di CARNIER PIER ARRIGO
Considerato che le nuove generazioni sono completamente disinformate su gran parte delle vicende ambientali della Carnia legate alla seconda guerra mondiale, non potendo conoscere evidentemente ciò che non hanno vissuto e poichè essendo la maggior parte dei testimoni scomparsa ed io uno dei pochi rimastì o, forse l’unico per conoscenza diretta od acquisita attraverso indagini asseverate, di taluni rilevanti avvenimenti, ho ritenuto di redigere la presente memoria in riferimento alla donazione che consentì di avviare la costruzione della chiesa di CRISTO RE in Timau, anche e
perchè su taluni fatti sono state diffuse notizie alterate o, addirittura delle miserevoli o abominevoli invenzioni come quelle apparse in un certo romanzo, che però fortunatamente ebbero vita effimera. Si tratta di vicenda già da me puntualizzata in vari articoli a mia firma su testate nazionali e provinciali, da almeno venti trentanni a questa parte nonchè nel periodico bilingue “ASOU GEATS…. ” che ha diffusione anche in Austria, diretto dall ’infaticabile ed encomiabile Laura Plozner, e precisamente nei numeri. 51 dell’aprile 2006 e 64 dell’agosto 2010, quest’ ultimo qui riproposto con l’aggiunta di qualche perfezionamento e l’ eliminazione di qualche frangia ritenuta superflua onde racchiudere il testo nel suo intrinseco significato storico e fattuale escludendo in modo categorico ogni propensione di parte o politica.
Nei primi anni dell'immediato dopoguerra ebbi un colloquio col parroco di TIMAU , don LUDOVICO MORASSI , presente un mio collega di studi, NORBERTO DI CENTA, allora insegnante sul luogo . Mi premeva conoscere i particolari e l'identità del donatore della somma di denaro, nei giorni della ritirata tedesca e cosacca, che poi fu utilizzata per avviare i lavori di costruzione della chiesa dedicata a CRISTO RE. Ne parlammo in canonica. Don MORASSI mi dichiarò perentoriamente che il donatore del denaro,versato nelle sue mani, era un’ comandante germanico a tutti gli effetti, che parlava ovviamente tedesco " ed aggiunse che i Cosacchi, con tale donazione, non avevano alcunchè da vedere. Parlando dell'argomento il reverendo, riferendosi all'alto ufficiale, portava le mani verso l'alto onde significare che si trattava di un gerarca prestigioso.
Don MORASSI non ritenne però di rivelarmi l'identità dell'alto ufficiale, assumendo un atteggiamento di riserbo. Suppongo che il donatore si fosse dichiarato, dico suppongo, per cui l'atteggiamento era forse dovuto a probabile concordata riservatezza,o forse il donatore aveva preferito mantenere l'anonimato. Il fatto della donazione,da parte del " COMANDANTE GERMANICO”, sotto la data del 2 maggio 1945, fu verbalizzato con un'opportuna annotazione, nel diario storico parrocchiale e, stando al diritto canonico, tale documento è coperto da segreto, ovvero il diritto di rivelarne il contenuto rimane a discrezione del titolare della parrocchia. Spiacevolmente copia del documento è stata concessa negli ultimi tempi anche ad elementi inqualificati, mancanti di una preparazione professionale specifica sugli eventi di quel tempo e sulle circostanze ambientalmente connesse. L’intralcio maggiore e pericoloso per lo storico sono purtroppo le chiacchiere nefaste di sacenti locali, caparbiamente fissati su convinzioni artificiose frutto di una propria fantasia. Questa specie di muffa paesana perniciosa la si incontra sovente nel condurre ricerche ed approfondimenti e mi ricorda l’attacco partigiano contro i cosacchi ad Ovaro, del 2.05.1945 con i relativi antefatti e conseguenze su cui donnette ed altri elementi alimentavano ed alimentano ancora un tessuto di chiacchiere che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti.
