COMUNICATO
Ai Centri di
documentazione archivistica e storiografica della Carinzia con particolare
riferimento a Klagenfurt, ai centri di documentazione storiografica e della
Resistenza iugoslava di Capodistria, Lubiana, Saraievo, Belgrado, agli
interessati al caso PORZÛS reso sulla base delle contrapposte
testimonianze dei veri protagonisti e liberato da ogni falso alone politico ed agiografico che per
lunghi decenni ha oscurato la verità.
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In previsione della ricorrenza del 7 febbraio, data in cui occorse
l’azione di Giacca (Toffanin Mario) su Porzûs, ho ritenuto, anche per richiesta di
molti, di riassumere nel
seguente scritto le risultanze che, sotto il profilo storico, ritengo attendibili
sul caso, frutto della mia attività d’indagine e dei colloqui con i veri
protagonisti delle parti in causa che si identificano con Ernst Lerch ex capo si Stato maggiore
dell’Alto Comando SS. e Polizia di Trieste e precedentemente aiutante del SS. Gruppenführer Odilo Globocnik a Lublino in Polonia, dr. Franz Hradetzky, ufficiale Waffen SS.
Leiter del Kommando Adria a Trieste, base del Servizio informazioni Waffen SS.,
Mario Toffanin “Giacca” comandante di formazioni GAP (Gruppo di Azione Partigiana) che mi fece anche conoscere alcuni altri gappisti suoi subalterni (Nota n.1).
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Ritengo di
premettere che, sulla vicenda Porzûs è stata svolta, nel giro di oltre
cinquant’ anni, una tale azione di propaganda con prevalente finalità
anticomunista da annebbiare la sostanza della verità mettendo in discussione il fatto nel
suo assunto storico, laddove la
storia è chiamata a giudicare le causali e gli
effetti. Nella località isolata di Porzus, posta nella zona delle
malghe “Topli Uork”, il nucleo partigiano osovano, dichiaramene
anticomunista, si trovava in posizione a rischio. Aveva attorno e di fronte, ad
est, forze d’ ispirazione marxista che agivano su direttive internazionaliste e
contavano sul patrocinio titino e sovietico. Era il momento della grande
minaccia comunista dall’ est con le sue infiltrazioni in occidente. In diversi, a
proposito di Porzûs, mi hanno telefonato ed anche scritto
manifestando interesse, cioè il desiderio di sapere, al dilà di quanto sono riusciti
a percepire dai miei scritti, qual’era l’effettiva causa e colpa certa a carico
degli osovani per la loro eliminazione. Si tratta di argomento che merita una trattazione
accurata su basi certe perciò non posso evitare di richiamare alcuni
fondamentali elementi riferiti, circa trentacinque anni fa, nel mio volume “Lo sterminio Mancato” lavoro che, non
perché è opera mia, è considerato da docenti esperti internazionali una pietra
miliare riguardo diverse vicende. Sta scritto in detto volume, a pag. 181 che, la Platzkommandantur
di Udine (comando piazza) tenuto dallo Standartenführer Freiherr von Alvensleben riguardo l’Osoppo, <aveva annodato le fila>, attestazione significativa rilasciata da un
esponente dell’Alto Comando SS. e Polizia di Trieste, quale prova che, tra tedeschi ed osovani, esisteva un intreccio giudicato ovviamente,
da parte dell’ organizzazione partigiana comunista, collusione col nemico. Le problematiche tedesche in essere nel 1944 e a fine guerra, nel territorio dell’ Adriatisches Küstenland e territori limitrofi, erano diverse. Gli slavi
avevano in atto degli obbiettivi, primo fra i quali, ad Ovest, l’occupazione
di Trieste ed alcune are
del Friuli orientale considerate di antica etnia slava, come infatti lo erano,
ed al riguardo tentarono vari sfondamenti; premevano inoltre con infiltrazioni
nel sud Carinzia, con
pretese rivendicazioni territoriali fino al Grossglockner. Da loro lato i
tedeschi sospettavano, inoltre che, le forze partigiane
comuniste della Carnia fossero collegate coi partigiani slavi ed agissero
nella zona orientale confinante con la valle austriaca del Gail, oltre ad
attuare rapine di bestiame, con analoghi intenti
di infiltrazione in Carinzia per cui, nel luglio 1944, condussero un vasto
rastrellamento attuando. a scopo intimidatorio, una dura rappresaglia con strage di valligiani a malga Pramosio
ed altre vittime lungo la valle del Bùt.
