martedì 20 giugno 2017

IL CASO CALMUCCHI PRENDE PIEDE

                      
COMUNICATO

L’argomento calmucchi sollevato  da poco dilaga. Amici russi e cosacchi delle Associazioni d’Europa ed altre all’ interno della Federazione russa hanno informato quelle calmucche e turko-asiatiche per cui il fatto ormai non rimane sepolto nel silenzio del  bosco d’abeti alle falde del monte “Piz di Mede” come piaceva a certi elementi “partigiani” e, a dire il vero,  credo  tutt’ ora anche ai nostalgici anche se questi ultimi ritengo non abbiano mai saputo nulla non essendo stata lasciata alcuna traccia dagli autori della nefandezza.  In ogni caso al dilà di tutte le valutazioni si tratta di un fatto storico ed i calmucchi, cavalieri del vento, ci richiamano le sfrenate cavalcate nelle immensità asiatiche, montando  cavalli senza l’uso della sella. Essi, i calmucchi, ci ricordano  Gengis Khan. Sempre al riguardo  riemergono in me quelle voci ascoltate  anni dopo, di uomini e donne carniche che, venuti in qualche modo a conoscenza dell’uccisione dei calmucchi, pronunciavano con gelida, arida  flemmaticità  la frase : “  ….a ju han copaats “ (li hanno uccisi). Inevitabile mi torna  in mente, inoltre, lo scenario della ritirata cosacca, l’ avanzare ad intervalli delle colonne ed il rumore dei passi, misto a nitriti di cavalli, sulla strada della valle che attraversava il mio paese, non asfaltata come le altre, resa  fangosa dalle insistenti piogge di quei giorni per cui rimasero a lungo visibili  i solchi lasciati dalle ruote delle carrette.
 20 giugno2017                                        

                                                                  PIER ARRIGO CARNIER

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