sabato 19 ottobre 2019


CARNIER PIER ARRIGO


INTERESSE PER "L' ORS di PANI" FRA LE MONTAGNE DEL COMELICO


Grazie ad un amico albergatore di San Piero (Comelico)-Cadore, che aveva il mio numero di  cellulare,  un anziano montanaro di Presanajo, paese di contrabbandieri del Comelico, ha volto parlarmi esprimendo soddisfazione per aver letto nel libro assieme a compaesani , un fatto a lui noto per cui ne dava conferma, quello precisamente dello Zanella "Ors" che, in un albergo ristorante di Cortina d' Ampezzo, offeso perchè il cameriere, considerandolo un barbone, aveva tolto la tovaglia dal tavolo accanto al quale si era seduto ed egli, per reazione, ne  aveva quindi  la superficie  con carta moneta,( AM-lire dell' allora occupazione militare alleata 1945-1946). Aggiunse, il vecchio montanaro, parlandomi nel ladino dei suoi luoghi, di aver intrattenuto rapporti con lo Zanella per affari di bestiame. Anche in Cadore il mio caro libro si fa strada. Perdonatemi se mi permetto di dire che questo mio libro, che parla di cose vissute e sofferte, è come un figlio, senti che ha un cuore che batte e lo segui con attenzione e spirito di protezione. L' "Ors di Pani" sapeva che lo stavo scrivendo. Ne parlammo nel casolare, poco prima del suo assassinio in quella notte di morte, buia, ammorbidita dall' incessante soffice nevicare..., notte del 5 marzo 1955.

