sabato 30 novembre 2019
CARNIER PIER ARRIGO
RIMESSA IN ONDA UNA PREFAZIONE DI
TRENTACINQUE ANNI FA QUALE ANNUNCIO ALLA RIEDIZIONE DI UN LIBRO DI ILLAZIONI SULLA VICENDA COSACCA.
E' uscita sul Gazzettino del 28 novembre, quindi giovedì scorso, una prefazione scritta il 10 novembre 1984, quindi 35 anni fa da Cesare De Michelis, scomparso un anno fa, per la pubblicazione di Carlo Magris dal titolo " Illazioni su una sciabola" che si annuncia viene ripubblicata.
Come storico, avendo dedicato buona parte della mia vita alla ricerca e studio, in particolare con molto impegno sull' argomento Cosacchi, mi permetto di osservare , senza spirito di contraddizione, che si tratta di una breve pubblicazione dai contenuti aleatori, fondata come dice il titolo su illazioni e non quindi su fondate realtà storiche. Si parla dell' illusione cosacca di fare della Carnia una propria terra quando, io so benissimo, quale testimone (mentre Magris era un bambino) che, la presenza dei cosacchi aveva puro carattere di presidio e, il loro sogno ed agognato obbiettivo vero, era il ritorno in Russia, una Russia liberata dallo stalinismo che ha provocato (dato storico) sessanta milioni di morti. Come scrissi nel mio volume "L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945 e nei miei molti grandi articoli pubblicati nel corso di decenni, a Tolmezzo, nella sede dello Stato maggiore cosacco, in una grande carta geografica a parete era indicato, con bandierine bianche, il tragitto del percorso cosacco per giungere in Italia e, con bandierine azzurre, quello del ritorno in Russia.
La prefazione del De Michelis,è nel suo assieme è un atto dai risvolti barocchi nel solito stile agiografico priva di riferimenti oggettivi . Molto altro vi sarebbe da dire sulla messinscena di questa scritto, ma non voglio polemizzare, ma nemmeno tacere essendo testimone del tempo e di fatti.
La prefazione del De Michelis nel suo assieme è un atto dai risvolti barocchi nel solito stile agiografico priva di riferimenti oggettivi . Molto altro vi sarebbe da dire sulla messinscena di questa scritto, ma non voglio polemizzare, ma nemmeno tacere essendo testimone del tempo e di fatti..Non può comunque non stupire che, a distanza di circa quarant’anni, si torni fuori con una pubblicazione basata su illazioni e strutturata , pur nella sua brevità, da romanzo per cui siamo fuori dalla storia. E allora ??
Prendo comunque occasione per dire che già è programmata la riedizione de "L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945" con significativi aggiornamenti documentali, un libro dove si parla in concreto dei fatti, fondati su sofferte ricerche e non su illazioni. Ne sono già informati centri di cultura che contano, su piano nazionale.
30 novembre 2019 CARNIER PIER ARRIGO
venerdì 29 novembre 2019
CARNIER PIER ARRIGO
C O M U N I C A T O
C' è chi veramente ha preso paura del successo de "L' ORS di PANI" il mio ultimo recente caro
libro, lanciato dall' editore MURSIA, che sta dovunque sfondando ed ha sollevato vivo interesse in America dove la notissima ACADEMIA di SAN FRANCISCO, che segue da lungo tempo la mia
attività culturale storiografica, lo ha segnalato con rilievo.
