giovedì 17 gennaio 2019

VIDEO INTERVISTA SULLA RISIERA DI SAN SABBA ED ALTRI FATTI RILEVANTI 1943-1945 .




VIDEO INTERVISTA SULLA RISIERA DI SAN SABBA  ED ALTRI FATTI RILEVANTI (1943-1945) - 9 gennaio 2019

DELUCIDAZIONI INTEGRATIVE  SUL VIDEO-INTERVISTA DI CUI SOPRA, PUBBLICATO SU JOUTUBE, SU BLOGGER E  SUL MIO DIARIO FACEBOOK.



Sono lieto della consistente presa di conoscenza di lettori delle mie dichiarazioni espresse nell' intervista diffusa il 9 gennaio corr. su quattro argomenti di rilevante importanza. Sulla Risiera di San Sabba ho denunciato, sulla base di elementi fattuali e su conferma scritta a me diretta, riportata nel mio libro "Lo Sterminio Mancato"- Mursia 1982, da parte del Giudice tedesco dott. Adalbert Ruckerl del Tribunale di Ludwisburg, delegato dalla Suprema corte tedesca alla trattazione delle vicende legate alla "Soluzione finale del problema ebraico", la falsa definizione di campo di sterminio in quanto si trattò di semplicemente di Lager di concentramento e di transito in cui non fu concretizzato il concetto ed il meccanismo di  sterminio. In quanto alle due tragiche vicende di Avasinis, il massacro dei cosacchi per mano partigiana e la rappresaglia tedesca verificatasi dopo, il 2 maggio 1945 andando per ordine, sulla base di una critica costruttiva e documentata, ho evidenziato il barbaro massacro del centinaio di cosacchi (uomini, donne, bambini di cui uno o due in fasce) per mano partigiana e l' abbandono  dei loro cadaveri insepolti, i cui  poveri resti rimasero sul luogo per quattro anni. Fu infatti il 15 ottobre del 1949 che, la Pretura di Gemona, con documento ordinatorio dispose la loro ricognizione, identificazione e poi sepoltura e qui vi sarebbe dell' altro da dire sotto il profilo giuridico, ma lascio perdere. Nei mia intervista diffusa anche su Jou Tube , e in precedente spezzone diffuso via Canale TV. 110- UDINE, è stato esibito e letto il menzionato atto della Pretura di Gemona, del 15.10.1049, tratto dal mio archivio, documento probatorio di una verità orrenda ed inqualificabile su cui si è taciuto per decenni, e sono stato io a scoperchiare questa vergogna su cui tornerò ancora. L' atto della Pretura, come ho potuto osservare, mette paura ed è come una bomba inesplosa da cui si cerca di stare distanti, perchè demolisce certe favole di comodo con cui si è presa in giro la buona fede degli onesti cittadini.  Passando alla rappresaglia tedesca del 2 maggio 1945, avvenuta dopo il massacro dei cosacchi e non prima come, per ragioni di comodo, fu inventato onde salvare la faccia all'operato partigiano (Osoppo-Garibaldi), ho precisato che, la stessa, fu motivata da un attacco partigiano che provocò delle vittime, sulla nazionale Udine-Tarvisio, alle unità tedesche in ritirata dal fronte del Po. L' intervento punitivo su Avasinis venne attuato da forze Waffen SS. che, a protezione della ritirata, si trovavano concentrate ad Ospedaletto. Si trattava di contingenti della Gebirgs Brigade Waffen SS. "karstjaeger" ivi compresa, come forza  subordinata,  l' Einhait ex Blaue Division spagnola (testimonianze probatorie raccolte personalmente dal sottoscritto, fra i cittadini di Avasinis, confermarono la presenza di elementi che parlavano spagnolo) e contingenti della Gebirgs Division Waffen SS. "Prinz Eugen". L' operazione rappresaglia era legittima, ma sconfinò in atti delittuosi e di violenza. Detto qui, sotto il profilo tattico e strategico, la "Karstjaeger", nel quadro di un sistema avanzato, aveva facoltà di agire autonomamente e, in realtà, dalle montagne della Carnia all' Istria, condizionò decisamente la resistenza. Riguardo l’autonomia d’ azione della “Karstjaeger” pubblicai precisazioni scritte in varie circostanze, pure riportate nel mio volume “Lo Sterminio Mancato”  e specificatamente a me confermate, in un incontro nel dopoguerra a Klagenfurt, dal leggendario ex SS. Brigadenfuehrer Heinz Harmel, presente l’ing. Gail, ex ufficiale “ Karstjaeger” e  cognato di Globocnik,  nonchè  gli amici  Ernst Lerch e Franz Hradetsky, reduce quest’ ultimo da nove anni di prigionia passati in Serbia nella fortezza Sremska Mitroviza. Mi permetto  di aggiungere, e ciascuno faccia pure le sue considerazioni che, in questo incontro come in  altri consimili, la conversazione rievocativa di molti frangenti realmente vissuti dai protagonisti,  creava in me un clima galvanizzante e, spogliandomi di sensazioni reticenti,  mi dava un senso di forza gioviale.
