Visibile, direi tattile il senso di
attesa positiva dei convenuti nella sala municipale di Osoppo per la
presentazione del mio ultimo recente libro COSACCHI CONTO PARTIGIANI diffuso
dalla Mursia nella collana storica sabato sera, 14 ottobre 2017. Varie ormai le
presentazioni effettuate nell’arco regionale, senza alcuna opposizione seppure
siano state dette cose gravi e laceranti, finalizzate a rimuovere la barriera
di regnante falsità storiografica da circa cinquant’anni, fenomeno italiano ed
anche francese, nell’effondere attribuzioni storiche non pertinenti,
qualificando indebitamente sorgente di rinascita sul nazifascismo l’attività
resistenziale nel periodo finale di guerra 1944-1945 e tacendo lati oscuri
sepolti nel silenzio, mentre obbiettivo essenziale era uno stato di potere
progressista. Si impone quindi l’assoluta necessità di una profonda
irrinunciabile chiarezza onde riprendere la strada dell’oggettività storica
intesa quale elemento essenziale di civiltà, riportando gli eventi ed i fatti
alla loro reale dimensione nel rigoroso rispetto del principio storico “ causali ed effetti”.
Data la presenza dell’assessore alla cultura
dell’amministrazione comunale, Marì Di Gianantonio, la stessa ha aperto il
dialogo col pubblico annunciando il tema e presentando lo scrivente autore e il relatore.
Ha quindi preso la parola il relatore, professor Gilberto Ganzer, già direttore
del civico museo di Pordenone. Dotato di alta professionalità nel campo
dell’arte, con appropriato uso linguistico il professor Ganzer ha introdotto
l’argomento con sapiente gradualità espositiva tale da offrire fluidità e
chiara percezione dei fatti e dei significati, oltre a far comprendere le
ragioni di potere che hanno legittimato lo status di certi sovvertimenti
storici.
E’ toccato quindi al sottoscritto, quale autore, il
compito di illustrare i contenuti ed i fini del libro che, dopo la parte
introduttiva concernente gli accadimenti verificatisi nel Friuli occidentale e
l’ insediamento in detta zona di forze collaborazioniste cosacco-caucasiche
già esistenti a scopo di presidio in Carnia, nel resto del Friuli e Goriziano,
percorre il profilo di fatti rilevanti verificatisi nel territorio
dell’Adriatisches Küstenland e, in senso più esteso, nel panorama generale
della guerra affinché , il lettore, abbia un assunto della reale situazione
storica.
Il volume contiene la smentita, sulla base di prove,
di alcune falsità propagate da tempo da fonte partigiana o filopartigiana col
fine di rafforzare la convinzione della necessità dell’insurrezione
resistenziale, quale ad esempio la storiella che Hitler aveva promesso ai
cosacchi stabile dimora in Carnia in contropartita all’ eliminazione delle forze
partigiane laddove, invece, il trasferimento dei cosacchi col seguito di
profughi dal loro ultimo insediamento in Polonia, a Zdunska Vola, all’ Italia,
quali forze di presidio contro l’insurrezione partigiana antitedesca, fu
motivato dall’avanzata sovietica. E’ stata inoltre affrontata, fra l’altro, la
ridicola invenzione di “Carnia 1944.Un’estate di libertà”, video pagato con denaro pubblico, realizzato in coincidenza a unan vivita nel Friuli del presidente Napolitano, o con altra definizione "Repubblica della Carnia" !! La Carnia, dove io sono nato ed ho vissuto quale diciannovenne il periodo resistenziale, non ha mai avuto un minuto di libertà stante la presenza, soprattutto, dei tedeschi (non tanto dei fascisti repubblicani) con presidi stabili a Tolmezzo, Sauris e Val d’Aupa. Proprio in piena estate 1944, dal 16 al 22 luglio, forze speciali tedesche di cui conosco tutti i dettagli, per motivi comunque dovuti a causa partigiana, attuarono una dura crudele rappresaglie nella zona est delle malghe Lanza, Cordin, Promosio, di confine con l’Austria (allora III° Reich), provocando 48 vittime civili determinando un clima di tensioni e paura fatto passare per “Un’estate di libertà”…!!!