Onde creare un clima di diversione e trarre beneficio da questa mia affermazione ho rilevato che, in Carnia, dopo l' uscita del mio libro, ci si è resi conto che esisteva l' ORS di PANI, mentre mai si era ritenuto che il personaggio, considerato in genere con disinvoltura contadina, meritasse di assumere figura di interesse storico letterario. Di punto in bianco ora risulta che, freneticamente, si stà cercando di realizzare quanto io ho edificato nel libro con altre trovate- Il caso non mi meraviglia : carnici !! Bene li aveva definiti, nel loro modo di agire....., il noto scrittore trevigiano Giovanni Comisso in una sua breve pubblicazione degli anni cinquanta. Si è quindi verificato un risveglio come quando, dopo che il noto editore svizzero De Vecchi con sede a Milano, pubblicò nel 1965 il mio volume "L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945", col seguito di diverse riedizioni, opera assunta poi dalla dall' editrice Mursia-Milano, ugualmente con svariate pubblicazioni e della quale vi sarà una prossima programmata riedizione, vi fu un acceso interesse sulla vicenda cosacca con pubblicazioni, autori Magris, Sgorlon e qualche altro. Sgorlon poi riconobbe, con encomiabile onestà, in un ampio artico diffuso dai quotidiani Il Piccolo e Messaggero Veneto il 23 novembre 1990 che, la fonte informativa sull' argomento cosacchi, era il mio libro " L' Arrnata Cosacca in Italia 194-1945" ed al riguardo riporto testualmente una sua frase : "" Esso ( il libro di Carnier) a suo tempo costituì per me una fonte preziosa d' informazioni, a completamento della mia esperienza diretta. Gli storici dell' avvenire dovranno ricorrere soprattutto all' opera di Pier Arrigo Carnier, ricchissima di notizie, documentazioni, testimonianze di vario genere, fotografie. ...""
Cari amici e lettori, chiudo qui ritenendo che quanto detto e riferito sia quanto basta per capire anche ciò che non ho detto. Non posso nascondere che lo status di superficialità e dissolutezza culturale in
cui viviamo è preoccupante e lascia spazio a qualsiasi arbitrio e ciarlataneria. Sento che manca una forza che si alzi in piedi a dire basta Non esiste !!
29 novembre 2019 CARNIER PIER ARRIGO
NOTA
Pier Arrigo Carnier Alessandro Carnier, Mauro Ferraris, Matteo Del Fabbro, Roberto Valentinuzzi, Valeria Romanin, Giacomo Oberto, Elettra Paresi, Ornella Furlanetto Alena Stejskal, Alida Petris e molti altri hanno assentito al contenuto di questo mio comunicato. Non potevo evitare di dire ciò che ho detto mettendo in luce che, non appena è uscito il mio libro," L' Ors di Pani", i carnici zonali si sono accorti tardivamente chi era lo Zanella e non prima, ed hanno subito voluto seguire la mia iniziativa e farsi freneticamente avanti pubblicando un qualcosa. Si tratta di atteggiamento di chi, stante la mia spinta creativa tenta di mettersi parallelamente sulla stessa onda. Martedì 10 dicembre "L' Ors di Pani" sarà presentato ad Udine nella sala della Tarantola, io presente. Ne sarà relatore il professor Gilberto Ganzer, già dirigente del Museo civico di Pordenone. Dal giudizio critico di terzi il libro percorre un iter che io solo potevo tracciare essendo, oltre che stretto amico e confidente dello Zanella e di Maria, la figlia, testimone del loro assassinio nella notte del 5 marzo 1955. Parlerò nel dibattimento per dire delle cose, credo, di rilievo. Il.libro , sul piano delle vendite sta riscuotendo vasto successo.
mercoledì 27 novembre 2019
AVVISO
Agli amici e lettori con particolare attenzione ad alcuni sloveni di cui mi è giunta notizia di un loro possibile eventiale, gradito intervento, informo che, martedì 10 dicembre alle ore 18, presso la sala della nota libreria TARANTOLA, in Udine, è fissata la presentazione del mio ultimo libro dal titolo "L'ORS di PANI". Storie e racconti della Carnia", Mursia editore Milano. Ne sarà curatore il professor Gilberto Ganzer, già direttore del Museo Civico di Pordenone.
