Pier Arrigo Carnier (Foto di Alida Carlevaris)- Mione di Ovaro (Carnia): Il famoso palazzo del conte Micoli Toscano, grande proprietario ed industriale, fine '800.inizio'900. In detto palazzo troneggiante sulla destra del medio Gorto, nel 1939 fu ospite, durante le manovre militari, Umberto di Savoia principe di Piemonte. Un erede dei Toscano mi raccontò che nella camera destinata ad ospitarlo l'addetto al cerimoniale di casa Savoia, fece disporre i mobili in modo tale che, al mattino, nel servire la colazione al principe, fosse rispettata l'etichetta delle ossequianti tradizionali modalità. Allora ragazzo assistetti personalmente, nella zona pianeggiante alla destra di Comeglians, alla parata militare in onore del principe, ovviamente presente. Vi prese parte l'intero Reggimento di fanteria Re e due battaglioni di bersaglieri di cui alcuni ufficiali sfilarono davanti al principe con una gloriosa bandiera della prima guerra mondiale. Ricordo che a un certo punto s'era messo a piovere e molti notarono che, sulla splendida uniforme del principe, le gocce d' acqua scorrevano senza bagnarla. Erano tempi di assoluta fedeltà alle istituzioni ed al sacro ideale di Patria..Eravamo in pieno periodo fascista, un regime sorto per salvare l'Italia dallo sfascio in cui lo stava precipitando l'attività delle sinistre nel periodo iniziale del termine della prima guerra mondiale.. Tralasciando considerazioni di parte mi permetto di osservare che, al governo, mai ebbero a verificarsi atti finalizzati ad appropriazione indebita di denaro pubblico
mercoledì 27 luglio 2016
sabato 16 luglio 2016
BONANNI DIONISIO “Denis” “ROSSO”, fratello di KATIA, comandante del battaglione “GIORNATE NERE (Garibaldi).
COMUNICATO
Le
vecchie carte parlano…
* * *
Mi è capitato, in questi giorni, di riprendere nelle mani un carteggio rilasciatomi a suo tempo da Bonanni
Dionisio “Denis”, fratello di “Katia” nota partigiana compagna di “Mirko”. Ebbi
quel carteggio dal Bonanni, col quale ovviamente dialogai, ex comandante del battaglione “Giornate Nere”
della Garibaldi, nome di battaglia “Rosso”, emigrato nel dopoguerra in Francia,
in occasione ad una delle licenze che
trascorse presso genitori in Carnia, a
Raveo. Seppi da altre fonti che in Francia era stimato e lavorava alle
dipendenze di una personalità importante. Ai genitori Sante Bonanni e
Giuseppina Zanier feci visita più volte a Raveo, paese silenzioso che sembrava
riposare nella quiete del passato e che precede
l’alta valle di Pani dove io vissi la tragedia dell’” Ors”, assassinato con la
figlia in una solitaria notte di neve: 5
marzo 1955. Entrambi, i genitori, erano dei ferventi antifascisti, ma alla
domanda del perché lo fossero non mi dettero motivate spiegazioni: era convinzione che si era in loro formata in Francia, dov’erano vissuti degli anni coi figli, per poi rientrare in Italia.
Katia (Gisella) e Dionisio avevano, in
ogni caso, lo slancio vigoroso del nazionalismo patrio francese, capace di
reagire alle ingiustizie sociali, come tutt’ora ne dà prova eloquente la popolazione francese. Di
Dionisio, un suo amico partigiano
(Castellani) mi disse che era un ottimo tiratore: lo vide in azione durante l’attacco
a Sappada che, nell’agosto 1944, portò alla resa di quel presidio di gendarmeria tedesca.
Arrestato successivamente dai tedeschi Dionisio, sotto dure minacce, ebbe dei momenti
fragili e fu costretto a dare certe informazioni.
Nelle
sue carte, che ovviamente avevo lette,
ho scorso di nuovo date importanti su
vicende partigiane specie riguardo il burrascoso periodo autunnale 1944 post
rastrellamenti tedeschi, mentre col suo
battaglione, dalla pedemontana occidentale, si spostava verso la Carnia , con sosta a
Poffabro ed altre località, tenendo contatti coi capi “Andrea”, “Ninci”, “Nestore”…. Anche lui, come
“Fischietto” mi parlò di vicende rimaste
nell’ombra ivi compreso il caso Olmo, così come anche altri me ne parlarono ormai passati a miglior vita.
