mercoledì 7 agosto 2013

CARNIA1944 – UN’ESTATE DI LIBERTA

CARNIA1944 – UN’ESTATE DI  LIBERTA
                                                 
 DEDICA

Dedico questa mia testimonianza storica alle genti carniche le quali,avendo i tedeschi nei primi mesi del 1944  bloccato ogni rifornimento alimentare quale punizione per l’attività partigiana sebbene la popolazione non avesse alcun reale coinvolgimento e dato il totale disinteresse e l’irresponsabilità del vertice partigiano a risolvere  tale impellente grave problema ed  anzi interessato  che  la popolazione, persistendo la situazione, si sollevasse contro i tedeschi facendo il proprio gioco,  a comitive formate soprattutto da  donne  e ragazzi ed anche  uomini,  a migliaia affrontarono a piedi,  da metà settembre a circa metà ottobre, l’esodo attraverso il passo monte Rest, inoltrandosi nella pianura veneta e friulana onde acquisire granaglie ed altre risorse trasportate in gran parte faticosamente a spalle, risolvendo in tal modo il problema alimentare. Meritano un elogio le donne carniche per il carattere indomito e forte nelle sventure. Questa dedica è estesa anche alle genti venete e friulane  che dimostrarono  verso i carnici sensibilità umana alleggerendo possibilmente il prezzo delle merci ed offrendo fraterna ospitalità.

Cari amici  e simpatizzanti, 
a seguito del mio comunicato del 9 ottobre corrente in cui trattavo gli argomenti  L’Eccidio di Sant’ Anna di Stazzema e La menzogna di Carnia Libera  1944,  richiamo oggi la vostra attenzione sul fatto che il 12 ottobre corrente, parallelamente all’ edizione del Messaggero Veneto, per iniziativa dell’Università di Udine-Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia,  è stato distribuito  un DVD sulle vicende partigiane della Carnia  dove  lo slogan a lungo sbandierato dalla stampa ed informazione CARNIA LIBERA 1944,  sempre motivatamente da me contestato in quanto  letteralmente opposto alla realtà storica da me ribadita nel comunicato “ Festa della Liberazione, 25 aprile e particolarità connesse”,  è stato stemperato in CARNIA 1944 – UN’ ESTATE DI LIBERTA’. Si tratta di un primo significativo sgretolamento dell ’assunto con cui da  troppo tempo, con biasimevole indifferenza dell’opinione pubblica, una ristretta classe politica integrata da galoppini ciecamente disponibili, ha gestito con interesse di parte la vicenda della lotta partigiana in Carnia alterando la verità storica oggettiva.
La trattazione analitica che segue, riferita realisticamente  ai fatti in senso storico, secondo il principio  causali ed effetti, la cui stesura consta di 36.706 battute, va  quindi intesa a dimostrare la falsa invenzione di una Carnia libera 1944 e a ricondurre varie altre vicende connesse a quel periodo, stravolte da una storiografia agiografica e di parte,  alla loro realtà di fatto senza con questo venir meno a rispettabili contenuti resistenziali  ispirati da nobile rivendicazione di principi di dignità nazionale, laddove realmente sussistettero e risultarono motivati  da reali circostanze.

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Dal punto di vista tecnico della sceneggiatura  il filmato  assume la veste di una fiction televisiva dove l’illustrazione dei fatti viene presentata come si trattasse, non di vicende di guerra o guerriglia, dove esistono massacri, omicidi ed altre  crudeltà, bensì  di un’ epopea favoleggiante, tutta compatta senza screzi e si precisa che ogni famiglia aveva un suo figlio o membro partigiano  (falso), per dimostrare naturalmente che tutta la Carnia era partigiana (falso). La narrazione scenica è  veloce, affidata a un insegnante col seguito di un gruppo di studenti ai quali, dal medesimo, viene delineata per sommi capi la vicenda partigiana con spostamenti  da un punto all’ altro della Carnia, evocando  alcuni fatti o vicende, scelte accuratamente dalla regia, mentre molte altre, tra le più rilevanti, restano nell’ ombra. Si parla di insorgenza partigiana spontanea, il che non è vero e si esalta l’alta etica morale della lotta dettata da sentimenti di libertà, evitando però di precisare che si trattava di lotta partigiana comunista come in realtà, in prevalenza, lo era. Nell’ evolversi della seneggiatura fra brevi tratti di fiction, intervengono ad esprimere commenti ed affermazioni un sindaco e qualche altro.

