BRATISLAVA : LE CASE A LUCI ROSSE NEL MONDO COMUNISTA D' INFLUENZA SOVIETICA.
Cari amici e lettori ripubblico il post da me diffuso ieri 17 luglio delle mie reminiscenze su Bratislava, avendo aggiunto qualche ritocco e stante il fatto del sorprendente interesse sollevato nei miei siti Facebook e Blogger.
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Ogni tanto mi riaffiorano nella mente lontane vicende che sembravano dimenticate. . Quello che vengo a ricordare riguarda miei viaggi, negli anni dal 1965 al 1985 con Wanda mia moglie, nei paesi dell' est., allora immersi e gestiti nel clima d' influenza sovietica. Erano tempi duri. La vittoria alleata del 1945 sulla Germania era costata la perdita della libertà ai paesi dell' Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Estoni, Lituania ...con l'estensione sugli stessi dell' egemonia comunista sovietica verso occidente che poi, solo negli anni novanta, tornarono liberi. Sia a me che a Wanda interessava comunque conoscerli.
Ci piaceva la Slovacchia e l' Ungheria in particolare. Il mondo comunista era chiuso, la gente parlava poco. La polizia era rigida e metteva paura, ma a onor del vero quella rigidità non mi dispiaceva perchè , in ogni caso, rivelava disciplina . In Slovacchia soggiornavamo all' importante Hotel Charton di Bratislava posto al centro della città.. Nella stessa, in relazione ai miei interessi di carattere storico, avevo delle conoscenze. A Wanda piaceva entrare nei negozi di abbigliamento femminile e, in una boutique, saputo che era italiana, le presentarono sorprendentemente una serie di abiti alla moda appena giunti dalla Francia.
Dal punto di vista del tenore di vita si capiva che l' influenza sovietica social comunista, riguardo la massa dei cittadini, imponeva una vita senza agiatezze, ma il il lavoro era garantito per tutti. Era noto che, se la polizia s' imbatteva per istrada in un disoccupato, in qualche modo gli trovava un lavoro. L' influenza sovietica aveva quindi le sue regole e non tutto era da buttare. Al di là delle parvenze d' immagine, conversando col portiere del Charlton, questi confidenzialmente volle farci sapere che, in Slovacchia come in Ungheria, Polonia etc., esisteva comunque e chiaramente una classe d' elite, tale e quale a quella descritta in Iugoslavia nel libro "La nuova classe" di Milovan Gilas. Sì, c'era un' elite. Nei ristoranti al centro di Bratislava, dove confluivano i politici, vale a dire la classe dominante, la ristorazione era ad alto livello. Fu dal caposala del Charlton , che sapemmo dell' altro e molto. Per farla breve fummo informati che, un po' fuori della città esistevano delle "case a luci rosse", dotate dei relativi comfort e quindi con camere, ufficialmente però dette case erano ignorate. Le stesse per passare la sera ed eventualmente la notte erano punto di riferimento di gente facoltosa in genere stranieri, uomini d'affari, trafficanti e turisti. Il tutto, secondo il caposala, debitamente vigilato da agenti di polizia ovviamente in borghese. Si diceva che, nelle camere sarebbero stati installati dei sistemi di ascolto finalizzati a raccogliere possibili confidenze, ovviamente nell' interesse della polizia e pìù in alto, se del caso, con segnalazioni ai servizi segreti. Ne derivava che le " case a luci rosse", erano una rivitalizzazione alla Mata Hari , la famosa spia, donna dal fascino travolgente, fucilata poi dai francesi. Spingendosi avanti nel discorso il caposala disse che lì, naturalmente, per il servizio serale e notturno di bar con ristorazione era di alta qualità con alcoolici e vini francesi e tedeschi del Reno.
Entrambi, io e mia moglie, fummo quindi presi dal desiderio di mettere piede in una delle case a luci rosse. Ma volli sentire a proposito uno degli slovacchi che conoscevo per rapporti di interesse storic. : Walter Gossibow. Lo chiamai al telefono e lo pregai di venire al Charlton. Venne. Sapeva naturalmente delle case a luci rosse e alla proposta di farvi una visita, per prima cosa disse .""...però signori, lì si và spendere molte corone (molti soldi) Aggiunse poi che lì bisognava stare in guardia nel parlare , non toccare il terreno politico.
