Due parole meritano dette riguardo il protodiacono russo-prtodosso Georg dott. Kobro e dell’altro. Il sottoscritto (Pier Arrigo Carnier) lo conosceva fin dagli anni settanta (1970), allora lui studente universitario arrivava alla commemorazione di "Peggetz" assieme ai componenti del coro cosacco di Monaco che, con splendidi canti gregoriani onoravano la cerimonia alla quale, assieme a mia moglie Wanda ero sempre presente unitamente al generale cosacco Gregori Glaskow che, provenendo da New York, passava prima ad incontrarmi nella mia residenza di Porcia (Italia). Glaskow aveva fatto parte dell'Aministrazione centrale degli eserciti cosacchi insediata nel 1944 a Berlino e presieduta da Krassnoff. Al tempo dei nostri rapporti era presidente della Suprema associazione cosacca d’America e presidente dell’ Internazionale anticomunista. Sui nostri rapporti conservo un vasto fascicolo. Veniva a " Peggetz" anche una splendida signora cosacca, se ben ricordo docente che faceva parte del coro di Monaco e che mai voleva convincersi che io fossi italiano. Secondo lei il mio volto evidenziava caratteri della tipicità slava. Sempre presente alle commemorazioni di Lienz, fra le personalità, l’ex Bürgermeister della città al tempi di regime, Emil Winkler, persona integerrima ed eravamo amici. Fu Winkler a farmi conoscere e presentarmi a Franz Hofer, ex Gauleiter del Tirolo col quale nel dopoguerra ebbi effettivi incontri e fu lui a confidarmi segreti particolari sui tesori nascosti del III° Reich, su cui anche pubblicai una certa parte di notizie. Franz Hofer, sopravvisse, avversato da una serie di processi nel dopoguerra. Lui, mentre crollava il III° Reich, avrebbe voluto creare il Grande Tirolo e me ne parlò. Credetemi allorchè mi ripassano per la mente certi ricordi, compresi quelli dei miei rapporti con Hofer, mi sento grande ed onorato. Egli, Hofer, morì nel 1974, stroncato da infarto nel momento in cui lo raggiunse la notizia della sentenza di assoluzione relativa a un processo a suo carico tenuto a Garmisch. Ricordo molte cose, molti momenti di quei tempi, che sono ancora nella mia memoria come il profumo vivo della resina di pino che si espande nei boschi quando l'aria è pulita, dopo i temporali...
giovedì 30 giugno 2016
giovedì 23 giugno 2016
UN CHIARIMENTO SARA’ RAGGIUNTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, SU DELLE PARTICOLARITA’ DI RILIEVO.
COMUNICATO
Agli Archivi storiografici dell'Austria e
Slovenia, alle
Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper,
di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle
comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia,
Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di
Baviera.
* * *
Tornando all’ argomento Cosacchi che
riveste interesse internazionale ormai comunque storicamente da me analizzato
in profondità sotto il profilo storico, reso pubblico e recepito, assieme alla
questione partigiana, dai principali Centri di cultura russi, statunitensi ed
altri, esistono tuttavia delle particolarità che meritano di essere consolidate
mediante una divulgazione editoriale che ormai ritengo, da parte mia, dopo un
lungo lavoro, volga verso la conclusione e di cui tuttavia, finché non
sarà concretamente imminente la pubblicazione , parlo al condizionale.
Si tratterebbe:
a)-dell’operazione rappresaglie tedesche sulla malghe
carniche al confine orientale, frontiste della valle del Gail, argomento da me
trattato giornalisticamente e via Internet con vari post, il cui
iter è stato agevolmente utilizzato da parte di taluno, senza
citarmi (esempio: relazione preparata per me dalla figlia di una nota
“farinaria” di Paularo “M. d. T.” letteralmente fatta propria dal taluno) con
l’inclusione di deduzioni non rispondenti alla realtà dei fatti. Vi si
aggiunge, secondo voci casualmente per- venutemi, la diffusione di notizie, da
parte di taluno altro, improvvisato pennaiolo, completamente da censurare.