Stante che il donatore era un alto ufficiale germanico restava quindi da risolvere la questione dell'identità. Fu un impegno che affrontai affidandomii a mie conoscenze di ex militari austriaci e tedeschi,ufficiali taluni di alto grado,con cui avevo già instaurato dei rapporti. E' chiaro che tutto mi si rese possibile sulla base di una consolidata e motivata fiducia, di cui godevo in detto ambiente , fermo restando il rispetto di principi inviolabili e regole d'onore. Gli accennati austriaci e tedeschi erano elementi che avevano creduto negli ideali per cui avevano anche combattuto, subendo taluni conseguenti condanne nel dopoguerrra, ed erano a conoscenza, per esperienza diretta, di molte vicende delicate di cui sicuramente non sussisteva nè sussiste traccia negli archivi ufficiali. Spesso ,fra l'altro, mi incontravo con una donna di talento e particolare raffinatezza : Frau ADA, nata PFLÜGER, tedesca della Slesia, vedova del Supremo commissario dell'ADRIATISCHES KÜSTENLAND , dottor FRIEDRICH RAINER, la quale mi aveva svelato il segreto della morte del marito , deceduto in un lager della SERBIA e non quindi giustiziato a LUBIANA dopo il noto processo ai gerarchi, celebrato nel 1947. Era, Frau ADA, donna ancora gioviale e combattiva , splendida e distinta nel tratto, fonte inesauribile di ricordi riferiti all'epoca trionfale del nazionalsocialismo, capace, col suo raccontare, di coinvolgermi nei ricordi di cui avvertivo il profluvio. HITLER la voleva seduta al suo fianco, assieme al marito, all'opera di SALISBURGO e viaggiò pure sulla lussuosa luccicante ed imponente mercedes nera del Führer , in occasione alle visite che questi fece nella Carinzia e Stiria, seduta ugualmente al suo fianco col marito, fra ali esultanti di folla, lungo le valli ridenti da Villach a Graz, superando il passo del Pack. Frau ADA rievocava raggiante e con fervore quei ricordi trionfali che visse felice nell'esaltazione del potere....e non nascondo che tutto questo contribuì a farmi comprendere delle realtà del nazionalsocialismo i cui principi escludevano categoricamente la lotta di classe. Le concezioni fondamentali del nazionalsocialismo costituivano certamente un’inversione radicale di tendenza nel campo sociale che travolgeva il decrepito sistema liberale, aprendo la strada a una decisa ed equa valorizzazione delle forze lavoro quale strumento non più al servizio del capitale. Si trattava di propositi e provvedimenti che sarebbero stati alla base dell’organizzazione di una NUOVA EUROPA.
L'indagine , per individuare l'identità del donatore , riguardo TIMAU , prese avvio a distanza di tempo dal colloquio con don MORASSI e fu risolta in tempi lunghi, per motivazioni che ritengo superfluo riferire .Rammento che passai diverse volte i valichi di confine in più direzioni, estate dopo estate, e d'inverno , non unicamente per tale motivo , e , se rientravo attraverso TARVISIO, avvicinandomi al passo di COCCAU, rammento che guardavo, in piena notte, la vetta del MANGART, che si ergeva nel cielo . Erano anni vergini per l'acquisizione di notizie e documenti presso protagonisti che disponevano di documentazioni riservate, in Austria, Germania, Cecoslovacchia, Iugoslavia ......perchè poi, con lo scorrere del tempo, le possibilità si sarebbero ristrette per naturali decessi e per altri imprevedibili motivi . Ciò che contava soprattutto, per me, oltre al materiale documentale, erano i dialoghi con i protagonisti e le loro dichiarazioni su situazioni che, storici e giornalisti, si affannavano a denigrare seguendo l'orientamento conformistico di demonizzazione di qualsiasi operato dei perdenti.
Seppi pure che, in taluni luoghi, a fine guerra erano state poste al sicuro consistenti documentazioni che si trovavano sotto controllo. Me ne accennò anche FRANZ HOFER , ex Gaulaiter del TIROLO e dell' ALPENVORLAND in degli incontri preordinati, prima del suo decesso per il che si era premurosamente adoperato il mio amico Emil Winkler di Lienz, sindaco nel periodo di regime ed ovviamente più anziano di me, amico ed ammiratore del Supremo commissario Rainer. Già prima del crollo della GERMANIA vi erano state iniziative in tal senso anche se purtroppo , negli ultimi momenti, una parte delle documentazioni fu volontariamente distrutta e una notevole parte cadde inevitabilmente nelle mani degli alleati vincitori. A parte questo , tra montagne della dell' ALTO ADIGE e della CARINZIA erano stati messi al sicuro dei tesori e non si trattava di fantasie. Per quanto concerneva il tesoro sepolto in CARINZIA il Gruppenfuehrer SS. GLOBOCNIK, che ne era il detentore, arrestato su quelle montagne dalla Polizia segreta britannica aveva riferito, proponendo condizioni e patteggiando la propria salvezza, molti dettagli ma, ho motivo di ritenere, non tutti. Indirettamente mi riuscì comunque di conoscere molti particolari. Il fascino di quella vicenda, nota a degli austriaci ed ucraini che furono vicini a GLOBOCNIK e della quale custodivano il segreto, in quanto evidentemente interessati, e sulla quale non ho mai pubblicato un rapporto esaustivo , fu per me un vero tormento e mi impegnò a lungo sulle montagne della CARINZIA.. E qui verrebbe ad innestarsi la vicenda del ricupero di quell’ingente tesoro, sepolto in prevalenza nella zona del Weissensee, su cui custodivo rilevanti notizie riservate che stuzzicarono l’impresa GLOBO EXPLORETION della Florida di Norman Scott, specializzata nel ricupero di tesori nei fondi marini ed altrove, la quale, venuta a conoscenza della pubblicazione di miei lunghi articoli sul caso Globocnik, diffusi dal Gazzettino di Venezia, si fece avanti con delle proposte onde coinvolgermi e rendermi presente al ricupero……Rimando tuttavia questo grosso e rilevante capitolo ad altra occasione.-.
