Comunicato ad amici e simpatizzanti
Essendo apparse di recente, sulla stampa del Friuli, alcune lettere riferite al lontano periodo resistenziale ed essendo uscita una recente pubblicazione in materia di Pansa, sono stato pregato di un possibile intervento che mi accingo ad esporre.
FALSI EROISMI E MARTIROLOGI PARTIGIANI RIFIUTATI E CONTESTATI , LA LOTTA PARTIGIANA FU PER IL COMUNISMO E NON PER LA LIBERTA’ D’ITALIA (affermazione di Gianpaolo Pansa), PORZUS NON FU STRAGE MA UN’ ESECUZIONE MOTIVATA !!
UN VASTO STRALCIO DI VICENDE
L’opposizione consigliare di Nimis, comune del Friuli orientale, ha ritenuto di contestare l’iniziativa del proprio sindaco in quanto il medesimo avrebbe fatto apporre una targa commemorativa, senza il dovuto deliberato assenso di rito, in memoria di partigiani uccisi dai nazifascisti nel ’44 , stante il fatto che, dai documenti non tutto sembra corrispondere a quanto esposto nella cerimonia commemorativa. A fronte di ciò l’opposizione consigliare ha pertanto chiaramente dichiarato di non trovare giusto valorizzare soggetti le cui azioni non hanno una totale chiarezza (Messaggero Veneto 4 marzo 2014).
L’argomento, che non potrà certo restare lettera morta, mi richiama un altro caso reso noto con mio comunicato su Facebook in data 26 agosto 2013, praticamente nella stessa data in cui la notizia apparve pubblicata sul Messaggero, mediante lettera della quale riporto nuovamente brevi stralci: “…si tratta di un partigiano garibaldino di San Martino al Tagliamento, tristemente noto perché responsabile dell’uccisione di molte persone talora con modalità “ barbare e disumane”. Il tutto il un contesto di azione personale da giustiziere spietato nelle file della Garibaldi con attribuzione a sé stesso del nome di battaglia “ Attila”. Aveva sulla coscienza decine di omicidi….Nei giorni successivi alla liberazione ci fu ad Udine un’adunata di partigiani di tutte le formazioni: bandiere al vento, canti, musiche. Nel corteo sfilavano anche i cartelli col nome dei caduti. Lessi su uno di questi il nome di “Attila”. Era una beffa ingiuriosa. Era stato ricuperato e messo nell’elenco dei martiri. Nei seguì una protesta poi tutto cadde nel silenzio…!
Quello che nella lettera emerge di rilevante è che quel nome (“Attila” col nome proprio) ora lo ritroviamo nell’elenco del monumento eretto alle caserme di Pordenone, insieme alla medaglia d’oro Franco Martelli…”
Ma la casistica non si ferma qui per cui corre l’obbligo di osservare che i “guardiani della memoria”, associazioni finanziate con denaro pubblico, non sembrano svolgere il loro ruolo con l’affidabilità e le valutazioni necessarie.
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Mi preme ora toccare un altro punto. E’ uscita una nuova pubblicazione, sulla Resistenza, di Gianpaolo Pansa, dal titolo “Bella Ciao”. Pansa ha sempre dichiarato di non ritenersi uno storico, ma scrittore e revisionista lo è, e in questo nuovo lavoro egli formula delle dichiarazioni fondamentali, confermando i principi che io stesso ebbi sempre ad affermare da decenni.
Con recensione del 27 febbraio sul Corriere della Sera, il giornalista Dario Fertilio riferisce a proposito :-... la Resistenza non fu quella che i “guardiani della memoria” vorrebbero farci credere, ma una catena di crudeltà più che di eroismi, un susseguirsi di vendette più che di atti ispirati a giustizia. Attraverso le vicende reali del libro, così come si svolsero, o come Pansa le ricostruisce, egli ci ribadisce che la Resistenza fu quasi tutta una vicenda comunista; che i partigiani dissidenti, anche i socialisti, fecero spesso una brutta fine; che le uccisioni individuali dei GAP avevano precisamente lo scopo di eccitare le rappresaglie fasciste in una spirale distruttiva; che lo scopo finale della lotta comunista non era la libertà dell’Italia, ma l’instaurazione di una democrazia popolare di stile sovietico.
