Cari amici e simpatizzanti,
vengo a voi con un problema politico attualissimo che forse però vi
interessa relativamente, ma non posso trattenermi dall’esprimere alcune
considerazioni.
Si tratta della questione Israele-Palestina in quanto quest’ultima ha
finalmente trovato all’Assemblea dell’ONU, del 29 novembre u.s., il
riconoscimento da lungo tempo atteso della qualifica di autorità di
Stato sia pure con la formuala di “Stato osservatore” non membro
dell’0NU, come la Santa Sede, con l’approvazione di 138 paesi tra cui
l’Italia, decisione che mi è sembrata giusta perché il problema, che si
trascinava da tempo, andava con un primo passo risolto, anche se il
primo ministro israeliano, Bibi Netanyahu si è dimostrato dispiaciuto
ricordando che Berlusconi avrebbe votato contro e cioè a favore di
Israele, ma Berlusconi è fuori gioco.
Vengo su questo argomento in quanto legato ai problemi della fine
della seconda guerra con il dovuto rispetto per gli ebrei per quanto
concerne il loro rilevante contributo alle scienze, alla cultura ed
altro, ma non posso non ricordare che la nascita dello Stato ebraico,
nel 1948, non fu un atto edificante basato su radici di legittimità
storiche di diritto, ma nacque con la forza bruta sulla terra altrui. Lo
stesso noto ebreo Herzl indicava, come soluzione auspicata,
l’insediamento su un territorio, previe consolidate acquisizioni
patrimoniali onde darne motivazione, di una costituenda società, la
Jewis Company, che avrebbe assunto funzioni nell’economia e potere
costituente. Indicava quindi quali punti di attuazione la Palestina o
l’Argentina. L’alternativa di insediamento in Argentina era considerata
da Herzl molto idonea, date le ricchezza di risorse naturali, le enormi
distese e la scarsità della popolazione. Sopperiva inoltre, per una
serie di considerazioni, al difficile concetto ormai puramente astratto,
di rivendicare la Palestina come Patria, per una comunità, come
quella ebraica, disseminata nei secoli nell’universo.
Già al 1919 risalivano comunque i prodromi di dar vita a uno Stato
ebraico in Palestina con l’assenso di quattro nazioni, Stati Uniti,
Inghilterra, Francia e Italia e fu l’esercito britannico con relativi
reparti di polizia, quale mandatario, a creare allora le prime
condizioni attuative sul terreno. Tralasciando una serie di particolari
che comporterebbero una lunga dissertazione, fu nel 1948, come
accennato, che l’Inghilterra, dopo aver portato la questione dinanzi
alle Nazioni Unite ed ottenuto la maggioranza, mise in atto, impiegando
l’esercito e le forze di polizia, l’operazione forzata di insediamento
degli ebrei di varie provenienze. Cito, a tal proposito, la
testimonianza di Yasser Arafat, capo altamente combattivo e leader
riconosciuto della comunità palestinese, deceduto com’è noto da alcuni
anni, rilasciata dal medesimo alla scrittrice siciliana Vittoria Aliata e
dalla stessa riportata nel suo libro “Memorie dìArabia”- Garzanti 1980
:” Nessuno di noi, testimone della catastrofe abbattutasi in quei mesi
sugli abitanti di centinaia di villaggi e città, dimenticherà mai
quell’esperienza, anche se la falsificazione di massa è riuscita a
nascondere quegli orrori e cioè le tracce di trecentosessantacionque
villaggi arabi della Palestina distrutti e cancellati dalla carta
geografica” Trattasi di una profonda ferita ancora aperta dopo
sessant’anni.
Ma voglio aggiungere altre considerazioni. La versione generica
circolante in ambienti impreparati che l’insediamento ebraico
rappresentasse un ritorno legittimo degli ebrei nella loro antica sede,
abbandonata dagli stessi da secoli per stabilirsi altrove nell’
universo, non regge ed è chiaro che le popolazioni arabe, gettate nel
1948 sulla strada, furono private con violenza di un legittimo diritto
consolidato. Desidero inoltre aggiungere che gli americani mantenevano
allora delle riserve sull’operazione forzata dell’insediamento, motivate
dalle conseguenze che ne potevano derivare, tant’è che diversi ex capi
tedeschi delle SS., prigionieri nei lager di fine guerra in Europa,
furono sottratti a giudizio e dirottati negli USA nell’ipotesi di poter
essere utilizzati, quali esperti , in medio oriente, uno dei quali l’ex
Gruppenfuehrer SS. Odilo Globocnik, argomento da me trattato sulla
stampa in varie circostanze. Globocnik munito di falsi documenti
iugoslavi, e in questo senso si prestarono i servizi segreti di Tito,
sarebbe stato inviato a Miami a disposizione per il successivo impiego,
come da notizie in mio possesso. Del resto la stessa consorte di
Globocnik, frau Lore, da me personalmente più volte interpellata negli
anni successivi in Austria, mi fece capire di non credere alla morte
del marito per suicidio mediante la capsula di cianuro frantumata in
bocca, secondo la versione britannica, nel castello di Paternion Drau,
dopo il suo arresto assieme a Rainer, Lerch, Höfle, Michalsen ed altri
sulle montagne del sud Carinzia. Frau Lore era convinta che la verità
sarebbe venuta fuori e, per una serie di valutazioni, il trasferimento a
Miami assume credibilità anche e perché risulta che l’ex
Gruppenfuehrer SS. trattò con gli agenti segreti britannici, dopo
l’arresto, la sua sopravvivenza e protezione contro rivelazione dei
luoghi segreti dove si trovava nascosto parte del suo ingente tesoro, in
lingotti oro, gioielli, valute, etc. etc., frutto di spoliazioni della
massa dei concentrati nei lager sotto il suo controllo in Polonia ed
altro, di cui io stesso pubblicai l’elenco. Ed è appunto l’esistenza di
tale trattativa che getta un’ombra di dubbio e contrasta il suicidio.
C’è da chiedersi infatti perché avrebbe dovuto suicidarsi se, stando
alle constatazioni, si era aperta una via di salvezza. Ma del suicidio
sussiste però prova documentale circostanziata rilasciatami dalla
competente autorità britannica. Giustamente la soluzione del caso in
senso definitivo può considerarsi ancora aperta, ma prescindendo da ciò
diversi capi SS. allo scopo di una loro possibile utilizzazione in medio
oriente furono trasferiti negli USA.
2 dicembre 2012
PIER ARRIGO CARNIER
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