Sarò presente quale autore. Ritengo di precisare in anteprima che, nel dibattimento, ovviamente saranno oggetto di illustrazione le componenti formanti l' edificazione della figura etico leggendaria del grande caro amico Ors di Pani, cavaliere Stella del lavoro Antonio Zanella che assume oggi veste storica di pubblica conoscenza, sulla base della mia trattazione, resa ufficiale in via editoriale. Al dilà di questo, in quanto inscindibile e rilevante, non solo incidentale ma poichè legata all' Ors di Pani e quale elemento della Resistenza 1944-1945, la vicenda partigiana Mirko e Katia che, su prove documentali e nella mia veste di procuratore a suo tempo nominato nella Federativa Iugoslava, fa parte del libro.
Desidero aggiungere che, la presentazione del libro, stanti i contenuti sarà atto di auspicata fondamentale chiarezza sul piano storico.
27 novembre 2019 CARNIER PIER ARRIGO
martedì 26 novembre 2019
OGGI 25 NOVEMBRE 2019 SU ACADEMIA SAN FRANCISCO !!!!
Congratulations on your 215th mention, Pier Arrigo!
MENTIONS UPDATE
The name P. Carnier is mentioned in an Italy paper uploaded to Academia.
La Resistenza e la tela di Penelope: il farsi e il disfarsi della rete antifascista in provincia di Livorno (1943-1944), in Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno, a cura di Istoreco Livorno, Ets, Pisa 2015
Saggio pubblicato in «Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno», a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno, Ets, Pisa 2015
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sabato 23 novembre 2019
RIESUMAZIONE DI UNA MEMORIA IMPORTANTISSIMA PUBBLICATA NEL 2016 EVIDENZIANTE UNA VERITA' INCONTESTABILE : UNA LUCE SUL MALEODORANTE FANGO DI CERTI SCRITTI DI TALUNI PENNAIOLI CARNICI.......
IL PARTIGIANO " F I S C H I E T T O "
COMUNICATO BREVE
Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera.
IL PARTIGIANO " F I S C H I E T T O "
* * *
Ad integrazione della risposta da me data il 4 luglio corr. al sig, Giacomo Oberto , a seguito di alcuni messaggi positivi pervenutimi anche telefonicamente, ritengo di aggiungere seguente nota.
La riesumazione, così chiamiamola, del ricordo del partigiano “Fischietto” e quanto dal medesimo confidatomi, in anni lontani, nel ripercorrere la sua rovente vicenda partigiana con vari riferimenti, quali ad esempio l’eliminazione di Olmo, alcune particolarità sull’ attacco osovano al presidio cosacco di Ovaro ed altro, ha ulteriormente riacceso in me la persuasione anzi direi l’impegno di consolidare e rendere pubblici, quanto prima possibile, pur sussistendo purtroppo altri impegni che devo concludere e che io solo posso condurre, fatti ed eventi decisamente incisivi della storia partigiana in Carnia, con particolare riferimento alla corrente rossa e, prescindendo da giudizi di merito, evidenziando elementi ritenuti di ferma fedeltà filostalinista. Il punto chiave sta nel fatto che quantomeno gli elementi guida responsabili della corrente rossa non erano attendisti come altri antiprogressisti scesi in campo tardivamente. Essi, della corrente rossa, davano una mano agli alleati britannici e statunitensi, ma loro obbiettivo era di favorire gli ideali di Stalin e della nascente Federativa iugoslava di Josip Broz Tito.
07 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
* * *
Ad integrazione della risposta da me data il 4 luglio corr. al sig, Giacomo Oberto , a seguito di alcuni messaggi positivi pervenutimi anche telefonicamente, ritengo di aggiungere seguente nota.