. In senso generale devo aggiungere che l ‘occultamento di tesori e documenti negli ultimi mesi di guerra, da parte di taluni protagonisti, fu realizzato con autentico fervore, trattandosi di operazione ritenuta necessaria onde accumulare delle risorse per la rinascita del REICH tedesco.
FRANZ HOFER mi confidò anche, con una punta d’invidia, come, a fine guerra, nel caos del crollo, l’SS. Obergruppenfuehrer ERNST KALTENBRUNNER e capo del REICHS SICHERHEITSHAUPHAMTES e il colonnello SS. SKOERZENY capo di un GESTAPO-CONTROLLKOMMANDO avessero sottratto alla REICHSBANK consistenti somme di valuta, gioielli preziosi e riserve auree, cadute poi in mano degli alleati per quanto concerneva KALTENBRUNNER, non così invece per SKORZENY che sulle montagne, nei dintorni di RADSTADT, riuscì ad occultare quel suo tesoro, mai ritrovato dalle polizie alleate, ma evidentemente da lui ricuperato nel dopoguerra. Ne dette prova, infatti, la vita sfarzosa che condusse in Spagna dove comparve come cittadino libero e sposò una contessa, mettendo in piedi un grosso giro d’affari.
Tornando alla vicenda di TIMAU, mi riuscì definitivamente di accertare che il donatore rispondeva al nome di OTTO GUSTAV WÄCHTER, Obergruppenfuhrer SS., austriaco ed avvocato, noto dirigente del Partito nazionalsocialista austriaco, governatore della GALIZIA ed infine amministratore militare con sede a TRIESTE .Taluno, tra coloro coi quali avevo instaurato canali d'indagine, lo aveva conosciuto personalmente per rapporti di partito ed era anche in grado di ottenere, sul caso, chiare notizie da altri che avevano avuto diretti e frequenti contatti con WÄCHTER nell'ADRIATISCHES KÜSTENLAND, a TRIESTE, e si erano trovati col medesimo in ritirata verso l'AUSTRIA, in particolare durante varie soste obbligate, ad esempio ad ARTA e prima di affrontare il valico del PLÖCKENPASS, proprio a TIMAU. Fu infatti qui che WÄCHTER , che disponeva di ingenti somme di valuta sulla sua autocolonna, nella veste di amministratore, oltre a preziose e consistenti documentazioni , ebbe un lungo colloquio col parroco, di cui fu ospite in canonica.
FRANZ HRADETSKY, fonte di preziose informazioni su rilevanti vicende, assieme a LERCH , GAIL e a molti altri, ( nota in calce nr. 1) dopo il suo rientro al termine di lunghi anni di prigionia, credo di ricordare otto o nove, trascorsi nella Federativa Iugoslava nella fortezza di Sremska Mitrovica, in uno dei miei vari incontri con lui in Austria, intesi ad accertare varie vicende e, fra queste le ragioni del colloquio col parroco di Timau da parte di WÃCHTER, mi disse, oltre a quello che verrò ad esporre, che in quel giorno nevicava fitto, regnava un gelido scirocco e, un velo bianco si stendeva tutt'intorno avvolgendo il villaggio.-
L'Obergruppenführer SS. conosceva il villaggio di TIMAU , dove si parla un idioma tedescofono in quanto, durante la sua permanenza a TRIESTE, era stato tra i propugnatori del PUFFERSTAAT FRIAUL (Stato cuscinetto del FRIULI), e quindi era a conoscenza delle particolarità etniche e linguistiche del FRIULI riguardo il quale il Supremo commissario RAINER, si proponeva “un lento aggancio al III° REICH ", ai fini della germanizzazione .Ma sicuramente il suo colloquio col parroco in canonica, secondo HRADETSKY ed altri , non poteva avere alcun aggancio in tal senso, se non di carattere introduttivo su un argomento di cui la stessa ritirata segnava il tramonto, ma fu presumibilmente ed opportunemente motivato dall'intento di valutare la possibilità di collocare in quel luogo , una parte della preziosa documentazione che WÃCHTER teneva sulla sua autocolonna , da affidare alla segreta custodia del parroco, per poi ricuperarla in futuro. Aggiunse inoltre HRADETSKY a conferma di tale supposizione che “ ….mentre ormai calava la notte, dalla posizione in cui ci trovavamo in sosta, notammo che due subalterni di WÃCHTER andavano a raggiungerlo portando delle borse e dell’altro”. Disse anche di ricordare che l’Obergruppenführer SS. presente LERCH, aveva espresso preoccupazione sugli imprevedibili attacchi aerei alleati dei caccia, come era avvenuto a nord di Tarcento dove una colonna di cosacchi in ritirata era stata quasi annientata. Si sarebbe trattato, sempre secondo HRADETSKY, ed anche secondo LERCH, di una preoccupazione perfettamente plausibile in quei giorni caotici, quella di mettere in salvo valori e documenti, stante appunto il pericolo costante degli attacchi aerei alleati che potevano mandare in frantumi le autocolonne in marcia, tant'è che gli spostamenti avvenivano preferibilmente nelle ore notturne ma questo non sempre era possibile. In ogni caso il parroco, ammesso che l'Obergruppenführer gli avesse effettiva- mente formulato una tale proposta ed egli avesse o meno accettato la segreta custodia di qualche cassa sigillata di documenti, mai nulla lasciò trapelare, in un senso o nell'altro, per cui mantenne un granitico riserbo nei decenni che seguirono fino al suo decesso, avvenuto il 29.09.1983. In quel colloquio, si parlò anche naturalmente del più e del meno e risulta per certo che il parroco riferì su dei decessi di militari e profughi verificatisi nel corso della ritirata , in territorio di TIMAU , a cui la popolazione, sotto la sua direzione, aveva dato cristiana sepoltura.