1) – Si parte  dall’uccisione ad Ampezzo,  il 14 marzo 1944, di Gian Battista Candotti  giovane boscaiolo ventottenne, da elementi della   Xa MAS  come risulta nella fiction dalle uniformi, mentre si trattava, invece,  di  fascisti della Ettore Muti e quindi di  tutt’altra unità. A sparare, si asserisce nel filmato, fu il tenente Franzolini  il quale,  giorni dopo, fu presente al mio paese ad una riunione predisposta dal podestà in municipio dove i giovani del luogo, io compreso, eravamo stati convocati e dove il Franzolini tenne  un discorso  finalizzato ad incoraggiare l'arruolamento nelle forze della Repubblica Sociale Italiana. In tale occasione il  Franzolini, interrogato sul caso Candotti,  dichiarò che vi era stata una provocazione e  si tolse di testa la bustina di panno grigioverde, cioè il suo berretto, per farci notare, sullo stesso,  una smagliatura e bruciatura di striscio, asserendo che, ad Ampezzo, non ricordo bene le circostanze, gli avevano sparato. Da parte mia suppongo che  l’uccisione del Candotti sia stata un fatto incidentale ed abbia un suo retroscena.
2)-L’uccisione del Candotti non  fu poi la scintilla che dette vita, in Carnia, alla resistenza. Di base comunista la resistenza ebbe avvio per iniziativa di alcuni ex condannati al confino, uno dei quali Nembo (AugustoNassivera ). Fu infatti attorno ad essi  che si raccolsero elementi di tendenza progressista. La scintilla fu quindi politica. Emersero poi elementi come Mirko, Gracco, Aso…che contribuirono all’incremento dell’iniziativa ed imprimendo alla stessa carattere rivoluzionario.
3)-Si cerca di trarre effetto dall’ incendio di Forni di Sotto, del 26 maggio1944, ma non si dice con chiarezza che,  tale azione tedesca, basata sull enorme della rappresaglia allora previste, fu motivata dall’ attentato partigiano a una colonna motorizzata tedesca a località “Voltascura”, nel tratto di strada che da Cima Corso porta  al Passo della Morte in territorio di Forni di Sotto.  Una mina fatta brillare dai partigiani della Garibaldi al comando di Falco (Guido Masieri) causò la morte di tre ufficiali, uno dei quali insignito  della più alta onorificenza del Reich.
 Non si precisa che i tedeschi evitarono l’applicazione dell’esecuzione, sulla base del rapporto 10x1, che avrebbe comportato la fucilazione di trenta cittadini ripiegando, invece, come punizione, nell’incendio del paese. Da testimonianze da me personalmente ascoltate a Forni di Sotto, negli anni sessanta,  in occasione  a un sopralluogo assieme a mio cognato Nigris Giuseppe, industriale, intesa a ricuperare nel dopoguerra il controvalore  di svariate decine di milioni di lire, dovutigli per un consistente quantitativo di legname in tavole e travatura, concesso dalla sua azienda ai cittadini per la ricostruzione del paese, e in realtà mai ricuperato, interrogai diversi cittadini testimoni oculari dell'incendio. Dalle loro dichiarazioni non risultò affatto che,  i tedeschi prima dell’incendio, fossero entrati nelle case a rubare quanto possibile come si afferma nel filmato.Conosco i dispositivi della disciplina militare tedesca secondo i quali, in caso di furto durante un’azione punitiva, era prevista la fucilazione per cui contesto quanto affermato nel filmato. Il bestiame non  fu prelevato e perì bruciato nelle stalle, mentre delle bestie che fuggivano per le strade furono abbattute a fucilate.-
4)- Dov’erano ipartigiani  mentre i tedeschi bruciavano Forni diSotto?? L’insegnante addetto ad illustrare i fatti  non lo dice né gli studenti, probabilmente timorosi ad arrischiare obiezioni indiscrete essendo tutto predisposto, non lo chiedono. I partigiani non esistevano mai quando si trattava di difendere la popolazione, essi mettevano in atto gli attentati,  poi  si davano alla fuga  disperdendo le loro tracce, consapevoli però delle conseguenze mortali che cadevano sulla popolazione civile, regolarmente previste dai proclami, del Feldmaresciallo tedesco Albert Kösselring e del Gruppenführer Odilo Globocnik, affissi a lungo nelle piazze, nelle sedi municipali e dovunque necessario, nei quali erano  indicate, in caso di attentati alle forze  tedesche occupanti che avevano assunto la sovranità sul territorio, le misure di punizione, vale a dire  fucilazione di cittadini, deportazione nei lager d'oltralpe ed incendi dei villaggi in applicazione di norme  previste dalle convenzioni internazionali.
Di questi dispositivi importanti  non si è parlato affatto tenendo  all’ oscuro il gruppo di giovani studenti al seguito dell’insegnante e  chiunque altro che, ignorando i fatti,  prenda visione del filmato. Eppure era logico e giusto far capire agli studenti e non solo agli stessi quali erano le misure punitive delle rappresaglie e il meccanismo di esecuzione delle stesse.