E’ ovvio che le
forze slave di Tito tenevano banco. La propaganda tedesca del Servizio
informazioni Waffen SS. Kommando Adria di Trieste, tramite una ricetrasmittente
installata sull’ altura di Opicina,
non mancò di suscitare
sospetti, anche con false notizie, sull’ esistenza da parte tedesca di intese
tedesche o presunte tali con gli osovani,
il che fu avvertito dai GAP
comandati da Giacca e, supponibilmente, dal vertice del P.C. udinese. Di tali
espedienti provocatori, in
cui i tedeschi erano abili (Nota
n.2) me ne parlò chiaramente, all’inizio degli anni sessanta, in alcuni
incontri a Villach, l’ ex
capo del Kommando Waffen SS. Adria a Trieste, Franz Hradetsky col quale tenni pure corrispondenza, risparmiato nel grande processo di
Lubiana allo Staff tedesco del Litorale, del luglio 1947, alla condanna
capitale, ma condannato a 16 anni di di lavori forzati , poi ridotti a
nove trascorsi nella
fortezza di Mitroviska (Kosovo) nella Federativa Iugoslava.
Seppi dal
medesimo, e negli incontri era sempre al mio fianco l’amico Lerch ex capo di
Stato maggiore dell’Alto comando SS. e di Polizia di Trieste e in precedenza, come accennato introduttivamente, aiutante di Globocnik aLublino in Polonia, anche in base a documento scritto
che, nella prospettiva di
vittoria dell’Asse, motivo dominante di tutte le programmazioni, i
tedeschi,oltre ad annettere il Friuli e la Carnia, già considerati
Stato cuscinetto, al III° Reich, intendevano dare una diversa configurazione
alla Slovenia concordata dal Supremo commissario Rainer con generale sloveno
Leon Rupnik.
Seppi
inoltre, in base alle proposte di von Alvensleben che riflettevano le direttive
di Globocnik e la linea politica di Rainer che, onde prevenire supponibili
rivendicazioni di confini che gli osovani avrebbero potuto sollevare a fine
guerra, gli stressi avrebbero dovuto uscire di scena abbandonando la zona del
cividalese nel Friuli orientale e quella del Goriziano, come precisato pag.181
del già citato mio volume, per cui i tedeschi, che erano riusciti ad adescare e
stabilire un’ intesa con l’Osoppo, se ne volevano infine disfare.
Nel clima degli
gli eventi sopramenzionati maturò introspettivamente, da parte
dell’organizzazione partigiana comunista Gap, operante sul terreno, la
decisione punitiva di Porzûs, con l’accusa di collusione col nemico in
violazione dei comuni principi resistenziali e della cui responsabilità Giacca
volle interamente accollarsi, sgravando in certo senso il P.C. udinese i cui
segretari, Ostelio Modesti e Alfio Tambossi furono però arrestati, processati e
condannati.
Spesso mi sono
chiesto che peso potesse avere avuto l’Osoppo, dopo la smobilitazione
dell’autunno su disposizioni del generale britannico Alexander, ormai ridotta a
pochi nuclei residui che sopravvivevano in stato di attendismo, uno dei quali a
Porzûs. Scrissi a suo tempo, a proposito dell’Osoppo a pag. 182 de “Lo
Sterminio...”: “" trattarsi di espressione armata indottrinata di un paternalismo
patriottico gradito alla notabilità ambientale e a quel tipo di friulanità che
si riconosceva legittima erede di un dominio patriarcale privo di
rinnovamenti”.
Da un insieme di
valutazioni da me tratte nei colloqui con Giacca, in vari incontri in
Slovenia, ebbi la convinzione che, in ogni e qualsiasi caso, egli fu il dominus dell’ operazione Porzûs. Giacca
veniva dal mondo proletario operaio, era cresciuto mangiando il duro pane da
padrone e la sua formazione ideale era grezza, ma rovente e, all’occorrenza,
spietata. Agiva con una carica che proveniva dall’ideale di partito spronata
dall’ odio di classe. Credeva nell’alba
rossa che doveva sorgere ad
est e coltivava il sogno, più volte confessatomi, di entrare a far parte
dell’Armata Rossa sovietica.