Ci eravamo trovati agevolmente, per quell’incontro, a Pörtscach in un ristorante sul Woerthersee (lago di Woerther) ed era presente anche LERCH, giunto da Klagenfurt. Facemmo quindi colazione assieme.
Sulla base di tutte le possibili annose indagini e confronti quel colloquio, in canonica ,costituisce e racchiude l' inequivocabile prova della donazione a don MORASSI , da parte dell'alto gerarca, di una consistente e rispettabile somma di denaro di un milione di lire che fu poi motivata, nel diario storico parrocchiale di TIMAU, con scarne parole, come compenso per la sepoltura di diverse vittime della ritirata. Appare però evidente che, tale donazione , assume un significato di fondo , che và oltre il senso del motivo materiale accennato . La stessa fu un atto spontaneo e luminoso, inteso nel bene, stimolato da sentimento religioso da parte dell'Obergruppenfuhrer SS. OTTO GUSTAV WÄCHTER, uomo cattolicissimo, ispirato in quell'azione da significativi segnali che la guerra, nella sua devastante tragedia, stava per finire. La verbalizzazione lasciata da don MORASSI rimane quindi atto intangibile , inteso tale secondo il diritto canonico. Io ritengo però, per alcune deduzioni, che la somma della donazione possa essere stata più rilevante per cui la cifra indicata avrebbe carattere formale.
E opportuno comunque delineare la figura di OTTO GUSTAV WÄCHTER , nel suo profilo fattuale e storico onde, soprattutto, smentire facili affermazioni negative accampate da qualche maldicenza e fonte tendenziosa.
Ritengo, innanzitutto, di contestare fermamente la notizia, accampata a suo tempo da un disinformato, che WÄCHTER sia stato " uno dei cinque agenti nazisti che progettarono e mandarono ad effetto l'assassinio del cancelliere austriaco dottor ENGELBERT DOLFUSS". Come risulta provato dal ritrovamento degli archivi, nel 1964,in casse rivestite di cemento calate nel fondo del Lago Nero ( Cernè Jezero ) nella foresta boema , presso Budejovice , le dichiarazioni rese alla polizia di Vienna sull'azione che doveva portare all'arresto dei ministri e del cancelliere DOLFUSS , la cui morte ,è stato incontestabilmente accertato , fu provocata incidentalmente , non contengono un minimo accenno a responsabilità imputabili a WÄCHTER e tantomeno gli atti processuali conseguenti, che si conclusero con la condanna a morte di OTTO PLANETTA e FRANZ HOLZWEBER (Atti pubblicati dall'Europa Verlag - Vienna).
Con l'annessione dell'AUSTRIA (1938) WÄCHTER fu nominato capo della polizia a VIENNA. In seguito, come già riferito, fu governatore della GALIZIA, con sede a CRACOVIA, stimato dal VATICANO per i suoi interventi in difesa dei cinque milioni di cattolici (UNIATE), in parte polacchi e in parte ruteni. Nelle intese raggiunte col generale ANDREI ANDREIEVIC WLASSOW paladino dei tedeschi, WÄCHTER ottenne che la GALIZIA non fosse inclusa nel progetto della GRANDE RUSSIA, dopo la sconfitta dei comunisti. A tal proposito egli si manteneva in contatto col Principe vescovo, cardinale di CRACOVIA, JAN SAPIEHA, il quale a sua volta relazionava il VATICANO….Da subito, inoltre , e fino al termine del suo mandato nel 1943, cessato a causa della retrocessione del fronte orientale, WÃCHTER favorì e rafforzò, con armi ed altri mezzi, l 'organizzazione partigiana cattolica (UNIATE ) sorta per contrastare sul territorio le forze partigiane sovietiche. In seguito, con la rioccupazione sovietica dell' UCRAINA, GALIZIA etc. dette forze partigiane cattoliche mantennero consistenza e continuarono la lotta alla macchia sotto il nome di OUN Gruppe, OUN-M ed UPA. Successivamente, su ordine di HANS FRANK, governatore della POLONIA, WÃCHTER dovette spostarsi con la sua amministrazione da CRACOVIA a LWOW (Leopoli). Al suo fianco il medesimo ebbe come Amtschef (Capo dell'Amministrazione), il barone FERDINANDO WOLSEGGER, eminente funzionario il quale, sotto l'Impero austro-ungarico, aveva svolto identica funzione a TRIESTE, dove infatti, con l'autunno del 1943 e fino all'aprile 1945, svolse identico ruolo nell' amministrazione: dell' ADRIATICHES KÜSTENLAND a fianco del Supremo commissario dott. RAINER.
