OSCURE VICENDE PARTIGIANE CHE, UFFICIALMENTE, PASSANO SOTTO SILENZIO
26 agosto 2013 alle ore 22.10
COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI E A QUANTI SI INTERESSANO DI VICENDE STORICHE
Ringrazio Luca Leita, Andrea Di Natale, Emiliano Di Gion, Vincenzo E. Valentini, Luca Cossa e quanti altri per l’attenzione e condivisione del mio ultimo comunicato di netta condanna del pietoso video “Carnia 1944. Un’estate di libertà” motivata da spontanee testimonianze carniche di sdegno per la la non verità del contenuto.Varie sono le testimonianze già pervenutemi, in passato, ma non vi è bisogno alcuno di evidenziarle a riprova della nullità storica del video presentato all’opinione pubblica da un organismo universitario dichiaratosi Dipartimento di Scienze Storiche Documentarie.
Qualche tempo fa un cittadino mi scriveva delle considerazioni esprimendo positività e compiacenza per frasi di colore, scritte da un tale in un contesto storico, al che osservai che il colore è un elemento integrante che nulla incide nella storia seppure ovviamente vi possa coesistere. Prendo quindi occasione per dire che il senso della storia è un filo sottile visibile a chi di storia veramente se ne intende, che appare e scorre fra le righe delle frasi scritte del testo qualificato come tale e si spezza laddove non di storia si tratta, per poi riapparire dove di storia si tratta.
Mi permetto di aggiungere, con l’occasione, una notizia appresa proprio oggi, 26 agosto, pubblicata dal Messaggero Veneto sotto il titolo -“Attila” . Uno spietato giustiziere- a firma di persona che ritengo assolutamente attendibile la quale, in una lettera al quotidiano, riporta testualmente quanto scritto dal padre. Di detta lettera ritengo di riferire alcuni brani che consiglio di leggere ai responsabili del filmato “ Carnia1944. Un’estate di libertà” . La stessa riferisce su un partigiano del Friuli, quindi non della Carnia,il che non fa difetto perché certe modalità e metodi di comportamento finivano per creare e diffondere un’immagine tipica dell’atmosfera partigiana, pressochè identica per le formazioni operanti sia in montagna che in pianura : “ … si tratta di un giovane partigiano garibadino di San Martino al Tagliamento, tristemente noto perché responsabile dell’uccisione di molte persone talora con modalità “ barbare e disumane”. Il tutto in un contesto di azione personale di giustiziere spietato nelle file della Garibaldi con attribuzione a sè stesso del nome di battaglia "Attila". Aveva sulla coscienza decine di omicidi…. Nei giorni successivi alla liberazione ci fu ad Udine un’adunata di partigiani di tutte le formazioni: bandiere al vento, canti , musiche. Nel corteo sfilavano anche i cartelli col nome dei caduti. Lessi su uno di questi il nome di “Attila”. Era una beffa ingiuriosa. Era stato ricuperato e messo nell’elenco dei martiri. Ne seguì una protesta poi tutto cadde nel silenzio… !!
Quello che, nella lettera, emerge di rilevante è che l’autore della stessa, con parole sue non del padre, conclude : “ Ora lo ritroviamo ( “Attila” col nome proprio) nell’elenco del monumento eretto alle caserme di Pordenone, insieme alla medaglia d’oro Franco Martelli…”
I commenti non servono !!
26agosto 2013
PIER ARRIGO CARNIER
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