domenica 10 novembre 2019
BONANNI DIONISIO “Denis” “ROSSO”, fratello di KATIA, comandante del battaglione “GIORNATE NERE (Garibaldi)
PIER ARRIGO CARNIER·VENERDÌ 8 NOVEMBRE 2019·2 MINUTI7 letture
COMUNICATO
Le vecchie carte parlano…
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Mi è capitato, in questi giorni, di riprendere nelle mani un carteggio rilasciatomi a suo tempo da Bonanni Dionisio “Denis”, fratello di “Katia” nota partigiana compagna di “Mirko”. Ebbi quel carteggio dal Bonanni, col quale ovviamente dialogai, ex comandante del battaglione “Giornate Nere” della Garibaldi, nome di battaglia “Rosso”, emigrato nel dopoguerra in Francia, in occasione a delle licenze che trascorreva presso genitori in Carnia, a Raveo. Seppi da altre fonti che in Francia era stimato e lavorava alle dipendenze di una personalità importante. Ai genitori Sante Bonanni e Giuseppina Zanier feci visita più volte a Raveo, paese silenzioso che sembrava riposare nella quiete del passato e precede l’alta valle di Pani dove io vissi la tragedia dell’ ” Ors” (cav. Antonio Zanella), assassinato con la figlia in una solitaria notte di neve: 5 marzo 1955. Entrambi, i genitori, erano dei ferventi antifascisti, ma alla domanda del perché lo fossero non mi dettero motivate spiegazioni: era convinzione che si era in loro formata in Francia, dov’ erano vissuti degli anni coi figli, per poi rientrare in Italia. Katia (Gisella) e Dionisio avevano, in ogni caso, lo slancio vigoroso del nazionalismo patrio francese, capace di reagire alle ingiustizie sociali, come tutt’ ora ne dà prova eloquente la popolazione francese. Di Dionisio, un suo amico partigiano (Castellani) mi disse che era un ottimo tiratore: lo vide in azione durante l’attacco a Sappada che, nell’agosto 1944, portò alla resa di quel presidio di gendarmeria tedesca. Arrestato successivamente dai tedeschi Dionisio, sotto dure minacce, ebbe dei momenti fragili e fu costretto a dare certe informazioni. Nelle sue carte, che ovviamente avevo lette, ho scorso di nuovo date importanti su vicende partigiane specie riguardo il burrascoso periodo autunnale 1944 post rastrellamenti tedeschi, mentre col suo battaglione, dalla pedemontana occidentale, si spostava verso la Carnia, con sosta a Poffabro ed altre località, tenendo contatti coi capi “Andrea”, “Ninci”, “Nestore”…. Anche lui, come “Fischietto” mi parlò di vicende rimaste nell’ ombra ivi compreso il caso Olmo, così come anche altri me ne parlarono, ormai passati a miglior vita. Rivedendo vecchie carte, a volte sgualcite si sente che, dalle stesse, traspare l’essenza di vicende vissute e sofferte. Le vecchie carte parlano…
15 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
Grazie ai numerosi lettorI per l'interesse al contenuto di questo mio post riferito al fratello di Katia, Dionisio, comandante partigiano, nome di battaglia "Rosso" di cui conservo un' interessante foto nell' abbigliamento partigiano, mai pubblicata, carica di quel pathos tipico della Garibaldi. Dionisio, in fiducia, si aprì con me a preziose oscure confidenze evocative di quell' insovvertibile senso di trionfo, perlomeno iniziale, della lotta armata, quel poter decidere senza preamboli questioni di vita e di morte .... Mi riferì molti particolari su Mirko, che andrò a pubblicare nella monografia che ho in progetto di concludere. Era emigrato in Francia e, come già scrissi seppi da fonte certa che si trovava al servizio di un' importante persona ed era, mi si disse, molto stimato. Ci incontravamo quando, per un soggiorno presso i genitori, tornava brevemente a Raveo. Il suo passato da comandante partigiano che io, conoscendo bene la situazione capivo, aveva lasciato traccia di qualche rancore per cui lo costringeva a stare in guardia, e così era per altri ex partigiani. In un' ultima sua venuta in paese una mattina trovò la macchina a terra con le gomme sgonfiate, perforate con un arma da taglio. Da allora non fece più ritorno in paese, a Raveo. Coi genitori Bonanni Sante Giuseppe e Zanier Giuseppina, che avevano vissuto l' esperianza dell' emigrazione , ebbi veramente vari incontri e lunghe conversazioni.
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