Qualche fonte storiografica asserisce che WÄCHTER, riguardo la GALIZIA, si distinse nell'azione di sterminio degli ebrei, affermazione generica e priva di fondamento che si richiama a dichiarazioni fatte da SIMON WIESENTHAL, ed al riguardo mi permetto di sollevare delle obiezioni. Innanzitutto va rilevato che WIESENTHAL, nel formulare tale imputazione nel suo libro " Gli assassini sono tra noi", evita di precisare in quale veste effettiva WÄCHTER si distinse in detta operazione, tenendo conto che, quale Governatore , non aveva alcun potere in tal senso, essendo i compiti esecutivi riguardo la questione ebraica, di stretta competenza della Polizia.
Ho quindi valido motivo di dubitare , anche in base alle fonti storiografiche che vengo in seguito a citare, che l'imputazione fatta da WIESENTHAL, e richiamata agevolmente da altri, a carico di WÄCHTER , sia fondata su deduzioni e testimonianze generiche.
Mi riferisco a un'esperienza personale su cui ho riferito anche in altra circostanza, e precisamente alla nota vicenda dell'ucraino IVAN DEMIANJUK, naturalizzato americano, il quale, essendo un ex collaborazionista ucraino, reclutato dai tedeschi ed addetto K.Z. " KONZENTRATION ZENTRUM" (=Lager ), fu sospettato da WIESENTHAL di essere "il boia di TREBLINKA". A tal riguardo WIESENTHAL agganciò, infatti, la Polizia sovietica, mobilitando a tal fine l'ebreo multimiliardario in dollari HAMMER, che godeva di alta stima e considerazione al Kremlino, allo scopo di produrre alla Polizia americana delle prove per l'incriminazione dell'ucraino, che a suo giudizio esistevano negli archivi polacchi o sovietici. Furono infatti trasmessi dalla Polizia sovietica a quella americana dei documenti personali di identità, rilasciati dai tedeschi ai collaborazionisti, che risultarono in seguito contraffatti dalla polizia sovietica, in base ai quali DEMIANJIUK fu arrestato, incarcerato e quindi estradato in ISRAELE, dove fu processato, e, nonostante le sue ripetute dichiarazioni di innocenza, fu condannato a morte ma poi liberato, essendo stato riconosciuto persona diversa dall'imputato che, in realtà, risultò essere IVAN MARTSCHJENKO , resosi irrintracciabile.
A tal riguardo venni citato e sentito come storico al processo, in qualità di esperto, ed ovviamente dichiarai, in base ad elementi in mio possesso in particolare di un'attestazione di KURT FRANZ ex ufficiale delle SS. a Treblinka , rilasciatami dal medesimo mentre scontava l'ergastolo in un carcere tedesco, secondo la quale DEMIANJUK non poteva essere l'imputato, ma si trattava di altra persona. Avevo prove per affermare che il vero IVAN, il quale faceva parte dell'EINHEIT REINHARD, era stato impiegato dai tedeschi effettivamente nei lager di TREBLINKA e SOBIBOR e, successivamente a TRIESTE, nella RISIERA di SAN SABBA e poi nell'ISTRIA come infatti risultava dal mio volume “ Lo Sterminio Mancato”, depositato al processo di Israele, quale prova documentale, dal prof. GERARD FLEMING noto docente e storico britannico che conosceva la mia attività storiografica.
Nel frattempo, mentre il processo DEMIANJUK stava per concludersi, due funzionari del MOSSAD ( Polizia segreta d'ISRAELE ) assieme all'avvocato MICHAEL HOROWITZ , e al dott. ABBATE, allora capo della Digos di Trieste, previe intese tramite le competenti Ambasciate e col mio consenso, come riferito nella trattazione specifica del caso DEMIANJUK, vennero ad incontrarmi a PORCIA, per cui fu affrontato un lungo colloquio nel corso del quale riconfermai le motivazioni, supportate da elementi probatori, secondo le quali, appunto, l'imputato IVAN DEMJANJUK non poteva essere il "Boia di TREBLINKA ". COnsegnai quindi all'avv. HOROWITZ, aggregato quale delegato ai due funzionari dei servizi segreti d'Israele. dei documenti ch'ebbero un peso rilevante fra gli elementi probatori su cui la Corte decise di prosciogliere dall'accusa il Demjaniuk che fu rimesso allora in libertà.