5)- Si è anche dichiarato che ogni famiglia aveva un figlio o un membro partigiano. E’ falso. C’erano delle famiglie e non in tutti i paesi, che avevano un figlio o un membro partigiano ed altre che avevano un componente nella Repubblica Sociale Italiana od anche, sebbene non molti, nell’esercito tedesco. Si evita, inoltre, di riferire qual’era l’atteggiamento della popolazione riguardo l’attività partigiana. La popolazione, temendo ritorsioni, preferiva tacere in pubblico il suo giudizio che, motivato da comportamenti autoritari ed eccessi da lato partigiano, era prevalentemente negativo. Vi si aggiungeva il fatto che,  fin dall’ inizio, si erano verificate diverse uccisioni di civili, con l’accusa di essere oppositori o presunti tali, per cui si era diffuso  nella popolazione un clima d'insicurezza. Ai comandi tedeschi, da mie informazioni, pervennero centinaia e centinaia di lettere di delazione, in parte anonime per ovvia precauzione, denuncianti abusi, soprusi, rapine  e delitti dei partigiani con invito accorato a liquidare le bande, così allora definite. Nel tribunale  di Tolmezzo, nell’immediato dopoguerra, risultavano avviate oltre 300 istruttorie penali per omicidi, rapine ed altri reati delittuosi sulla popolazione civile,consumati nell’ ambito della lotta partigiana che  trovarono poi, in certa parte, in seguito ai provvedimenti di amnistia, ingiusta archiviazione.

6)-Non mi risulta secondo quanto affermato nel filmato che vi siano state, da lato partigiano, oltre 150 azioni di guerra, ma  di entità numerica senz’altro sensibilmente inferiore e potrei dimostrarlo, ma tralascio l’argomento che comporterebbe un’elencazione di dati che, ai fini della presente trattazione, non è rilevante. Faccio invece rilevare che è stato letteralmente ed opportunamente ignorato il capitolo delle  sbrigative uccisioni, in violazione di precise norme internazionali, di tedeschi caduti prigionieri. Trattasi di argomento su cui generalmente si sorvola nella storiografia resistenziale di parte o tuttalpiù si aggira l'ostacolo motivando che l’organizzazione partigiana mancava di mezzi per il sostenimento dei prigionieri  e di luoghi idonei per la loro custodia.  Ricordo personalmente la fucilazione, a località "Chialderuz" nei pressi del villaggio di Ovasta, in comunedi Ovaro, di un consistente gruppo di gendarmi  (si trattava di richiamati sudtirolesi) fatti prigionieri  nei dintorni  di Sappada del cui presidio facevano parte. Una donna di Ovasta, vestita di nero alla carnica, amica di  mia madre, nel  mattino del giorno successivo all’uccisione dei gendarmi, entrò in casa nostra con gli occhi lucidi di pianto e raccontò che,  quegli altoatesini, in ginocchio, tenendo in mano la corona del rosario, supplicavano di avere salva la vita, avendo mogli e figli. Ma furono fucilati. Ricordo che la  crudeltà del  fatto  sollevò profonda indignazione e grave turbamento nella popolazione  dell’intera valle. Quindi sorridere il tipo di lotta partigiana presentata nel film, tutta accuratamente manipolata onde scivolare senza incagli, ed essere recepita con la dolcezza di una favola. 
A questo punto non posso evitare di aggiungere, a proposito dell’eliminazione fisica dei prigionieri stante la mancanza di mezzi per il loro sostegno e di luoghi adatti per la custodia che, a guerra cessata tale possibilità sussisteva, peraltro imposta dalle norme internazionali a protezione dei prigionieri, ciò nonostante si verificarono stragi ed uccisioni singole passate tranquillamente sotto il silenzio. A onor del vero avverto un turbamento quando mi torna in mente un fatto di cui fui personalmente testimone. Nel pomeriggio del 3 maggio 1945, quando ormai l’enorme massa di cosacchi, attraversata la Carnia ( non meno di 100.000) alternativamente a forze tedesche aveva superato il Ploeckenpass che immette nell’ Austria, nel mio paese, passando accanto alla vecchia stazione ferroviaria, notai circa una dozzina di soldati in uniforme in posizione di sosta, vigilati da un partigiano. Stavano sdraiati per terra con le spalle a la testa appoggiata allo zainetto. Mi avvicinai per fare loro qualche domanda in tedesco, con un certo disappunto del partigiano. Rivelavano nel fisico delle caratteristi- che asiatiche: non alti, occhi a mandorla. Vidi nei loro sguardi, che fissavano il cielo, un’evidente depressione. Indossavano delle uniformi nuove di panno color verde betulla, tipico dei collaborazionisti dell’ Est, forse di un verde un po’più marcato : la giacca dal collo chiuso, classico delle divise tedesche, e le