b)-dell’azione di attacco dei partigiani al
presidio cosacco di Ovaro
con l’obbiettivo di ottenerne la resa, già intimata e fermamente rifiutata, assieme a quella di 35.000 cosacchi in ritirata, che stazionavano a sud del villaggio, in attesa di eventi stanti le trattative in essere. Importanti gli eventi accaduti dopo la battaglia, nella notte fra il 2 e 3 maggio. Si trattò di una grande notte tragica dove alcune case ardevano in fiamme con le strade disseminate di caduti cosacchi e di morti civili innocenti, passati per le armi per rappresaglia, in base a testimonianze resemi successivamente da cosacchi. Notte comun-que di alto contenuto storico che io vissi e, forse unico, avvertii. Rilevanti le dichiarazioni fattemi, nel dopoguerra, dal colonnello A.M. Golubow che incontrai in Germania, il quale, su comando, intervenne con delle forze di cavalleria su Ovaro dove travolse l’attacco partigiano e ne disperse gli attaccanti. Mi disse, fra l’altro, di avere dato l’ordine di fucilare senza pietà quei quattro georgiani presenti di rincalzo al servizio dei partigiani nell’ attacco al presidio da lui giudicati ” veri traditori”. Su Ovaro, mi è stato riferito, sono state dette da taluno con divulgazione locale che non fa storia, delle autentiche asfittiche storielle. Rilevanti, invece, altre vicende verificatesi lungo il tragitto della ritirata verso l’Austria, dopo Ovaro, frutto dell’interminabile mia laboriosa indagine, condotta nel tempo presso cosacchi rintracciati all’ estero.
con l’obbiettivo di ottenerne la resa, già intimata e fermamente rifiutata, assieme a quella di 35.000 cosacchi in ritirata, che stazionavano a sud del villaggio, in attesa di eventi stanti le trattative in essere. Importanti gli eventi accaduti dopo la battaglia, nella notte fra il 2 e 3 maggio. Si trattò di una grande notte tragica dove alcune case ardevano in fiamme con le strade disseminate di caduti cosacchi e di morti civili innocenti, passati per le armi per rappresaglia, in base a testimonianze resemi successivamente da cosacchi. Notte comun-que di alto contenuto storico che io vissi e, forse unico, avvertii. Rilevanti le dichiarazioni fattemi, nel dopoguerra, dal colonnello A.M. Golubow che incontrai in Germania, il quale, su comando, intervenne con delle forze di cavalleria su Ovaro dove travolse l’attacco partigiano e ne disperse gli attaccanti. Mi disse, fra l’altro, di avere dato l’ordine di fucilare senza pietà quei quattro georgiani presenti di rincalzo al servizio dei partigiani nell’ attacco al presidio da lui giudicati ” veri traditori”. Su Ovaro, mi è stato riferito, sono state dette da taluno con divulgazione locale che non fa storia, delle autentiche asfittiche storielle. Rilevanti, invece, altre vicende verificatesi lungo il tragitto della ritirata verso l’Austria, dopo Ovaro, frutto dell’interminabile mia laboriosa indagine, condotta nel tempo presso cosacchi rintracciati all’ estero.
c)-della rappresaglia tedesca su Avasinis, ampliando quanto già da me pubblicato testualmente e giornalisticamente, su notizie derivanti miei rapporti personali, nel dopoguerra, con esponenti delle Waffen SS. stazionati sul territorio e nelle vicinanze di Avasinis, nel periodo fine aprile inizi di maggio 1945 in cui ebbe luogo l’apprestamento e l’azione punitiva sul villaggio, il 2 maggio 1945. Ritengo rilevante richiamare a tal proposito il mio post, diffuso sui miei siti Facebook e Blogger, del 3 settembre 2013, dal titolo “Morte ad Avasinis” che evidenzia elementi e il metodo fondamen- tale dell’esecuzione della rappresaglia a me dichiarati da esponenti Karstjäger e contenuti in un mio fondamentale articolo diffuso al Gazzettino di Venezia, edizioni di Udine-Pordenone ed altre, in due puntate, sotto le date 14 e 21 novembre 2005. Nel mio post del 2 novembre 2013 richiamo anche la rappresaglia cosacca su Ovaro, verificatasi come quella di Avasinis il 2 maggio 1945 ed accenno al proposito di riprendere l’argomento della rappresaglia sulle malghe del confine orientale della Carnia, del luglio 1944, riguardo la quale sussiste la mia supermotivata critica del filmato “Carnia 1944. Il sangue degli innocenti”.
d)-dei massacri del dopo fine guerra, in clima di cessate ostilità, di cosacchi
e comunque collaborazionisti russi nel trevigiano, zona ovest di Follina, e
valli del Natisone in questo caso per mano slava, donne e bambini
compresi, con grave responsabilità dei partigiani italiani che, a una parte
degli arresi, avevano formulato garanzie di protezione lasciandoseli poi
strappare da partigiani slavi….