Contestazione rilevante e decisiva circa l'accennata imputazione a carico di WÃCHTER , secondo la quale il medesimo si era distinto nell'azione di sterminio degli ebrei in GALIZIA, emerge da due pubblicazioni ponderose , di base storica, dei maggiori studiosi ebrei sulla " Soluzione finale", GERALD REITLINGER e RAUL HILBERG. In nessuna delle due opere trova conferma l'affermazione surrichiamata, nè il nome di WÄCHTER risulta citato in relazione a circostanze di responsabilità effettive decisorie afferenti alla " Soluzione finale ", ad eccezione dell ' Ordinanza dal medesimo diramata, sottoscritta CRACOVIA il 18.11.1939, di cui posseggo copia, con la quale, oltre a disposizioni di carattere amministrativo, ordinava che gli ebrei portassero il distintivo a sei punte. Nè, tantomeno, il suo nome risulta in nessun caso richiamato, nell'opera di ADALBERT RÜCKERL, noto giudice dirigente del Pubblico Ministero della CENTRALE per la GIUSTIZIA NAZIONALE TEDESCA di LUDWISBURG ( con il quale io stesso ho avuto dei collegamenti per talune chiarificazioni ) riguardo i processi attinenti alla " Soluzione finale del problema ebraico " o più esattamente ai cosiddetti lager di sterminio. Non risultano pertanto, dalle fondamentali opere citate, imputazioni criminose a suo carico nè condanne in contumacia che, in ogni caso, se dovute , sarebbero state inevitabilmente pronunciate dalle Giurie giudicanti dei Tribunali instaurati nel dopoguerra, sebbene WÄCHTER si fosse reso irreperibile, come in seguito sarà riferito. Nella sua opera REITLINGER indica con precisione, gli estremi di rubricazione con rispettive date, caso per caso, di ciascun processo, ma in riferimento al nome di WÄCHTER, non risulta richiamato alcun procedimento e, di conseguenza, nessun pronunciamento di condanna o di proscioglimento e, a tal riguardo, darò, nel prosieguo, spiegazioni più appropriate.
In riferimento alla questione ebraica all'Est va innanzitutto precisato che, alle spalle dell'avanzata tedesca, venivano i plotoni di fucilieri della Polizia che agivano mediante esecuzioni in massa in località dove erano stati predisposti dei fossati. A tal proposito HILBERG, a pag. nr. 309 del suo libro "La Distruzione degli Ebrei d'Europa" riferisce testualmente : " Molte regioni, quali il distretto di Bialystok, la Galizia, la Bessarabia, furono trattate piuttosto rapidamente e sporadicamente. Sempre progredendo verso Est, i Kommandos lasciarono in quelle zone comunità ebraiche colpite solo relativamente, ma destinate assai presto alla deportazione”. In ogni caso nemmeno dall'esame delle interminabili deposizioni di ADOLF EICHMANN, celebrato nel 1961 in ISRAELE, ritenuto il maggior responsabile della " Soluzione finale " e condannato alla pena capitale, eseguita il 31.05.1962 , il quale fece i nomi di tutti i responsabili suoi collaboratori, non emerge una minima citazione di responsabilità riguardo l 'Obergruppenmführer SS. WÃCHTER, in riferimento al ruolo svolto dal medesimo quale governatore della GALIZIA.
WÄCHTER, in qualità di governatore della GALIZIA, era subordinato al dottor HANS FRANK governatore generale della POLONIA, che aveva sede, come già precisato, a CRACOVIA, ed al quale, per quanto concerneva la "Soluzione finale", facevano capo gli ordini diramati da BERLINO dal vertice supremo della POLIZIA di SICUREZZA.-
Nei governatorati instaurati dai tedeschi all'Est come del resto altrove nei territori occupati, la questione ebraica, coperta da segreto di STATO, era quindi di stretta competenza degli Organi di polizia e cioè della SICHERHEITS POLIZEI ( Polizia di sicurezza) ed ORDNUNGS POLIZEI ( Polizia d'ordine), anche se quest'ultima, solitamente, aveva altre incombenze . Entrambe venivano comunque controllate dal SICHEREITS DIENST (Servizio di sicurezza ), GESTAPO a parte.
Dalle risultanze di fonte storica, riguardo la GALIZIA, i poteri esecutivi, attinenti alla questione ebraica, furono di stretta competenza del SS. Brigadenführer FRIEDRICH KATZMANN che risultò essere un gelido e spietato esecutore, analogamente all' Obergruppenführer, alto comandante delle SS e della Polizia nel GOVERNATORATO GENERALE , FRIEDRICH KRÜGER.