La riesumazione, così chiamiamola, del ricordo del partigiano “Fischietto” e quanto dal medesimo confidatomi, in anni lontani, nel ripercorrere la sua rovente vicenda partigiana con vari riferimenti, quali ad esempio l’eliminazione di Olmo, alcune particolarità sull’ attacco osovano al presidio cosacco di Ovaro ed altro, ha ulteriormente riacceso in me la persuasione anzi direi l’impegno di consolidare e rendere pubblici, quanto prima possibile, pur sussistendo purtroppo altri impegni che devo concludere e che io solo posso condurre, fatti ed eventi decisamente incisivi della storia partigiana in Carnia, con particolare riferimento alla corrente rossa e, prescindendo da giudizi di merito, evidenziando elementi ritenuti di ferma fedeltà filostalinista. Il punto chiave sta nel fatto che quantomeno gli elementi guida responsabili della corrente rossa non erano attendisti come altri antiprogressisti scesi in campo tardivamente. Essi, della corrente rossa, davano una mano agli alleati britannici e statunitensi, ma loro obbiettivo era di favorire gli ideali di Stalin e della nascente Federativa iugoslava di Josip Broz Tito.
07 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
mercoledì 20 novembre 2019
ACADEMIA di San Francisco (California)
PIER ARRIGO CARNIER·LUNEDÌ 18 NOVEMBRE 2019·1 MINUTO9 letture
Ore 21,17 del 17 novembre 2019
Notizia via Internet di sei ore fa
14:49 (6 ore fa)
14:49 (6 ore fa)
I miei scritti storici in uno spazio di tempo abbastanza recente, sono stati citati 211 volte.
580 California St., Suite 400, San Francisco, CA, 94104
© 2019 Academia
Commenti
- Pier Arrigo Carnier In breve tempo, di recente, i miei scritti sono stati citati in sede dell' ACADEMIA di San Francisco - California - ben 211 volte. il che è rilevante. Nella Regione Friuli, dove io vivo ed opero culturalmente dove la Suprema Corte di Giustizia di Israele ha inviato una missione ad incontrarmi, in funzione della mia preparazione sul piano di vicende storiche e dove il regista internazionale Fred Zinnemann, a suo tempo, volle conoscermi ed al quale detti la mia collaborazione, come consulente, per la realizzazione di un' importante regia, dico nella Regione Friuli, dal pulpito di chi pretende di sovraintendere a vicende culturali, mai mi è stata rivolta una sola parola di riconoscimento in contraddizione al fatto innegabile che i miei libri, in svariate edizioni e riedizioni diffusi da editori di grande notorietà e talento (e sui quali la direzione nazionale RAIi-TV ha girato il film "Cossackja") sono ampiamente conosciuti in Italia. Naturalmente ciò si spiega nel fatto che nelle pretese posizioni di gestione culturale non si gestisce la cultura e ci si fa scrupoli nell' elargire un riconoscimento a chi, come il sottoscritto, ha denunciato crimini, menzogne e delitti taciuti accuratamente coltivando la peggiore omertà....Ma non è finita qui !!
lunedì 18 novembre 2019
FRAMMENTI DI RICORDI SULLA RITIRATA COSACCA : 2 maggio 1945
PIER ARRIGO CARNIER·DOMENICA 6 GENNAIO 2019·8 MINUTI29 letture
Cari amici e lettori, in relazione alle vicende rivangate nelle recenti trasmissioni televisive con spezzoni di mie dichiarazioni su cui già ho riferito, mi sono tornati in mente dei fatti inerenti alla ritirata cosacca del maggio 1945, che qui di seguito voglio rievocare anche in risposta a richieste di lettori interessati all' argomento Ovaro, da me trattato nel volume "L'Armata Cosacca in Italia 1944-1945" la cui riedizione, su contratto già firmato con nuova copertina e qualche integrazione, è programmata dal mio editore (MURSIA-Milano), per un prossimo nuovo lancio.
