Ho condiviso un paio di foto scattate su
Pesariis, autrice Alida Carlevaris che, per la verità non conosco, spinto dall’
intento di esprime sul villaggio qualche nota di colore anche e perchè, il
medesimo, dette i natali a mia moglie. Ho notato di recente, nel sito Home di
Facebook, un ripetersi di varie pubblicazioni fotografiche sui paesi della
Carnia, con relative interessanti particolarità nei dettagli: stemmi familiari,
stipiti, vecchie porte annerite di pregio, maniglie ed altro. C’ è da dire,
innanzitutto, che Pesariis ebbe geniali valligiani, i Solari, che in passato
(1700), dettero vita con laborioso impegno, alla creazione dello strumento che
misura il tempo, l’
orologio da parete robusto e tecnicamente evoluto e poi per vari usi
industriali, iniziativa ch’ ebbe successo, oggi conosciuta e
stimata in campo mondiale. Pesariis nel 1945 contava 1500 abitanti purtroppo
oggi ridotti, ritengo, si e no a un centinaio. L’immagine di Pesariis va
raccontata negli aspetti più minuti. Premetto che, nel ventennio fascista e
dopo fino agli anni cinquanta la
Carnia ebbe un’economia in qualche modo autosufficiente, che
si reggeva su risorse agro-silvo-pastorali. Nei prati di montagna della
profonda valle che si allunga verso il Cadore, i valligiani sfalciavano ogni
fuscello perfino sulle ripide pale fra le rocce dolomitiche, lavoro svolto
normalmente dalle donne, ardite montanare. L’ odore di fieno regnava dovunque.
Attività rilevante che assorbiva stagionalmente uomini e giovani era quella del
boscaiolo in cui Pesariis e l’intera valle vantavano degli specialisti :
desidero ricordare alcuni nomi di boscaioli famosi che, personalmente, conobbi
al tempo in cui, seppure studente, lavoravo come amministrativo in un’
importante azienda di utilizzazioni forestali: Casali Romano , Gonano Emiro,
Cimador Erminio, ma molti altri andrebbero citati solo che, lì per lì, mi
sfuggono i loro nomi. Va ricordato inoltre che, alla fine della prima guerra
mondiale, così come alla fine della seconda, molti giovani ed uomini validi,
stante la carenza di lavoro affrontarono l’emigrazione particolarmente in
America e nel Canadà, che costò sacrifici, rinunce, amarezze nel distacco dalla
propria terra, lasciando familiari e congiunti in attesa del ritorno, che
avveniva dopo anni per poi ripartire. Dietro l’immagine attuale, colta dall’
obbiettivo fotografico, dei paesi quasi in posa, in genere rinnovati, stanno
storie di sofferte lacrime.
02 luglio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
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