MEMORIA
CON RIFERIMENTI DOCUMENTALI STORICI SULLA DONAZIONE CHE DETTE VITA
ALLA CHIESA DI CRISTO RE DI TIMAU. PROFILO DEL DONATORE E CONNESSE
CONSIDERAZIONI INEDITE, RIFERITE A QUEL TEMPO
di
CARNIER PIER ARRIGO
Considerato
che le nuove generazioni sono completamente disinformate su gran parte
delle vicende ambientali della Carnia legate alla seconda guerra
mondiale, non potendo conoscere evidentemente ciò che non hanno
vissuto e poichè essendo la maggior parte dei testimoni scomparsa ed
io uno dei pochi rimastì o, forse l’unico per conoscenza diretta od
acquisita attraverso indagini asseverate, di taluni rilevanti
avvenimenti, ho ritenuto di redigere la presente memoria in
riferimento alla donazione che consentì di avviare la costruzione
della chiesa di CRISTO RE in Timau, anche e
perchè su taluni fatti
sono state diffuse notizie alterate o, addirittura delle miserevoli o
abominevoli invenzioni come quelle apparse in un certo romanzo, che
però fortunatamente ebbero vita effimera. Si tratta di vicenda già
da me puntualizzata in vari articoli a mia firma su testate nazionali e
provinciali, da almeno venti trentanni a questa parte nonchè nel
periodico bilingue “ASOU GEATS…. ” che ha diffusione anche in Austria,
diretto dall ’infaticabile ed encomiabile Laura Plozner, e precisamente
nei numeri. 51 dell’aprile 2006 e 64 dell’agosto 2010, quest’ ultimo
qui riproposto con l’aggiunta di qualche perfezionamento e l’
eliminazione di qualche frangia ritenuta superflua onde racchiudere il
testo nel suo intrinseco significato storico e fattuale escludendo in modo categorico ogni propensione di parte o politica.
Nei
primi anni dell'immediato dopoguerra ebbi un colloquio col parroco di
TIMAU , don LUDOVICO MORASSI , presente un mio collega di studi,
NORBERTO DI CENTA, allora insegnante sul luogo . Mi premeva conoscere i
particolari e l'identità del donatore della somma di denaro, nei giorni
della ritirata tedesca e cosacca, che poi fu utilizzata per avviare i
lavori di costruzione della chiesa dedicata a CRISTO RE. Ne parlammo in
canonica. Don MORASSI mi dichiarò perentoriamente che il donatore del
denaro,versato nelle sue mani, era un’ comandante germanico a tutti gli
effetti, che parlava ovviamente tedesco " ed aggiunse che i Cosacchi,
con tale donazione, non avevano alcunchè da vedere. Parlando
dell'argomento il reverendo, riferendosi all'alto ufficiale, portava le
mani verso l'alto onde significare che si trattava di un gerarca
prestigioso.
Don MORASSI non ritenne però di rivelarmi l'identità
dell'alto ufficiale, assumendo un atteggiamento di riserbo. Suppongo che
il donatore si fosse dichiarato, dico suppongo, per cui l'atteggiamento
era forse dovuto a probabile concordata riservatezza,o forse il
donatore aveva preferito mantenere l'anonimato. Il fatto della
donazione,da parte del " COMANDANTE GERMANICO”, sotto la data del 2
maggio 1945, fu verbalizzato con un'opportuna annotazione, nel diario
storico parrocchiale e, stando al diritto canonico, tale documento è
coperto da segreto, ovvero il diritto di rivelarne il contenuto rimane a
discrezione del titolare della parrocchia. Spiacevolmente copia del
documento è stata concessa negli ultimi tempi anche ad elementi
inqualificati, mancanti di una preparazione professionale specifica
sugli eventi di quel tempo e sulle circostanze ambientalmente connesse.
L’intralcio maggiore e pericoloso per lo storico sono purtroppo le
chiacchiere nefaste di sacenti locali, caparbiamente fissati su
convinzioni artificiose frutto di una propria fantasia. Questa specie di
muffa paesana perniciosa la si incontra sovente nel condurre ricerche
ed approfondimenti e mi ricorda l’attacco partigiano contro i cosacchi
ad Ovaro, del 2.05.1945 con i relativi antefatti e conseguenze su cui
donnette ed altri elementi alimentavano ed alimentano ancora un tessuto
di chiacchiere che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti.
Stante
che il donatore era un alto ufficiale germanico restava quindi da
risolvere la questione dell'identità. Fu un impegno che affrontai
affidandomii a mie conoscenze di ex militari austriaci e
tedeschi,ufficiali taluni di alto grado,con cui avevo già instaurato
dei rapporti. E' chiaro che tutto mi si rese possibile sulla base di
una consolidata e motivata fiducia, di cui godevo in detto ambiente ,
fermo restando il rispetto di principi inviolabili e regole d'onore. Gli
accennati austriaci e tedeschi erano elementi che avevano creduto negli
ideali per cui avevano anche combattuto, subendo taluni conseguenti
condanne nel dopoguerrra, ed erano a conoscenza, per esperienza diretta,
di molte vicende delicate di cui sicuramente non sussisteva nè sussiste
traccia negli archivi ufficiali. Spesso ,fra l'altro, mi incontravo con
una donna di talento e particolare raffinatezza : Frau ADA, nata
PFLÜGER, tedesca della Slesia, vedova del Supremo commissario
dell'ADRIATISCHES KÜSTENLAND , dottor FRIEDRICH RAINER, la quale mi
aveva svelato il segreto della morte del marito , deceduto in un lager
della SERBIA e non quindi giustiziato a LUBIANA dopo il noto processo
ai gerarchi, celebrato nel 1947. Era, Frau ADA, donna ancora gioviale e
combattiva , splendida e distinta nel tratto, fonte inesauribile di
ricordi riferiti all'epoca trionfale del nazionalsocialismo, capace, col
suo raccontare, di coinvolgermi nei ricordi di cui avvertivo il
profluvio. HITLER la voleva seduta al suo fianco, assieme al marito,
all'opera di SALISBURGO e viaggiò pure sulla lussuosa luccicante ed
imponente mercedes nera del Führer , in occasione alle visite che questi
fece nella Carinzia e Stiria, seduta ugualmente al suo fianco col
marito, fra ali esultanti di folla, lungo le valli ridenti da Villach a
Graz, superando il passo del Pack. Frau ADA rievocava raggiante e con
fervore quei ricordi trionfali che visse felice nell'esaltazione del
potere....e non nascondo che tutto questo contribuì a farmi comprendere
delle realtà del nazionalsocialismo i cui principi escludevano
categoricamente la lotta di classe.