O V A R O
Presto nel mattino del 2 maggio 1945 nella mia valle tutti sentirono un' esplosione che fece vibrare i vetri delle finestre. Si trattava del brillamento di una carica di dinamite, fatta esplodere su iniziativa dei partigiani dell' Osoppo, che provocò nel villaggo di Chialina, posto ad alcuni chilometri a sud del mio paese, il crollo di una caserma dove stavano alloggiati dei cosacchi, taluni con le proprie famiglie e quindi con donne e bambini. Ovviamente la gran parte decedette sotto il crollo salvo una ventina di feriti. Poco dopo, potevano essere le sette del mattino, ed io assieme ai miei ero appena alzato, avvertimmo all' esterno uno scalpiccio di cavalli e sentimmo bussare alla porta. Aprimmo. Sull' uscio comparvero diversi cosacchi, di cui due ufficiali, mentre un cosacco di fianco alla casa badava ai cavalli. Entrarono in casa ed uno dei due ufficiali chiese in tedesco a mio padre che parlava tedesco se, nel villaggio, ci fossero dei partigiani, quanti e di quale brigata :- "Non ve ne sono . Vi sono solo i georgiani, circa un migliaio, e sono in fondo al villaggio , passati a fianco dell' organizzazione partigiana Osoppo", rispose mio padre. L' ufficiale chiese poi se la strada, che proseguiva per l' alta valle, fosse interrotta e in quanto tempo si sarebbe potuta raggiungere l' Austria, al che mio padre dette tutte le necessarie informazioni. Avevo allora 19 anni. La guerra era appena finita e regnava un' aria di tensione . Pioveva forte. Quei cosacchi, sfidando la vigilanza partigiana, provenivano dal presidio di Ovaro. Avevano le uniformi bagnate e bagnati erano pure i cavalli accostati alla casa, che dava sulla strada ed era la prima casa del paese venendo da sud.
Usciti di casa con un rapido saluto e rimontati a cavallo, quei cosacchi con folle galoppo si diressero verso Ovaro. Cadeva ancora una pioggia' insistente ed io, uscito sulla strada, li seguii con lo sguardo fino ad una curva, dove scomparvero avvolti in un pulviscolo nebbioso provocato dal furioso scalpiccio dei cavalli nelle pozzanghere.Poco dopo, in quel mattino, un compaesano delle famiglie di industriali del mio paese che, verso fine guerra avevano creato una coalizione con l'organizzazione partigiana Osoppo, sostenendo l'opportunità di attaccare il presidio cosacco di Ovaro per ottenere la resa e, di conseguenza, bloccare la ritirata di oltre trentacinquemila cosacchi in sosta lungo la bassa val Gorto a sud di Ovaro, bussò a casa mia e disse di esporre la bandiera perchè la guerra era finita. Mio padre ed io ci affrettammo precisare che un drappello di cosacchi a cavallo, giunto in avanscoperta da Ovaro, era appena ripartito dopo avere ottenuto informazioni rassicuranti sulla via della ritirata. Il compaesano sorrise sarcasticamente ed aggiunse testualmente che ""... ai cosacchi di Ovaro, fra poco, ci pensiamo noi (partigiani assieme ai georgiani), ...""
La menzionata coalizione di notabili industriali con l' 0rganizzazione partigiana Osoppo anticomunista assunse addirittura direi sovranità decisoria, argomento che però andrebbe spiegato nel suo retroscena e nei dettagli, a me ben noti, ma nel loro assieme ancora mai rivelati motivando le causali, essendo stato a fianco, quale dipendente aggregato, di uno degli esponenti di maggior prestigio, membro del Comitato di Liberazione Nazionale " Val Gorto".
Forze partigiane dell' Osoppo, al comando di Alessandro Foi, con l'appoggio di qualche decina di georgiani che si erano spostati in comune di Forni Avoltri a nord del mio paese, e qualche elemento della Garibaldi che aderì per singola decisione, attaccarono nella tarda mattinata del 2 maggio il presidio di Ovaro che si difese tenacemente finchè, nel primo pomeriggio, intervennero dei rinforzi costituiti dalla Scuola allievi ufficiali di cosacchi di Villa Santina, dotata di un pezzo di artiglieria, e da consistenti forze del I° Reggimento a cavallo del colonnello A.M. Golubow (che io personalmente potei conoscere in Austria nel dopoguerra e dal quale ottenni preziose precisazioni) che si trovava in ritirata a sud di Ovaro. Applicando la tattica dell' accerchiamento i cosacchi del I° Reggimento sorpresero i partigiani alle spalle che caddero colpiti da raffiche, mentre dei georgiani, sorpresi alla periferia del villaggio, furono fucilati quali traditori.