Detto questo non può non tornarmi in mente la stagione della lotta partigiana in Carnia, di prevalente dominio comunista e, soprattutto, il pietoso desolante filmato realizzato qualche anno fa quale interpretazione ed assunto storico inteso a dare ad intendere che la lotta partigiana era lotta per la libertà, dal titolo” Carnia 1944. Un’estate li libertà”, gravido di vuotezza di contenuti e con stravolgimento di ogni effettiva verità storica, autentica favola per andicappati. A tale strazio vi si aggiunse poi un secondo lavoro non meno desolante: “ Carnia 1944. Il sangue degli innocenti ”. Da casuali notizie sembra tuttavia che, sui due filmati, sia calato saggiamente il silenzio.
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Ma c’è dell’altro. Un amico udinese mi ha segnalato delle lettere apparse sulla stampa del Friulana, una delle quali il 13 marzo, evocanti la strage dell’ Osoppo a malga Porzus, del febbraio 1945.
Dai miei accertamenti non si trattò affatto di strage dettata dell’intento di rimuovere la presenza di un nucleo avamposto osovano e quindi italiano da quel luogo, parte di un territorio allora rivendicato dagli slavi di Tito, bensì di azione punitiva venuta a determinarsi in un specifico clima di tensioni e circostanze sul terreno resistenziale, stante l'accusa all’ Osoppo di collusione col nemico tedesco e fascista.
A proposito dell'Osoppo ritengo qui fermamente necessario ribadire, come altre volte ho reso noto attraverso la stampa, l'assoluta necessità di rimuovere nell'opinione pubblica la falsa immagine che i "custodi della memoria dell'Osoppo medesima " hanno attribuito nel dopoguerra a tale organizzazione, presentandola come una colomba propugnatrice della difesa del confine orientale d’Italia contro la minaccia dell’invasione slava su Trieste e sul Friuli. In realtà il vertice dell’Osoppo, durante la resistenza, svolse in tal senso un suo ruolo diplomatico e teorico presso il Ware Office di Londra ed in suo appoggio, sul terreno d’azione, i britannici lanciarono alcune missioni una delle quali, paracadutata nella pedemontana occidentale e poi spostata come base in Carnia, aveva il compito, tenuto segreto, di provocare una sollevazione antinazista in Austria, disegno che finì nell’ insuccesso (Vicenda da me trattata giornalisticamente, previo contatti con autentici protagonisti britannici della missione stessa, mediante puntate documentate pubblicate sul Gazzettino di Venezia, nelle date del 3, 6 e 10 luglio 2002).
(2=nota)
In realtà però Friedrich Rainer, Supremo commissario non venne giustiziato ma concentrato nel lager di Bor in Serbia,dove in seguito decedette, per i motivi da me riferiti nel mio volume "Lo Sterminio Mancato" dei quali, nel dopoguerra, ebbi incontestabili informazioni e prove da Frau Ada, moglie del Supremo commissario e poi vedova, mia cara amica e confidente.