19 otrtobre 2019                   CARNIER PIER ARRIGO


venerdì 18 ottobre 2019



  PIER ARRIGO CARNIER /  ANTONIETTA TEON



CARNIER PIER ARRIGO
QUEL ROVENTE FUOCO DI MALGA. REMINISCENZE.
Il recente mio libro "L'ORS di PANI", stanti i contenuti, ha riacceso fra l'altro dei ricordi sulle malghe per cui ritengo di riproporre e ripubblicare, qui di seguito, un post già diffuso sul mio sito Facebook in data 4 aprile 2013
* * *
Mi sembra trascorso un secolo dagli anni lontani adolescenti durante i quali , studente a diporto ma in realtà nella veste effettiva di pastore, passai delle stagioni in una delle maggiori malghe della Carnia. E’ un ricordo che riemerge puntualmente in primavera guardando, da mi trovo ai confini del Veneto, le montagne annuvolate. Mi torna in mente quel sole caldo che, a vista d’occhio, faceva rinverdire il pascolo prosciugato dalle nevi, risento il brontolio dei torrenti alimentati dal disgelo, rammento il fuoco della casera dove, nel buio del primo mattino, bruciavano ramaglie d’ontano, d’abete e di larice e, standovi accanto, ti investiva un calore rovente, ma avvertivi pure, alla schiena, l’aria fredda di montagna che penetrava dall’uscio aperto. L’odore di ramaglia bruciata assieme al tipico odore di malga, salendo in estate sulle montagne nelle giornate di scirocco, si avvertiva a un chilometro di distanza.
La casera era scuola di onestà che accomunava malgari e pastori pur sussistendo, fra gli stessi, un rigore gerarchico dovuto a vari fattori che meriterebbero una spiegazione che, in questa sede, tralascio. La grande malga, stava sui monti ai confini del Comelico, sul lato destro in fondo al canale di San Canciano detto anche val Pesarina e sichiamava Malins, nome che suscitava interesse nella mentalità dei malgari, pastori e contadini carnici ai quali era nota, come se si trattasse di un piccolo impero data la vastità dei pascoli del territorio pertinente. Portava un carico notevole di bestiame tra vacche, giovenche, capre e pecore, complessivamente diverse centinaia a quel tempo fine anni trenta, nell’ immediato ante seconda guerra mondiale.
Si viveva di un’alimentazione quotidiana a onor del vero non del tutto esaustiva delle necessità caloriche : una ciotola di latte cremoso al mattino con polenta riscaldata, ricotta e polenta calda con formaggio stagionato alla mezza, siero e ricotta alla sera con polenta residuata, di quando in quando una ciotola di crescione raccolto nel campiglio, condito con olio e aceto.
Al momento della monticazione, solitamente in giugno, col primo ingresso in malga mi piaceva osservare il pascolo purificato dal lento sciogliersi delle grandi nevi, con delle zone dove notavi delle piante d’abete e di larice accasciate, abbattute dai fulmini, dal tronco e ramificazioni ossute e biancheggianti come scheletri, rese tali dal sole e dalle piogge. Il pascolo aveva aspetti multiformi e veniva utilizzato in relazione. Zone rigogliose, fluenti d'erbe con vaste chiazze di ranuncoli gialli che splendevano al sole, risultavano quelle raggiunte dalla concimazione dei letami che rigeneravano le risorse del terreno, fatti defluire, alla fine di ogni stagione, lungo canali di scolo utilizzando l'acqua piovana di una capiente pozza di riserva, posta a livello superiore. Piogge estive a volte diluvianti mettevano paura, facendo tremare la casera con fragore di lampi che parevano incendiare la montagna. Nella notte il lungo cupo muggito di qualche vacca mi dava un senso di selvaggia solitudine e, a dire il vero, mi piaceva intimamente che la notte fosse selvaggia ed insidiosa. Al solleone, col caldo, il lezzo acido del letame di vacca, accumulato all’ esterno delle tettoie, si faceva pungente, ma non era nauseabondo, essendo un componente naturale dell’ambiente. In agosto correva voce che, intorno alle malghe di quelle montagne ad ovest, si aggirassero dei ladri di pecore provenienti per sentieri segreti dall’ alta val Tagliamento. Si diceva che agissero nel fondo della notte, tant’ è che il casaro teneva a portata di mano un fucile.
Nella malga avevo imparato a conoscere il modo di essere della gente semplice che passa la vita senza notorietà, diciamo degli oscuri che non lasciano tracce nella storia. A mio giudizio vivevano rispettando i limiti dell’onestà e godevano di una loro felicità, racchiusa nei propri affetti e nelle proprie abitudini. Mi piaceva a fine stagione, in agosto, quel senso di preludio al disarmo della malga, pensando al prossimo arrivo nella casera, di solito il sei settembre, dei valligiani proprietari delle bestie per riportarsele a valle, muniti di sacco da montagna ed ombrelli dalle bordature colorate per l’eventuale pioggia, e immaginavo, assieme ad altri, l’arrivo di belle e giovani donne che sarebbero giunte da laggiù, dalla pedemontana: da San Francesco, Pielungo, Prades, Clauzetto, Vito d’Asio, Travesio, oppure da Alesso ed altri luoghi.
Mi piaceva il senso dell’attesa in quanto provocava emozioni. Degli eventi, quali essi fossero, mi interessava trarre constatazioni e, via via, riconoscevo in me stesso una forte disposizione all’ analisi delle causali. Più tardi, nel tempo e nell’ evolversi di vicende, ebbi la fortuna di conoscere Fred Zinnemann il grande regista internazionale britannico, di origine ebrea tedesca, personaggio dall’ incredibile intelligenza, al quale detti pure una collaborazione da lui richiesta lavorando al suo fianco come consulente. Fu lui a spiegarmi l'importanza delle emozioni. Mi disse che, le stesse, erano il segnale del processo sensibile più avanzato dell’uomo. Ricordo uno dei suoi ultimi film, girato sulle montagne svizzere, dal titolo“Cinque giorni un'estate”, nel quale c’è una scena dove, dopo il ritrovamento del cadavere di un alpinista che da decenni giaceva intatto in un ghiacciaio, il corpo del medesimo, adagiato su una slitta sotto una coperta, venne trasferito al paesino alpestre di fondovalle dove, per il rituale riconoscimento, fu portata sul posto l’ex fidanzata ormai novantenne, la quale, mi sembra di ricordare, non si sarebbe più sposata tenendo fede al ricordo dell’innamorato. La scena dell’attimo del riconoscimento, estremamente toccante, girata senza pronunciare parola alcuna, mi commosse fino alle lacrime . Zinnemann venne a saperlo perché, elogiando l’alto contenuto del filmato, io glielo scrissi in una lettera in quanto telefonandogli non l’avevo trovato in sede. Rammento che mi chiamò al telefono, naturalmente per ringraziarmi. Gli piacque rilevare che la lettera, stante la sua attenzione alle sfumature, quale prova tangibile per del mio patema d’animo per esprimergli la mia commossa ammirazione, portava l’affrancatura Espresso…….
Porcia (Pordenone) 4 aprile 2013
PIER ARRIGO CARNIER
Commenti


  • Antonietta Teon Lettura emozionante...
    È stupefacente come lei, signor Carnier, riesce a fare rivivere a chi ha conosciuto la realtà delle malghe della Carnia, quegli ambienti nei più piccoli ma tipici particolari...
    Grande lei!! Fantastico!!!