Le concezioni
fondamentali del nazionalsocialismo costituivano certamente
un’inversione radicale di tendenza nel campo sociale che travolgeva il
decrepito sistema liberale, aprendo la strada a una decisa ed equa
valorizzazione delle forze lavoro quale strumento non più al servizio
del capitale. Si trattava di propositi e provvedimenti che sarebbero
stati alla base dell’organizzazione di una NUOVA EUROPA.
L'indagine
, per individuare l'identità del donatore , riguardo TIMAU , prese
avvio a distanza di tempo dal colloquio con don MORASSI e fu risolta in
tempi lunghi, per motivazioni che ritengo superfluo riferire .Rammento
che passai diverse volte i valichi di confine in più direzioni, estate
dopo estate, e d'inverno , non unicamente per tale motivo , e , se
rientravo attraverso TARVISIO, avvicinandomi al passo di COCCAU,
rammento che guardavo, in piena notte, la vetta del MANGART, che si
ergeva nel cielo . Erano anni vergini per l'acquisizione di notizie e
documenti presso protagonisti che disponevano di documentazioni
riservate, in Austria, Germania, Cecoslovacchia, Iugoslavia ......perchè
poi, con lo scorrere del tempo, le possibilità si sarebbero ristrette
per naturali decessi e per altri imprevedibili motivi . Ciò che contava
soprattutto, per me, oltre al materiale documentale, erano i dialoghi
con i protagonisti e le loro dichiarazioni su situazioni che, storici e
giornalisti, si affannavano a denigrare seguendo l'orientamento
conformistico di demonizzazione di qualsiasi operato dei perdenti.
Seppi
pure che, in taluni luoghi, a fine guerra erano state poste al sicuro
consistenti documentazioni che si trovavano sotto controllo. Me ne
accennò anche FRANZ HOFER , ex Gaulaiter del TIROLO e dell'
ALPENVORLAND in degli incontri preordinati, prima del suo decesso per
il che si era premurosamente adoperato il mio amico Emil Winkler di
Lienz, sindaco nel periodo di regime ed ovviamente più anziano di me,
amico ed ammiratore del Supremo commissario Rainer. Già prima del crollo
della GERMANIA vi erano state iniziative in tal senso anche se
purtroppo , negli ultimi momenti, una parte delle documentazioni fu
volontariamente distrutta e una notevole parte cadde inevitabilmente
nelle mani degli alleati vincitori. A parte questo , tra montagne
della dell' ALTO ADIGE e della CARINZIA erano stati messi al sicuro
dei tesori e non si trattava di fantasie. Per quanto concerneva il
tesoro sepolto in CARINZIA il Gruppenfuehrer SS. GLOBOCNIK, che ne era
il detentore, arrestato su quelle montagne dalla Polizia segreta
britannica aveva riferito, proponendo condizioni e patteggiando la
propria salvezza, molti dettagli ma, ho motivo di ritenere, non tutti.
Indirettamente mi riuscì comunque di conoscere molti particolari. Il
fascino di quella vicenda, nota a degli austriaci ed ucraini che furono
vicini a GLOBOCNIK e della quale custodivano il segreto, in quanto
evidentemente interessati, e sulla quale non ho mai pubblicato un
rapporto esaustivo , fu per me un vero tormento e mi impegnò a lungo
sulle montagne della CARINZIA.. E qui verrebbe ad innestarsi la vicenda
del ricupero di quell’ingente tesoro, sepolto in prevalenza nella zona
del Weissensee, su cui custodivo rilevanti notizie riservate che
stuzzicarono l’impresa GLOBO EXPLORETION della Florida di Norman Scott,
specializzata nel ricupero di tesori nei fondi marini ed altrove, la
quale, venuta a conoscenza della pubblicazione di miei lunghi articoli
sul caso Globocnik, diffusi dal Gazzettino di Venezia, si fece avanti
con delle proposte onde coinvolgermi e rendermi presente al
ricupero……Rimando tuttavia questo grosso e rilevante capitolo ad altra
occasione.-.
. In senso generale devo aggiungere che l
‘occultamento di tesori e documenti negli ultimi mesi di guerra, da
parte di taluni protagonisti, fu realizzato con autentico fervore,
trattandosi di operazione ritenuta necessaria onde accumulare delle
risorse per la rinascita del REICH tedesco.
FRANZ HOFER mi
confidò anche, con una punta d’invidia, come, a fine guerra, nel caos
del crollo, l’SS. Obergruppenfuehrer ERNST KALTENBRUNNER e capo del
REICHS SICHERHEITSHAUPHAMTES e il colonnello SS. SKOERZENY capo di un
GESTAPO-CONTROLLKOMMANDO avessero sottratto alla REICHSBANK consistenti
somme di valuta, gioielli preziosi e riserve auree, cadute poi in mano
degli alleati per quanto concerneva KALTENBRUNNER, non così invece per
SKORZENY che sulle montagne, nei dintorni di RADSTADT, riuscì ad
occultare quel suo tesoro, mai ritrovato dalle polizie alleate, ma
evidentemente da lui ricuperato nel dopoguerra. Ne dette prova, infatti,
la vita sfarzosa che condusse in Spagna dove comparve come cittadino
libero e sposò una contessa, mettendo in piedi un grosso giro d’affari.