L'esercizio di tali poteri, riferiti alla " Soluzione finale ", competeva anche agli HOERER SS. und POLIZEIFÜHRERS, la cui sigla era HSSuPF. Quest'ultima posizione era stata assegnata da HIMMLER, con ordinanza del 21.O5.1941, ad elementi che provenivano dalle ALLGEMEINEN SS.(SS. generali), vale a dire dall'Organizzazione del Partito , per meriti speciali. Gli HSSuPF non erano tollerati dagli ufficiali di carriera. Ai medesimi erano state affidate giurisdizioni territoriali, sia all' Est che in altri territori occupati dai tedeschi e, laddove il quadro di comando includesse un ufficiale di polizia di alto grado, il medesimo aveva il potere assoluto sulla questione ebraica per cui l'HSSuPF ne era in tal senso estraniato e doveva limitarsi all'esercizio di altre facoltà in suo potere. La gerarchia di comando sia nell'Organizzazione della POLIZIA, nelle sue diverse branche, come nelle WAFFEN SS. e nella WERMACHT era complessa ed aveva le sue particolarità, tenendo conto delle competenze. Tutto ciò nelle valutazioni processuali del dopoguerra, pretese specifica competenza.
Particolare rilevanza assunse anche la conoscenza del metodo verticale adottato nella diramazione degli ordini segreti.
Il governatore della POLONIA, HANS FRANK, processato a Norimberga e riconosciutosi colpevole, fu condannato a morte e giustiziato nel 1946.
In quanto alla posizione di OTTO GUSTAV WÄCHTER, quale governatore della GALIZIA , erano di sua competenza decisioni di carattere burocratico amministrativo, relative al controllo dei ghetti, e cioè censimenti, vigilanza igienico sanitaria, amministrazione della giustizia e dell'ordine, impiego nel lavoro per finalità di interesse bellico etc., mentre, per quanto concerneva le retate per arresti di ebrei, i trasferimenti forzati in massa degli stessi , taluni con destinazione nei lager, interveniva perentoriamente la Polizia di sicurezza la quale però, come riferisce nella sua opera HILBERG, non poteva agire senza appoggiarsi agli uffici dell'Amministrazione civile ( pag. nr. 224 del volume " La distruzione degli ebrei d'Europa". Una collaborazione tra gli Organi amministrativi e la Polizia era quindi inevitabile. Gli ordini esecutivi, sul destino finale degli ebrei, competevano quindi alla Polizia, che agiva in base ad ordini superiori, sempre naturalmente della Polizia, ma ovviamente WÄCHTER non poteva ignorarli, essendo consapevole che, sugli ebrei , pendeva la condanna penale decisa dallo STATO, di cui egli era un funzionario, quali " nemici del popolo tedesco ", quindi i medesimi sarebbero stati eliminati, ma quando, dove ed in che modo spettava sempre alla Polizia. Esisteva un preciso confine che divideva materialmente i compiti.
Riguardo l'eliminazione, quando questa veniva decisa, risulta significativa la testimonianza resa l’8 novembre 1961 dal membro di un battaglione di polizia, KURT MOBIUS in servizio a Chelmo, secondo il quale “ il pensiero che ci si dovesse sottrarre o si dovesse disobbedire all’ordine di prendere parte allo sterminio degli ebrei non mi passò mai nemmeno per la mente“.
Va tenuto conto però che non tutti gli ebrei furono eliminati all'Est..., oltre al fatto che sui metodi e sulle entità dichiarate permangono zone d'ombra, tali da comportare la necessità di più approfonditi accertamenti. Certamente furono in molti a considerare inaccettabile idealmente la soluzione dell’eliminazione, ma il sistema gerarchico ed esecutivo in cui si trovavano incastrati, rese funzionante il meccanismo dell'eliminazione. D'altronde, come ebbe a dichiarare l' Obergruppenfuhrer SS. OTTO OHLENDORF, in qualità di imputato, dinanzi alla Corte al processo di NORIMBERGA, ammettendo di avere ordinato l'esecuzione di 90.000 ebrei all'Est, accusati del delitto, in massima parte di essere ebrei, precisando che, i posteri, non avrebbero trovato che i suoi plotoni di esecuzione delle EINSATZ- GRUPPEN non erano peggio di coloro che, premendo un bottone, avevano scatenato la bomba atomica. Del resto, non aveva forse lo stesso DIO dei Dieci Comandamenti ordinato agli ebrei di distruggere i loro nemici ?? .E di questo passo OHLENDORF lesse alla Corte almeno dieci pagine di precedenti storici dettagliati a conferma di quanto dichiarato. Si trattò di dichiarazioni incisive la cui logica inattaccabile elettrizzò la Corte, mettendo in luce una realtà inoppugnabile, ma OHLENDORF fu condannato a morte.