Fu deciso quindi di andarci in compagnia di Gossibow., ma all' ultimo istante mia moglie ebbe delle titubanze per cui rimandò la sua venuta a una prossima volta, dopo aver sentito quello che noi avremmo raccontato con una prima presa di conoscenza. Venne a farle compagnia, onde non rimanere sola in albergo, una signora di origine italiana, la Sniarkova, andata sposa nel 1944 ad un membro della Legione slovacca, inviata in Italia in appoggio ai tedeschi dal presidente slovacco Monsignor Tiso. Quello che vengo a raccontare è quindi uno stralcio dell' impressione che provai, assieme a Gossibow.
Dopo l' ingresso con portiere ed inchini del medesimo ed un addetto a cui volgere delle richieste ad esempio quella di prenotare una camera e depositare il documento di identità, che non era il caso nostro, si passava lungo un corridoio che dava accesso ad alcune mini stanze arredate, di ritrovo intimo, quindi si entrava in un' ampia sala con tavoli, sedie e poltrone e, sul lato di fondo, il palco per l' orchestra.
Prendemmo posto ad un tavolo. Già nella sala c' erano dei clienti e via via arrivarono numerose le donne , talune assieme a un uomo. Alcune si sedettero sulle poltrone poste attorno al tavolo vicino al nostro. Erano sorridenti e non mancò l' iniziativa, da parte di Gossibow che parlava slovacco, tedesco e russo, di avviare brevi conversazioni di circostanza. L' ingresso delle donne dava senz' altro motivo di attenzione per delle particolarità che memorizzai, quali un incedere ancheggiante di talune e le spiccate scollature di altre dai raffinati abiti da sera. Si tratta di sensazione che poi lievitava, dovuta al modo di quelle donne del porsi a sedere : quell' accomodarsi sulle poltrone tondeggianti dall' ancor fragrante odore di cuoio di lusso come appena sfoderate, mettendo in vista fuggenti spazi delle gambe oltre le ginocchia verso la profondità delle cosce...Piccoli segnali rivelatori che si trattava, in prevalenza, di donne "escort" o, definendole con altro termine, " Hostess Wing" , cioè accompagnatrici per uominì, venute a passare una serata d' elite e un' auspicabile notte di piacere. C' erano comunque anche evidenti coppie marito e moglie, la cui presenza mitigava il giudizio in assoluto del ritrovo quale luogo di sesso.
Raggiunta una certa entità di presenze l' orchestra ravvivò il suo repertorio creando un' atmosfera felice con momenti esaltanti, dando spazio ai Foxtrot, che a me piacevano molto perchè creavano sensualità ed a eccitanti polke slave.
Ci rendemmo conto, col passare delle ore che, i posti della sala occupati erano al completo ed i ciarlio ai tavoli, sebbene contenuto, era intenso. L' intreccio confidenziale tra donne ed uomini aveva preso sviluppo e notammo che, qualche donna. lasciava il tavolo e, simultaneamente, anche un uomo si alzava ed usciva, ovviamente per salire alla camera...
E' chiaro che sia io che Gossibow non potevamo restare degli inerti spettatori per cui facemmo dei balli, io con una tartara di Crimea e una cosacca di Alma Ata (Siberia). ed anche Gossibow si dette da fare. Al tavolo, nei momenti di sosta con le ospiti, consumammo delle specialità dolciarie agrodolci e bevemmo un prelibato vino ceco. Sia nel territorio ceco che in quello slovacco l' agricoltura vantava e vanta dei vini eccellenti. Parlando con la cosacca di vicende siberiane del passato, pur essendo giovane e quindi non avendo vissuto il periodo della controrivoluzione, sapeva tutto sull' ammiraglio Kolciak, noto protagonista guida della lotta dei bianchi contro i bolscevichi in Siberia, finita però nell' insuccesso.
Quando lasciammo il ritrovo era tardi . Gossibow aveva la sua autovettura per cui andò via per conto suo. Rientrai al Charlton attraversando Bratislava buia e silenziosa. Giorni dopo tornai, assieme a mia moglie, ad una delle case a luci rosse. per rivivere ancora quelle sensazioni mondane del mondo slavo comunista sovietico, diverso dall' occident
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