COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI
MISSIONI ALLEATE PARACADUTATE IN CARNIA E CADORE 1944-1945
NOTIZIE INEDITE SUL CAPITANO STATUNITENSE RODERICK STEVE HALL
Mercoledì 9 aprile il Messaggero Veneto ha rievocato l’immagine dell’ufficiale statunitense Stive Hall di cui, quasi più non mi ricordavo sebbene, a suo tempo, avevo trattato giornalisticamente il caso sul Gazzettino di Venezia e prima ancora nel mio volume “ Lo Sterminio Mancato”-Mursia 1982 .Vi torno sopra brevemente, con riserva di redigere un rapporto più ampio, stante il materiale non pubblicato di cui dispongo relativo all’ operato delle missioni alleate paracadutate sul territorio delle Alpi orientali in appoggio ai partigiani, talune solo figurativamente in quanto delegate a compiti segreti. Ufficiale dell’OSS (Office of Strategic Services) Steve Hall faceva parte della missione Smith, paracadutata in Carnia nell’estate 1944.
Il
lancio era avvenuto nella zona dei monti
Forchia e Losa per cui gli elementi della missione si insediarono provvisoriamente in una malga dopo
di che scesero a valle stabilendo un punto base. Steve Hall non si si trattenne
però in Carnia avendo avuto lo specifico incarico di agire in Cadore. Con il
plastico avrebbe dovuto provvedere principalmente alla demolizione di alcuni ponti
per ostacolare la ritirata tedesca verso il Brennero ma fra i suoi compiti c’ era anche quello di far saltare la
centrale idroelettrica di Cortina d’Ampezzo ( azione che avrebbe naturalmente messo in difficoltà i
tedeschi ma creato gravissimi problemi alla popolazione e all’economia
cortinese). Un noto avvocato trevigiano, Piero Gera, deceduto ormai da lunghi anni, sapendo della mia attività storiografica e dichiarando
che, rischiosamente, aveva avuto il capitano Stive Hall suo ospite nella sua villa
di Candide, in Cadore, si offerse a suo tempo a darmi delle
informazioni. Precisò di avere ospitato l’ufficiale su richiesta
riservata da esponenti della resistenza. Ebbi pertanto una serie di preziose informazioni e notizie
di prima mano. Fra l’altro il Gera mi disse che, il capitano Steve Hall, si era illuso che dai
nemici tedeschi, come già scrissi a suo tempo sul Gazzettino di Venezia, nel caso egli fosse
caduto loro prigioniero, sarebbe stato
rispettato in quanto, a suo giudizio, i medesimi si sarebbero attenuti alle leggi internazionali che imponevano di rispettare l'uniforme. Ma non andò così
perché i tedeschi, dopo averlo arrestato su segnalazione di un guardiacaccia cadorino ed avergli strappato, con presumibili metodi, delle ammissioni
sui compiti svolti, lo impiccarono a Bolzano, ad un gancio da macellaio.
Altre interessanti
notizie meriterebbero di essere rese note, non solo su Steve Hall, ma anche sul
maggiore Smith e un suo subalterno italiano che trascorsero l’inverno 44-45,
per un primo periodo in una piccola malga sulle pendici del monte Forchia in
territorio del comune di Ovaro, dove a rifornirli di viveri salivano dei
valligiani a me noti del villaggio di Ovasta e, per un secondo periodo, nel menzionato villaggio.
Compito dei capi
missione responsabili era di relazionare i superiori comandi sui risultati e comportamenti
resistenziali mediante rapporti dei quali mi è stato possibile acquisire
copia. Dai giudizi espressi in tali atti emerge che la corrente partigiana prevalente come del resto io ero informato, travolta a fine estate
dai grandi rastrellamenti tedeschi, era di fede comunista e i relativi capi erano filosovietici e filoslavi.