mostrine rettangolari, tinta arancione, con lance incrociate.Mi resi conto, ed ebbi conferma da successive indagini, che si trattava di appartenenti alle forze calmucche, popolazione asiatica e in parte insediata tra il basso Don ed il Volga, con cui i tedesch, stante la forte disponibilità di prigionieri, avevano formato una grossa unità (Kalmichisches Kavallerie Korps). Probabilmente potevano essere elementi appartenenti a forze di detta unità giunti in Italia, e destinati negli ultimi tempi sul fronte del Po, ma si sarebbe potuto trattare anche di turco-mongolici appartenenti alla “ Ostürk. Waffenverband d. SS.” vale a dire “ Forze SS. turchi dell’Est” dislocate a Sondrio, Bergamo e in altre zone della Lombardia, per cui, trovandosi in ritirata assieme ad unità tedesche e cosacche, erano caduti in mano partigiana. Di lì a poco giunse un altro partigiano che aveva l’ aria del capo il quale, più che a parola a gesti, fece intendere che bisognava partire. Li vidi allontanarsi, sembravano dei giapponesi e provai pena per loro. Seppi successivamente che avevano attraversato il mio paese poi furono visti lungo la Val Calda. Queste notizie mi convinsero che qualcosa  non funzionava in quanto, quali prigionieri, avrebbero dovuto essere concentrati verso i punti di raccolta , e quindi in direzione opposta, verso Tolmezzo ed Udine. Qualche tempo dopo appresi la notizia da dei pastori che, quella dozzina di elementi dall’ immagine asiatica, scortati da partigiani, furono visti in sosta nel villaggio di Zovello per poi proseguire sulla mulattiera che porta nei boschi di “Costalops” sotto le malghe “Riumal” e “ Bosch da Piera”, zona dominata dal monte “Piz di Mede” dove, secondo voci, vennero uccisi. Via via nel tempo un imprenditore carnico di utilizzazioni boschive, di cui cito le iniziali (E.D.I.), mi dichiarò che i resti di quei prigionieri, furono rinvenuti da suoi boscaioli, sparsi all’ interno di un bosco nelle menzionata zona “Costalops” dove, vilmente, i partigiani li avevano lasciati insepolti in pasto a volpi erranti nelle notti. Egli stesso chiamato sul luogo, fece raccogliere quei resti e pietosamente seppellirli. Non mi fu detto, perlomeno non ricordo se, fra i resti, fosse stata trovata qualche “ Erkennungs Marke” (piastrino di riconoscimento).
Mi auguro che i lettori non restino insensibili a questa storia criminale di morte dai biechi risvolti, consumata dai partigiani con l’obbiettivo di far sparire le tracce per cui è mio auspicio che se ne parli, se ne diffonda la conoscenza...
Per dette forze collaborazioniste (calmucchi, mongoli e turchi dell’Est) esisteva a località Villa Gera, alla periferia sud di Conegliano (Treviso), un convalescenziario detto “ Fronturlauber - Heim” le cui vicende, a suo tempo, destarono il mio interesse per cui l’argomento fu trattato nel mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” , da pagina dal nr. 112 alla 115 con la precisazione che un contingente dei turchi dell’Est,dislocati in Lombardia, aveva tentato la diserzione con la fuga in Svizzera, iniziativa che fu bloccata da tedeschi e fascisti e liquidata con un massacro. Anche nel “Fronturlauber-Heim” si registrarono delle diserzioni legate a sospetti collegamenti con infiltrati dell’ Unione Sovietica. Proprio di recente il quotidiano Il Giornale, in una serie di scritti “Controstoria” in un articolo dal titolo “Il sangue di Pescarenico, aprile 1945” accenna genericamente a dei calmucchi passati nei giorni di fine guerra ai partigiani, ma io credo trattarsi di turco mongolici della già citata unità. Precisa il quotidiano che, gli stessi assieme ai partigiani, ebbero duri scontri a Pescarenico con forze della Repubblica Sociale di Salò poste a difesa dei dintorni di Piacenza, che si difesero audacemente sebbene inferiori di numero e di mezzi, disponendo i partigiani di armi cedute dai tedeschi. 

7)-Non è affatto vero  che gli alleati fornissero alle formazioni partigiane, mediante lanci, quanto necessario, armi, munizioni etc…I lanci furono limitati poiché gli alleati nutrivano forti sospetti sulla lotta partigiana in Carnia in quanto i responsabili delle missioni britanniche, accreditate presso le formazioni, avevano segnalato ai superiori comandi la natura comunista ed i comportamenti  sul terreno, non condivisi. I comunisti infatti eliminarono diversi ufficiali alleati delle missioni per la loro opposizione, come da me riferito nel volume “Lo Sterminio Mancato”, argomento per il quale  venne da me, da Londra, lo scrittore e biografo di Winston Churcill, Richard Lamb.