e)-della linea politica partigiana
comunista-filostalinista e di infiltrati sovietici, nel territorio del
Friuli-Carnia e dintorni, delineando i profili di protagonisti di auautentica
fedeltà ideale alla causa. Vi si aggiungono i segreti dell’ elimina- zione, nel tardo autunno 1944, del
capo partigiano Olmo (Casali Enore). Trattasi
di storia, aspra nelle vicende, dettata da ideali e preannunciante
quell’ alba rossa concepita e realmente programmata da Stalin il
dittatore del Kremlino, che non era una favola, intesa ad imporre,
con l’espansione sovietica verso occidente, nord Italia compreso,
un eventuale mutamento di confini con profonde riforme sociali a fini di
equità e giustizia.
L' accusa, curiosità che fà sorridere, aveva citato tra i testi, contro l'imputato, anche un certo che si era sempre spacciato per "fasista" ( non fascista che è cosa diversa) venuto dal sud ed arrivato in Regione Friuli Venezia Giulia carico di sicumera, ma ormai passato a miglior vita.
Ritengo che questi elaborati andranno a costituire un unico
testo.
22 giugno 2016
PIER ARRIGO CARNIER
giovedì 16 giugno 2016
CELEBRAZIONE DELLA TRAGEDIA COSACCA DELLA DRAVA IN DATA 28 MAGGIO 2016
1° giugno 2016. Pier Arrigo Carnier nell'area del monumento dedicato al generale Helmut von Pannwitz, a località Tristach (Lienz). mentre parla al pubblico convenuto alla cerimonia, in prevalenza di russi e cosacchi, con alla destra l'arcidiacono dott. Georg Kobro che traduce al braccio in russo.
Pier Arrigo Carnier assieme a Svetlana Egorova, cittadina cosacca
di Rostov, particolarmente interessata e cultrice di vicende storiche
cosacche.
Pier Arrigo Carnier. dinnanzi al monumento dedicato al generale
Helmut von Pannwitz con l'indimenticabile cara Erika Pätzold, cittadina
di Lienz, delegata dalla " Schwarze Kreuze" austriaca alla
cura del cimitero cosacco di " Peggetz".
COMUNICATO
Alle associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera.
* * *
Ha avuto luogo il 28 maggio u..s. la ricorrente celebrazione annuale della tragedia cosacca della Drava, verificatasi nel giugno 1945, con cerimonia mattutina ad ore 10 a Tristach, dinanzi al monumento in memoria del generale Helmut von Pannwitz e alle ore 11 con messa da requiem nella cappella di recente realizzazione in stile russo-ortodosso nel cimitero cosacco di “Peggetz” alla periferia sud-est di Lienz, nell’Östtirol.
Massiccia la presenza di partecipanti, legati in parte da ragioni di parentela alle vittime della tragedia, ma nella stragrande maggioranza cittadini giunti dalla Federazione Russa, da vari paesi d’Europa, d’America e dal Canada, a confermare il riconoscimento della celebrazione nel suo assunto storico. Ammirevole il comportamento dell’Amministrazione della città di Lienz, stante ovviamente il consolidato avallo dalla superiore autorità del Land Östtirol e del Governo austriaco con la riconosciuta ufficialità all’ evento assunto dalla storia senza false reticenze. L’Amministrazione ha infatti dotato la città di segnaletica e di tabelle in bronzo con relative scritte ed altro poste sui luoghi legati alla presenza dell’Armata cosacca. Autorità ortodosse celebranti, il giorno 28, furono il vescovo Mark dr. Arndt, capo della chiesa russo-ortodossa in Germania con autorità sulle parrocchie di Salisburgo e Lienz, assieme ai preti russi Eugenio Skopincev e Viktor Meschko e all’ arcidiacono dott. Georg Kobro. La cerimonia è stata ripetuta, con gli stessi orari mercoledì 1° giugno, celebranti il prete padre Viktor Meschko assieme all’arcidiacono dott. Geork Kobro. Ho preso parte anch’ io a questo secondo appuntamento assieme ad amici, interessati alle vicende storiche, venuti dall’Italia quali Giovanni Bastianutti da Udine, Francesco Cussini da Cividale e Renzo Mantovani da Ostiglia (Modena). Dinanzi al monumento dedicato al generale von Pannwitz, terminato il rito liturgico, avendomi l’arcidiacono Kobro offerto la facoltà di parlare, ho rievocato l’iter della vicenda cosacca alla quale anche l’Italia