Rivedendo
vecchie carte, a volte sgualcite si sente che, dalle stesse, traspare l’essenza
di vicende vissute e sofferte. Le
vecchie carte parlano…
15
luglio 2016
PIER
ARRIGO CARNIER
sabato 9 luglio 2016
COSACCHI IN POLONIA NEL 19O8.
I Cosacchi del 2° Reggimento ORENBURG a Kielce in Polonia, il 21 aprile 19o8.
venerdì 8 luglio 2016
giovedì 7 luglio 2016
IL PARTIGIANO “FISCHIETTO"
COMUNICATO BREVE
Alle Associazioni culturali dell’ Austria e
Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del
basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle
Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia,
Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord
Caucaso e Monaco di Baviera.
* * *
Ad integrazione della
risposta da me data il 4 luglio corr. al sig, Giacomo Oberto , a seguito di
alcuni messaggi positivi pervenutimi anche telefonicamente, ritengo di
aggiungere seguente nota.
La
riesumazione, così chiamiamola, del ricordo del partigiano “Fischietto” e
quanto dal medesimo confidatomi, in anni
lontani, nel ripercorrere la sua rovente vicenda partigiana con vari
riferimenti, quali ad esempio l’eliminazione di Olmo, alcune particolarità
sull’ attacco osovano al presidio cosacco di Ovaro ed altro, ha ulteriormente riacceso in me la
persuasione anzi direi l’impegno di
consolidare e rendere pubblici, quanto
prima possibile, pur sussistendo purtroppo altri impegni che devo concludere e che io solo posso condurre, fatti ed eventi decisamente incisivi della storia
partigiana in Carnia, con particolare riferimento alla corrente rossa e,
prescindendo da giudizi di merito, evidenziando
elementi ritenuti di ferma fedeltà
filostalinista. Il punto chiave sta nel fatto che quantomeno gli elementi guida responsabili della corrente rossa non erano attendisti come altri antiprogressisti scesi in campo tardivamente. Essi, della corrente rossa, davano una mano agli alleati britannici e statunitensi, ma loro obbiettivo era di favorire gli ideali di Stalin e della nascente Federativa iugoslava di Josip Broz Tito.
07
luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
lunedì 4 luglio 2016
VALUTAZIONI POSITIVE SU MIO POST " UN CHIARIMENTO SARA' RAGGIUNTO..." DEL 23.6.2016 E MIO INTERVENTO IN RISPOSTA AL LETTORE GIACOMO OBERTO.
COMUNICATO
Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera
* * *
Molti hanno condiviso il mio post di 7 paragrafi dal titolo UN CHIARIMENTO SARA’ RAGGIUNTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, SU DELLE PARTICOLARITA’ DI RILIEVO ed altri mi hanno telefonato mentre taluni hanno ritenuto di formulare delle considerazioni, una delle quali ritengo, qui di seguito, di riportare:
-Giacomo Oberto.
Grazie
a Lei, finalmente si fara' luce sulla verita' di certi fatti successi allora. A
causa dei partigiani sono successe tutte quelle rappresaglie che conosciamo
mentre se, nell'ultima settimana di
guerra i partigiani avessero consentito ai cosacchi di ritirarsi,
senza ostacolarli, la popolazione non avrebbe subito alcuna rappresaglia.
Faccio un piccolo esempio: a Paularo, quando non c'era ancora la gendarmeria
tedesca e cosacca, i partigiani del luogo e vicinato, spadroneggiavano in
paese, hanno ucciso e malmenato
dei soldati della RSI che erano in licenza e certe volte, per procurarsi del
cibo, hanno picchiato e minacciato la gente, prendendo tutto quello che
avevano, e in special modo, la frase che io da piccolo sentivo dire dai vecchi,
mi ricordero' sempre, era "Partigiani ruba formaggio". Lo portavano infatti
orgogliosi, infilzato sulla baionetta. Quando sono arrivati 4 tedeschi e
cosacchi, i partigiani nessuno li ha più
visti fino alla fine della guerra. E questi sarebbero i patrioti che hanno
salvato l' Italia dall'invasore ??