8)-Mi soffermo sulla  dichiarazione fatta dal sindaco di un noto comune, intervenuto nel filmato,  asserendo l’esistenza della zona libera, detta Repubblica della Carnia, che  a suo dire aveva l’ampiezza di 2.600 chilometri quadrati, comprendeva  170 paesi per complessivi 90.000 abitanti e, per la gestione della stessa, era stata creata e tenuta a battesimo, il 26 settembre1944, una Giunta di Governo sulla quale ho già riferito in precedenza nel mio comunicato inserito in questo sito dal titolo “Festa della liberazione, 25 aprile e particolarità connesse”. Il detto sindaco ha però opportunemente omesso di precisare  che, il comando tedesco,  aveva costituito nel cuore della Carnia e precisamente nel paese di Sauris di Sotto, su richiesta della popolazione che subiva costanti  incursioni partigiane, un forte presidio formato da collaborazionisti turchestani e da tedeschi,  integrato da elementi locali i quali erano stati dotati di armi ed equipaggiamento. Lo stesso diario originale della Garibaldi, a pag. nr  25, riferisce testualmente a proposito :” Così la valle del Tagliamento fu percorsa continuamente da colonne di rifornimento e cambio, dirette al presidio di Sauris”. A fine luglio 1944 tale presidio era ancora presente nella zona.
Su insistente richiesta della popolazione della val d’ Aupa, posta al confine nordest della Carnia,   fu accordato dal comando tedesco di Pontebba, a protezione della stessa, un presidio permanente costituito da forze della Waffen SS. Gebirgs Brigate Karstjäger con insediamento nei villaggi di Studena Alta e Bassa, onde porre fine alle scorrerie e ruberie  partigiane della Garibaldi ( distaccamento Gramsci che poi assunse la veste di battaglione) ed Osoppo…Ed a conferma di tale situazione trascrivo alcuni brani di una lettera scrittami da una valligiana originaria della val d’Aupa ma residente altrove, di cui riporto le sole iniziali M.P.V. : “ I nostri cari partigiani, ed io continuo a sostenere che si trattava di volgari ladri che agivano sotto una bandiera che era solo di comodo per le loro scorribande, non si sono limitati a rubare nei villaggi ma si sono appropriati anche di formaggi ed altri generi alimentari in malga ed è il caso di mio nonno che gestiva con discreto successo una malga posizionata verso malga Lanza “. E più oltre, nella medesima lettera, la valligiana conclude : “ I pochi vecchi che sono ancora rimasti e che, con cognizione di causa possono parlare, se interrogati esprimono tutti un’identica frase e cioè :- Grazie ai tedeschi non è successo il peggio, se non ci fossero stati loro i partigiani ci avrebbero distrutto ”.
A proposito del clima partigiano ed in riferimento alle rapine di bestiame condotte dalla Garibaldi ed Osoppo nelle prospicienti malghe austriache della valle del Gail, al confine orientale, il cronista Natalino Sollero da Paularo, in data 21 luglio1994, rievocando tali vicende, scrisse sul Gazzettino di Venezia edizione di Udine :” I fatti sono ancora bene impressi tra gli anziani di Paularo che ricordano i partigiani scendere a valle come barbari: capelli lunghi sul torso nudo, fazzoletto rosso al collo, forme di formaggio infilzate sui fucili, cavalcavano e trascinavano numerosi armenti e cavalli".
 La presenza dei menzionati due presidi tedeschi  di Sauris di Sotto e val d’Aupa,  nei villaggi di Studena Alta e Bassa, oltre a fatti, circostanze ed altri elementi probatori descritti negli otto punti fin qui elencati, a cui altri seguono poichè l'elencazione continua, formano prova testimoniale eloquente evidenziante la  falsità putrescente del filmato  “CARNIA 1944- Un’estate di libertà”.
 Al tempo dei fatti la  definizione Repubblica della Carnia fece infatti  sorridere anche gli ufficiali delle missioni britanniche, tra cui  Sir Thomas Machpherson, che definì “fatua” tale iniziativa. Non esistette alcuna Repubblica della Carnia se non nella fantasia e nell’invenzione. Ed è purtroppo su  questi  elementi non veritieri che si vogliono riscontrare dei valori   da  farne oggettod’esempio e di studio didattico nazionale, basati in particolare sui contenuti dei deliberati e decreti della Giunta, detta di Governo, insediata nel capoluogo di Ampezzo carnico, che fu  strumento messo in piedi per finalità strategiche a fronte dell’imminente rischio dei grandi rastrellamenti tedeschi i quali, di li a poco, avrebbero  travolto la resistenza come infatti avvenne. La Giunta, costituita senza un adeguato suffragio elettivo, era innanzitutto illegale. La stessa era formata dagli stessi membri del Comitato di Liberazione Nazionale territoriale, eletto dai vari C.L.N.detti “di valle” della medesima zona ed  aveva assunto la sigla CLNZL (Comitato Nazionale Liberazione Zona Libera). L’elezione dei membri fu quindi un fatto impositivo, voluto dai comunisti, privo di ogni valido fondamento elettivo popolare.