A proposito dell'Osoppo ritengo qui fermamente necessario ribadire, come altre volte ho reso noto attraverso la stampa, l'assoluta necessità di rimuovere nell'opinione pubblica la falsa immagine che i "custodi della memoria dell'Osoppo medesima " hanno attribuito nel dopoguerra a tale organizzazione, presentandola come una colomba propugnatrice della difesa del confine orientale d’Italia contro la minaccia dell’invasione slava su Trieste e sul Friuli. In realtà il vertice dell’Osoppo, durante la resistenza, svolse in tal senso un suo ruolo diplomatico e teorico presso il Ware Office di Londra ed in suo appoggio, sul terreno d’azione, i britannici lanciarono alcune missioni una delle quali, paracadutata nella pedemontana occidentale e poi spostata come base in Carnia, aveva il compito, tenuto segreto, di provocare una sollevazione antinazista in Austria, disegno che finì nell’ insuccesso (Vicenda da me trattata giornalisticamente, previo contatti con autentici protagonisti britannici della missione stessa, mediante puntate documentate pubblicate sul Gazzettino di Venezia, nelle date del 3, 6 e 10 luglio 2002).
Tale generosa attribuzione all’ Osoppo è quindi del tutto impropria, un falso, poichè il confine orientale, da Fiume a Trieste, Gorizia, Tolmino, Kraniska Gora, fu difeso da unità tedesche, cosacche e reparti della Repubblica Sociale Italiana al prezzo di centinaia e centinaia di vite umane e quindi non dall’Osoppo che non sparò un solo colpo contro gli slavi per cui l’immagine artificiosa, fatta circolare da opportunisti politici di destra su cui si fonda il culto di Porzus di impropri difensori del confine orientale d’Italia, è privo di ogni e qualsiasi sostegno storico.
Don Leone Mulloni che fu parroco di Faedis nel Friuli nel periodo resistenziale, ha lasciato delle memorie, in riferimento all’ operato partigiano sia della Garibaldi che dell'Osoppo, dalle quali ritengo trarre alcuni stralci. Secondo il medesimo, nel giugno 1944, quando già nella zona di Faedis, praticamente nel Friuli orientale, esisteva l' organizzazione partigiana della Garibaldi, la zona più occidentale venne occupata dall’ Osoppo che giunse da oltre il Tagliamento e dalla Carnia. La stessa, precisa don Mulloni, ebbe l’importantissimo compito di molestare e sabotare la ferrovia Pontebbana, arteria che, assieme a quella del Brennero, alimentava il fronte tedesco dell’appennino, compito che però non seppe assolvere per vari motivi fra i quali:1) mancanza di menti direttive e disciplina; 2) discordie politiche fra osovani e garibaldini;3) insufficienza di mezzi. Precisa inoltre, il parroco di Faedis, che i paesi della pedemontana orientale erano divenuti centri incontrastati di animato movimento partigiano. Radio Londra comunicò addirittura che, le cittadine di Nimis, Attimis e Faedis erano già liberate. I garibaldini gonfi di tanto successo, scorrazzavano giorno e notte con lussuose macchine (sequestrate a privati), ballavano, si divertivano e, credendosi già padroni, nominarono l’amministrazione comunale, il sindaco e la giunta, con criteri prettamente comunisti.
Da quanto mi consta i tedeschi stavano in quel periodo preparando, nell’ intero nord Italia, una forte offensiva antipartigiana che, per quanto concerne la pedemontana orientale del Friuli e le valli del Natisone, scattò nei giorni 27-29 settembre1944 e la Resistenza venne decisamente travolta. La Garibaldi, scrive don Mulloni, lasciato un forte presidio a Montemaggiore di Completischis, si unì agli sloveni entrando a far parte del IX Corpus di Tito, mentre l’Osoppo smobilitò le sue forze, rimandando la ripresa dell’attività in primavera e limitando la sua efficienza al solo personale del comando, una ventina d’uomini, che scelsero come dimora una romita stalla (baita Porzus), sita su un costone fra il Carnizza e il Toplinork.
