MONTAGNE. MALGHE , RICORDI - .FOTO SCATTATA DA KELEN FABBRO
La vasta assidua ricognizione, che apprezzo molto, di Kelen Fabro nel teatro di montagne e malghe della Carnia, delinea un lato della ragione di vita, un impegno dell' essere, che rimuove in me care , ardenti sensazioni degli anni giovani. La complessità dei pascoli con malghe, voci di pastori, echi lontani, profumo di resina che l' aria trascina fuori di macchie di bosco, ramaglie bruciate, fumo di casera, era un regno in cui ti sentivi staccato dal resto del mondo, respiravi un' atmosfera di libertà sovrana. Il nome di ogni malga aveva personalità, dettava autonomia e suscitava sensazioni . Nella diramazione dei sentieri e tratturi ( i viaz), nei campigli sciupati, a stagione inoltrata, dal calpestio delle bestie, nel silenzio stanco dei pomeriggi settembrini pre smonticazione, c'era un linguaggio indefinibile che ascoltavi. Nell' aria stagnava il profumo di maturità del pascolo pervaso da chiazze d' erbe ingiallite e sgretolato dalle zampate delle vacche. Avvertivi il senso che la stagione era finita per cui bisognava andare, chiudere le porte degli alloggiamenti, lasciare la malga e provavi nostalgia. La sera, nella casera, bramavi sentire il fuoco che ardeva nella cavità del lastrico, ascoltare crepitio di frasche che bruciavano, metterti accanto....
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