In quel 7
febbraio, gelido giorno grigio, piovviginoso e di nebbie, a località Porzûs
topograficamente situata, come già accennato, nella zona delle malghe “Topli
Uork” ai margini della vicina Slovenia, Giacca pose fine al nucleo osovano,
Nel 1994 grandi
articoli furono da me pubblicati su Porzûs nei quotidiani L’Arena di Verona e Giornale di Vicenza di cui ero
corrispondente, sulla base delle dichiarazioni di Giacca, ed il caso fu poi da
me riproposto con aggiornamenti e pubblicato, nel giugno 1997, sul Gazzettino di
Venezia a cui tutt’ ora collaboro. Tali scritti, oltre a quanto pubblicato nel
volume “Lo Sterminio Mancato” aprirono ulteriormente gli occhi all’ opinione
pubblica sulla verità e, degli stessi, riporto qui di seguito alcuni stralci
relativi alle mie interviste a Giacca. Domanda. Che cosa ricorda di quel
lontano giorno, 7 febbraio 1945 ? “ Era
una giornata fredda con nevischio e pioggia. Raggiunta malga Porzûs, appena
entrammo. Un giovane russo
che aveva aderito alla mia formazione Gap
e che mi stava alle spalle. Gridò :”Eccola Turchetti Elda”. Si trattava di
un’ italiana spia dei tedeschi, segnalata ripetutamente attraverso messaggi da
Radio Londra. Quella constatazione, che provava la protezione dell’”Osoppo”, mi
provocò (Nota n.3) al punto che decisi istantaneamente la condanna a
morte per direttissima ed ordinai l’esecuzione immediata della Turchetti e dei
responsabili “Bolla” e Valente
“Enea”. Venne ucciso anche un giovane che tentava di scappare. Altri 14,
gregari, vennero giustiziati nei giorni successivi nel bosco Romagno e dintorni ".
Domanda. Non le
pare che poi la seconda eliminazione, quella dei quattordici gregari tra cui il
fratello di Pier Paolo Pasolini, avvenuta dopo giorni, denoti il coinvolgimento
non solamente della sua personale decisione ? “ La seconda
eliminazione – non mi interessa se fra gli stessi c’era il fratello di
tizio…venne presa effettivamente sentendo il parere di tutti, dei Gap, di
Modesti del P.C. etc.etc. Fu quindi deciso di giustiziarli. Ne fu salvato uno
solamente in quanto per lui si rese garante uno dei nostri Gap, che lo
conosceva.
Domanda. Come si
guastarono i rapporti delle formazioni comuniste con quelle dell’”Osoppo” ? : “ Eravamo informati
che l’”Osoppo” orientale trattava col nemico e con la Xa Mas. Personalmente so di collegamenti
di “Bolla” con un elemento
della Gestapo. Seppimo che ormai da tempo questa formazione, pagata dal
capitalismo e costituita da fascisti, massoni, benestanti in cerca di
benemerenze, e che avevano scelto l’attendismo, stava lavorando contro di
noi. La notizia di rapporti ed intese con i tedeschi sono note e le conosce
anche lei che possiede un carteggio di fonte tedesca”.
Ed ecco alcuni
indizi ed affermazioni probatorie sull’ esistenza di una collaborazione
dell’Osoppo col nemico, risultanti da messaggi delle missioni alleate
accreditate presso i partigiani. La missione inglese CRAYON, presso il IX°
Corpus sloveno segnalava ai
propri superiori, nel gennaio 1945, contatti dell’Osoppo con i comandi tedeschi
e, addirittura, si parlava di un accordo. La missione inglese NICHOLSON,
affiancata al comando dell’Osoppo, segnalava pure contatti con la Xa MAS. A sua volta il maggiore Roworth, pure
accreditato con una missione presso i partigiani, autorizzato dal Comando delle
forze alleate Sud a trattare con Valerio Borghese, comandante della Xa MAS,
comprovava, attraverso i suoi messaggi, che trattative erano state instaurate
ed erano andate avanti. Ed
ecco alcuni brani: “ 27 gennaio 1945, sono in contatto col principe Borghese
della Xa MAS, il quale appare disposto a volgersi contro i tedeschi…” – “ 6 febbraio 1945, Borghese promette
chiaramente all’ Osoppo di fornire armi agli ex partigiani….” – “ 10 febbraio 1945, la Xa MAS ha già proposto di unirsi all’Osoppo
in funzione anti slovena ed ha approntato una linea fortificata di resistenza
contro eventuali attacchi sloveni. E’ molto disciplinata”.
Hradetsky,
responsabile della propaganda e del servizio informazioni era stato l’artefice,
assieme a un sacerdote sloveno, della creazione della “BELA GARDA” in Slovenia, guardia armata di
espressione clericale ed ovviamente anticomunista, subordinata al comando
tedesco. Egli intendeva raggiungere identico obbiettivo con le formazioni
partigiane bianche del Litorale, il che rientrava perfettamente nella linea
politica del Supremo commissario.“
Rainer era, infatti, dell’idea
che ogni colloquio politico, che si proponeva una soluzione, sarebbe potuto
essere utile se avesse contribuito ad indebolire il gruppo sloveno comunista”,
frase di Hradetzky riportata nel mio volume “Lo Sterminio...”.