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L’operazione Porzus, sulla base di un ordine del Partito Comunista, fu posta in essere il 7 febbraio 1945 da Toffanin Mario, “Giacca”, capo responsabile di una formazione GAP (Guardia Armata Partigiana), col quale, nel dopoguerra, ebbi vari incontri che posso sempre dimostrare sulla base di prove, finalizzati ad accertare i fatti. Ci si incontrava a Scofije, nella Federativa iugoslava, un paesino non distante da Koper (Capodistria) nella modesta casa da lui stesso lentamente restaurata, a più riprese, in base alla possibilità di risparmi, poichè dalla resistenza non gli erano derivati agi economici e privilegi di cui godettero, invece, molti caporioni della resistenza che fecero brillanti carriere.
Su Mario Toffanin vengono tutt’ ora scaricate feroci invettive, quali delinquente comune con precedenti penali, che restano però ininfluenti sul piano storico. Nel caso Porzus si tratta di provare non le carenze di Giacca, che per me era comunque un uomo che aveva un ideale e della coerenza, ma la causale in nome della quale, nel gelido mattino del 7 febbraio, egli, al comando della colonna GAP, circa un centinaio d'uomini, salì a malga Porzus per esecutore, come infatti avvenne, la compagine degli attendisti osovani su cui pendeva, come precedentemente accennato, l'accusa di collusione col nemico tedesco e fascista.
Ebbi da Giacca, nei vari incontri, la versione dei fatti, che ovviamente discussi, non presi per oro colato, valutai e analizzai, riscontrando comunque nella stessa innegabili elementi di connessione con l’imputazione menzionata di collusione col nemico.
Nella mia attività d’indagine stanti le mie entrature, da autorevole fonte ex militare tedesca, mi fu reso riscontro testimoniale probatorio dell’ accusa di collusione dell’Osoppo che qui di seguito riporto in estratto, come già pubblicato a suo tempo nel mio volume “Lo Sterminio Mancato”:
“Lerch( ex capo di Stato Maggiore dell’Alto comando SS. e Polizia di Trieste) dichiara che contatti avvennero effettivamente tra le SS. e l’Osoppo. Egli afferma testualmente: “…i contatti più volte presi dalle SS. con membri dell’Osoppo…”, “ L’artefice di tali collegamenti (sempre secondo Lerch) era stato von Alvensleben il quale aveva annodato le fila”.(1=nota) “ La linea politica dell’intesa consentiva peraltro ai tedeschi, con la neutralizzazione dell’Osoppo, di bloccare l’infiltrazione slava a Ovest “.
Si trattò quindi di esecuzione motivata.
Ritengo inoltre di evidenziare , sotto il profilo storico, che i servizi segreti tedeschi cioè d’informazione del Waffen SS. Kommando “Adria”, insediato a Trieste, con impianto radio ricetrasmittente e di propaganda ad Opicina, coi loro metodi informativi resero noto alla rete partigiana comunista o in ogni caso infiltrarono nella medesima, a fini provocatori come avvenne in altre circostanze, allo scopo di suscitare divergenze e reazioni nei rapporti tra l’Osoppo e la Garibaldi e tra quest’ultima e gli sloveni di Tito, la conoscenza dell’intesa raggiunta dalla Platzkommandantur di Udine neutralizzando l’Osoppo da ogni rapporto con gli sloveni di Tito ed altro. L’azione su Porzus ebbe quindi, nella sua attuazione, delle forti spinte in senso provocatorio a cui non fu estraneo il concorso degli stessi tedeschi. Radio Opicina, mediante un’abile propaganda ed altre sofisticazioni, svolgeva anche il compito tossico di suscitare sospetti e disinformazione onde determinare possibili cedimenti e dissoluzioni nell'organizzazione partigiana..
Ebbi in tal senso preziose informazioni da Franz Hradetzky, Leiter (capo) del Kommando Waffen SS. “Adria” , risparmiato alla condanna capitale nel processo di Lubiana del 1947, dove Rainer ed altri vennero condannati a morte , col quale grazie alle mie conoscenze austriache, potei più volte incontrarmi successivamente al suo rientro dalla prigionia in Iugoslavia dopo aver scontato otto, nove anni di carcere nella fortezza di Sremska Mitrovica, in Serbia.