_______________________
Egregio
Giacomo Oberto, ho ricevuto nel tempo
altre dichiarazioni simili alla sua, che ho anche pubblicato su Internet . Venendo ai fatti partigiani nel comune di
Paularo, attraverso informazioni del tempo, essendo stato allora dipendente
amministrativo, sebbene studente, di una grossa azienda di utilizzazioni
forestali dove il presidente era consigliere del CLN "val Gorto",
battevo a macchina i risultati delle sedute del CLN, presenziavo ad
incontri riservati e, gioco forza, mi
riusciva di sapere quanto accadeva in Carnia. Ora, riguardo Paularo-Ligosullo,
negli anni ottanta ho passato due anni sul posto nel condurre e concludere, su
mandato, una grossa operazione patrimoniale quale esperto di diritto dei beni medievali ad uso civico ed allodiale. Ebbi
quindi modo di parlare con protagonisti partigiani e testimoni locali e
acquisire la conoscenza di fatti e vicende. I fatti per mano partigiana, cui
lei accenna in quel di Paularo, si sono verificati ed anzi ho avuto modo di
ascoltare e raccogliere delle precise dichiarazioni. Intorno all’ inizio degli
anni sessanta, mi è capitato di rivedere il partigiano della Garibaldi, “Fischietto” cittadino di Mione (Ovaro) noto
autista del comandante “Aso” che viaggiava su una lussuosa fuori serie col suo capo. Uscito, dopo lunghi anni di
detenzione dal carcere di Porto Azzurro,“Fischietto” mi raccontò la vicenda di
un noto fascista (Arrigoni) prelevato
dal suo capo a Tolmezzo, sfondando poi, nell’ uscire dalla cittadina, il posto di blocco tedesco e quindi, dopo aver
percorso la val But e raggiunto Paularo, proseguendo lungo la strada che sale
verso malga Stua Ramaz, luoghi che
conosco come le mie tasche, a un certo punto il fascista venne eliminato con
due colpi di pistola e scaricato sul posto. “Fischietto” fu condannato per
questa ed altre vicende anche se lui era
solo l’ autista, ma il suo capo era deceduto durante un’azione in quel di
Sappada, verso la fine della stagione partigiana...Mi raccontò dettagliatamente molte altre preziose vicende chiedendomi in qualche modo di aiutarlo con denaro, ciò che feci perché non aveva un soldo e mi faceva pena. Seppi molte cose con particolarità sul caso Olmo, su Ovaro etc. ( Breve parentesi : …io e “Fischietto”ci conoscevamo fin da ragazzi. Prima di buttarsi a fare il partigiano egli lavorava con l’azienda di trasporti Cimenti di Entrampo, località vicina al mio paese. Faceva il camionista addetto al trasporto di tronchi, dai punti di carico nei boschi alle segherie di fondovalle. Un lavoro di levatacce. Partiva alle tre del mattino con un rumoroso “Bielle” che saliva rimbombante la silenziosa val Pesarina per ra ggiungere i neri boschi di Lavardêt dove , all’interno, sembrava notte anche di giorno. Talvolta andavo con lui per poi lasciarlo nella località menzionata e raggiungere le grandi malghe verso il confine col Cadore). Poco dopo essere stato rimesso in libertà “Fischietto” venne di nuovo arrestato, in Comelico, su una macchina rubata e tornò in carcere. Morì qualche anno dopo abbandonato da tutti. So anche di altre esecuzioni in zona di Paularo, una delle quali al passo Duron, di un milite della Salò, il quale tuttavia sembra si fosse reso colpevole di estorsione. Confesso che sento sempre dell’ interesse per quello che mi raccontava “Fischietto” di cui naturalmente stesi memoria, perché rivivo quei tempi ed i momenti, taluni da brivido che meritano di essere raccontati, e rammento il periodo finale dell’autunno 1944 che, coi grandi rastrellamenti tedeschi, travolse la lotta e le speranze della stessa….. Riguardo la vicenda di Ovaro, cui lei accenna parlando di rappresaglie cosacche, ho già pubblicato molto, sia editorialmente che giornalisticamente e tramite Facebook, ma pubblicherò ancora. Nelle vicende partigiane dell’ Adriatisches Küstenland (Carnia, Friuli etc.) esiste un’ombra che certamente oscura l’impegno patriottico che, in prevalenza, non c’ è stato anche se molti degli aderenti al movimento hanno poi pagato con la vita, esecutati dai tedeschi o deportati, ma questa è una conseguenza e non la prova dell’ impegno patriottico.Pur con tutti gli aspetti fuorvianti dell’iniziativa
partigiana, tenendo fermo il concetto che il seme per germogliare deve marcire, nutro interesse per taluni accadimenti
di cui fu protagonista la corrente rossa, riguardo i quali lo storico, ed io
tale mi ritengo, più che valutazioni di
merito deve spiegare le causali andando oltre il pubblico giudizio che spesso è solo apparente, come nel caso
Porzus su cui ho pubblicato, editorialmente e giornalisticamente ed anche via
Internet, le causali fondate che
motivarono l’esecuzione. E questo si chiama fare lo storico.