Tornando
alla vicenda di TIMAU, mi riuscì definitivamente di accertare che il
donatore rispondeva al nome di OTTO GUSTAV WÄCHTER, Obergruppenfuhrer
SS., austriaco ed avvocato, noto dirigente del Partito
nazionalsocialista austriaco, governatore della GALIZIA ed infine
amministratore militare con sede a TRIESTE .Taluno, tra coloro coi
quali avevo instaurato canali d'indagine, lo aveva conosciuto
personalmente per rapporti di partito ed era anche in grado di ottenere,
sul caso, chiare notizie da altri che avevano avuto diretti e frequenti
contatti con WÄCHTER nell'ADRIATISCHES KÜSTENLAND, a TRIESTE, e si
erano trovati col medesimo in ritirata verso l'AUSTRIA, in particolare
durante varie soste obbligate, ad esempio ad ARTA e prima di
affrontare il valico del PLÖCKENPASS, proprio a TIMAU. Fu infatti qui
che WÄCHTER , che disponeva di ingenti somme di valuta sulla sua
autocolonna, nella veste di amministratore, oltre a preziose e
consistenti documentazioni , ebbe un lungo colloquio col parroco, di cui
fu ospite in canonica.
FRANZ HRADETSKY, fonte di preziose informazioni su rilevanti vicende, assieme a LERCH , GAIL e a molti altri,
( nota in calce nr. 1)
dopo il suo rientro al termine di lunghi anni di prigionia, credo di
ricordare otto o nove, trascorsi nella Federativa Iugoslava nella
fortezza di Sremska Mitrovica, in uno dei miei vari incontri con lui
in Austria, intesi ad accertare varie vicende e, fra queste le ragioni
del colloquio col parroco di Timau da parte di WÃCHTER, mi disse,
oltre a quello che verrò ad esporre, che in quel giorno nevicava fitto,
regnava un gelido scirocco e, un velo bianco si stendeva tutt'intorno
avvolgendo il villaggio.-
L'Obergruppenführer SS. conosceva il
villaggio di TIMAU , dove si parla un idioma tedescofono in quanto,
durante la sua permanenza a TRIESTE, era stato tra i propugnatori del
PUFFERSTAAT FRIAUL (Stato cuscinetto del FRIULI), e quindi era a
conoscenza delle particolarità etniche e linguistiche del FRIULI
riguardo il quale il Supremo commissario RAINER, si proponeva “un lento
aggancio al III° REICH ", ai fini della germanizzazione .Ma
sicuramente il suo colloquio col parroco in canonica, secondo
HRADETSKY ed altri , non poteva avere alcun aggancio in tal senso,
se non di carattere introduttivo su un argomento di cui la stessa
ritirata segnava il tramonto, ma fu presumibilmente ed
opportunemente motivato dall'intento di valutare la possibilità di
collocare in quel luogo , una parte della preziosa documentazione
che WÃCHTER teneva sulla sua autocolonna , da affidare alla segreta
custodia del parroco, per poi ricuperarla in futuro. Aggiunse inoltre
HRADETSKY a conferma di tale supposizione che “
….mentre ormai calava la notte, dalla posizione in cui ci trovavamo in sosta, notammo che due subalterni di WÃ
CHTER andavano a raggiungerlo portando delle borse e dell’altro”. Disse
anche di ricordare che l’Obergruppenführer SS. presente LERCH, aveva
espresso preoccupazione sugli imprevedibili attacchi aerei alleati dei
caccia, come era avvenuto a nord di Tarcento dove una colonna di
cosacchi in ritirata era stata quasi annientata. Si sarebbe trattato,
sempre secondo HRADETSKY, ed anche secondo LERCH, di una
preoccupazione perfettamente plausibile in quei giorni caotici, quella
di mettere in salvo valori e documenti, stante appunto il pericolo
costante degli attacchi aerei alleati che potevano mandare in
frantumi le autocolonne in marcia, tant'è che gli spostamenti
avvenivano preferibilmente nelle ore notturne ma questo non sempre era
possibile. In ogni caso il parroco, ammesso che l'Obergruppenführer gli
avesse effettiva- mente formulato una tale proposta ed egli avesse o
meno accettato la segreta custodia di qualche cassa sigillata di
documenti, mai nulla lasciò trapelare, in un senso o nell'altro, per cui
mantenne un granitico riserbo nei decenni che seguirono fino al suo
decesso, avvenuto il 29.09.1983. In quel colloquio, si parlò
anche naturalmente del più e del meno e risulta per certo che il
parroco riferì su dei decessi di militari e profughi verificatisi
nel corso della ritirata , in territorio di TIMAU , a cui la
popolazione, sotto la sua direzione, aveva dato cristiana sepoltura.
Ci
eravamo trovati agevolmente, per quell’incontro, a Pörtscach in un
ristorante sul Woerthersee (lago di Woerther) ed era presente anche
LERCH, giunto da Klagenfurt. Facemmo quindi colazione assieme.
Sulla
base di tutte le possibili annose indagini e confronti quel colloquio,
in canonica ,costituisce e racchiude l' inequivocabile prova della
donazione a don MORASSI , da parte dell'alto gerarca, di una
consistente e rispettabile somma di denaro di un milione di lire
che fu poi motivata, nel diario storico parrocchiale di TIMAU, con
scarne parole, come compenso per la sepoltura di diverse vittime della
ritirata. Appare però evidente che, tale donazione , assume un
significato di fondo , che và oltre il senso del motivo materiale
accennato .
La stessa fu un atto spontaneo e luminoso, inteso nel bene, stimolato
da sentimento religioso da parte dell'Obergruppenfuhrer SS. OTTO GUSTAV
WÄCHTER, uomo cattolicissimo, ispirato in quell'azione da significativi
segnali che la guerra, nella sua devastante tragedia,
stava per finire. La verbalizzazione lasciata da don MORASSI rimane
quindi atto intangibile , inteso tale secondo il diritto canonico. Io
ritengo però, per alcune deduzioni, che la somma della donazione possa
essere stata più rilevante per cui la cifra indicata avrebbe carattere
formale.
E
opportuno comunque delineare la figura di OTTO GUSTAV WÄCHTER , nel suo
profilo fattuale e storico onde, soprattutto, smentire facili
affermazioni negative accampate da qualche maldicenza e fonte
tendenziosa.
