In previsione della
ricorrenza del 7 febbraio, data in cui cade il 71° anniversario dell’esecuzione
di Porzûs è apparso, il 25 gennaio, un articolo sulla stampa regionale, che ha
messo in luce le discordanze in essere
riguardo le modalità della
commemorazione, da cui traspaiono dissensi tra coloro che si pongono come
pretendenti a gestire l’iniziativa. L’argomento Porzûs, utilizzato a lungo a fini politici,
soprattutto a suo tempo dalla Democrazia
Cristiana per raccogliere voti in ricorrenze elettive, è ormai logoro, travolto da pareri di
pennaioli venuti al mondo nel dopoguerra
che si sono sbizzarriti in versioni
bizantine, tentando di proporre le vere motivazioni dal caso, lasciando
comunque Giacca ( Toffanin Mario) al centro delle colpe, con l’addebito che
avrebbe compiuto l’azione di testa sua, scaricando in tal modo il Pci (Partito
Comunista Italiano). Fonte attendibile tedesca, ex Alto comando SS. e Polizia di
Trieste, non la pensava in tal modo ed ebbe a dichiararmi come stavano le cose
che coincisero con le accuse del Toffanin all’ Osoppo.
Riguardo Porzûs su.Vikipedia
(Facebook) è segnalata la mia linea i giudizio che combacia con quella di
Pallante, nettamente diversa dalle
versioni conformistiche. Ebbi con
Giacca, nel dopoguerra, vari incontri,
ultimamente nella sua modesta casa restaurata a Scoffie in Slovenia, di cui
conservo le foto, ed i confronti tra le mie e le sue prove concordano. Sotto il
profilo storico mi resi conto che era un idealista emerso dalla classe operaia, rimasto povero. Gli sottoposi alcune
osservazioni tra cui quella che alcuni degli eliminati non avevano presumibili
colpe ed avrebbero potuto essere risparmiati, ma secondo il suo giudizio, le circostanze ed il sussistente contagio
comportavano l’eliminazione… Mi ripeteva con candore “” …quelli li ho uccisi io
e lo rifarei !!”” . Mi disse anche, più volte, che il suo sogno era di entrare
a far parte dell’Armata Rossa sovietica.
Si trovava ad Aidussina allorchè gli alleati nel 1945 occuparono
Trieste, quando avvertì odor di bruciato
cioè fu informato che la polizia britannica lo stava cercando. Fece in tempo a passare sotto protezione
iugoslava di Tito. Oggi quei luoghi della Slovenia sono tranquilli, distensivi,
piacevoli ma allora erano tempi da brividi
in cui i graniciari sparavano a
vista agli slavi che, clandestinamente,
tentavano di passava il confine verso l’Italia.. Per il Toffanin la Federativa Iugoslava
ritenne di negare l’estradizione per essere trasferito sotto processo in
Italia, in quanto il leader Togliatti avrebbe
raccomandato protezione per lui ed
altri, ivi rifugiati e avrebbe fatto altrettanto per i molti ex partigiani
rifugiati in Cecoslovacchia Il
presidente Pertini, mettendo fine alla posizione del Toffanin, imputato contumace
che mai comparve nella lunga serie di
processi tenuti in Italia sul caso Porzûs,
gli concesse la grazia.con provvedimento del 29 luglio 1973, di cui tengo copia.
Scrissi sul Toffanin grandi articoli su
varie testate mai contestati da alcuno.
Una delle ultime sceneggiate
su Porzûs fu lo storico abbraccio, nel febbraio 2006, fra don Redento Bello, parroco
fra gli osovani e Vanni Padoan capo
partigiano comunista. Si trattò di messinscena frutto di un connubio finalizzato
a buttar fumo negli occhi come se fosse possibile cancellare con un colpo di spugna
una storia di crude rivalità ideali, finzioni e delazioni che motivarono la spedizione guidata da Giacca su
Porzûs e l’esecuzione.
26 gennaio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
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