L' attacco ad Ovaro che doveva suggellare trionfalmente l’ operato dell' Osoppo anticomunista assieme alla coalizione dei notabili industriali ch’ ebbe una sua sovranità, onde accogliere l’ imminente ingresso degli alleati americani in arrivo con un titolo d’ onore probatorio della propria arrischiata collaborazione ( in pratica, scusate se mi permetto di osservare, da fascisti alleati dei tedeschi ci si gettava in braccio all’ avversario vincitore), si concluse nel fallimento con conseguente rappresaglia cosacca sulla popolazione civile che comportò 28 vittime e degli incendi di fabbricati. In un’ultima riunione segreta dei membri del C.L.N. e capi partigiani la sera del 1° maggio, in una casa isolata alla periferia nord di Chialina, era stato deciso di rimanere in posizione di trattativa coi cosacchi, ma a modificare le opinioni di alcuni membri del C.L.N. giunsero alla riunione dei nuovi elementi, borghesi, col fazzoletto verde al collo quale attestazione di fiancheggiamento all’ “Osoppo” (si trattava di alcuni imprenditori dell’ industria del legno e qualche altro) i quali col capo partigiano Paolo dell “Osoppo” riuscirono a far prevalere l’opinione di attacco del presidio. A pag. nr. 170 del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”- con nota in calce nr. 15 è incontestabilmente affermato:- L’ opinione dei nuovi elementi ( imprenditori dell’ industria del legno e qualche altro), che rafforzavano il C.L.N. ebbe prevalenza e l’ attacco fu progettato per l’ alba. L’ idea dell attacco era quindi il volere di una terza forza, di natura borghese, che costituiva una corrente a sè stante appoggiata dalla brigata “Osoppo”.
Per farla breve i cosacchi che, secondo il paesano che passò a casa mia invitando ad esporre la bandiera, sarebbero stati sistemati, travolsero invece l' aggressione partigiana, di cui comunque va rispettato il sacrificio delle vittime, talune di giovani promettenti che tuttavia mai avevano sparato un colpo, trascinati ad affrontare un’ azione nell’ illusione di conquistarsi la fama di eroi.... L’ azione, in ogni caso, risultò condotta con svagatezza come ebbe a raccontare, nelle sue memorie, l’insegnante Pittini e, del comandante osovano Alessandro Foi emigrato nell'immediato dopoguerra oltreoceano, non si seppe più nulla.
A tarda notte tra il 2 e 3 maggio i cosacchi del presidio di Ovaro, caricati parte dei morti su carrette che poi furono sepolti lungo la strada oltre il Ploeckenpass, col seguito dei trentacinquemila che sostavano a sud lungo la valle, transitarono nel il mio paese per poi seguire la val Calda verso Paluzza e quindi superare il Ploeckepass. Delle particolarità ancora non pubblicate, frutto di un meticoloso direi appassionato lavoro di ricognizione, riconosciutomi da molte fonti e con onestà d'animo dallo scrittore Carlo Sgorlon, stanno nel mio cassetto.