Ritengo, innanzitutto, di contestare fermamente la
notizia, accampata a suo tempo da un disinformato, che WÄCHTER sia
stato " uno dei cinque agenti nazisti che progettarono e mandarono ad
effetto l'assassinio del cancelliere austriaco dottor ENGELBERT
DOLFUSS". Come risulta provato dal ritrovamento degli archivi, nel
1964,in casse rivestite di cemento calate nel fondo del Lago Nero (
Cernè Jezero ) nella foresta boema , presso Budejovice , le
dichiarazioni rese alla polizia di Vienna sull'azione che doveva portare
all'arresto dei ministri e del cancelliere DOLFUSS , la cui morte ,è
stato incontestabilmente accertato , fu provocata incidentalmente ,
non
contengono un minimo accenno a responsabilità imputabili a WÄCHTER e
tantomeno gli atti processuali conseguenti, che si conclusero con la
condanna a morte di OTTO PLANETTA e FRANZ HOLZWEBER (Atti pubblicati
dall'Europa Verlag - Vienna).
Con l'annessione
dell'AUSTRIA (1938) WÄCHTER fu nominato capo della polizia a VIENNA. In
seguito, come già riferito, fu governatore della GALIZIA, con sede a
CRACOVIA, stimato dal VATICANO per i suoi interventi in difesa dei
cinque milioni di cattolici (UNIATE), in parte polacchi e in parte
ruteni. Nelle intese raggiunte col generale ANDREI ANDREIEVIC WLASSOW
paladino dei tedeschi, WÄCHTER ottenne che la GALIZIA non fosse inclusa
nel progetto della GRANDE RUSSIA, dopo la sconfitta dei comunisti. A
tal proposito egli si manteneva in contatto col Principe vescovo,
cardinale di CRACOVIA, JAN SAPIEHA, il quale a sua volta relazionava il
VATICANO….Da subito, inoltre , e fino al termine del suo mandato nel
1943, cessato a causa della retrocessione del fronte orientale, WÃCHTER
favorì e rafforzò, con armi ed altri mezzi, l 'organizzazione partigiana
cattolica (UNIATE ) sorta per contrastare sul territorio le forze
partigiane sovietiche. In seguito, con la rioccupazione sovietica dell'
UCRAINA, GALIZIA etc. dette forze partigiane cattoliche mantennero
consistenza e continuarono la lotta alla macchia sotto il nome di OUN
Gruppe, OUN-M ed UPA. Successivamente, su ordine di HANS FRANK,
governatore della POLONIA, WÃCHTER dovette spostarsi con la sua
amministrazione da CRACOVIA a LWOW (Leopoli). Al suo fianco il medesimo
ebbe come Amtschef (Capo dell'Amministrazione), il barone FERDINANDO
WOLSEGGER, eminente funzionario il quale, sotto l'Impero
austro-ungarico, aveva svolto identica funzione a TRIESTE, dove infatti,
con l'autunno del 1943 e fino all'aprile 1945, svolse identico ruolo
nell' amministrazione: dell' ADRIATICHES KÜSTENLAND a fianco del Supremo
commissario dott. RAINER.
Qualche fonte storiografica asserisce
che WÄCHTER, riguardo la GALIZIA, si distinse nell'azione di sterminio
degli ebrei, affermazione generica e priva di fondamento che si
richiama a dichiarazioni fatte da SIMON WIESENTHAL, ed al riguardo mi
permetto di sollevare delle obiezioni. Innanzitutto va rilevato che
WIESENTHAL, nel formulare tale imputazione nel suo libro " Gli
assassini sono tra noi", evita di precisare in quale veste effettiva
WÄCHTER si distinse in detta operazione, tenendo conto che, quale
Governatore , non aveva alcun potere in tal senso, essendo i compiti
esecutivi riguardo la questione ebraica, di stretta competenza della
Polizia.
Ho quindi valido motivo di dubitare , anche in base
alle fonti storiografiche che vengo in seguito a citare, che
l'imputazione fatta da WIESENTHAL, e richiamata agevolmente da altri, a
carico di WÄCHTER , sia fondata su deduzioni e testimonianze
generiche.
Mi riferisco a un'esperienza personale su cui ho
riferito anche in altra circostanza, e precisamente alla nota vicenda
dell'ucraino IVAN DEMIANJUK, naturalizzato americano, il quale, essendo
un ex collaborazionista ucraino, reclutato dai tedeschi ed addetto
K.Z. " KONZENTRATION ZENTRUM" (=Lager ), fu sospettato da WIESENTHAL di
essere "il boia di TREBLINKA". A tal riguardo WIESENTHAL agganciò,
infatti, la Polizia sovietica, mobilitando a tal fine l'ebreo
multimiliardario in dollari HAMMER, che godeva di alta stima e
considerazione al Kremlino, allo scopo di produrre alla Polizia
americana delle prove per l'incriminazione dell'ucraino, che a suo
giudizio esistevano negli archivi polacchi o sovietici. Furono infatti
trasmessi dalla Polizia sovietica a quella americana dei documenti
personali di identità, rilasciati dai tedeschi ai collaborazionisti, che
risultarono in seguito contraffatti dalla polizia sovietica, in base ai
quali DEMIANJIUK fu arrestato, incarcerato e quindi estradato in
ISRAELE, dove fu processato, e, nonostante le sue ripetute
dichiarazioni di innocenza, fu condannato a morte ma poi liberato,
essendo stato riconosciuto persona diversa dall'imputato che, in realtà,
risultò essere IVAN MARTSCHJENKO , resosi irrintracciabile.
A
tal riguardo venni citato e sentito come storico al processo, in qualità
di esperto, ed ovviamente dichiarai, in base ad elementi in mio
possesso in particolare di un'attestazione di KURT FRANZ ex ufficiale
delle SS. a Treblinka , rilasciatami dal medesimo mentre scontava
l'ergastolo in un carcere tedesco, secondo la quale DEMIANJUK non poteva
essere l'imputato, ma si trattava di altra persona. Avevo prove per
affermare che il vero IVAN, il quale faceva parte dell'EINHEIT
REINHARD, era stato impiegato dai tedeschi effettivamente nei lager di
TREBLINKA e SOBIBOR e, successivamente a TRIESTE, nella RISIERA di
SAN SABBA e poi nell'ISTRIA come infatti risultava dal mio volume “ Lo
Sterminio Mancato”, depositato al processo di Israele, quale prova
documentale, dal prof. GERARD FLEMING noto docente e storico britannico
che conosceva la mia attività storiografica.