Nessuna
meraviglia per le tresche accennate, motivate da uno scopo di fondo che
interessava o poteva interessare i tedeschi, la Xa MAS e
i partigiani bianchi. Ma non si poteva assolutamente pretendere che, dall’ altra
parte, i rossi accettassero passiva- mente le notizie che arrivavano ai loro
orecchi, ovvero gli indizi persistenti di cui le stesse missioni alleate,
accreditate presso i rispettivi comandi partigiani, erano a conoscenza e li segnalavano ai loro superiori. Al IX°Corpus sloveno i vari contatti, proposte e
propensioni erano chiaramente note. Sospetti che le formazioni partigiane
bianche fossero disponibili ad intese coi tedeschi e che queste fossero anzi
state raggiunte, o con la Xa MAS, vennero rafforzati dal fatto che,
dall’ autunno 1944, le formazioni bianche che agivano ad oriente, avevano quasi
totalmente cessato ogni attività anti tedesca assumendo uno stato di attendismo.
Si era anche dissolto il legame, attraversi un comando unificato, tra
partigiani bianchi e la Val Natisone, formazione partigiana
comunista subordinata alle forze slovene comuniste. L’anticomunismo sbandierato
dai partigiani bianchi e la sospetta ed accertata disponibilità degli stessi verso i
tedeschi e la Xa MAS furono
gli elementi che fecero scattare l’azione su Porzus.
Chiudo qui questo
mia trattazione ricognitiva
su Porzûs ritenendo che l’esposizione degli elementi prodotti, con relative
connessioni, possa ritenersi storicamente esaustiva.
02 febbraio 2016
PIER ARRIGO CARNIER
Nota n. 1
Uno fra i gappisti
fattimi conoscere da Giacca, dai
quali appresi molti particolari sulla
spedizione punitiva su Porzus, era Jaiza
Dario che abitava a Pozzuolo del Friuli. Ebbi con lui diversi incontri e vi fu
anche della corrispondenza. Conservava molti appunti, volantini ed altro
materiale interessante che mi consegnò,
utile a confermare la tesi di attendismo
dell’ Osoppo e la collusione della
stessa con tedeschi e fascisti. Era minorenne allorchè entrò a far parte della formazione GAP di Giacca. Fu
citato, nel dopoguerra, a comparire nei vari processi celebrati su Porzûs sui quali infine, a seguito di amnistie,
mancò una conclusione.
Nota n.2
Basti
pensare al dossier di false lettere incriminanti
diversi ufficiali sovietici, fatto recapitare da Reinhard Heidrich, capo del Sichedreitsdiens
(SD) a Stalin, tramite il presidente della Cecoslovacchia Benes che si prestò
al gioco, documentazione con cui il dittatore del Kremlino dette avvio al
processo di epurazione nell’esercito con migliaia di condanne mediante
fucilazione.
Nota n.3
Giacca, lì
per lì, nel rispondere alla mia domanda su ciò che ricordava su quel 7
febbraio riguardo la Elda Turchetti , disse con spontaneità, tralasciando
sottostanti precisazioni di cui parlammo in seguito, che “ si trattava di un’italiana spia dei
tedeschi, segnalata ripetutamente attraverso messaggi da Radio Londra “, ed
aggiunse “Quella constatazione, che provava la protezione dell’Osoppo, mi provocò….””. Si tratta di precisazione che merita alcune spiegazioni che in seguito mi furono
date da Giacca anche se si trattava di una situazione che già mi era nota. In realtà egli conosceva la Turchetti poichè la stessa, segnalata da
Radio Londra, si era precipitata da lui molto preoccupata e disposta a chiarire
la sua posizione. Giacca però rinunciò all’esame
del caso in seno alla formazione Gap da lui comandata e consigliò la Turchetti a presentarsi ad altra formazione
partigiana, fosse garibaldina od osovana, per
cui la stessa raggiunse Porzus ed espose la sua situazione agli osovani. A
quanto pare, in
considerazione che la Turchetti si
era messa spontaneamente a
disposizione e dopo un esame del suo operato in base alle sue confessioni, su
decisione di Bolla si sarebbe soprasseduto ad ogni condanna e la stessa sarebbe stata
ammessa a far parte delle file osovane. Sulla Turchetti io disponevo e dispongo
di elementi mai resi
noti sulla sua attività
presso la Sicherheit Polizei tedesca.