è storicamente legata avendo i Cosacchi, nel lontano 1944-1945, svolto un ruolo essenziale di presidio nell’Adriatisches Küstenland nel territorio assegnato del Friuli, Carnia e parte del Goriziano ribattezzato dagli stessi “ COSSACKJA” con la precisazione che, in ogni caso, forze cosacche assieme ad unità tedesche ed a contingenti della Repubblica Sociale di Salò attestate lungo la linea del fronte da Fiume, a Gorizia, Tolmino, Kraniska Gora, respinsero in difesa dell’Italia al prezzo di centinaia e centinaia di morti, i ripetuti tentativi delle forze partigiane slave di Tito finalizzati ad occupare Trieste e parte del Friuli orientale. Si tratta di un aspetto rilevante che , certi storici , passano accuratamente sotto silenzio in certo senso perché non conoscono bene la storia. Ovviamente non tralasciai la doverosa precisazione che l’occupazione costò sacrifici sopportati dalle popolazioni della Carnia, del Friuli in particolare nelle zone pedemontane ed altre, nel concorrere con le risorse foraggiere, a proprio discapito, al mantenimento delle migliaia di cavalli dell’Armata e seguito della massa di civili, onere ed altri sacrifici che furono affrontati e sopportati in genere con dignitosa consapevolezza, in considerazione delle circostanze di guerra.
In quanto alla tragedia
precisai che, le vittime della forzata consegna ai sovietici provo- cate negli accampamenti, da parte
britannica sulla base di attendibili testimonianze, si calcolano in 700,
inumate in fosse comuni nel venerato cimitero di “ Peggetz”. Alle stesse si
aggiunsero altre 800, dovute in parte ad annegamento nella Drava in seguito al crollo
del ponte sul quale, dei cosacchi in massa stavano transitando nel
tentativo di fuga verso i boschi e le montagne, in seguito all’ordine britannico
dell’immediato rimpatrio nell’Unione Sovietica. Tuttavia la maggioranza delle vittime fu dovuta a
suicidio collettivo per annegamento volontario
nel fiume allora in piena, provocato dal panico causato dall’ordine di consegna menzionato. Si
tratta di scena biblica, toccante la cui ricostruzione scenica stava molto a
cuore al grande regista internazionale Fred Zinneman che, nel corso degli anni settanta, venne ad
incontrarmi nella mia residenza in
Italia, con la proposta che io fossi il suo consulente, che ovviamente
accettai, nella realizzazione di un
filmato sulla vicenda cosacca, tutto incentrato sul meccanismo della consegna
che calpestò dei principi inviolabili,
ferendo brutalmente la leggendaria antica
dignità dei cavalieri della steppa. Lavorammo insieme tracciando l’iter del
filmato. Gli proposi di dare un certo
spazio introduttivo alla vicenda partigiana italiana, che mi sembrava
inevitabile, avendo la stessa motivato la
dislocazione dei Cosacchi nell’Adriatisches Küstenland, ma Zinnemann decisamente non ne volle sapere…
Mi resi conto che era un grande regista e, lasciatemelo dire, allorchè vidi il
suo film “Sette giorni un’estate”, girato
sulle montagne svizzere, non potei trattenermi dal piangere per l’alto
contenuto di umanità dettato da una delle scene...”. La messa in campo della
lavorazione del film sui Cosacchi, quando già io avevo procurato l’intervento
delle comparse concesse dall’esercito della Danimarca, che avrebbero assunto la
veste della cavalleria cosacca, venne sospesa dalla FOX francese, cui spettava
la produzione, motivata dalla presunzione che il film , nel suo contenuto,
metteva inevitabilmente in cattiva luce gli alleati vincitori, li disarcionava
dalla loro posizione di emblematici tutori di democrazia …In stretto contatto con Zinnemann potei
seguire con trepidazione delle consultazioni ad alto livello, ma la decisione
presa dalla FOX rimase tale ed egli ne
fu profondamente deluso e sconfortato.
Posseggo di lui una splendida foto che ogni tanto guardo sempre commuovendomi,
inviatami dopo il suo decesso da una signora inglese delegata a gestire le sue
memorie. Zinnemann era cittadino britannico, in precedenza tedesco ma di
origine ebrea.