E’ doveroso aggiungere che, il nucleo di notabili industriali, uno dei quali membro importante del C.L.N. al cui fianco, come già riferito, ebbi ad operare per cui conosco come testimone l’intero sviluppo degli eventi, giunti in macchina ad Ovaro nel primo pomeriggio del 2 maggio in quanto avvertiti che la situazione precipitava e quando ormai stava verificandosi l’ intervento dei rinforzi, furono arrestati dai cosacchi del presidio comandato dal colonnello G.P. Nasikow, cioè non da quelli sopraggiunti a rinforzo, ed allineati per la fucilazione due volte, miracolosamente poi sospesa. Trattenuti come ostaggi nella notte seguirono la lenta angosciosa ritirata, per poi essere lasciati liberi lungo la val Calda prima del villaggio di Ravascletto.Uno di loro, persona che ricordo motivatamente con rispetto per la correttezza morale, direttore di banca nel mio paese, rag. De Antoni Migliorati, associatosi al gruppo dei notabili ritenendo doveroso il rendersi utile nelle circostanze del momento, incontratolo nel dopoguerra a Vicenza mi dichiarò che, dopo il primo intento di fucilazione da parte cosacca, tolse di tasca un bloch notes e, con brevi parole, vi annotò freneticamente le proprie volontà testamentarie...
Nella notte menzionata, mentre nevicava, la ritirata attraversò il mio paese reso disabitato dalla paura e solo pochissimi abitanti si mantennero nelle case. La massa transitò, formata da nere colonne staccate l'una dall'altra, mute perchè nessuno parlava e si sentiva solo il cigolare delle ruote delle carrette e qualche nitrito dei cavalli. La scena era biblica, grandiosa, immagine della sofferta epopea cosacca, che cercava la libertà (...Si suchen die freiheit..!.= Essi cercavano la libertà !) La cosacca T.N. Danilewitsch, convivente del colonnello A.I. Medynsky, dirigente della Scuola allievi ufficiali cosacca, da me rintracciata nel dopoguerra in Inghilterra, mi precisò che, fra le forze in ritirata provenienti dalla linea di fronte del Po, c’ erano due battaglioni di donne cosacche di cui mi descrisse l'uniforme dalle mostrine rosso arancione con le lance incrociate. La cosacca S. Helene Kevorkova, laureata in medicina, conosciuta in Austria nel dopoguerra, mi riferì sulla ritirata delle particolarità interessanti, esternando le sue sensazioni umane vissute con partecipazione ardente in quei giorni di fine guerra gravidi di emozioni, di attese e di speranze. Rammento le sue frasi allorchè, in uno degli incontri in Austria, a Doelsach nell' Osttirol, mi riferì, come infatti ebbi a raccontare nel mio ultimo recente libro "Cosacchi contro Partigiani" a pagg. 132-133, la gioia che provò nella ritirata, in territorio austriaco, dopo aver vissuto le bufere, passando le notti rannicchiata sulle carrette, vedendo nella valle Drava il sorgere del sole sui monti Tauri innevati.
Non posso rinunciare, riguardo la Kevorkova, superando la rigidità storiografica i cui principi non ammettono divagazioni sentimentali e romantiche, a ricordarla come donna dotata di personalità piacente nel cui volto affiorava una velata impronta d’ impercettibile austerità dovuta alle sofferte vicende della guerra. Credo che, dopo il crollo del comunismo all’ est, anni 1989-1990, possa avere fatto ritorno in Russia, ma non nascondo che provo nostalgia ricordando i piacevoli colloqui, evocativi di consumate lontane tragedie ed altre vicende, nel clima distensivo dell’ Osttirol in Austria, terra dai sentieri ordinati, ed in estate profumata di bosco, di fieno e garofano selvatico.
