CARNIER PIER ARRIGO
18 MARZO 2020
COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI ED INTERESSATI ALLA VERITA’ SU VICENDE RESISTENZIALI 1944-1945
In relazione al notevole interesse suscitato di recente su piano internazionale dal post diffuso il 2 maggio 2015 nel mio sito Blogger, conservato nell' accessibile parte d' archivio, nel quale è meticolosamente trattato l' argomento della rappresaglia tedesca su Avasinis del 2 maggio 1945, ritengo motivata e meritevole la ripubblicazione affinchè si sappia come realmente si svolsero i fatti.
In relazione al notevole interesse suscitato di recente su piano internazionale dal post diffuso il 2 maggio 2015 nel mio sito Blogger, conservato nell' accessibile parte d' archivio, nel quale è meticolosamente trattato l' argomento della rappresaglia tedesca su Avasinis del 2 maggio 1945, ritengo motivata e meritevole la ripubblicazione affinchè si sappia come realmente si svolsero i fatti.
Mi riferisco all' articolo apparso sul Messaggero il 29 aprile 2015, nel recente clima di commemorazioni resistenziali legate al 25 aprile, nel quale si richiama il diario di don Francesco Zossi, parroco di Avasinis, villaggio del comune di Trasaghis nella pedemontana occidentale, quale testimonianza della tragica rappresaglia tedesca verificatasi nel lontano 2 maggio 1945 che provocò 51 vittime civili innocenti. L’articolo preannunciava una rievocazione dei fatti fissata nella serata di ieri, 30aprile, nella chiesa di Avasinis in base alle annotazioni del diario e con l’aggiunta di altre testimonianze raccolte in una pubblicazione locale, edita alcuni anni fa ed ora ripubblicata.
Mi permetto di ricordare che fui io per primo, col mio volume “LoSterminio Mancato 1943-1945”-Mursia editore Milano 1982, a far conoscere tra l’altro, su piano nazionale, i contenuti essenziali del diario di don Francesco Zossi, da me rintracciato in Carnia presso persona depositaria, documento che poi trattenni per l' esame necessario e di cui, nel mio archivio, conservo copia integrale.
In seguito, oltre alle riedizioni del mio volume, l’argomento della rappresaglia su Avasinis fu da me trattato in vari articoli sul Gazzettino uno dei quali in due puntate, pubblicato nei giorni 14 e 21 novembre 2005, e ripetuto poi via Internet, nei miei siti Facebook e Blogger, in data 31.08.2013. Nel medesimo risultano indicate le forze tedesche che attuarono effettivamente l’azione, Karstjäger e Prinz Eugen, affiancate quale supporto dalla Freiwilligen Einheit, subordinata alla Karstjäger, costituita da ex appartenenti alla Blauen Division e Azul Legion, unità spagnole che avevano combattuto a fianco dei tedeschi su fronte russo. Vi sono però altri miei precedenti articoli sulla rappresaglia, uno dei quali sempre sul Gazzettino, in data 25.03.2003.
Don Zossi stese sulla tragica vicenda delle annotazioni accennando che la stessa fu provocata dai partigiani il che, sulla base di indagini, fu da me confermato nel senso che la stessa fu causata da un attacco partigiano alle colonne tedesche in ritirata lungo la nazionale Udine -Tarvisio poco oltre Ospedaletto, causando delle vittime.
Di tale provocazione, riguardo Avasinis, si cerca di non parlare sia sulla stampa sia nei discorsi ufficiali di circostanza, come se la rappresaglia fosse stata un’ improvvisazione immotivata da parte tedesca. In ogni modo vi sono, inoltre, altre vicende sulle quali, nelle commemorazioni che riguardano il caso Avasinis, si preferisce tacere. Si tratta dell'uccisione di diversi tedeschi che, bloccati dai partigiani mentre si trovavano in ritirata, pur non avendo nulla a che vedere, come è stato possibile accertare, con l’azione di rappresaglia, furono brutalmente massacrati ad Avasinis dagli stessi cittadini. Altri undici tedeschi, fatti prigionier ad oltre 25 chilometri a sud di Avasinis, tra Pinzano e Valeriano, mentre si ritiravano pur senza alcuna prova che fossero implicati nell'azione di rappresaglia, dopo inutili interrogatori, vennero fucilati in una località tra Avasinis e Trasaghis lungo il torrente Leale verso la confluenza del medesimo nel Tagliamento. Secondo dichiarazioni fattemi dal comandante partigiano Fontana che comandò l'esecuziome, si trattava di istriani e sudtirolesi. A ciò si aggiunge un ben più ampio massacro, ricostruito nell’accennato mio volume, concernente l’eliminazione di circa un centinaio di cosacchi, fra i quali diverse donne e bambini, che si erano arresi ad Avasinis, Oncedis ed Interneppo, nei giorni antecedenti il 1° maggio. La resa degli stessi avvenne su intimazione e mediante trattative condotte dai partigiani con la presenza della signora Augusta Venturini Kozlova, un’italiana del luogo che parlava il russo e quindi con la funzione di interprete, affiancata dello stesso don Zossi il quale rassicurò i cosacchi sulla loro incolumità, garantendo che quali prigionieri, nel rispetto della legge, non sarebbero stati consegnati ai sovietici bensì agli alleati anglo-americani. Osserva poi don Zossi, nelle sue memorie, che tale patto non fu mantenuto dai partigiani.