04 luglio 2016
PIER ARRIGO
CARNIER
sabato 2 luglio 2016
PESARIIS, VILLAGGIO DEL COMUNE DI PRATO CARNICO (CARNIA)
Ho condiviso un paio di foto scattate su
Pesariis, autrice Alida Carlevaris che, per la verità non conosco, spinto dall’
intento di esprime sul villaggio qualche nota di colore anche e perchè, il
medesimo, dette i natali a mia moglie. Ho notato di recente, nel sito Home di
Facebook, un ripetersi di varie pubblicazioni fotografiche sui paesi della
Carnia, con relative interessanti particolarità nei dettagli: stemmi familiari,
stipiti, vecchie porte annerite di pregio, maniglie ed altro. C’ è da dire,
innanzitutto, che Pesariis ebbe geniali valligiani, i Solari, che in passato
(1700), dettero vita con laborioso impegno, alla creazione dello strumento che
misura il tempo, l’
orologio da parete robusto e tecnicamente evoluto e poi per vari usi
industriali, iniziativa ch’ ebbe successo, oggi conosciuta e
stimata in campo mondiale. Pesariis nel 1945 contava 1500 abitanti purtroppo
oggi ridotti, ritengo, si e no a un centinaio. L’immagine di Pesariis va
raccontata negli aspetti più minuti. Premetto che, nel ventennio fascista e
dopo fino agli anni cinquanta la
Carnia ebbe un’economia in qualche modo autosufficiente, che
si reggeva su risorse agro-silvo-pastorali. Nei prati di montagna della
profonda valle che si allunga verso il Cadore, i valligiani sfalciavano ogni
fuscello perfino sulle ripide pale fra le rocce dolomitiche, lavoro svolto
normalmente dalle donne, ardite montanare. L’ odore di fieno regnava dovunque.
Attività rilevante che assorbiva stagionalmente uomini e giovani era quella del
boscaiolo in cui Pesariis e l’intera valle vantavano degli specialisti :
desidero ricordare alcuni nomi di boscaioli famosi che, personalmente, conobbi
al tempo in cui, seppure studente, lavoravo come amministrativo in un’
importante azienda di utilizzazioni forestali: Casali Romano , Gonano Emiro,
Cimador Erminio, ma molti altri andrebbero citati solo che, lì per lì, mi
sfuggono i loro nomi. Va ricordato inoltre che, alla fine della prima guerra
mondiale, così come alla fine della seconda, molti giovani ed uomini validi,
stante la carenza di lavoro affrontarono l’emigrazione particolarmente in
America e nel Canadà, che costò sacrifici, rinunce, amarezze nel distacco dalla
propria terra, lasciando familiari e congiunti in attesa del ritorno, che
avveniva dopo anni per poi ripartire. Dietro l’immagine attuale, colta dall’
obbiettivo fotografico, dei paesi quasi in posa, in genere rinnovati, stanno
storie di sofferte lacrime.
02 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
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