Mi
pare giusto ricordare che, sui luoghi della tragedia a Lienz e lungo la Drava , feci ritorno sempre
nel corso degli anni settanta, assieme all’atamano generale del Kuban,
Wiaceslaw Naumenko che, giunto dagli Stati Uniti mi volle a suo fianco perchè
gli riferissi come testimone, quanto io sapevo sulla consegna, avendolo appreso
dai superstiti, circa oltre 300 alloggiati nelle baracche di lager “Peggetz”
alla periferia sud-est di Lienz, vicenda nella quale avevo avuto l’appoggio del
Bürgermeister di Lienz il quale, come precisai in altre circostanze, convocò
dei cosacchi superstiti nell’Amtgemeinde a rilasciare dichiarazioni nel mio
interesse. Ovviamente Naumenko prese atto anche di quanto potevo riferire sui luoghi da me visti e percorsi di persona, lungo le rive del
fiume, dove parte gli annegati, successivamente al tragico evento furono
sbrigativamente sepolti, dalla pietà da gente austriaca, all’interno di boschi
di ontani, piantando sopra la fossa una croce puramente indicativa fatta con
rami d’albero. Erano stati tempi, quelli
della mia ricognizione in. cui la gente austriaca preferiva non parlare molto di quanto aveva visto.
Nell’alta
meravigliosa valle Drava, profumata in estate di fiori d’acquilegia e garofano
selvatico, immersa in quel silenzio dell’ordine austriaco, il marchio dell’
infame azione della consegna forzata ai
sovietici, che materialmente ebbe poi luogo a Judenburg nella Stiria, dove avveniva
il passaggio di consegne dai britannici ai sovietici dei prigionieri cosacchi
che scendevano scortati dalle tradotte ferroviarie e da colonne di autocarri,
ha assunto una connotazione storica indelebile che via
via verrà tramandata ai posteri .
A
proposito di vittime cosacche mi parve
giusto ricordare quanto ebbe a
verificarsi anche in Italia a fine guerra, dopo le cessate ostilità, mediante
vari massacri dei prigionieri ivi comprese donne e bambini, in Carnia, nel
Friuli, nel Veneto ed in particolare
nelle le valli del Natisone dove centinaia di cosacchi si arresero in
parte all’Osoppo con promesse di protezione ed altre centinaia si arresero alla
formazione slovena Beneska Ceta, per poi finire
gli uni e gli altri oltre la linea di confine, su territorio sloveno,
trucidati ed inumati in fosse.
Non
potevo infine tralasciare di riferire, nella mia esposizione, al pubblico che
mi ascoltava ( il protodiacono dott. Kobro traduceva in russo) la storia più
volte ribadita in altre circostanze del milione di lire donato durante la
ritirata al parroco di Timau, come lui ebbe ad annotare sul diario
parrocchiale, da un comandante germanico che poi, sulla base di mie accurate
lunghe indagini e grazie alle mie amicizie austriache, risultò essere l’SS. Gruppenfuehrer
OTTO GUSTAW WÃCHTER, cattolicissimo, ex
governatore di Cracovia e poi amministratore militare in Italia a Gardone
Riviera, personalità gradita al Vaticano con cui il medesimo ebbe chiare
intese, delle quali sono a conoscenza, nell'interesse dei cattolici della
Rutenia e Galizia riguardo il loro futuro nel caso di vittoria tedesca.
Ritirandosi da Trieste, dove venne a trovarsi negli ultimi momenti, l'SS. Gruppenfuehrer Wächter, sostando a
Timau, ritenne di compiere quell'offerta. Trattasi di donazione, della quale
egli fu artefice che, stando agli alti principi della Chiesa, assume carattere
sovrannazionale ed universale. Fu , infatti, un atto dettato dalla coscienza in un momento
tragico, legato alle vicende storiche della Carnia del secondo conflitto
mondiale, che rimane ad imperitura memoria ed avvolge di fascino suggestivo la
chiesa di CRISTO RE. Questa è la realtà storica per cui i cosacchi con tale
donazione non hanno alcunchè da vedere, com'ebbe perentoriamente a dichiararmi
don Ludovico Morassi, per cui l'esistenza della Chiesa è legata
al nome dell'alto ufficiale tedesco.
17 giugno 2016
PIER ARRIGO CARNIER
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