venerdì 18 aprile 2014

COME NACQUE L'IMPROPRIA DEFINIZIONE DI "LOTTA PER LA LIBERTA' D'ITALIA" ATTRIBUITA ALLA RESISTENZA '

COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI



UN CHIARIMENTO NECESSARIO.


In riferimento al capitano dell’OSS statunitense  RODERICK STEVE HALL di cui recentemente ha parlato la stampa regionale, paracadutato nell’estate 1944 in Carnia,  che però  effettivamente operò nel  Cadore, ho ritenuto di intervenire,  come con altri miei scritti,  per rendere noto  quanto di mia diretta conoscenza al tempo dei fatti e quant’ altro acquisito da preziose autentiche testimonianze,  onde stabilire un confronto correttivo  con ciò che vanno asserendo i soliti pennaioli di parte che  insistono, nella mistificazione agiografica e trionfalistica, dichiarando  falsamente che la lotta partigiana era per la libertà d’Italia mentre non lo  era affatto. Il vero obbiettivo resistenziale consisteva nel progetto di realizzazione di un regime comunista o comunque progressista, proposto dal leader Palmiro Togliatti  e propagandato come modello di giustizia. Data l’allora  non conoscenza dell’effettiva realtà sovietica tale progetto risultò  trascinante per certe frange sociali e dette un  motivo ideologico alle bande alla macchia che,  tuttavia, più che ad  eroismi e ad esempi di giustizia,  dettero luogo a crudeltà e a un susseguirsi di vendette di cui ufficialmente non si parla. A fine guerra l’ideale portante della resistenza non si concretizzò nella realizzazione di uno Stato di  fondamento progressista, che Togliatti aveva assicurato ai suoi più fedeli discepoli, stante la decisione degli alleati vincitori di imporre all’Italia un Governo democratico e data la forte presenza sul territorio nazionale  delle forze corazzate alleate. Accadde inoltre che  l’eredità resistenziale, di chiara ed incontestabile ispirazione marxista, venne ridefinita sul piano politico come forza insurrezionale patriottica finalizzata alla libertà d’Italia, ciò che assolutamente non lo era, il che servì a quell’Italia che risorgeva dalle gravi  rovine di una guerra perduta, per dare di sé un’immagine compiacente alle potenze vincenti.
Desidero concludere nel dire che, in relazione a quanto sopra, le vicende della resistenza costituita da predominanti forze di sinistra,  animate da intenti di riforma sociale, perché di storia si tratta,  va riscritta nei suoi concreti  sviluppi e accadimenti e nel suo profilo ideologico con agganci ad emissari sovietici,  evidenziando gli idealisti veri fedeli ai dogmi di una rigida disciplina ed ai metodi della stessa, spesso crudeli, con fucilazioni talune motivate… Il tutto comunque staccato  dalle aspettative delle popolazioni che non riconoscevano nei partigiani gli interpreti delle loro aspirazioni, i loro protettori, le forze nuove costruttive del paese. Ciò vale  anche per la Carnia oggetto particolare delle mie indagini.

17 aprile 2014

PIER ARRIGO  CARNIER





1 commento:


  1. Pier Arrigo Carnier Ringrazio Emiliano Di Gion, Andrea Di Natale, Luca Leita, Luca Cossa, Roberto Orsillo ed altri che , disponendo del mio numero di cellulare, mi hanno telefonato per esprimere le loro considerazioni di appoggio e condivisione di quanto da me puntualizzato in ordine concetto improprio che la resistenza fu lotta per la libertà d’Italia, che lo si continua comunque a sbandierare.
    La fine della guerra e quindi del fascismo e del nazionalsocialismo, fu dovuta alla vittoria militare delle superiori forze alleate anglo americane Per gli italiani e per l’alleata Germania, sotto il profilo storico, non vi fu quindi alcuna liberazione bensì la perdita della guerra con tutte le gravi e laceranti conseguenze. La Germania non celebra alcuna liberazione. Gli italiani, invece, mediante le nuove forze politiche via via succedutesi al potere dalla fine della guerra, incapaci di riconoscere la propria posizione di perdenti, rinnegarono il proprio ruolo e le relative motivazioni storiche che pur vi furono per l’entrata in guerra e, dimenticando l’alto prezzo pagato di vite umane e di sacrifici sopportati, manifestarono un atteggiamento ambiguo assumendo una posizione di quasi vincitori o comunque di amici dei propri nemici.
    Purtroppo l’Italia, nonostante gli incomparabili valori ed altissimi meriti riconosciutigli nell’arte, nella scienza e nella tecnica, non gode di molta stima per quanto concerne la sua lealtà nei vincoli e nei comportamenti militari e politici. Già nel 1912 a proposito della posizione che l’Italia assumerà nella prima guerra mondiale (1915), l’ambasciatore russo a Parigi, Aleksandr Izol’skij, rivolgendosi al suo ministro degli esteri Sergej Sazanov, scrisse: ” Nessuno crede che la Triplice Intesa o la Triplice Alleanza (Germania-Austria-Italia) possa contare sulla lealtà dell’Italia che…nel caso di una guerra assumerà un atteggiamento di osservazione e poi si assocerà alla parte verso cui arride la vittoria”. Dello stesso tono è una nota del Conseil Supèrieur De La Dèfense Francais, secondo cui : “ L’Italia rimarrà probabilmente neutrale, ma non esiterà a schierarsi dalla parte del possibile vincitore”. Queste ed altre considerazioni, che tralascio di aggiungere, evidenziano la nostra mancanza di coesione e di lealtà agli impegni e nei conseguenti comportamenti, tant’è che alla fine della seconda guerra, dalla posizione di perdenti ci siamo destreggiati in tutti i modi per salire sul carro delle potenze vincenti e, vantando come elementi di rinascita la Resistenza nonostante la stessa avesse come obbiettivo dominante l'instaurazione di un regime progressista, e l’appoggio offerto agli alleati col nostro improvvisato Esercito del sud, cercammo di passare quasi come vincitori.

    21 aprile 2014
    PIER ARRIGO CARNIER

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