COMUNICATO
STRAORDINARIO AD AMICI E SIMPATIZZANTI MOTIVATO DAL FATTO CHE QUESTA NOTTE CADE IL SESSANTADUESIMO ANNIVERSARIO
DELL'ASSASSINIO DELL'"ORS di PANI", Cav. ANTONIO ZANELLA E DELLA
FIGLIA MARIA, DUPLICE DELITTO DI CUI IL DESTINO MI VOLLE DIRETTO
TESTIMONE, ASSIEME A UN GIOVANE CARNICO DICIOTTENNE.
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Esattamente sessantadue anni fa, nella notte sul 5
marzo 1955 il destino mi volle testimone, allora circa trentenne, assieme ad
giovane valligiano diciottenne, Vico Gressani, dell’assassinio dell’”Ors di
Pani” cav. Antonio Zanella, patriarca pastore, autorevole possidente, e della
figlia Maria. Con l’” Ors
di Pani", propulsore e
difensore dei valori della montagna carnica, ebbi un rapporto di preziosa vera
amicizia e reciproca stima dovuto a motivate ragioni e, del medesimo, resto testimone di sue segrete
confidenze non solo personali, ma pure su fatti della Resistenza verificatisi
nella valle di Pani. Ho indelebile, riguardo quella notte, il ricordo
dell’incontro ravvicinato con l’omicida e il mio dialogo col medesimo mentre
avanzava ansimante verso di noi,
che eravamo di ritorno al casolare dell’”Ors” dopo una visita, nelle vicinanze,
al montanaro Giovanni Zanier e famigliari. Impugnava un’arma, una
doppietta che, come seppimo in seguito, era caricata a pallettoni per camoscio,
con cui già aveva ucciso l' "Ors" e Maria. Giunto a breve distanza da
noi non gli restava che spararci per togliere di mezzo due testimoni. Aveva tutto il piglio di
farlo ma ebbe un attimo d' indecisione, abbassò il fucile e preferì
allontanarsi a grandi balzi superando una staccionata di filo spinato. Mia madre mi diceva sempre che, a proteggere me e Vico, ci
dev’essere stato un Santo!
Nevicava fitto e il manto di neve era già alto. Riguardo la
vicenda tralascio , in qesta sede,una serie di particolari ma non l’emozione
che provai, nell’indomani, nel distacco dal cadavere di Maria, stroncata da una
fucilata al petto, stesa
sul lastricato del casolare accanto alla nicchia del focolare. Donna acutamente
intelligente mi ricordava, nel portamento, delle tipiche importanti donne
possidenti ungheresi che avevo avuto modo di conoscere. Pure lei mi aveva
confidato, nel tempo, molte
sue vicende delicate, strettamente personali. Nello staccarmi da quel corpo,
dentro il casolare odorante dì fumo, non
potei evitare di scoppiare a piangere
Il cadavere dell’ “Ors” fu rinvenuto nel
giorno successivo, sepolto dalla neve. In quanto ai fatti della Resistenza
l’”Ors” ne era il prezioso testimone, con particolare riferimento allo slavo e
comandante partigiano Mirko (Arko Mirko) ed alla
sua compagna ed amante Katia (Bonanni Gisella), assassinati su mandato all’alba
della liberazione nonché al sovietico Cernikow, avamposto stalinista a cui
Mirko e Katia erano strettamente legati.
Notte sul 5 marzo 2107
PIER
ARRIGO CARNIER
Desidero aggiungere un mio particolare
ricordo su Maria Zanella figlia dell’”Ors”. In occasione ai miei frequenti ritorni in quella
meravigliosa valle spesso assieme a Wanda,
mia moglie, Maria prediligeva aprirsi a raccontare, soprattutto a mia moglie,
dei suoi viaggi a Venezia città di cui era fortemente innamorata. Spiegava che
vi andava sola, quantomeno una volta l’anno, e si fermava qualche notte in un
albergo di lusso per sentirsi una vera signora. Calzava per l’occasione un paio
di scarpe nuove ed amava camminare per le calli della città fra il brusio della folla di
turisti e fermarsi, soprattutto, davanti alle vetrine di importanti oreficerie,
per osservare i gioielli esposti ed anche vi entrava a chiedere il prezzo di
pezzi di alto valore che talvolta pure acquistò. Disponeva infatti di una
nascosta riserva di gioielli. Le piaceva affermare che, nel momento in cui
l’orefice, dopo aver preso in mano il gioiello da lei indicato, ne pronunciava
con una certa solennità e deferenza il prezzo, lei provava una gioia interiore
in quanto, volendo, sapeva di disporre del denaro per l’acquisto. Questo era un
lato di Maria Zanella. Feci ritorno nella valle di Pani diversi anni fa, dopo
decenni di assenza, e la trovai irriconoscibile essendo fortemente rimboschita
a seguito dell’abbandono della montagna. Provai desolazione e ripensai a quella
Carnia attiva dall’economia
autosufficiente di anni lontani, dalle ampie zone prative sulle montagne dove i
montanari falciavano ogni fuscello. Mi tornarono in mente le grandi
malghe, i giorni festosi di monticazione in giugno, col tintinnio di
zampogne delle mandrie lungo le valli, ed il ritorno altrettanto
festoso, in settembre, che a volte lo sentivi cupo e possente (
detto nell'dioma carnico " si sintiva un sdrondenaa di sampogns") nel
profondo alto Gorto, lungo la valle dopo Forni Avoltri e Rigolato, dovuto alle
mandrie che scendevano dalle malghe Bordaglia, Fleons, Sissanis, Avanza,
Plumbs, Moraret, Mont di Tierc (o, secondo inflessione linguistica dell'idioma
carnico, "Mont di Chierc" ), cara vecchia Grande
Carnia...
Si sa che i tempi cambiano ma la nota di
felicità di quella Carnia da me vissuta, in certo senso romantica,
è perduta...
PIER
ARRIGO CARNIER
Da sinistra a destra, cav. Antonio Zanella "Ors di Pani" e la figlia Maria all'ingresso della stalla, in compagnia di un ospite in un momento di lavoro.
Il casolare dello Zanella "Ors di Pani" da una recente foto scattata in estate da Alida Carlevaris.
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