Essendo  uno dei membri di rilievo della Giunta, G. Gozzer, comunista filo sovietico e filoslavo, agganciato all’O.S.S. statunitense( Organisation Strategic Services) e vincolato ad agenti americani deviati dell’O.S.S. medesima, pure di tendenza filo sovietica e filoslava, nell’imminenza dei grandi rastrellamenti tedeschi, venne suo tramite chiesto, a mezzo  ricetrasmittente,  un  intervento sovietico  e slavo da realizzarsi mediante un ponte aereo. A tal fine, per l'atterraggio degli aerei, era stata infatti predisposta una zona pianeggiante nei pressi di Enemonzo (bassa val Tagliamento). Ma la richiesta di intervento  non fu accolta  per supposte motivazioni riferite nella mia già citata relazione “Festa della Liberazione,25 Aprile e particolarità connesse”, trattandosi evidentemente di una proposta assurda, al di fuori delle programmazioni in atto da parte sovietica e slava.
Sulla base di indizi emersi nel dopoguerra, e in relazione ad indagini svolte circa quindici anni fa dal giudice Mastelloni del Tribunale di Venezia, va ritenuto che il Governo di Roma fosse stato informato, tramite il SIM,(Servizio Militare Informazioni) che la Giunta nascondeva o nascondesse finalità filoslave e filo sovietiche, contrarie agli interessi dell’Italia ed in tal senso risulta invece certo che i Comandi alleati erano stati informati dai rispettivi servizi segreti.
La cosiddetta Giunta di Governo ebbe vita breve come una crisalide,  si e no di un paio di settimane. In un clima illusorio ed irreale da teatrino di paese, la stessa sfornò dei decreti taluni di alto contenuto, che esorbitavano palesemente dai limiti reali della propria effettiva funzione che comportava l’adozione di elementari norme gestionali per cui non c’era nulla di straordinario da decretare, mentre le forze tedesche stavano già per occupare il villaggio di Ampezzo,  sede della medesima.
In nome dalla Giunta mediante ricetrasmittente, furono inviati vari messaggi ufficiali: - al Governo del Sud di Ivanoe Bonomi successore di Badoglio, trasferitosi da Salerno a Roma a metà agosto 1944, al Comando del maresciallo Alexander dell’8a armata ed al Comando interalleato con specifiche richieste che non furono accolte o di cui, quantomeno, non è stato rintracciata prova di  riscontro.
Sulla favola della Repubblica libera mi dà ragione l’ufficiale britannico Patrick Martin Smith con cui ebbi rapporti nel dopoguerra. Nelle sue memorie, scritte con talento, egli  precisa : “ Il 14 ottobre tedeschi e cosacchi entravano ad Ampezzo, così segnando la fine della resistenza in Carnia. I membri della giunta riuscirono a rifugiarsi a Tramonti di Sopra, ma ormai non ci poteva essere alcuna pretesa di una “Repubblica”… Più a meridione le speranze alleate di prendere finalmente Bologna affondavano nella pioggia e nel fango…L’illusoria speranza di una Liberazione alleata nel 1944 era crudelmente svanita ”. 
9)- Negli ultimi mesi di guerra l’organizzazione partigiana comunista ancora operante  a nord-est,  Carnia compresa, seppur falcidiata dai rastrellamenti, manifestò  l’intenzione di restare in armi anche a guerra cessata con la propensione di creare  sul territorio, mentre sull’intero nord Italia  pendeva il rischio  di un’ occupazione sovietica, un’amministrazione slava. L’attuazione di tale obbiettivo dietro a cui si nascondevano vari interessi ed il cui territorio, in un assetto più ampio,  includeva l’attuale superficie del Friuli Venezia Giulia e quindi la Carnia, fu sventato dai britannicii quali  crearono e lanciarono sul territorio menzionato ed anche altrove, nel nord Italia, le cosiddette missioni “Rankin B“ composte da ufficiali di collegamento  istruiti ad assumere il controllo delle bande partigiane. In ogni caso a sventare il  disegno filoslavo giunsero in tempo ad occupare il territorio, assumendo la responsabilita dell’ ordine e quant’ altro, le divisioni corazzate alleate.    
10)- Dati i consistenti contatti avuti da me con ex componenti dell’alto Comando tedesco delle SS. e Polizia dell’Adriatisches Küstenland di Trieste, ritengo possa rivestire un certo interesse l’allora giudizio dei medesimi riferito alla situazione partigiana in Carnia.  Secondo il giudizio tedesco  si trattava di una sacca montuosa di scarso o di nessun interesse strategico dove il movimento partigiano rimase piuttosto chiuso con azioni interne senza condizionare, mediante concreti atti di sabotaggio interruttivi dell’arteria stradale e soprattutto della linea ferroviaria di comunicazionecol  Reich della val Canale–Tarvisio.