    Anche mio papà aveva condotto, almeno un anno, le nostre mucche in Malins, naturalmente a piedi partendo da dove abitavamo, qualche km più su di Villa Santina, in un casolare poco più in alto della provinciale per Ovaro....
    Ricordi di parecchi decenni fa che grazie alle sue descrizioni grandiose, riemergono in tutto il loro antico fascino...
    Grazie infinite!
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    • Pier Arrigo Carnier Molte grazie Antonietta Teon, per le sue care delicate espressioni aderenti ai suoi ricordi che combaciano perfettamente coi miei. Quando entravi nel mondo delle malghe come quando si supera un confine, si schiudeva un clima che si diversificava dalleAltro...
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    • Antonietta Teon Gentilissimo signor Carnier, ricambio di cuore il suo affettuoso saluto.
      La devo poi ringraziare infinitamente per aver riportato alla memoria la particolare figura del nostro "barbe Toni" tra l'altro anche mio omonimo, dopo oltre 60 anni dalla sua tr
      agica scomparsa.
      Ho letto avidamente ed in pochissimo tempo il suo libro "L'Ors di Pani..." e mi sono commossa profondamente nel ritrovare una rievocazione del fratello di mia nonna Margherita esattamente come ne ho sentito parlare nel corso della mia vita da lei e dalle persone che gli erano state vicine...
      La sua è una testimonianza preziosa, avendolo conosciuto direttamente così bene.
      Non solo, la sua levatura letterario/ poetica, storica, giornalistica... ci ha regalato una preziosissima descrizione dell'uomo in quel contesto sociale, geografico, storico
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    • Antonietta Teon Pochissime sono ormai le persone che lo hanno conosciuto direttamente...recentemente una signora del 1923 mi ha detto che come tanti /e ragazzi/e giovanissimi/e prima di emigrare, andavano lassù in Pani a lavorare da lui per cominciare a guadagnare qualcosa... Era un buon uomo, mi ha detto, e ci dava da mangiare cibi ottimi... altro non ricordava più...
      Io, d'altra parte, ero troppo piccola( 3 anni), quando, dopo un periodo in cui miei genitori, suoi nipoti, avevano lavorato per lui, accomiatandosi, si era rivolto a me piccolissima...io non ricordo la sua figura che mi sembrava imponente nonostante in realtà non lo fosse, ma ricordo come in un sogno, la voce che mi raccomandava di stare attenta a 2 pericoli laggiù dove ci trasferivamo: le auto ed il fuoco....
      Lei signor Carnier, scrivendo i suoi ampi ricordi vivissimi e particolareggiati ha reso alla Carnia e non solo, e particolarmente a noi discendenti di "barbe Toni" un enorme servigio!
      Grazie infinite!
      Ora rileggerò il suo, per me "grandissimo" lavoro, con calma, per reimmergermi nel mondo del monte Amariana, di Pani... che erano il mondo del trisnonno Tomaso Zanella, dei suoi figli Antonio appunto e poi Battista, Antonia, Maria, Nicolò e mia nonna Margherita, quello di mia mamma Anute e delle sue sorelle e fratello e, di seguito, quello di tutti noi nipoti che lì siamo stati forgiati soprattutto negli anni dell' infanzia e in alcuni casi per molti e molti anni ancora...
      GRAZIE
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CARNIER PIER ARRIGO