Passo quindi alla vicenda di altra  rappresaglia tedesca verificatasi , dal 17 al 22 luglio 1944, sulla zona malghe orientali della Carnia, frontaliere della valle austriaca del Gail. Sull' argomento vi sarebbe molto da dire, particolarmente sull' operazione tattica che fu condotta da controbande composte da elementi Waffen SS., della divisione Brandenburg ( e forse altri elementi), quest’ ultima autorizzata  riservatamente da Hitler, ove necessario, ad indossare le uniformi del nemico e ciò in violazione delle norme internazionali. Ciò che sostanzialmente voglio precisare, come dissi nell' intervista,  l' intervento punitivo, condotto anche a fondovalle (val But) causando complessive 48 vittime civili, ebbe lo scopo, al dilà di rendere le malghe impraticabili quale sostegno ai partigiani come base di appoggio per prelevare a mano armata mandrie di bestiame bovino e consistenti entità di cavalli nelle malghe austriache, di dare alla stessa popolazione carnica una lezione deterrente finalizzata essenzialmente a stroncare i possibili collegamenti, sbandierati dalla corrente partigiana comunista, mediante un ponte sulla val Canale, con le bande comuniste slovene di Josip Broz Tito che, in realtà, stavano infiltrandosi nel Sud Carinzia provocando vittime civili. Le stesse , nell' ormai presunto crollo del III° Reich, avevano l’obbiettivo di preparare il terreno per l’ annessione, di parte della Carinzia dal confine sud fino al Grossglocner, alla nascente Federativa Iugoslava. Ad aggravare le valutazioni tedesche si aggiungeva il fatto che, dalla SIPO (Sichereits Polizei), era stata accertata in Carinzia la presenza di elementi dell' Organizzazione britannica S.O.E. aviolanciati ed aventi base in Carnia, fra i quali l'ufficiale Patrick Martin Smith ed altri, coi quali nel dopoguerra, nel corso di mie indagini, ebbi rapporti in Inghilterra  ed al riguardo pubblicai un ampio rapporto in tre puntate, che suscitò vasto interesse, nelle date 3-6 e 10 luglio 2002 nelle varie edizioni de IL GAZZETTINO. E questi sono fatti e non chiacchiere da pennaioli. L' Organizzazione S.O.E. fu voluta e seguita personalmente da Winston Churcill che riteneva possibile, essendo venuto il momento, provocare una sollevazione antinazista in Austria per un il ritorno della stessa all' indipendenza, ma l'iniziativa si concluse nel fallimento come infatti io ebbi a descrivere nel mio rapporto . La decisione della dura rappresaglia, affidata sul piano esecutivo come già detto in narrativa, a controbande formate da elementi Waffen SS., Brandenburg e forse altri, fu presa dal Ministero dell' Interno tedesco, per iniziativa di un alto funzionario austriaco, e precisamente dal barone Freiherr von Durnberg  Paechter  per ragioni di sicurezza  che, come già precisato, andavano oltre i prelevamenti partigiani, dell' Osoppo e Garibaldi, di mandrie di bestiame bovino e di consistenti entità di cavalli, uccisioni di pastori e funzionari doganali. Non sta in piedi pertanto la versione di parte fornita mediante un video sull' argomento qualche anno fa, dal titolo “Carnia 1944. Il sangue degli innocenti”, che ignora l' autentica motivazione dell' azione deterrente sulla popolazione della Carnia ed  attività comunista partigiana e risulta impegnato a minimizzare le responsabilità partigiane, in ogni caso provocatorie di inevitabili conseguenze. Per concludere la rappresaglia sulle malghe e valle But, del luglio 1944, è argomento al quale ho dedicato lunghe ed accurate indagini per cui, la messa punto dell' azione controbande, tenendo conto di riservate preziose notizie ottenute fiduciosamente in parte nella Gailtal, merita assoluta scrupolosa  attenzione   onde evidenziare in un grafico il movimento delle controbande per essere definitivamente da me pubblicato. E'inoltre opportuno osservare,  sul piano tattico che, mentre le controbande tedesche, dal 17 al 22 luglio, si aggiravano nella zona malghe italiane, con copricapo dalla stella rossa comunista e conforme tipico abbigliamento,  dichiaando nei primi contatti con pastori e malgari la propria identità come "figli di Tito", vale a dire slavi ed esprimendo l’ interesse di conoscere dove trovare i partigiani locali per incontrarli, mentre il vero intento era quello di sfuggirli, compiendo poi, indisturbati, le uccisioni di malga Lanza,  Cordin,   l' eccidio di  Promosio ed altre vittime in val But.  