ occasione mentre mi accingevo al ritorno in Italia, che lui chiedesse di salire sulla mia autovettura per poi lasciarlo alla stazione di Klagenfurt da dove, a mezzo ferrovia, sarebbe rientrato a Salisburgo. Durante il viaggio volle fermarsi presso una casa contadina a salutare una famiglia di croati, insediatasi in Austria dalla fine della guerra, e qui la sosta si protrasse in una conversazione dov’ egli mi confidò ulteriori delicate vicende croate e sul Poglavnik con l’intesa che, sull’ argomento potevo contare sul suo appoggio informativo, come in realtà avvenne. Era stato il mio primo editore, lo svizzero De Vecchi con nota casa editrice a Milano, imprenditore editoriale molto acuto, a suggerirmi di trovare notizie certe su Ante Pavelic onde chiarire dei lati oscuri, indagine che in realtà portai positivamente a buon punto, grazie anche alle informazioni fornitemi da Branco Jelic, prima del suo decesso a seguito di un attentato da parte dell’ UBDA, la polizia segreta della Federativa Iugoslava, ed altri colleghi.
Io stesso che fui amico del grande tribuno croato Branko Jelic sostenitore dell’attività clandestina degli “Ustascja” nel dopo seconda guerra, finalizzata provocare le condizioni per restituire alla Croazia l’indipendenza, partecipai più volte assieme al medesimo ai raduni commemorativi di Bleiburg . Ebbi anche preziosa amicizia con Vilim Cecelia, parroco confessore di Ante Pavelic, Poglavik della Croazia, celebrante le commemorazioni di Bleiburg. Molto stimato dal vescovo di Zagabria, Aloiziie Victor Stepinac, don Cecilia visse isolato, nel dopo seconda guerra, in un convento a Salisburgo. Nei vari incontri a Bleiburg, dopo la cerimonia, ebbi da lui varie informazioni importanti, direi segrete sul Poglavnik. Si presentò anche l’ occasione mentre mi accingevo al ritorno in Italia, che lui chiedesse di salire sulla mia autovettura per poi lasciarlo alla stazione di Klagenfurt da dove, a mezzo ferrovia, sarebbe rientrato a Salisburgo. Durante il viaggio volle fermarsi presso una casa contadina a salutare una famiglia di croati, insediatasi in Austria dalla fine della guerra, e qui la sosta si protrasse in una conversazione dov’ egli mi confidò ulteriori delicate vicende croate e sul Poglavnik con l’intesa che, sull’ argomento potevo contare sul suo appoggio informativo, come in realtà avvenne. Era stato il mio primo editore, lo svizzero De Vecchi con nota casa editrice a Milano, imprenditore editoriale molto acuto, a suggerirmi di trovare notizie certe su Ante Pavelic onde chiarire dei lati oscuri, indagine che in realtà portai positivamente a buon punto, grazie anche alle informazioni fornitemi da Branco Jelic, prima del suo decesso a seguito di un attentato da parte dell’ UBDA, la polizia segreta della Federativa Iugoslava, ed altri colleghi.
08 maggio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
Ho riletto oggi, 6 ottobre 2016, il mio post di cui sopra. Lo trovo preciso, essenziale, nel delineare il profilo della grande tragedia croata, slovena ed anche serba. Ho molto materiale documentale accantonato e dei cari ricordi di Branko Jelic, Vilim Cecelia, Dragoliub Vurdelia e del grande voivoda serbo Momcilo Djujic. Spero che il Padre eterno mi conservi in vita finchè io possa rendere pubblici questi ricordi e, per la verità, molti, molti altri.
PIER ARRIGO CARNIER
Mi ha molto confortato l'interesse di recente manifestato da lettori di varie nazionalità sull'argomento rievocativo della tragedia croata, slovena ed anche serba in quanto sono riaffiorati nella mia mente i ricordi degli incontri a Bleiburg con Branko Jelic, Vilim Cecelia e molti altri, in quel luogo sacro alla memoria e nondimeno mi è riemersa l'immagine della Kosmac, donna dalla figura autorevole ma piacente e garbata nei modi, custode attenta delle tombe croate e testimone diretta degli eventi del maggio 1945. Pure mi è tornata in mente la figura di Dragoliub Vurdelia, autoritario custode di segrete memorie a me confidate e presidente della facoltosa comunità serbo-ortodossa di Trieste, gioiello di memorie orientali con la meravigliosa chiesa dedicata a San Spiridione. 12 ottobre 2016
PIER ARRIGO CARNIER
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