sabato 21 marzo 2020
CARNIER PIER ARRIGO
JOSIP BROZ TITO
A seguito del succedersi di approfondimenti storici e testimonianze sono giunto, da qualche tempo, a un diverso giudizio storico di Josip Broz Tito. Nel perdurare del suo potere, dopo il distacco arrischiato da Stalin nel 1948, positivamente conclusosi, Tito, pur mantenendo fede ai principi marxisti ma con una forma di socialismo stemperata, si aperse all' occidente e al mercato comune, dopo aver dato vita alla coalizione dei non allineati finalizzata ad assumere veste di prestigio nei confronti dei poteri dominanti l' economia mondiale definiti dal fascismo potenze plutocratiche (Stati Uniti, Gran Bretagna ed ance Francia). Risulta con certezza che, nella gestione della Federativa Iugoslava, Tito favorì intelligentemente lo sviluppo del settore sanitario incoraggiando ed appoggiando finanziariamente la ricerca scientifica. Fece altrettanto nel settore culturale, limitando notevolmente le spese di studio per gli universitari onde consentire il possibile più ampio accesso.
Sulla base di tali constatazioni quanto precedette la fondazione della Federativa, vale a dire l' ombra dei sinistri ricordi, quali la grave ferita delle foibe per gli italiani, la perdita dell' Istria-Dalmazia terre italiane, quale prezzo per la guerra perduta ed a tacitazione delle pretese dei vincitori, dà motivo a un separato giudizio storico con un distacco, della nascente Federativa negli anni quaranta, che raggiunse un suo consolidamento unitario e per il quale il criticato rigido potere e comportamento della polizia voluto da Tito, a mio avviso era necessario.
Dal mio punto di vista Tito era uomo dal carattere fermo e riflessivo e di grande abilità decisoria, politicamente avveduto. Giunse al potere e lo mantenne per la sua abilità strategica. Egli morì a Lubiana il 4 marzo 1980, a 88 anni, essendo nato nel 1892. Dopo la sua morte si sparsero su di lui le voci più disparate, mettendo in discussione la sua stessa identità croato-slovena. I servizi segreti americani, in un rapporto, espressero la convinzione che il suo accento fonetico rivelasse inflessioni russe e polacche. Fra le sue carte riservate fu trovato un atto che riferiva di un Certo Josif Broz, deceduto nel 1915, di cui egli avrebbe preso il nome. A ciò si aggiuge che anche Draza Mihailovic, il capo dei cetnici filomonarchici sul quale anch’ io scrissi, in un incontro con Tito, leader del PCJ nel 1941, ebbe l’ impressone di avere di fronte uno straniero dal forte accento russo. Fu detto anche che, Stalin, avrebbe più volte inviato qualcuno in Iugoslavia per uccidere Tito, il quale venne a conoscenza per cui, nella scrivania di Stalin, fu rinvenuta a suo tempo una lettera nella quale Tito così si esprimeva : <Smettila di mandare emissari a tentare di uccidermi, o la prossima volta ne manderò io uno a Mosca, e ti assicuro che non ne servirà un secondo>.
La caduta della Iugoslavia, dopo la morte di Tito, merita senz' altro un approfondito studio sulle causali motivate da vari interessi. L' obbiettivo della sua frantumazione si manifestò subito dopo il suo decesso, ma era già in atto da qualche tempo dal momento in cui egli, per motivi di salute, aveva allentato il potere. Fino ad oggi in ciò che è stato e pubblicato non ho però trovato una tesi probatoria e convincente ma i motivi per provocare lo sgretolamento sicuramente ci sono.
21 marzo 2020 CARNIER PIER ARRIGO
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