CARNIER PIER ARRIGO
COMUNICATO - PIEVE DI SAN GIORGIO
Cari amici lettori vengo a pubblicare alcune note evocative di ricordi ancora vivi, anzi vivissimi nella mia memoria, traedo poi delle considerazioni....!!!
CARI INDIMENTICABILI RICORDI
Pier Arrigo Carnier Pieve di San Giorgio di Comeglians, mio luogo natale su cui scriverò qualcosa. Fu in questa chiesa che, il 26 agosto 1950, ebbe luogo il mio matrimonio di rito cattolico con Wanda Solari. La nota cantante italiana Elda Toniutti, con accompagnamento di organo, cantò per noi nel corso della cerimonia, l' Ave Maria di Schubert che commosse tutti i presenti. Nel pomeriggio iniziò il nostro viaggio nuziale con mete Venezia, Trento, Merano..... A Venezia passammo la prima notte al Grand Hotel Rojal in Riva degli Sciavoni. Passammo diversi splendidi giorni a Merano all' Hotel Flora. Rammento la diligenza ed i comportamenti silenziosi dei camerieri. Merano mi ricordava il periodo trascorso da militare, nel battaglione alpini Trento della divisione Tridentina quale caporal maggiore a Maja Bassa, luogo splendido.... Prima avevo passato un anno ad Aosta nel battaglione Aosta - divisione Cuneense.Mi meraviglia il fatto che oggi guardo questo luogo, la Pieve di San Giorgio, quasi come un estraneo. Prevale in me un ricordo gelido di tristezza, senza esaltazioni. Ricordo che con mia madre da ragazzo, quando salivamo lassù, dopo la messa lei con me sostava fuori nell' area cimiteriale e guardava giù la vecchia zona cimiteriale dove erano stati sepolti i suoi genitori, e piangeva. Proprio di fonte all' ingresso della Chiesa esisteva, su una tomba, la statua marmorea di un angelo dal volto bellissimo con espressione addolorata, opera meravigliosa e commovente dello scultore carnico Pochero di Rigolaro. Credo che detta statua non sia andata perduta e si trovi in deposito, privatamente conservata, presso villa Da Pozzo di Maranzanis. Dall' esterno della chiesa, a levante, la vista del paesaggio era stupenda. Si notava di fronte a sinistra il monte Podzof, splendido nella sua prateria dove, verso l' alto spiccava il grande stallo detto Bedoet di proprietà degli accennati Da Pozzo, casato cui appartenne il noto pittore omonimo. Del medesimo , nella chiesa di Povolaro, esisteva e ritengo esista ancora un suo quadro raffigurante la Vergine su cui, si diceva che, il volto della sessa fosse stato dipinto a somiglianza di una donna del luogo, madre di una mia cara compaesana di nome Irma ( Irma Di Vora) che perdette un fratello, Ite, nella guerra di Grecia, anni quaranta. Molto altro vi sarebbe da dire per cui vengo a riferire alcuni particolari connessi alle vicende di fine seconda guerra uno dei quali richiama ricordi della Pieve di San Giorgio.
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Il grosso della Freiwilligen Brigade Nord Kaukasus si era ritirato verso l' Austria nei giorni di fine aprile 1945 per cui, il Secondo battaglione del primo reggimento aveva lasciato il mio paese. La ritirata cosacca era, invece, ancora in corso. Personalmente non posso dimenticare un fatto verificatosi il 28 aprile . Rientrando in paese vidi sulla piazza il comandante caucasico , tornato indietro a cavallo mentre le forze di presidio in ritirata stavano oltre il villaggio sulla strada verso Povolaro. Con la pistola in mano redarguiva gridando il tenente medico Ivan, che si era nascosto presso una famiglia per disertare. Dopo averlo stanato, sotto minaccia dell' arma puntata, lo costrinse a mettersi davanti al cavallo e camminare per cui lo ricondusse tra le forze in marcia. Come poi seppi il tenente voleva disertare poichè , in paese, si era fatto un amante che si trovava incinta. Si trattava della convivente di un notabile che, al termine della gravidanza , dette la luce una bambina con piena consapevolezza dei paesani che era figlia del tenente medico caucasico.