Sempre secondo i tedeschi la lotta partigiana in Carnia non ebbe effetti incisivi sulle forze di occupazione ed al riguardo il territorio fu comunque inserito, da parte tedesca, nell’azione repressiva generale articolata in tutto il nord Italia, diretta congiuntamente dall’Oberstgruppenführer SS.Karl Wolff e Feldmaresciallo Albert Kösselring.
L’ obbiettivo essenziale tedesco nell’attività di controguerriglia, prima e dopo i grandi  rastrellamenti di fine estate,  riguardo la Carnia, era quello di troncare lo sviluppo di possibili temuti collegamenti della Garibaldi col IX°  Corpus sloveno, il che fu risolto nel senso desiderato ed a tal finei tedeschi trovarono terreno favorevole, mediante lo Sturmbannfuehrer Freiherrvon Alvensleben,  Platzkommandantur di Udine ( comandante la piazza), nell’organizzazione Osoppo… Non vi fu quindi affatto quella linea unitaria partigiana Garibaldi-Osoppo sbandierata  nel dopoguerra in convegni e pubblicazioni. Come scrissi a pagina nr. 181 de "Lo Sterminio Mancato" in base a dichiarazione scritta del mio amico Ernst Lerch, ex capo di Stato maggiore dell'Alto comando SS. e Polizia di Trieste, lo Sturmbannfuehrer SS. von Alvensleben , con l'Osoppo, " aveva annodato le fila"...
Tornando alle vicende resistenziali, sempre riferite alla Carnia, va rilevato che sulla stessa quale parte del territorio dell’Adriatisches   Küstenland, per ragioni strategiche vigeva come per l’Alpenvorland (province di Bolzano e Trento)  la sovranità tedesca decretata da Hitler il 13.09.1943. Di fatto nel capoluogo  di Tolmezzo, centro essenziale, funzionavano regolarmente le istituzioni ed i servizi statali passati per competenza alla  Repubblica Sociale Italiana con affiancamento, nei punti chiave, di un funzionario tedesco e  la presenza di relativi contingenti militari, ovviamente della Repubblica Sociale e di forze militari e di polizia tedesche che mantenevano, queste ultime, i collegamenti lungo le vie di comunicazione che attraversavano la Carnia, col Cadore e col Reich. Il territorio era quindi sotto controllo  e,  a punizione dell’iniziativa partigiana comunista che aveva espresso chiari intenti di un collegamento  con leforze slave di Tito mediante un ponte attraverso la valle del Gail e  laval Canale,( prova scritta in mio possesso),  a metà luglio 1944 dal 18 al 22, allorché i partigiani lungo la linea di confine orientale, dando il via ad iniziative di disturbo ed invadenza nella citata valle austriaca del Gail (in effetti allora tedesca), i tedeschi  misero in atto  un’azione repressiva sulle malghe carniche prospicienti alla zona accennata, con estensione della stessa all'alta valle del But.
L’azione comportò 49 vittime civili, lasciò una ferita profonda,  suscitò tensioni e dette luogo ad uno stato di preoccupazione nell'intera Carnia. Di tale azione repressiva non vi è alcun cenno nel video ”Carnia 1944. Un’estate di libertà”, evidentemente  perchè la dura strage punitiva, nel cuore dell’estate, non poteva coesistere con la  regia di comodo costruita e manipolata ad arte del filmato  e dalla quale emerge  la falsa attribuzione “....Un’estate di libertà,   prescindendo dal fatto che, addirittura, la grave omissione possa attribuirsi ad insipienza, e cioè ad ignoranza intesa come non conoscenza delle reali vicende resistenziali.
In ogni caso, proseguendo nella verifica ed analisi fattuale, c'è da chiedersi  che senso avevano alcune aree o vallate dove i partigiani potevano anche scorazzare?  Dove stava il riscontro del termine libero che prevede il  dominio totale del territorio e la capacità di gestirlo con mezzi, garantendo alla popolazione alimenti e servizi, mentre proprio in quel periodo, fine settembre-ottobre 1944, i carnici delle zone interne, ridotti alla fame in seguito al blocco dei rifornimenti alimentari da parte tedesca a punizione dell’attività partigiana sebbene la popolazione non avesse alcun reale coinvolgimento, si riversarono a piedi a migliaia, attraverso il passo di monte Rest, sulla pianura veneta e friulana alla ricerca di granaglie  e viveri per la sopravvivenza ?