Proprio in quei giorni, per l' esattezza il 20 luglio, la formazione partigiana comunista "Gramsci" di Paularo, non ancora qualificata battaglione,  conduceva un' azione sulla malga austriaca Rattendorf, incendiando l'attigua stazione doganale, uccidendo un funzionario e ferendone un' altro. Si tratta di operazione condotta dal triunvirato guida composto da Buzzi Simone, Menean Luigi e Tarussio Antonio, per cui l’ epigrafe su una targa posta a suo tempo sul luogo a memoria, indicante erroneamente che a guidare l' azione fu il capo Augusto Bellina che non ebbe alcunchè da vedere con la stessa, va assolutamente  rettificata con l’ indicazione dei menzionati tre nomi ed a tal fine esiste mia istanza presentata a suo tempo al competente Burgermeister di Hermagor. Si tratta di argomento sul quale intendo assolutamente tornare e risolverlo citando sulla targa i menzionati tre nomi al posto di quello  errato. Come ultimo argomento dell' intervista ho riferito sulla mia conoscenza del Gran Mufti di Gerusalemme, Amin El Husseini, prestigioso capo dell' allora alleanza arabo-palestinese, verificatasi in Austria . Fu infatti in occasione alla tradizionale commemorazione annuale della tragedia croata a Bleiburg nel sud Carinzia che,  il noto tribuno croato Branko Jelic,  col quale ebbi per anni fino al suo decesso una preziosa amicizia, a presentarmi al Gran Mufti il quale, intrattenendoci poi in conversazione dopo avere pranzato assieme,  ebbe a rievocare i sui rapporti con Hitler che prevedeva  una possibile apertura di contatti col medio oriente ed al riguardo fu anche fatto un primo passo con l' invio di una missione. Al tempo dell' incontro  ebbi sufficientemente a capire che, El Husseini,  finanziava l' iniziativa insurrezionale di fuoriusciti croati “ ex ustascia “  in cui Jelic  aveva  un ruolo guida primario, finalizzata a provocare il ritorno della Croazia all’ indipendenza.  Sulla mia amicizia con Jelic vi sarebbero cose  interessanti da dire in quanto  fu braccio destro di Ante Pavelic, diventato nel 1941 Poglavnig della Croazia. Da quanto seppi Jelic e Pavelic concertarono  insieme, quale atto e condizione irrinunciabile per l' indipendenza croata poi raggiunta nel 1941,  l'attentato che aveva come obbiettivo l’ uccisione di re Alessandro Karageorgevic ,  verificatosi nel 1934 a Masiglia, attuato sulla base di  intese,  dal rivoluzionario macedone  Vlado Cenozemski. Le revlerate colpirono a morte  anche il ministro francese Barhu. Sugli attriti ed intolleranze tra serbi e croati ero sufficientemente informato, mentre sul meccanismo dell’ attentato che avrebbe potuto provocare imprevedibili conseguenze, Jelic mi rivelò confidenzialmente dei dettagli. Mi disse fra l’ altro che, il macedone Cenozemski, si rivelò esecutore indovinato, convinto dall’ idea che l’ eliminazione re Alessandro avrebbe inevitabilmente provocato la caduta della monarchia e creato la condizione dell’ indipendenza non solo della Croazia ma pure della Macedonia. Jelic era medico e parlava sette lingue.  Nel 1971, ferito in un attentato da parte dell’ UBDA  la polizia segreta della Federativa Iugoslava, fu ricoverato nell’ 0spedale civile di Berlino. Ne fui sollecitamente informato da uno dei suoi uomini  e mi riuscì di parlare telefonicamente con lui qualche giorno prima del suo decesso. Nei miei ricordi è rimasta la sua memoria, fra diverse altre di rilevante interesse, riferita a quegli anni in cui balenavano dei promettenti indizi, come spiragli di luce, di una  possibile rinascita geopolitica europea con propositi di rinnovamento travolti dalla perdita della guerra.
15 gennaio 2019                                                 CARNIER PIER ARRIGO

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