Un forte impatto ha creato la
rivelazione del massacro, meglio dire assassinio, da me diffusa via Internet
della dozzina ed oltre di prigionieri calmucchi, finiti fucilati od abbattuti
con scariche di mitra, a guerra ormai cessata, all'interno di un bosco sulla
falde del "Piz di Mede" in Carnia, monte di cui negli anni giovani
conoscevo mulattiere, sentieri e malghe . Atto infamante della violenza contro
gli indifesi, consumato dai partigiani e, in ogni caso,il nobile ricordo di
quei calmucchi di fede Buddhista, che io vidi coi miei occhi e nei cui sguardi
lessi la desolazione di una morte scontata, si alza nel silenzio delle falde
del monte menzionato quale imperituro severo monito di condanna del male. Una
voce di donna mi ha telefonato da posto pubblico, a mio giudizio carnica, dal
timbro di voce senza dichiararsi, espressamente precisando di voler mantenere
l’anonimato (si sentiva che aveva vicino altre donne), chiedendomi all'incirca
il luogo di morte di quei calmucchi ed io, in qualche modo gli detti un'
indicazione naturalmente del tutto approssimativa. Mi disse che proprio adesso
in giugno, verso la fine o un po' più avanti salirebbe su quel luogo a posare
simbolicamente un mazzo di fiori di montagna, rododendri ed altri, con
l'intento di adempiere ad desiderio di ricordare quelle vittime, gente venuta
all'immensità dell'Asia a morire in un bosco solitario della Carnia.
14 giugno 2017 PIER ARRIGO CARNIER
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