Il barbaro massacro. ebbe luogo sulle montagne ad ovest di Avasinis ed Alesso, nelle località “ Gadoria” e “ bosch Chianal ”, e fu eseguito da tre partigiani, due dei quali dell’Osoppo ed il terzo della Garibaldi. Ad esecuzione avvenuta i tre partigiani cercarono di bruciare i cadaveri, ma il tentativo fallì per mancanza di sufficiente carburante. I cadaveri vennero poi abbandonati senza sepoltura sui luoghi dell’ esecuzione e solamente diversi anni dopo la Procura di Gemona impartì disposizioni perché ai pietosi resti fosse data sepoltura. Su tale crimine, consumato palesemente in violazione di precise norme internazionali, non risulta o quantomeno non fu rintracciata la prova che la competente autorità abbia dato luogo a una dovuta istruttoria, e, in ogni caso, di fatto non ebbe luogo alcun procedimento penale.
A suo tempo, dopo la diffusione del citato mio volume “Lo Sterminio Mancato” nel quale è pure trattata l’effettiva realtà di quanto accadde nella “Risiera di San Sabba” dove non ebbero affatto luogo azioni di sterminio, dei cittadini di Avasinis assieme al parroco (si trattava di un nuovo sacerdote in quanto don Zossi era deceduto da tempo) mi invitarono a tenere una conferenza nella chiesa del villaggio. In conformità alle prove in mio possesso, affrontai l’argomento rievocando nei tragici dettagli la rappresaglia che si concluse sconfinando nel crimine - l’uccisione bestiale di tedeschi incolpevoli nel paese e gli altri undici lungo il torrente Leale, altrettanto incolpevoli, nonchè il massacro dei cosacchi sulle montagne. Le mie dichiarazioni, formulate in anni non facili dominati da una sinistra omertà, segnarono una spaccatura nel clima conformistico delle celebrazioni resistenziali e furono ascoltate dai molti cittadini convenuti in un profondo silenzio. Una donna, moglie di uno dei tre partigiani esecutori del massacro dei cosacchi, allora emigrato all’estero, mentre al riguardo stavo riferendo alcuni particolari aspetti di tale barbarie e crudeltà, si alzò dal banco dov’era seduta e lascio la chiesa...
2 maggio 2015 CARNIER PIER ARRIGO
NOTA
NOTA
Pier Arrigo Carnier Mi fa piacere che si legga questa mia puntualizzazione dei fatti che stabilì un nuovo corso, vale a dire un interesse alla verità storica contro falsificazione operata in silenzio da pennaioli, allineati alla linea dell' omertà politica instaurata a protezione della Resistenza. Annualmente il 2 maggio si celebra la ricorrenza della rappresaglia tedesca su Avasinis che costò 51 vittime civili, alla cui memoria è dedicato giustamente un monumento, ma non si dice una sola parola a ricordo del criminale massacro partigiano del centinaio di cosacchi innocenti ( cos' li dichiarò il parroco don Francesco Zossi nel suo diario che io detengo) dei quali molte le donne e dei bambini, uccisi a raffiche e che poi si tentò di bruciare, il che non riuscì per mancanza di sufficiente carburante e che infine furono abbandonati sul luogo senza sepoltura, in pasto ai corvi e alle volpi. Solamente dopo quattro anni l' Autorità preposta si mosse a disporre il ricupero dei resti come da ampia documentazione in mio possessi. Si tratta di constatazione desolante e vergognosa questa assoluta mancanza civile di un pensiero per quei morti. Ogni tanto immagino quei bambini cosacchi in preda allo sgomento, travolti dalle scariche che li uccise..!!! Pur nell' aridità della sensibilità pubblica c'è comunque un risveglio ad acquisire la conoscenza dell' esecrabile fatto ed io mi adopererò ancora perchè rimanga scolpito nella storia !!!
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