6 gennaio 2019 CARNIER PIER ARRIGO
domenica 10 novembre 2019
BONANNI DIONISIO “Denis” “ROSSO”, fratello di KATIA, comandante del battaglione “GIORNATE NERE (Garibaldi)
PIER ARRIGO CARNIER·VENERDÌ 8 NOVEMBRE 2019·2 MINUTI7 letture
COMUNICATO
Le vecchie carte parlano…
* * *
Mi è capitato, in questi giorni, di riprendere nelle mani un carteggio rilasciatomi a suo tempo da Bonanni Dionisio “Denis”, fratello di “Katia” nota partigiana compagna di “Mirko”. Ebbi quel carteggio dal Bonanni, col quale ovviamente dialogai, ex comandante del battaglione “Giornate Nere” della Garibaldi, nome di battaglia “Rosso”, emigrato nel dopoguerra in Francia, in occasione a delle licenze che trascorreva presso genitori in Carnia, a Raveo. Seppi da altre fonti che in Francia era stimato e lavorava alle dipendenze di una personalità importante. Ai genitori Sante Bonanni e Giuseppina Zanier feci visita più volte a Raveo, paese silenzioso che sembrava riposare nella quiete del passato e precede l’alta valle di Pani dove io vissi la tragedia dell’ ” Ors” (cav. Antonio Zanella), assassinato con la figlia in una solitaria notte di neve: 5 marzo 1955. Entrambi, i genitori, erano dei ferventi antifascisti, ma alla domanda del perché lo fossero non mi dettero motivate spiegazioni: era convinzione che si era in loro formata in Francia, dov’ erano vissuti degli anni coi figli, per poi rientrare in Italia. Katia (Gisella) e Dionisio avevano, in ogni caso, lo slancio vigoroso del nazionalismo patrio francese, capace di reagire alle ingiustizie sociali, come tutt’ ora ne dà prova eloquente la popolazione francese. Di Dionisio, un suo amico partigiano (Castellani) mi disse che era un ottimo tiratore: lo vide in azione durante l’attacco a Sappada che, nell’agosto 1944, portò alla resa di quel presidio di gendarmeria tedesca. Arrestato successivamente dai tedeschi Dionisio, sotto dure minacce, ebbe dei momenti fragili e fu costretto a dare certe informazioni. Nelle sue carte, che ovviamente avevo lette, ho scorso di nuovo date importanti su vicende partigiane specie riguardo il burrascoso periodo autunnale 1944 post rastrellamenti tedeschi, mentre col suo battaglione, dalla pedemontana occidentale, si spostava verso la Carnia, con sosta a Poffabro ed altre località, tenendo contatti coi capi “Andrea”, “Ninci”, “Nestore”…. Anche lui, come “Fischietto” mi parlò di vicende rimaste nell’ ombra ivi compreso il caso Olmo, così come anche altri me ne parlarono, ormai passati a miglior vita. Rivedendo vecchie carte, a volte sgualcite si sente che, dalle stesse, traspare l’essenza di vicende vissute e sofferte. Le vecchie carte parlano…
15 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
Grazie ai numerosi lettorI per l'interesse al contenuto di questo mio post riferito al fratello di Katia, Dionisio, comandante partigiano, nome di battaglia "Rosso" di cui conservo un' interessante foto nell' abbigliamento partigiano, mai pubblicata, carica di quel pathos tipico della Garibaldi. Dionisio, in fiducia, si aprì con me a preziose oscure confidenze evocative di quell' insovvertibile senso di trionfo, perlomeno iniziale, della lotta armata, quel poter decidere senza preamboli questioni di vita e di morte .... Mi riferì molti particolari su Mirko, che andrò a pubblicare nella monografia che ho in progetto di concludere. Era emigrato in Francia e, come già scrissi seppi da fonte certa che si trovava al servizio di un' importante persona ed era, mi si disse, molto stimato. Ci incontravamo quando, per un soggiorno presso i genitori, tornava brevemente a Raveo. Il suo passato da comandante partigiano che io, conoscendo bene la situazione capivo, aveva lasciato traccia di qualche rancore per cui lo costringeva a stare in guardia, e così era per altri ex partigiani. In un' ultima sua venuta in paese una mattina trovò la macchina a terra con le gomme sgonfiate, perforate con un arma da taglio. Da allora non fece più ritorno in paese, a Raveo. Coi genitori Bonanni Sante Giuseppe e Zanier Giuseppina, che avevano vissuto l' esperianza dell' emigrazione , ebbi veramente vari incontri e lunghe conversazioni.
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