Al mio primo impatto, nell’ Östtirol, nel primo
dopoguerra nei luoghi che furono teatro della tragica consegna dei cosacchi ai
sovietici nel 1945, esistevano oltre trecento superstiti ex appartenenti in
parte all’ Armata ed altri che furono al seguito nella veste di profughi
civili, alloggiati in condizioni precarie nelle baracche della località
“Peggetz”, ex lager della Wehrmacht alle periferia sud di Lienz. Affrontavo le
interviste in tedesco ma avevo al mio fianco l’ex Bürgermaister di Lienz nel
periodo di regime, Emil Winkler, estimatore di Friedrich Rainer Gaulaiter della
Carinzia e dell’Adriatisches Küstenland, che conosceva il russo, mia preziosa
amicizia che, in seguito, fece da tramite perché incontrassi, in Germania, l’ex
Gaulaiter del Tirolo Franz Hofer, gerarca che , nel dopoguerra, subì 38
processi nei quali venne assolto, da cui ebbi preziose notizie e confidenze
sui tesori nazisti nascosti in Alto Adige…. Tornando ai cosacchi acquartierati
a “Peggetz” potei, in più giorni, assieme al Winkler intervistare gran numero
di loro. Ciascuno aveva una sua odissea ed era emozionante ascoltare le loro
prime frasi, il nome dei luoghi di origine nella Russia e nel Caucaso ed altri
particolari. Conobbi, via via nel tempo in varie altre circostanze, in Austria,
Lichtenstein, Germania, Slovacchia, Ungheria, Federativa Iugoslava altri
cosacchi, uomini e donne, con cui parlavo ponendo loro domande ed ottenendo
risposte. Orbene da tutta questa gente che aveva vissuto, in parte consistente,
l’esperienza italiana dell’occupazione nel 1944-1945, la ritirata attraverso la Carnia ed il calvario del
Ploeckenpass, mai uscì una parola che alludesse a una donazione fatta dai cosacchi
al parroco di Timau. Tra i molti conosciuti, stabilendo con diversi un’amicizia
col seguito di rapporti epistolari, c’era Alexjej Protopopow, ex comandante di
Brigata in Tolmezzo col grado di maggiore il quale, giunto in ritirata sulla
Drava agli inizi di maggio 1945, subì come ufficiale la prima operazione di
consegna ai sovietici e finì in Siberia dove trascorse undici anni di
prigionia. Liberato con l’amnistia di Krusciow scelse, come dimora stabile la Germania ed, a partire
dal 1960, prendeva parte alla commemorazione annuale della Drava in Austria.
Nemmeno lui sapeva qualcosa della fantomatica donazione cosacca di Timau. Per
farla breve, da quanto seppi circa negli anni ottanta, a stimolare erronea
credibilità nella donazione a dei cosacchi di Monaco, sarebbe stato un
quotidiano tedesco che riferiva in tal senso la notizia raccolta in Carnia,
ritengo nell’ ambiente timauese. Nacque o sarebbe nata così la favola della
donazione cosacca senza prova alcuna. La prova certa invece, di contenuto
storico, sta nel diario lasciato dal parroco don Ludovico Morassi suffragata
dalla diretta testimonianza che io raccolsi direttamente dal medesimo assieme
al testimone Norberto Di Centa e confermatami dalla madre del reverendo. Il documento diaristico chiaramente asserisce che il donatore fu un comandante germanico
che poi risultò essere, attraverso accurate lunghe indagini e testimonianze, il
Gruppenfuehrer SS. Otto Gustav Wächter. Senza ripetere quando da me già
pubblicato sulla stampa con consistenti articoli e, in anni recenti, mediante
vari post sui miei siti Internet, ci tengo ad aggiungere che la somma di un
milione di £ire, citata nel diario parrocchiale, era denaro dell’
Amministrazione militare tedesca in Italia gestita dal citato Gruppenfuehre SS.
Wächter, già governatore di Cracovia e poi successo nell’ incarico, nell’
agosto 1944 dopo l’attentato ad Hitler, al segretario di Stato Lanfried con sede a Gardone Riviera (Bs) e due comandi di campo, uno a Milano e l'altro
a Trieste. A fine guerra Wächter si trovava a Trieste da dove, al seguito dell’
Alto comando SS. e Polizia di Globocnik, si ritirò attraverso il Friuli in
direzione Ploekenpass ed ebbe l’ultima sosta a Timau dove avvenne la donazione.
Nel mio volume “ Lo Sterminio Mancato” c’è una foto del Gruppenfuehrer SS.
Wächter (Nota n. 1) che tiene in mano il periodico “La Voce di Furlania” affiancato a sinistra da Franz
Hradetsky, capo del Waffen SS. Kommando “Adria”, col quale ebbi nel dopoguerra
vari rapporti e cara amicizia ed a destra dal Supremo commissario Friedrich
Rainer.
20 marzo 2017
PIER ARRIGO CARNIER
Nota n.1
Il
Gruppenfuehrer SS. Wächter era peculiarmente informato dal dr. Rainer sul
progetto dello Stato cuscinetto del Friuli ( Pfufferstaates Friaul) per un
aggancio al III° Reich in merito al quale Franz Hradetzky , Leiter del Waffen
SS. Kommando “Adria”, insediato a Trieste, aveva iniziato la messa in atto di
iniziative rivitalizzanti il folclore friulano e carnico e, a tale scopo, come
accennato nella didascalia della foto sopramenzionata veniva pubblicato il
periodico “La voce di Furlania” . Altre misure erano state prese sotto il
profilolo scientifico onde dare un senso ai motivi etnici e storici per un’
aggregazione del territorio, definito Friaul, al III° Reich.
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