COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI
Talune
argomentazioni apparse di recente sulla
stampa nazionale ed anche ambientale del
Friuli Venezia Giulia sulla Resistenza mi hanno stimolato a ribadire e
formulare alcune precisazioni.
E LA
SVOLTA DI SALERNO
La
maggioranza degli italiani, non per ignoranza, ma per scarso interesse alla
cultura storica o per naturale
svagatezza riguardo la conoscenza delle autentiche verità non conosce quello
che fu realmente la Resistenza , il suo vero
obbiettivo politico, l’autentica portata delle forze operative. Ad annebbiare e
d alterare pesantemente la situazione ci pensò poi la funzione didattica che fece della Resistenza un improprio filone agìografico consacrato all’ affermazione di lotta per la libertà
dell’Italia.
Pochi
italiani conoscono inoltre ciò che effettivamente fu la Svolta di Salerno dove il
Governo del Sud, su proposizione di Palmiro Togliatti, leader del Partito
Comunista rientrato da Mosca nel 1944 e poi eletto ministro della giustizia,
espresse il riconoscimento per l'Italia del Nord occupata dai tedeschi, del Comitato
di Liberazione Nazionale Alta Italia che fu formato da varie rappresentanze
politiche e quindi su base democratica ma, con sua riserva, che l’Italia
sarebbe poi diventata una Repubblica
progressista subalterna all’Unione Sovietica. A confermare tale situazione
traggo alcuni brani significativi da un risposta data di recente, dal direttore
del Gazzettino di Venezia a un interlocutore in materia e pubblicata sul proprio quotidiano, nella pagina LETTERE AL DIRETTORE, il 4 maggio
corrente e di cui riassumo sinteticamente il contenuto: “ …La svolta di Salerno fu una
grande intuizione di un politico di grande e spregiudicata intelligenza come
Palmiro Togliatti, ma, come ormai molte fonti storiche hanno confermato, non fu una scelta autonoma
del grande capo del Pci, ma una decisione condivisa e pianificata con Stalin,
il dittatore e sanguinario leader dell’Unione
Sovietica, paese-guida con cui il partito comunista italiano mantenne un
rapporto di fedeltà ed anche di subalternità fino a tutti gli anni Sessanta.
Salerno e le mosse successive testimoniano pertanto non la scelta compiutamente “democratica” del
Pci , ma la grande abilità di Togliatti, che vide in quella svolta un necessario
passaggio obbligato per avvicinare o portare il Pci alla conquista del potere e
preparare il terreno per la successiva
trasformazione dell’Italia in una cosiddetta democrazia popolare, guidata dal
partito unico subalterna all’Unione
Sovietica ed alla sua politica totalitaria. Se questo progetto fallì non fu
certo per una diversa scelta strategica dei vertici del Pci o per la loro
decisione di svincolarsi in qualche modo dall’orbita sovietica. Il legame con
l’Urss restava comunque fortissimo e indissolubile. Lo testimonia il fatto che,
nel febbraio del 1948, Togliatti e i suoi salutarono con valutazioni
entusiastiche il colpo di stato in Cecoslovacchia ad opera degli uomini di
Stalin. L’italia rimase invece, pur con tutti i suoi limiti, un Paese libero e
ancorato all’Occidente il che lo si deve, non ai meriti di Togliatti, bensì
alla sua sconfitta e a quella del Fronte popolare nelle elezioni dell’aprile
del 1948.”
Le
precisazioni di cui sopra confermano inoppugnabilmente che l’obbiettivo
resistenza non era la libertà d’Italia ma l’instaurazione del potere comunista.
Lo sforzo resistenziale cadde quindi nel 1948 con la sconfitta alle
elezioni del Fronte popolare stante la
prevalente disapprovazione, da parte degli Italiani, dell’orientamento comunista Si tratta di
circostanza che ricordo perfettamente
trovandomi allora quale militare del 4° Alpini con ad altri commilitoni e forze
di polizia, comandate come misura di sicurezza nella circostanza elettiva,
nella città di Biella in Piemonte.
Riferendomi ancora una volta alle vicende
resistenziali della Carnia ed alle ultime squallide invenzioni di Zona libera o Repubblica della Carnia, osservo che in
occasione a tradizionali circostanze rievocative la stampa ambientale, anche di
recente, rievoca con genericità luoghi comuni ma mai si parla con concretezza dei veri protagonisti che
dettero il via all ’iniziativa partigiana su principi ideali filostalinisti
quali Mirko, Nembo, Guerra, Grifo, Diego, Remo Milanese, Cernikow, Gracco, Alfonso, Aso ed altri, comandanti e capi che,
nella maggior parte, pagarono con la
vita la propria fede ideale di base
marxista, caduti in azione, fucilati dai tedeschi o vittime di azione proditoria.
La storia partigiana della Carnia, nella sua effettiva realtà con relativi
comportamenti e metodi, è ancora da scrivere.
09 maggio 2014
PIER
ARRIGO CARNIER
Interesse hanno sollevato i nomi da me citati. Si tratta di autentici protagonisti, cellule dai sintomi rivoluzionari emerse per effetto dell’ondata rossa filosovietica filtrata in occidente verso la fine della seconda guerra e recepita anche nelle valli della Carnia. La Resistenza rossa resta comunque sempre un fatto staccato dalla popolazione. Le rimanenti forze scese in campo talune tardivamente, dal punto di vista storico, furono in genere piuttosto comparsa o messinscena onde accampare, a fine guerra, dei meriti. L’ondata rossa fu comunque autentica, produsse paura e fu antesignana di profondi rivolgimenti, soprattutto nella figura e nell’operato del binomio romantico Mirko-Katia,( donna di indiscusso fascino) produsse inizialmente, tra luci e tenebre, un senso dirompente che poi via via si spense e sarà utile spiegarne le cause che, a mio giudizio, nessuno finora ha mai spiegato.
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