11)- Al passo di monte Rest il già menzionato  insegnante, rivolgendosi al gruppo di studenti al suo seguito, con la presenza di altri, dette la seguente spiegazione sul come, nella Repubblica della Carnia, venne risolto il problema alimentare. Asserì che, per iniziativa  del clero ed autorità civili, previe intese raggiunte con autorità friulane, venne organizzato uno scambio di merci che consisteva nella  cessione di legna da ardere da parte dei carnici contro cereali, operazione su cui  i partigiani erano nettamente contrari. Quindi i gestori di questa operazione, lo dice lo stesso insegnante, non erano i partigiani. Si trattò di uno scambio, a me ben noto, il cui  apporto fu insignificante  rispetto alle effettive esigenze della popolazione  ed al riguardo vi fu comunque l’assoluta contrarietà dei partigiani (comunisti) i quali, del grosso problema alimentare si disinteressarono totalmente ritenendo che la popolazione della Carnia,  avendo i tedeschi, come già precisato,  bloccato ogni rifornimento alimentare,  giunta alla disperazione a un certo punto si sarebbe sollevata contro gli stessi facendo il  gioco partigiano.
Sempre secondo l’insegnante furono poi  i partigiani, mediante intese convenute nella  pianura,  ad aprire ai carnici la possibilità di attingere rifornimenti alimentari transitando attraverso il passo di monte Rest, e furono in prevalenza le donne carniche a raggiungere a piedi la pianura pordenonese e friulana concretizzando  la soluzione del problema alimentare, le cui merci furono trasportate  a spalla o con mezzi da traino.
Le cose stanno diversamente. Fu la popolazione della Carnia,  provata dalle carenze alimentari, ad intraprendere di propria iniziativa   e non  per iniziativa partigiana, andata e ritorno a piedi, tale calvario: donne, ragazzi e uomini si misero in marcia. Fra quei carnici c’erano i miei genitori che raggiunsero a piedi, attraverso il passo  monte  Rest, San Donà di Piave nel Veneto. Ricordo che rientrarono sfiniti ripercorrendo la strada che, da lato sud, porta al superamento del passo di  monte Rest. Era ottobre, la temperatura era scesa improvvisamente e sul  passo nevicava, nelle vallate  carniche stavano avanzando le  forze collaborazioniste cosacche e caucasiche comandate ad assumere la  funzione di presidio.
Considerato lo sforzo delle comitive e di singoli nel rientro con pesanti zaini, contenenti granaglie ed altro oppure pesanti sacchi caricati su carretti trainati a mano,  l'organizzazione partigiana rifugiatasi in parte consistente nella zona pedemontana sotto l’incalzare dei rastrellamenti,  non potè restare inerte.  Mise quindi a disposizione, nella fase di rientro dall'esodo, degli automezzi  e dei carri ippotrainati per il trasporto, nel tratto più impegnativo in salita  da Meduno al passo monte Rest. Fu  inoltre reso funzionante, a Tramonti di Sotto, un centro assistenza per la somministrazione di viveri di ristoro e una minestra calda che fu gestito da Menegon Orino, valligiano del luogo. Tale intervento partigiano e cioè la messa a disposizione di automezzi ed altro non fu gratuito: una percentuale  di granaglie o farina venne infatti trattenuta sui quantitativi trasportati di una certa consistenza, merce che fu immagazzinata con altre risorse quale riserva invernale per l’attività partigiana. Nella fase conclusiva autunnale dei rastrellamenti  tale riserva cadde però  letteralmente in mano ai tedeschi e, dagli stessi,  non fu  utilizzate ma venne distrutta. Anche l’intero parco automezzi creato dai partigiani, costituito da varie autovetture e autocorriere, frutto di sequestri forzati ad aziende e privati, nonchè degli automezzi  tedeschi bottino di azioni di guerriglia, cadde ugualmente in mano ai tedeschi.
 12)- Nel corso del filmato è stata esibita l’immagine fotografica di una ragazza o giovane impiccata dai tedeschi: ma questo non avvenne assolutamente in Carnia ed  è quindi un falso inserito di proposito nello sceneggiato finalizzato spregiudicatamente a colpevolizzare l’operato tedesco secondo lo specioso consolidato concetto colpevolista applicato con metodo sistematico, in base alla linea di comodo di una politica criptocomunista.
13)- Ho inoltre notato che, a proposito dei cosacchi,  da uno degli intervenuti è stata esibita nel filmato una foto dove si notano dei cosacchi con cammelli. Si tratta di elementi  del 4° Terek Stavropol Regiment  nella valle di Verzegnis, documento  del mio archivio  pubblicato nel mio volume “L’Armata Cosacca In Italia 1944-1945” protetto da Copyright su cui ho la titolarità assoluta anche nella  veste di delegato ufficiale  della  “ World Federation of Cossack National Liberation Movement” per  cui per la sua esibizione  era necessario, per legge, il mio assenso, il che non si è verificato ed è stata comunque tralasciata anche la citazione della fonte. Trattasi di immagine su cui sono stati esercitati altri abusi ( risulta inserita nella pubblicazione Stanitsa Terskaja e in altra pubblicata dal comune di Verzegnis). Di conseguenza mi riservo di agire in sede giudiziale in difesa della mia posizione di storico con le carte in regola.

Porcia (PN) 27 LUGLIO 2013

PIER ARRIGO  CARNIER                                                                                                             

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