PAOLA  GIACOMINI, BRILLANTE CAVALLERIZZA

RIPORTO QUI LA CORRISPONDENZA IN MESSAGGI DI  PAOLA GIACOMINI BRILLANTE CAVALLERIZZA, IL CUI ULTIMO MESSAGGIO VIENE DA “PEGGETZ”  IN AUSTRIA, LUOGO SACRO  AI COSACCHI, CONSACRATO A ETERNA MEMORIA.....
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Ha studiato all' Università di Torino.
Vive a Caprie
30/03/17, 23:55
Saluta il tuo nuovo amico di Facebook, Paola.
Se lei è il Pier Arrigo Carnier, che spero è un onore avere la possibilità di un collegamento con lei.buona giornata. paola
31/03/17, 07:02
Sì, gentile nobile Paola Giacomini, sono Pier Arrigo Carnier, aperto ad ascoltarla. Di recente è uscito, edito dalla Mursia, la mia ultima fatica dal titolo COSACCHI CONTRO PARTIGIANI.  PIER ARRIGO, delegato ufficiale per la storia, del 15° Corpo di cavalleria cosacca del generale von Pannwitz.
31/03/17, 08:33
allora finisco di leggere 'I cosacchi' di Tolstoj che ho appena iniziato e vado a cercarlo, poi a cercherò. Grazie di aver scritto quello che ho già avuto la fortuna di leggere. Buona giornata. paola
07:47
Buongiorno Pier Arrigo Carnier. Sono in viaggio a cavallo dalla Mongolia. Quest'inverno ero sul Don e ho potuto avanzare con temperature assurde grazie all'appoggio dei cosacchi che si sono fatti in 4 per me e i miei cavalli. Per loro ho deciso di rientrare in Italia passando da Peggetz. Oggi sarò lì. Le  scrivo questo perché il mio amore sconfinato per i cosacchi ha buone parte di radici nel suo libro sui Cosacchi in Carnia. La ringrazio davvero per l'atto di coraggio di raccontare una storia che tutti quelli di cui se ne vergognano, vorrebbero dimenticare. Buona giornata.paola.
Grazie Paola. Non ho parole perchè mi sento come se camminassi  fuori dal mondo,  sui sentieri del Paradiso  !!!
PIER ARRIGO CARNIER- Delegato ufficiale, per la storia, del 15° Corpo di cavalleria cosacca.

giovedì 17 ottobre 2019


CARNIER PIER ARRIGO



DUE MESSAGGI DI ANTONIETTA TEON, LEGATA DA
RAPPORTO DI PARENTELA  AD ANTONIO  ZANELLA
"ORS di PANI", CAVALIERE STELLA DEL LAVORO, 
AI QUALI  POI RISPONDO-



  • Antonietta Teon Gentilissimo signor Carnier, ricambio di cuore il suo affettuoso saluto.
    La devo poi ringraziare infinitamente per aver riportato alla memoria la particolare figura del nostro "barbe Toni" tra l'altro anche mio omonimo, dopo oltre 60 anni dalla sua tr
    agica scomparsa.
    Ho letto avidamente ed in pochissimo tempo il suo libro "L'Ors di Pani..." e mi sono commossa profondamente nel ritrovare una rievocazione del fratello di mia nonna Margherita esattamente come ne ho sentito parlare nel corso della mia vita da lei e dalle persone che gli erano state vicine...
    La sua è una testimonianza preziosa, avendolo conosciuto direttamente così bene.
    Non solo, la sua levatura letterario/ poetica, storica, giornalistica... ci ha regalato una preziosissima descrizione dell'uomo in quel contesto sociale, geografico, storico
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  • Antonietta Teon Pochissime sono ormai le persone che lo hanno conosciuto direttamente...recentemente una signora del 1923 mi ha detto che come tanti /e ragazzi/e giovanissimi/e prima di emigrare, andavano lassù in Pani a lavorare da lui per cominciare a guadagnare qualcosa... Era un buon uomo, mi ha detto, e ci dava da mangiare cibi ottimi... altro non ricordava più...
    Io, d'altra parte, ero troppo piccola( 3 anni), quando, dopo un periodo in cui miei genitori, suoi nipoti, avevano lavorato per lui, accomiatandosi, si era rivolto a me piccolissima...io non ricordo la sua figura che mi sembrava imponente nonostante in realtà non lo fosse, ma ricordo come in un sogno, la voce che mi raccomandava di stare attenta a 2 pericoli laggiù dove ci trasferivamo: le auto ed il fuoco....
    Lei signor Carnier, scrivendo i suoi ampi ricordi vivissimi e particolareggiati ha reso alla Carnia e non solo, e particolarmente a noi discendenti di "barbe Toni" un enorme servigio!
    Grazie infinite!
    Ora rileggerò il suo, per me "grandissimo" lavoro, con calma, per reimmergermi nel mondo del monte Amariana, di Pani... che erano il mondo del trisnonno Tomaso Zanella, dei suoi figli Antonio appunto e poi Battista, Antonia, Maria, Nicolò e mia nonna Margherita, quello di mia mamma Anute e delle sue sorelle e fratello e, di seguito, quello di tutti noi nipoti che lì siamo stati forgiati soprattutto negli anni dell' infanzia e in alcuni casi per molti e molti anni ancora...
    GRAZIE