Un
maggiore britannico, di una delle missioni, rientrò alla base nel Sud,
all’inizio dell’autunno quando della resistenza, annientata dai rastrellamenti,
erano rimasti pochi nuclei della Garibaldi comunista e pochi elementi dell’Osoppo
anticomunista, gli uni e gli altri concentratisi in ritirata, come punto di
riferimento, su Tramonti nelle Prealpi occidentali. Partendo dalla Carnia il
membro britannico fu scortato per sicurezza fino a Tramonti, da dove un aereo
speciale sarebbe atterrato in luogo
adatto e poi decollato, diretto al Sud. Per quel viaggio, essendo ancora in
atto i rastrellamenti tedeschi, fu
scelta la via delle montagne ed a scortare l’ufficiale venne incaricato un carnico, partigiano della Garibaldi, di cui per
riservatezza indico le iniziali, S.O., del cognome e nome, che io conobbi
personalmente in quanto il medesimo, prima di darsi alla macchia, faceva il
boscaiolo in un’industria di utilizzazioni forestali dove io stesso, allora
studente, prestavo servizio come amministrativo. Nell’ immediato dopoguerra S.,
che tornò ad essere boscaiolo, volle relazionarmi
su alcune vicende dell’esperienza partigiana e mi illustrò, in particolare, il
momento avvilente del crollo della resistenza e la lunga marcia di scorta
all’ufficiale britannico precisando che, assieme al medesimo, raggiunta malga
Mont da Riu allora ormai deserta, poichè calava la notte si fermarono
a dormire adagiandosi su un
tavolaccio per pastori. Mi raccontò che l’ufficiale portava un cinturone
girovita, cui era agganciata la pistola, con sovrapposto cucito un fodero in cuoio, nel quale stavano fittamente
infilate delle sterline d’oro. Si trattava di
denaro in dotazione all’ufficiale per le necessità della missione,
ovviamente convertibile in valuta italiana od altra. Raggiunto Tramonti S. mi disse che l'aereo giunse effettivamente per cui egli potè assistere al decollo. Volle aggiungere che provò un certo rammarico, allorchè l'aereo prese il volo, per le sterline delle quali si era invaghito. Riguardo le stesse, dati i tempi dal
mitra facile e le esperienze vissute in tal senso, mi confessò di avere pensato
che, un altro al suo posto avrebbe eliminato l’ufficiale e se ne sarebbe
appropriato. La morte sarebbe stata poi tranquillamente giustificata da
un agguato nemico. Ma lui, pur avendo avvertito la tentazione, la represse
d’istinto nel rispetto di alcune regole elementari di una sua linea di
condotta, sebbene facesse parte di un segreto nucleo partigiano (su cui ero
informato) i cui elementi non avevano scrupoli ad usare il mitra per uccidere.
Si trattava di nucleo legato a una stretta ma ragguardevole coalizione
notabile carnica, interessata a disinnescare l’impeto rivoluzionario della
Garibaldi, guidata da un esponente che suggeriva e dettava regole al tacito
nucleo di partigiani aderenti, come quella di eliminare, in circostanze
opportune, i capi sanguinari o “elementi pericolosi”...
Mi disse infine
che, allorché l’aereo scomparve nel cielo, diretto al Sud dove non c’era
più la guerra, gli parve che andasse verso il paradiso, mentre nelle Prealpi,
dove lui si trovava in veste da partigiano in fase di disarmo, regnava un
desolante grigiore autunnale e, da voci che circolavano, si diceva che in
Carnia stavano insediandosi, per disposizione tedesca a scopo di presidio,
decine di migliaia di cosacchi e caucasici. A loro volta migliaia di carnici,
in gran parte donne coraggiose meritevoli di encomio nella storia, avendo i
tedeschi bloccato ogni rifornimento alimentare per punizione dell’attività
partigiana, sebbene la popolazione com’ebbi a ricordare in altri miei scritti,
non ne fosse realmente coinvolta, si erano spinti nella maggior parte a piedi
attraverso il passo Monte Rest, nel Veneto e nel Friuli, alla ricerca di
granaglie ed altre risorse alimentari per sopravvivere, e in quello
stesso periodo stessero faticosamente rientrando, sempre attraverso il calvario
del Monte Rest, sotto la pioggia e la neve che aveva sbiancato le cime ed il passo.
11 aprile 2014
PIER ARRIGO CARNIER
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