Il dialogo col pubblico, sulla base di domande, si è
protratto a lungo su fatti e vicende inerenti all’ insediamento, ad Osoppo e
dintorni ( località Rivellino ed altre) di migliaia di cosacchi in prevalenza
del Kuban, Orenburg ed Astrakan. Su tale accentramento, su specifica richiesta
delle missioni alleate paracadutate in appoggio ai partigiani, imperversarono i
bombardamenti e mitragliamenti alleati a bassa quota. Il 22 novembre 1944 un’
azione aerea americana di bombardamento a più ondate, causò la morte di
cinquanta civili, duecento cosacchi e centinaia di cavalli. Ancora negli anni
90 e nel 2000, a
tal riguardo, pubblicai sulla stampa vasti articoli documentati rievocando le
penose vicende dei cosacchi impediti dopo il devastante bombardamento,
nell’ intento di seppellire i loro morti nel cimiero civile. Volli anche
ricordare la cara immagine della cosacca Vera Isaakovna Diura con la quale, nel
corso degli anni novanta, entrai in un lungo rapporto epistolare. La stessa
all’età di cinque anni era giunta ad Osoppo, assieme ai genitori e dei profughi
civili, al seguito delle forze militari cosacche per poi, a fine guerra,
seguire la ritirata nell’Austria e subire la deportazione in Siberia.Fu la Diura a contattarmi e non serve che io spieghi le circostanze, dopo il rilascio dalla detenzione in Siberia con l’ amnistia di Krusciow ed il suo ritorno alla vita quale libera cittadina. Nelle sue lettere mi descrisse come, assieme a cosacchi, lei viveva ad Osoppo dove, il 9 novembre 1944, la propria madre dette alla luce il fratello Vovka che fu battezzato nella chiesa del capoluogo..
Con sue lettere la Diura , in base ai suoi ricordi. mi relazionò poi
su particolari della tragica consegna dei cosacchi ai sovietici decisa, per quanto concerne l'operazione della Drava ed altre, dai britannici, ma esecutivamente affidata a forze della
Jewis Brigade (Brigata Ebraica facente
parte dell’8° Armata britannica, che si era insediata a fine guerra, con
l’occupazione del nord Italia, a Tarvisio. Nell’azione di consegna, stante
la situazione di panico venuta a svilupparsi, dette forze della Jewis Brigade
usarono violenza e fecero uso delle armi provocando centinaia di morti.
La consegna fu quindi brutalmente eseguita. Testimonianze da me raccolte
riferiscono che, dai vagoni merci piombati delle tradotte dove stavano
ammassati i cosacchi con destinazione Siberia, mentre transitavano alla
stazione di Oberdrauburg a sud di Lienz, cittadini austriaci sentirono piangere
e levarsi grida disperate.
Nel dibattito non potei tralasciare qualche accenno a
Fred Zinnemann, noto regista internazionale che, a metà degli anni settanta,
avendo letto il mio libro “L’ Armata Cosacca …” volle conoscermi e quindi
incontrarmi. Venne infatti a Porcia e mi propose l’idea di collaborare insieme
per realizzare, sulla base dei contenuti del mio volume. la trama di un film
sulla vicenda cosacca. Ovviamente accettai
la proposta che mi riempì di entusiasmo e, sedutastante , Zinnemann mi nominò
suo consulente primario. Come già dissi in occasione alla presentazione del
libro all’ auditorium Aldo Moro di Cordenons il 28 settembre u.s., quando ormai
avevamo raggiunto la conclusione della trama, la FOX francese, che avrebbe prodotto il film,
ricevette pressioni negative da posizioni politiche britanniche, stante
l’evidenza che, i contenuti della trama, costituivano, per gli alleati vincitori, grave e disonorevole prova dell’ illegale, brutale e sciagurata
consegna dei cosacchi ai sovietici. Con amarezza Zinneman mi dichiarò che il
lavoro veniva sospeso ed io ne fui addolorato e porto ancora nell’ animo, come
già scrissi in altre circostanze, l’incancellabile ricordo di quell’ impegno
ricco di emozioni, talune commoventi.
Chiudo qui
questa relazione sebbene altro vi sarebbe da aggiungere.
17 ottobre
2017
CARNIER
PIER ARRIGO
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