RISPOSTA

 Cara  Antonietta Teon, i suoi termini di espressione estesi ai rami di parentela , a titolo di gratitudine nei miei riguardi quale autore del volume "L'ORS di PANI", con mio gradimento hanno riconosciuto nella  rievocazione da me affrontata,  l' assunto dei valori e la vera tipicità del protagonista, cavaliere Stella del lavoro Antonio Zanella, detto appunto "ORS di PANI",
Al medesimo, come già scritto innumerevoli volte, fui legato da profonda amicizia dettata da motivata reciproca stima e da radici comuni nel fascino della montagna con riferimento al regno delle malghe e dei pascoli. Nella vicenda dell' "ORS" s' innesta inscindibile il  caso MIRKO-KATIA e di MIRKO io fui e resto ancor oggi "Procuratore irrevocabile post mortem".Si tratta di particolarità che rivestono una loro importanza. Stante
l'amicizia che intercorreva  tra noi, suggellata dal   fatto, non casuale,  che  fui presente sul luogo quale testimone del suo assassinio (duplice assassinio poichè fu uccisa anche Maria, detta la figlia), nessun altro poteva. o avrebbe potuto scrivere ciò che  ho scritto  e riferire gli aspetti e la coreografia di contorno a definizione della figura atipica e leggendaria dell' "ORS".
Questo  perchè, al dilà della mia riconosciuta veste di storico e scrittore, io sono pittore, e  all' arte del dipingere ho dedicato lungo tempo, per cui la mia  redazione letteraria va oltre il senso e l'incisività dei fatti e. dove merita, coglie sfumature romantiche.
Ora nel rispondere ad Antonietta  Teon e in ogni caso agli interessati alla cultura, vengo a  rilevare una constatazione che ha  rafforzato la mia fiducia e le speranze future, quella precisamente che, il mio  metodo di trattazione delle  argomentazioni  si è fatto spazio acquisendo interesse  su piano nazionale ed oltre, e quindi al di fuori di un alveo circoscritto ambientale. Trattasi di constatazione che ho assaporato avvertendo il senso di apertura di un vasto  orizzonte. Ho ancora molto da pubblicare, circa duemila pagine  organizzate  in bozza, parte di ordine storico  e parte di struttura narrativa, da portare a condizione di " editing".

17 ottobre  2019               CARNIER PIER ARRIGO


 UN BRANO DELLE MIE MOLTE NOTE IN MEMORIA DELL' "ORS di PANI"

Esistette tra noi un rapporto paranormale del quale ebbi concrete sensazioni. L' "ORS era  figura eccezionale, evocativa di epoche remote. aveva fascino leggendario tant' è che alle tradizionali fiere dei fondovalle (mercato di Villa Santina e di San Martino di Ovaro...)  tutti di voltavano a guardarlo, anzi gli facevano largo
e sentivi tra la  folla la frase  ; a l'è l'"ORS" !!
Nel 1946, al processo in Assise al Tribunale di Udine, dove fui chiamato a comparire quale teste dell' assassinio il presidente giudice dott. Franz, prima dell' udienza, mi volle nel suo ufficio e mi chiese di descrivergli , dal mio punto di vista, la figura dell' "Ors". Dissi che lo Zanella aveva due anime :  da un lato  rivelava un carattere forte e impositivo a volte dai risvolti misteriosi , uno misto di Stalin e Rasputin, da un altro lato si rivelava umano, comprensivo verso gli umili e socialmente generoso di apporti finanziari. L' ORS era grande, mi stimava, ebbi da lui e conservo preziose confidenze   !!!
                                                     CARNIER PIER ARRIGO
                                             

mercoledì 16 ottobre 2019






ALTOPIANO DEL CANSIGLIO (VENETO)

Commenti
  • Pier Arrigo Carnier Questa mia foto a cavallo è stata scattata sull' Altopiano del Cansiglio dove ho incontrato e sono stato assieme ai boscaioli delle Marche, uno dei quali tiene la cavezza e appare nella foto. Si tratta di specialisti nelle utilizzazioni boschive di piante "latifoglia" ( faggio, rovere, carpino...). I boscaioli delle Marche, gente robusta, seria e dal forte carattere, hanno una loro storia nel Cansiglio che meriterebbe di essere raccontata e mi riservo di affrontarla. Essi lavoravano e lavorano a squadre col supporto di un consistente numero di muli per il trasporto dei tronchetti di faggio etc. dalle zone prive di strade fino a una base di carico su automezzi. Già ai tempi della Repubblica Veneta i boschi del Cansiglio ( faggio ed abete) costituirono base, assieme a quelli della Carnia e del Cadore per le necessità dell' arsenale di Venezia, famoso cantiere per la costruzione delle navi tutt' ora conservato.