Altro fatto rimasto nei miei ricordi. Mi riferisco al 1° maggio 1945. Avevamo chiuso la casa a Comeglians ed eravamo andati a Mieli, paesino a nord distante dall' arteria di transito delle forze in ritirata che avrebbero attraversato il mio paese e, alla periferia nord. imboccato la strada della val Calda con obbiettivo l' Austria. Passammo la notte a Mieli, direi senza dormire assieme a diversi altri paesani. Nel pieno della notte con mio fratello Alcide, mi portai nella parte alta del paese. a località Palota. Di là si vedeva la ritirata cosacca : nera colonna frammista a carriaggi che, dopo Povolaro, saliva in silenzio lungo i tornanti della strada. Nevicava. Conservo nella memoria i particolari di quella visione fantasmica, descritti in parte nelle mie pubblicazioni. Nell' indomani 2 maggio, dopo aver udito una forte deflagrazione, la ritirata procedeva ancora. Ci parve giusto però renderci conto di ciò che succedeva per cui, verso mezzogiorno assieme a mio fratello lasciammo Mieli e ci portammo sul sagrato posto sull' altura dominante della Pieve di San Giorgio. Aveva cessato di nevicare e, il fondovalle verso sud, ci apparve luminoso. Si sentiva l' eco di scoppi e mitragliamenti
Giunsero di li a poco alcuni ovaresi, uomini e giovinastri che conoscevo di vista, partigiani improvvisati, facce da spacconi di paese taluni animati dal' interesse di riuscire ad arraffare qualcosa, in fuga da Ovaro . Ci dissero che i partigiani avevano attaccato il presidio cosacco di Ovaro. Volevano anche loro controllare, da quel punto dominante, cosa accadeva nella valle. Indossavano giacche da cosacco delle nuove uniformi distribuite alle truppe in fase di recente riorganizzazione, supponibilmente tolte a dei morti e disponevano di fucili Mauser che, sinceramente, mi dispiaceva vederli nelle loro mani.... Da quel luogo di osservazione si vedeva lontano, a sud, il villaggio di Ovaro dove, da due punti si alzavano fiamme e nere nuvole di fumo.. Gli ovaresi si fermarono poco mentre io e mio fratello Alcide, ci trattenemmo. Tutto a un tratto il brontolio degli scoppi si spense, la battaglia di Ovaro era quindi cessata. Simultaneamente sempre guardando a sud , sul lato sinistro della valle verso il villaggio di Clavais (Clavaias) in una zona soleggiata di prati e campi appena arati, notammo degli elementi isolati ed a gruppi in corsa verso nord. Come poi sapemmo si trattava di partigiani e fiancheggiatori che, sfuggendo al contrattacco cosacco su Ovaro, si erano dati alla fuga lasciando sul terreno delle vittime. Ci fermammo ancora e, sotto di noi, notammo un' altra scena. In fondo al paese di Comeglians, dalla galleria della strada che segue con direzione a nord per Rigolato e Forni Avoltri, vedemmo uscire due uomini con una portantina sulla quale stava un uomo morto del tutto nudo. I due uomini,scesero su un sentiero e si portarono sull' orlo del fiume Degano che correva sotto di noi,depositando il cadavere sotto un'alta parete di roccia strapiombante. A mio giudizio doveva trattarsi di uno dei feriti cosacchi portati dai partigiani da Ovaro, nella tarda mattinata del 2 maggio nell' albergo Val Degano del mio paese, che lo si volle nascondere alla vista delle forze cosacche in ritirata
ed evitare un' azione di vendetta cioè di rappresaglia ..La vicenda di quel morto rimase così insoluta. Certamente c'era chi sapeva, ma si tacque.....
Riprenderò possibilmente a raccontare in un prossimo futuro, anche soprattutto per far luce sul fango di menzogne che, proprio di recente, sta uscendo su certa stampa allineata a sinistra, per mano di pennaioli e sedicenti storici che si prestano, onorati di tenere in piedi in qualsiasi modo una versione della resistenza e dell' occupazione elaborata e tritata a tavolino.
30 maggio 2020
CARNIER PIER ARRIGO
L' argomento Pieve di San Giorgio per i miei ricordi personali connessi ha suscitato inatteso forte interesse. 6 giugno 2020
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