Fra l’altro Hradetsky mi dichiarò che, nella prospettiva di una vittoria dell’Asse, ad evitare l’insorgere di divergenze sui confini a nord-est dell’Italia, secondo le proposte di von Alvensleben che riflettevano la direttive di Globocnik e la linea politica imposta dal Supremo commissario Rainer (2=nota), l’Osoppo doveva o avrebbe dovuto abbandonare le zone di confine, quali i dintorni di Gorizia, zona del cividalese, valli del Natisone etc., stante la sussistente programmazione in essere e le intese di Rainer col generale sloveno Leon Rupnik, esponente della nascente nuova Slovenia, ducato di Krain etc. Appare quindi evidente che dell’Osoppo i tedeschi sottovalutavano e addirittura ignoravano praticamente i fini protettivi che la stessa avrebbe voluto esercitare sulle citate zone di confine acquisite praticamente dall’ Italia con trattato di pace della prima guerra mondiale e quindi effettivamente italianizzate.
Fra l’altro Hradetsky mi dichiarò che, nella prospettiva di una vittoria dell’Asse, ad evitare l’insorgere di divergenze sui confini a nord-est dell’Italia, secondo le proposte di von Alvensleben che riflettevano la direttive di Globocnik e la linea politica imposta dal Supremo commissario Rainer (2=nota), l’Osoppo doveva o avrebbe dovuto abbandonare le zone di confine, quali i dintorni di Gorizia, zona del cividalese, valli del Natisone etc., stante la sussistente programmazione in essere e le intese di Rainer col generale sloveno Leon Rupnik, esponente della nascente nuova Slovenia, ducato di Krain etc. Appare quindi evidente che dell’Osoppo i tedeschi sottovalutavano e addirittura ignoravano praticamente i fini protettivi che la stessa avrebbe voluto esercitare sulle citate zone di confine acquisite praticamente dall’ Italia con trattato di pace della prima guerra mondiale e quindi effettivamente italianizzate.
Si tratta di argomento delicato che ritengo, in un prossimo futuro, di riprendere.
Tornando all’ esecuzione di Porzus la stessa si svolse con glaciale freddezza. Giacca, provvide di persona ad alcune esecuzioni. I restanti vennero eliminati in azioni successive e vi fu qualche salvataggio… L’esecuzione comportò,indubbiamente , una dose di crudeltà e di freddezza in quanto vennero eliminati alcuni giovani presenti nel gruppo che nulla potevano sapere, ma questo stava nella logica della lotta armata partigiana e nelle circostanze: non bisognava lasciare testimoni.
Già in passato, vari miei scritti vennero diffusi a puntate, sul caso Porzus, su intere pagine di quotidiani, quali L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza (giugno 1997), Il Gazzettino di Venezia (14 e 17.06.1997) e più recentemente La Voce di Mantova (12 .03.2012).
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Con quanto detto e rilevato non ho ritenuto né intendo ledere sostanziali valori resistenziali legati al legittimo patrocinio della dignità nazionale laddove le circostanze di guerra o la necessità di difesa collettiva o individuale concretamente lo motivarono, ma semplicemente esercitare il diritto di libertà di espressione e di stampa e ricondurre fatti e vicende al loro giusto posto.
(1=nota)
Si tratta dell’SS. Standartenfuehrer Freiherr von Alvensleben, Platzkommandantur di Udine (comandante la piazza di Udine)
(2=nota)
In realtà però Friedrich Rainer, Supremo commissario non venne giustiziato ma concentrato nel lager di Bor in Serbia,dove in seguito decedette, per i motivi da me riferiti nel mio volume "Lo Sterminio Mancato" dei quali, nel dopoguerra, ebbi incontestabili informazioni e prove da Frau Ada, moglie del Supremo commissario e poi vedova, mia cara amica e confidente.
24 marzo 2014
PIER ARRIGO CARNIER
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