Nel frattempo,
mentre il processo DEMIANJUK stava per concludersi, due funzionari del
MOSSAD ( Polizia segreta d'ISRAELE ) assieme all'avvocato MICHAEL
HOROWITZ , e al dott. ABBATE, allora capo della Digos di Trieste,
previe intese tramite le competenti Ambasciate e col mio consenso, come
riferito nella trattazione specifica del caso DEMIANJUK, vennero ad
incontrarmi a PORCIA, per cui fu affrontato un lungo colloquio nel corso
del quale riconfermai le motivazioni, supportate da elementi probatori,
secondo le quali, appunto, l'imputato IVAN DEMJANJUK non poteva essere
il "Boia di TREBLINKA ". COnsegnai quindi all'avv. HOROWITZ, aggregato
quale delegato ai due funzionari dei servizi segreti d'Israele. dei
documenti ch'ebbero un peso rilevante fra gli elementi probatori su
cui la Corte decise di prosciogliere dall'accusa il Demjaniuk che fu
rimesso allora in libertà.
Contestazione rilevante e
decisiva circa l'accennata imputazione a carico di WÃCHTER , secondo
la quale il medesimo si era distinto nell'azione di sterminio degli
ebrei in GALIZIA, emerge da due pubblicazioni ponderose , di base
storica, dei maggiori studiosi ebrei sulla " Soluzione finale",
GERALD REITLINGER e RAUL HILBERG. In nessuna delle due opere trova
conferma l'affermazione surrichiamata, nè il nome di WÄCHTER risulta
citato in relazione a circostanze di responsabilità effettive decisorie
afferenti alla " Soluzione finale ", ad eccezione dell ' Ordinanza dal
medesimo diramata, sottoscritta CRACOVIA il 18.11.1939, di cui posseggo
copia, con la quale, oltre a disposizioni di carattere amministrativo,
ordinava che gli ebrei portassero il distintivo a sei punte. Nè,
tantomeno, il suo nome risulta in nessun caso richiamato, nell'opera di
ADALBERT RÜCKERL, noto giudice dirigente del Pubblico Ministero della
CENTRALE per la GIUSTIZIA NAZIONALE TEDESCA di LUDWISBURG ( con il
quale io stesso ho avuto dei collegamenti per talune chiarificazioni )
riguardo i processi attinenti alla " Soluzione finale del problema
ebraico " o più esattamente ai cosiddetti lager di sterminio. Non
risultano pertanto, dalle fondamentali opere citate, imputazioni
criminose a suo carico nè condanne in contumacia che, in ogni caso, se
dovute , sarebbero state inevitabilmente pronunciate dalle Giurie
giudicanti dei Tribunali instaurati nel dopoguerra, sebbene WÄCHTER
si fosse reso irreperibile, come in seguito sarà riferito. Nella sua
opera REITLINGER indica con precisione, gli estremi di rubricazione
con rispettive date, caso per caso, di ciascun processo, ma in
riferimento al nome di WÄCHTER, non risulta richiamato alcun
procedimento e, di conseguenza, nessun pronunciamento di condanna o di
proscioglimento e, a tal riguardo, darò, nel prosieguo, spiegazioni più
appropriate.
In riferimento alla questione ebraica
all'Est va innanzitutto precisato che, alle spalle dell'avanzata
tedesca, venivano i plotoni di fucilieri della Polizia che agivano
mediante esecuzioni in massa in località dove erano stati predisposti
dei fossati. A tal proposito HILBERG, a pag. nr. 309 del suo libro "La
Distruzione degli Ebrei d'Europa" riferisce testualmente : " Molte
regioni, quali il distretto di Bialystok, la Galizia, la Bessarabia,
furono trattate piuttosto rapidamente e sporadicamente. Sempre
progredendo verso Est, i Kommandos lasciarono in quelle zone comunità
ebraiche colpite solo relativamente, ma destinate assai presto alla
deportazione”. In ogni caso nemmeno dall'esame delle interminabili
deposizioni di ADOLF EICHMANN, celebrato nel 1961 in ISRAELE, ritenuto
il maggior responsabile della " Soluzione finale " e condannato alla
pena capitale, eseguita il 31.05.1962 , il quale fece i nomi di tutti i
responsabili suoi collaboratori, non emerge una minima citazione di
responsabilità riguardo l 'Obergruppenmführer SS. WÃCHTER, in
riferimento al ruolo svolto dal medesimo quale governatore della
GALIZIA.
WÄCHTER, in qualità di governatore della GALIZIA, era
subordinato al dottor HANS FRANK governatore generale della POLONIA, che
aveva sede, come già precisato, a CRACOVIA, ed al quale, per quanto
concerneva la "Soluzione finale", facevano capo gli ordini diramati da
BERLINO dal vertice supremo della POLIZIA di SICUREZZA.-
Nei
governatorati instaurati dai tedeschi all'Est come del resto altrove nei
territori occupati, la questione ebraica, coperta da segreto di STATO,
era quindi di stretta competenza degli Organi di polizia e cioè della
SICHERHEITS POLIZEI ( Polizia di sicurezza) ed ORDNUNGS POLIZEI (
Polizia d'ordine), anche se quest'ultima, solitamente, aveva altre
incombenze . Entrambe venivano comunque controllate dal SICHEREITS
DIENST (Servizio di sicurezza ), GESTAPO a parte.
Dalle risultanze
di fonte storica, riguardo la GALIZIA, i poteri esecutivi, attinenti
alla questione ebraica, furono di stretta competenza del SS.
Brigadenführer FRIEDRICH KATZMANN che risultò essere un gelido e
spietato esecutore, analogamente all' Obergruppenführer, alto comandante
delle SS e della Polizia nel GOVERNATORATO GENERALE , FRIEDRICH
KRÜGER.
