COMUNICATO
Alle Associazioni culturali dell’ Austria e Slovenia, alle Associazioni cosacche delle comunità ZAPOROGHI (Zaporoz’e) del basso Dnieper, di ROSTOV (Rostovna-Donu) e KRASNODAR (Kuban), nonché alle Associazioni delle comunità cosacche presenti in Germania, Francia, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Stati Uniti, Canada, ed a quelle caucasiche del Nord Caucaso e Monaco di Baviera
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Molti hanno condiviso il mio post di 7 paragrafi dal titolo UN CHIARIMENTO SARA’ RAGGIUNTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, SU DELLE PARTICOLARITA’ DI RILIEVO ed altri mi hanno telefonato mentre taluni hanno ritenuto di formulare delle considerazioni, una delle quali ritengo, qui di seguito, di riportare:
-Giacomo Oberto.
Grazie
a Lei, finalmente si fara' luce sulla verita' di certi fatti successi allora. A
causa dei partigiani sono successe tutte quelle rappresaglie che conosciamo
mentre se, nell'ultima settimana di
guerra i partigiani avessero consentito ai cosacchi di ritirarsi,
senza ostacolarli, la popolazione non avrebbe subito alcuna rappresaglia.
Faccio un piccolo esempio: a Paularo, quando non c'era ancora la gendarmeria
tedesca e cosacca, i partigiani del luogo e vicinato, spadroneggiavano in
paese, hanno ucciso e malmenato
dei soldati della RSI che erano in licenza e certe volte, per procurarsi del
cibo, hanno picchiato e minacciato la gente, prendendo tutto quello che
avevano, e in special modo, la frase che io da piccolo sentivo dire dai vecchi,
mi ricordero' sempre, era "Partigiani ruba formaggio". Lo portavano infatti
orgogliosi, infilzato sulla baionetta. Quando sono arrivati 4 tedeschi e
cosacchi, i partigiani nessuno li ha più
visti fino alla fine della guerra. E questi sarebbero i patrioti che hanno
salvato l' Italia dall'invasore ??
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Egregio
Giacomo Oberto, ho ricevuto nel tempo
altre dichiarazioni simili alla sua, che ho anche pubblicato su Internet . Venendo ai fatti partigiani nel comune di
Paularo, attraverso informazioni del tempo, essendo stato allora dipendente
amministrativo, sebbene studente, di una grossa azienda di utilizzazioni
forestali dove il presidente era consigliere del CLN "val Gorto",
battevo a macchina i risultati delle sedute del CLN, presenziavo ad
incontri riservati e, gioco forza, mi
riusciva di sapere quanto accadeva in Carnia. Ora, riguardo Paularo-Ligosullo,
negli anni ottanta ho passato due anni sul posto nel condurre e concludere, su
mandato, una grossa operazione patrimoniale quale esperto di diritto dei beni medievali ad uso civico ed allodiale. Ebbi
quindi modo di parlare con protagonisti partigiani e testimoni locali e
acquisire la conoscenza di fatti e vicende. I fatti per mano partigiana, cui
lei accenna in quel di Paularo, si sono verificati ed anzi ho avuto modo di
ascoltare e raccogliere delle precise dichiarazioni. Intorno all’ inizio degli
anni sessanta, mi è capitato di rivedere il partigiano della Garibaldi, “Fischietto” cittadino di Mione (Ovaro) noto
autista del comandante “Aso” che viaggiava su una lussuosa fuori serie col suo capo. Uscito, dopo lunghi anni di
detenzione dal carcere di Porto Azzurro,“Fischietto” mi raccontò la vicenda di
un noto fascista (Arrigoni) prelevato
dal suo capo a Tolmezzo, sfondando poi, nell’ uscire dalla cittadina, il posto di blocco tedesco e quindi, dopo aver
percorso la val But e raggiunto Paularo, proseguendo lungo la strada che sale
verso malga Stua Ramaz, luoghi che
conosco come le mie tasche, a un certo punto il fascista venne eliminato con
due colpi di pistola e scaricato sul posto. “Fischietto” fu condannato per
questa ed altre vicende anche se lui era
solo l’ autista, ma il suo capo era deceduto durante un’azione in quel di
Sappada, verso la fine della stagione partigiana...Mi raccontò dettagliatamente molte altre preziose vicende chiedendomi in qualche modo di aiutarlo con denaro, ciò che feci perché non aveva un soldo e mi faceva pena. Seppi molte cose con particolarità sul caso Olmo, su Ovaro etc. ( Breve parentesi : …io e “Fischietto”ci conoscevamo fin da ragazzi. Prima di buttarsi a fare il partigiano egli lavorava con l’azienda di trasporti Cimenti di Entrampo, località vicina al mio paese. Faceva il camionista addetto al trasporto di tronchi, dai punti di carico nei boschi alle segherie di fondovalle. Un lavoro di levatacce. Partiva alle tre del mattino con un rumoroso “Bielle” che saliva rimbombante la silenziosa val Pesarina per ra ggiungere i neri boschi di Lavardêt dove , all’interno, sembrava notte anche di giorno. Talvolta andavo con lui per poi lasciarlo nella località menzionata e raggiungere le grandi malghe verso il confine col Cadore). Poco dopo essere stato rimesso in libertà “Fischietto” venne di nuovo arrestato, in Comelico, su una macchina rubata e tornò in carcere. Morì qualche anno dopo abbandonato da tutti. So anche di altre esecuzioni in zona di Paularo, una delle quali al passo Duron, di un milite della Salò, il quale tuttavia sembra si fosse reso colpevole di estorsione. Confesso che sento sempre dell’ interesse per quello che mi raccontava “Fischietto” di cui naturalmente stesi memoria, perché rivivo quei tempi ed i momenti, taluni da brivido che meritano di essere raccontati, e rammento il periodo finale dell’autunno 1944 che, coi grandi rastrellamenti tedeschi, travolse la lotta e le speranze della stessa….. Riguardo la vicenda di Ovaro, cui lei accenna parlando di rappresaglie cosacche, ho già pubblicato molto, sia editorialmente che giornalisticamente e tramite Facebook, ma pubblicherò ancora. Nelle vicende partigiane dell’ Adriatisches Küstenland (Carnia, Friuli etc.) esiste un’ombra che certamente oscura l’impegno patriottico che, in prevalenza, non c’ è stato anche se molti degli aderenti al movimento hanno poi pagato con la vita, esecutati dai tedeschi o deportati, ma questa è una conseguenza e non la prova dell’ impegno patriottico.Pur con tutti gli aspetti fuorvianti dell’iniziativa
partigiana, tenendo fermo il concetto che il seme per germogliare deve marcire, nutro interesse per taluni accadimenti
di cui fu protagonista la corrente rossa, riguardo i quali lo storico, ed io
tale mi ritengo, più che valutazioni di
merito deve spiegare le causali andando oltre il pubblico giudizio che spesso è solo apparente, come nel caso
Porzus su cui ho pubblicato, editorialmente e giornalisticamente ed anche via
Internet, le causali fondate che
motivarono l’esecuzione. E questo si chiama fare lo storico.
04 luglio 2016
PIER ARRIGO
CARNIER
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