L'esercizio di tali poteri, riferiti alla " Soluzione
finale ", competeva anche agli HOERER SS. und POLIZEIFÜHRERS, la cui
sigla era HSSuPF. Quest'ultima posizione era stata assegnata da
HIMMLER, con ordinanza del 21.O5.1941, ad elementi che provenivano dalle
ALLGEMEINEN SS.(SS. generali), vale a dire dall'Organizzazione
del Partito , per meriti speciali. Gli HSSuPF non erano tollerati dagli
ufficiali di carriera. Ai medesimi erano state affidate giurisdizioni
territoriali, sia all' Est che in altri territori occupati dai tedeschi
e, laddove il quadro di comando includesse un ufficiale di polizia di
alto grado, il medesimo aveva il potere assoluto sulla questione ebraica
per cui l'HSSuPF ne era in tal senso estraniato e doveva limitarsi
all'esercizio di altre facoltà in suo potere. La gerarchia di comando
sia nell'Organizzazione della POLIZIA, nelle sue diverse branche, come
nelle WAFFEN SS. e nella WERMACHT era complessa ed aveva le sue
particolarità, tenendo conto delle competenze. Tutto ciò nelle
valutazioni processuali del dopoguerra, pretese specifica competenza.
Particolare rilevanza assunse anche la conoscenza del metodo verticale adottato nella diramazione degli ordini segreti.
Il
governatore della POLONIA, HANS FRANK, processato a Norimberga e
riconosciutosi colpevole, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946.
In
quanto alla posizione di OTTO GUSTAV WÄCHTER, quale governatore della
GALIZIA , erano di sua competenza decisioni di carattere burocratico
amministrativo, relative al controllo dei ghetti, e cioè censimenti,
vigilanza igienico sanitaria, amministrazione della giustizia e
dell'ordine, impiego nel lavoro per finalità di interesse bellico etc.,
mentre, per quanto concerneva le retate per arresti di ebrei, i
trasferimenti forzati in massa degli stessi , taluni con destinazione
nei lager, interveniva perentoriamente la Polizia di sicurezza la quale
però, come riferisce nella sua opera HILBERG, non poteva agire senza
appoggiarsi agli uffici dell'Amministrazione civile ( pag. nr. 224 del
volume " La distruzione degli ebrei d'Europa". Una collaborazione tra
gli Organi amministrativi e la Polizia era quindi inevitabile. Gli
ordini esecutivi, sul destino finale degli ebrei, competevano quindi
alla Polizia, che agiva in base ad ordini superiori, sempre naturalmente
della Polizia, ma ovviamente WÄCHTER non poteva ignorarli, essendo
consapevole che, sugli ebrei , pendeva la condanna penale decisa dallo
STATO, di cui egli era un funzionario, quali " nemici del popolo tedesco
", quindi i medesimi sarebbero stati eliminati, ma quando, dove ed
in che modo spettava sempre alla Polizia. Esisteva un preciso confine
che divideva materialmente i compiti.
Riguardo l'eliminazione,
quando questa veniva decisa, risulta significativa la testimonianza resa
l’8 novembre 1961 dal membro di un battaglione di polizia, KURT MOBIUS
in servizio a Chelmo, secondo il quale “ il pensiero che ci si dovesse
sottrarre o si dovesse disobbedire all’ordine di prendere parte allo
sterminio degli ebrei non mi passò mai nemmeno per la mente“.
Va
tenuto conto però che non tutti gli ebrei furono eliminati all'Est...,
oltre al fatto che sui metodi e sulle entità dichiarate permangono zone
d'ombra, tali da comportare la necessità di più approfonditi
accertamenti. Certamente furono in molti a considerare inaccettabile
idealmente la soluzione dell’eliminazione, ma il sistema gerarchico
ed esecutivo in cui si trovavano incastrati, rese funzionante il
meccanismo dell'eliminazione. D'altronde, come ebbe a dichiarare l'
Obergruppenfuhrer SS. OTTO OHLENDORF, in qualità di imputato, dinanzi
alla Corte al processo di NORIMBERGA, ammettendo di avere ordinato
l'esecuzione di 90.000 ebrei all'Est, accusati del delitto, in
massima parte di essere ebrei, precisando che, i posteri, non avrebbero
trovato che i suoi plotoni di esecuzione delle EINSATZ- GRUPPEN non
erano peggio di coloro che, premendo un bottone, avevano scatenato la
bomba atomica. Del resto, non aveva forse lo stesso DIO dei Dieci
Comandamenti ordinato agli ebrei di distruggere i loro nemici ?? .E di
questo passo OHLENDORF lesse alla Corte almeno dieci pagine di
precedenti storici dettagliati a conferma di quanto dichiarato. Si
trattò di dichiarazioni incisive la cui logica inattaccabile
elettrizzò la Corte, mettendo in luce una realtà inoppugnabile, ma
OHLENDORF fu condannato a morte.
Dalle risultanze processuali che
si trascinarono a lungo nel dopoguerr, impegnando per decenni le
magistrature, emersero i massacri attuati dalle EINSATZGRUPPEN all '
Est, soprattutto in POLONIA ed UCRAINA, in esecuzione alla " Soluzione
finale ", eliminando sostanzialmente della povera gente che versava in
miseria, e non aveva alcunchè da vedere con gli ebrei potenti per
ricchezza, manovratori del potere finanziario universale e quindi
sostanzialmente detentori del potere mondiale, come previsto dal TALMUD,
i quali , abilmente, erano corsi al riparo. A ciò si aggiunsero
crimini individuali motivati da odio antisemitico e sadismo. Il vasto e
complesso argomento è peculiarmente trattato da testi storiografici,
in tutte le lingue, anche se, per taluni aspetti discutibili e
contestabili , e non solo per mio parere, per quanto concerne i campi di
sterminio, l’entità delle cifre ed i metodi. Inoltre, in riferimento
ai massacri delle EINSATZGRUPPEN, le vittime ebree vengono indicate in
migliaia o decine di migliaia, senza però generalmente mai citare le
fonti documentali probatorie e cioè, ad esempio, le località dove, in
presumibili fosse comuni, giacciano i resti.
E' risultato comunque
incontestabile all'opinione pubblica che, i crimini accertati , hanno
oscurato l'operato tedesco delle forze di occupazione all'Est. Nei
relativi processi, la tesi difensiva adottata fu quella di riversare
sui vertici ogni responsabilità, avendo i medesimi , mediante gli
strumenti esecutivi , decretato la condanna a morte degli ebrei quali "
nemici ".
Sia ben chiaro però che i crimini di cui sopra non
si estesero ad oscurare i grandi sacrifici della WEHRMACHT e delle
WAFFEN SS. ( queste ultime cosa diversa dalle ALLGEMEINEN SS. ) quali
forze combattenti, sebbene in taluni casi le WAFFEN SS. ed anche la
WERMCHT si macchiarono di crimini. Dettero comunque prevalentemente
prova di incontestabile impegno al dovere, basti ricordare la
resistenza biblica di STALINGRADO e l’estrema difesa di BERLINO..-
° ° °
Spostandomi
brevemente ad altro argomento, ai fini di un giudizio storico
generale, sarebbe doverosa una sia pur rapida disamina storiografica
dei contenuti relativi ai programmi finalizzati al progetto della NUOVA
EUROPA (NEUE EUROPÃISCHE ORDNUNG), su cui in prevalenza si tace,
mentre l'opinione pubblica andrebbe edotta quantomeno sui concetti
fondamentali che avrebbero regolato i rapporti sociali ed economici Nei
disegni di quell'EUROPA autonoma, sarebbero stati
sradicati, secondo il programma nazionalsocialista, privilegi secolari gestiti da poteri occulti e dalle
lobby capitalistico-massoniche, partendo da un provvedimento radicale,
divenuto legge in GERMANIA, il 15.O6.1939
( nota in calce nr. 2 )
A conclusione riprendiamo, ora, il caso OTTO GUSTAV WÄCHTER , elemento essenziale di questa analisi.
Dopo
aver lasciato TIMAU e superate le Alpi, WÄCHTER, con la fine della
guerra trovò ospitalità presso l'autorità ecclesiastica austriaca per
passare poi, sotto identica protezione, in BAVIERA , ed infine
rifugiarsi a ROMA , in un convento , sotto il falso nome di OTTO
REINHARDT, protetto dal VATICANO ed in particolare dal vescovo ALOIS
HUDAL, rettore austriaco della Chiesa Cattolica Germanica nella
capitale. Fu infatti dal vescovo HUDAL che WÄCHTER, essendosi
gravemente ammalato, ricevette i sacramenti presso l'Ospedale di Santo
Spirito, dove decedette il 10.9.1949.
WÄCHTER era riuscito a
portarsi dietro, dalla BAVIERA, il suo consistente archivio,
riguardante l'attività del partito nazionalsocialista austriaco,
l'operato tedesco in GALIZIA ed i rapporti con FRANK, e molto altro,
documentazione di rilevante interesse storico, messa al sicuro, ma a
quanto pare non ancora accessibile, tanto più interessante dal momento
che, nel maggio 1945, FRANK fece distruggere, in Germania, gli archivi
trasferiti da CRACOVIA che riguardavano l'operato tedesco in POLONIA e
naturalmente in GALIZIA. E' naturale che WÄCHTER, il quale seguì
certamente i risultati del processo di NORIMBERGA ed altro, attraverso
i mezzi d'informazione, o mediante altri canali, nella sua posizione
nascosta di eclissato, temesse di dover comparire dinanzi alla
giustizia, ovviamente se rintracciato , stante la sua posizione di
potere e quindi l’inevitabile consapevolezza dei fatti , anche se
sicuramente avrebbe cercato di sottoporre al vaglio di giudicanti
prove a suo discarico di cui disponeva, puntando sulle competenze, nel
senso che il destino
degli ebrei, di volta in volta, veniva deciso da Berlino attraverso la linea gerarchica della Polizia, ruolo che non era il suo.
C 'era ovviamente un limite oltre il quale, secondo la legge
straordinaria di NORIMBERGA, scattava l' incriminazione di eventuali
responsabili al vertice delle amministrazioni civili, nei territori
occupati, coinvolti inevitabilmente per necessità di collaborazione con
la Polizia, nel sistema finalizzato alla " Soluzione finale ". Si
trattò , indubbiamente , di uno dei punti delicati su cui dovettero
decidere le Giurie . Non va infine dimenticato che, essendo
WÄCHTER deceduto nel 1949, ed avendo egli dichiarato, prima del
decesso, la sua vera identità, ritenendo che la notizia sia stata poi
ufficializzata , ed ammesso che la stessa sia stata recepita ed
assunta per certa dal pertinente Organo giudiziario nei primi anni
cinquanta, ciò avvenne praticamente dopo il noto grande processo di
NORIMBERGA (1946), allorchè in buona parte altri processi erano
in corso ed altri ancora dovevano iniziare fra i quali quello per
la GALIZIA. La morte, nel suo caso come in qualsiasi altro, se risaputa
ed accertata in sede istruttoria o processuale, estinse ogni
eventuale ipotesi di reato per cui il suo nome, se così andarono le
cose, venne archiviato. La sua posizione, allo stato di fatto,
poichè dalle indagini esperite, come già accennato, non risulta
sussista a suo carico alcun pronunciamento processuale di condanna in
contumacia , resta quindi delineata nelle sue tappe, nel quadro
politico e gerarchico . E' comunque di fondamentale importanza, anche se
per i detrattori, saliti sul carro dei vincitori, è norma comune
aggravare e criminalizzare qualsiasi situazione, l'avere rilevato che
nelle opere storiografiche citate, due delle quali dei maggiori storici
ebrei (frutto di una vasta disamina di atti processuali e
testimonianze connesse) i quali avevano il massimo interesse ad
evidenziare le dovute responsabilità, non risulta che egli si sia
distinto nell' azione di sterminio degli ebrei della GALIZIA. e che,
inoltre, a suo carico, non risultano indicate altre imputazioni
inerenti a sostanziali decisioni criminose. Fatte salve, ovviamente ,
eventuali ulteriori chiarificazion che potessero emergere da
documentazioni probatorie finora non note.
Quanto
esposto non ha comunque alcunchè da vedere con la donazione di
Timau di OTTO GUSTAV WÄCHTER , cattolicissimo e stimato dal VATICANO
secondo gli alti principi imperscrutabili della Chiesa, di natura
sovranazionale ed universale. Si trattò , infatti, di un atto dettato
della coscienza in un momento tragico, legato alle vicende storiche
della CARNIA del secondo conflitto mondiale, che rimane ad imperitura
memoria ed avvolge di fascino suggestivo la chiesa di CRISTO RE.
-NOTA NR. 1
-FRANZ dott. HRADETZKY - SS. Hauptsturmführer del KOMMANDO WAFFEN SS. ADRIA a
TRIESTE .-
-ERNST LERCH - SS. Sturmbannfuhrer e Stabsführer ( Capo di S.M.) di GLOBOCNIK a LUBLINO
e TRIESTE.-
-ALBERT ing. GAIL - Sottufficiale e alfiere della GEBIRGS BRIGADE WAFFEN SS. " KARSTJÃGER "
-NOTA. NR. 2
Si
tratta di un provvedimento radicale, quello precisamente della
nazionalizzazione della BANCA DI EMISSIONE della moneta, mediante il
quale, acquisendo la proprietà della stessa allo STATO, fu eliminato il
pesante aggio in vigore fin dal 1694, detto " Signoraggio", tutt'ora
vigente, concepito a suo tempo da banchieri appartenenti alle Lobbies di
potere, ed introitato attualmente dalla BANCA CENTRALE EUROPEA a
capitale privato, a copertura dei costi di stampa della moneta, in
realtà minimi per non dire irrisori rispetto all'entità dell'aggio. Il
meccanismo di applicazione di tale arbitrio legalizzato , necessita di
un esempio significativo in termini semplificati ed attuali, che mi
accingo ad esporre, sebbene l'argomento, in senso esaustivo, potrebbe
meritare una trattazione più ampia.. Alla BANCA CENTRALE EUROPEA, quale
istituto di emissione come già detto a capitale privato, la stampa di un
biglietto da 100 euro, tutto compreso, costa 0,05 euro . Detta
banconota viene " affittata " agli STATI dell'unione al valore nominale
di 100 euro, per cui la BANCA CENTRALE introita per ogni banconota,
dedotte le spese di stampa di 0,05 euro, un guadagno netto di 99,95
euro, cui vanno aggiunti altri 2 euro per tasso di sconto, in ragione
del 2°/°, per cui allo STATO il costo sale a 102 euro. Lo STATO
(ciascuno STATO dell ' unione) paga alla BANCA CENTRALE EUROPEA l’
"affitto" di questa banconota con TITOLI di STATO, creando un
indebitamento in costante aumento che, in realtà , sono poi i
cittadini a pagarlo con le tasse.
Tale imposizione vessatoria, che
sta alle base del debito pubblico, fu eliminata dalla GERMANIA con la
fondazione della DEUTSCHE REICHSBANK, mediante legge del 15.O6.1939,
con conseguente rilevante alleggerimento, in contropartita, delle tasse
ai cittadini . Parallelamente furono ovviamente sradicati dei
privilegi secolari gestiti dai poteri occulti e dalle logge
capitalistico massoniche. A guerra cessata le potenze vincitrici del
secondo conflitto mondiale provvidero ad eliminare, nel 1948-1949, la
citata legge istitutiva della DEUTSCHE REICHSBANK, banca
nazionalizzata di emissione della moneta, senza far rumore, onde non
rivelare ai cittadini quale grande beneficio avrebbero ottenuto
dall'istituzione della stessa negli STATI, vista invece dai vincitori
come un pericoloso esperimento che avrebbe decisamente e duramente
condizionato, su scala mondiale, il potere finanziario dominante.-
Testo non riproducibile.
Porcia (Pordenone), 17 giugno 2012
CARNIER PIER ARRIGO
.
Don
Ludovico Morassi, parroco di Timau, nelle cui mani nei giorni della
ritirata fu versata, dal comandante germanico, la donazione in denaro
che servì all’avvio della costruzione della chiesa di CRISTO RE.
Frau
ADA RAINER, nata Pfuger, tedesca della Slesia, moglie del Supremo
commissario dott. FRIEDRICH RAINER con la quale l’autore CARNIER ebbe
nel dopoguerra, un lungo rapporto di amicizia e reciproca stima. La foto
risale agli anni del trionfo nazionalsocialista, quando frau Ada si
siedeva all’opera di Salisburgo, assieme al marito, accanto ad Hitler,
ed altrettanto sulla mercedes decappottabile del Fuehrer allorchè questi
fece le sue visita trionfali in Carinzia fra ali di folla che lo
acclamavano.
L’Obergruppenfuehrer
SS. OTTO GUSTAW WACHTER gerarca cattolicissimo che, durante la sua
attività in Polonia, mantenne stretti contatti col Vaticano.-
RIPRODUZIONE FOTO VIETATA
RINGRAZIAMENTO
Mi
fa piacere informare amici e simpatizzanti che seguono la mia trattazione
storica, in genere revisionista, che il breve saggio ripubblicato di recente
dal titolo
ha
sollevato nuovo vasto interesse, come risulta dal mio grafico statistico dei
siti “Globber” e “Facebook”, non solo in
Italia ma pure in Austria, Germania, Serbia, Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito.
Con l’occasione ringrazio gli amici, Andrea Di Natale, Claudio Cristovec, Giovanni
Bastianutti, Luciano Paoletti, Mam Sab, Di Gion, Dino Temil ed altri di
cui mi sfugge il nome, che, coi loro messaggi, hanno condiviso i contenuti di
tale mio scritto frutto di autentiche
lontane indagini fatte, non in pantofole a tavolino, e spesso sofferte. Ricordo che nel rientro dai viaggi in
Austria,
Cecoslovacchia, Germania..., lungo la val d'Adige o la val Canale, dovevo
per la grande stamchezza sostare e finivo per addormentarmi in macchina.
21
dicembre 2013
PIER ARRIGO CARNIER