Dalle risultanze processuali che si trascinarono a lungo nel dopoguerr, impegnando per decenni le magistrature, emersero i massacri attuati dalle EINSATZGRUPPEN all ' Est, soprattutto in POLONIA ed UCRAINA, in esecuzione alla " Soluzione finale ", eliminando sostanzialmente della povera gente che versava in miseria, e non aveva alcunchè da vedere con gli ebrei potenti per ricchezza, manovratori del potere finanziario universale e quindi sostanzialmente detentori del potere mondiale, come previsto dal TALMUD, i quali , abilmente, erano corsi al riparo. A ciò si aggiunsero crimini individuali motivati da odio antisemitico e sadismo. Il vasto e complesso argomento è peculiarmente trattato da testi storiografici, in tutte le lingue, anche se, per taluni aspetti discutibili e contestabili , e non solo per mio parere, per quanto concerne i campi di sterminio, l’entità delle cifre ed i metodi. Inoltre, in riferimento ai massacri delle EINSATZGRUPPEN, le vittime ebree vengono indicate in migliaia o decine di migliaia, senza però generalmente mai citare le fonti documentali probatorie e cioè, ad esempio, le località dove, in presumibili fosse comuni, giacciano i resti.
E' risultato comunque incontestabile all'opinione pubblica che, i crimini accertati , hanno oscurato l'operato tedesco delle forze di occupazione all'Est. Nei relativi processi, la tesi difensiva adottata fu quella di riversare sui vertici ogni responsabilità, avendo i medesimi , mediante gli strumenti esecutivi , decretato la condanna a morte degli ebrei quali " nemici ".
Sia ben chiaro però che i crimini di cui sopra non si estesero ad oscurare i grandi sacrifici della WEHRMACHT e delle WAFFEN SS. ( queste ultime cosa diversa dalle ALLGEMEINEN SS. ) quali forze combattenti, sebbene in taluni casi le WAFFEN SS. ed anche la WERMCHT si macchiarono di crimini. Dettero comunque prevalentemente prova di incontestabile impegno al dovere, basti ricordare la resistenza biblica di STALINGRADO e l’estrema difesa di BERLINO..-
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Spostandomi brevemente ad altro argomento, ai fini di un giudizio storico generale, sarebbe doverosa una sia pur rapida disamina storiografica dei contenuti relativi ai programmi finalizzati al progetto della NUOVA EUROPA (NEUE EUROPÃISCHE ORDNUNG), su cui in prevalenza si tace, mentre l'opinione pubblica andrebbe edotta quantomeno sui concetti fondamentali che avrebbero regolato i rapporti sociali ed economici Nei disegni di quell'EUROPA autonoma, sarebbero stati sradicati, secondo il programma nazionalsocialista, privilegi secolari gestiti da poteri occulti e dalle lobby capitalistico-massoniche, partendo da un provvedimento radicale, divenuto legge in GERMANIA, il 15.O6.1939 ( nota in calce nr. 2 )
A conclusione riprendiamo, ora, il caso OTTO GUSTAV WÄCHTER , elemento essenziale di questa analisi.
Dopo aver lasciato TIMAU e superate le Alpi, WÄCHTER, con la fine della guerra trovò ospitalità presso l'autorità ecclesiastica austriaca per passare poi, sotto identica protezione, in BAVIERA , ed infine rifugiarsi a ROMA , in un convento , sotto il falso nome di OTTO REINHARDT, protetto dal VATICANO ed in particolare dal vescovo ALOIS HUDAL, rettore austriaco della Chiesa Cattolica Germanica nella capitale. Fu infatti dal vescovo HUDAL che WÄCHTER, essendosi gravemente ammalato, ricevette i sacramenti presso l'Ospedale di Santo Spirito, dove decedette il 10.9.1949.
WÄCHTER era riuscito a portarsi dietro, dalla BAVIERA, il suo consistente archivio, riguardante l'attività del partito nazionalsocialista austriaco, l'operato tedesco in GALIZIA ed i rapporti con FRANK, e molto altro, documentazione di rilevante interesse storico, messa al sicuro, ma a quanto pare non ancora accessibile, tanto più interessante dal momento che, nel maggio 1945, FRANK fece distruggere, in Germania, gli archivi trasferiti da CRACOVIA che riguardavano l'operato tedesco in POLONIA e naturalmente in GALIZIA. E' naturale che WÄCHTER, il quale seguì certamente i risultati del processo di NORIMBERGA ed altro, attraverso i mezzi d'informazione, o mediante altri canali, nella sua posizione nascosta di eclissato, temesse di dover comparire dinanzi alla giustizia, ovviamente se rintracciato , stante la sua posizione di potere e quindi l’inevitabile consapevolezza dei fatti , anche se sicuramente avrebbe cercato di sottoporre al vaglio di giudicanti prove a suo discarico di cui disponeva, puntando sulle competenze, nel senso che il destino degli ebrei, di volta in volta, veniva deciso da Berlino attraverso la linea gerarchica della Polizia, ruolo che non era il suo. C 'era ovviamente un limite oltre il quale, secondo la legge straordinaria di NORIMBERGA, scattava l' incriminazione di eventuali responsabili al vertice delle amministrazioni civili, nei territori occupati, coinvolti inevitabilmente per necessità di collaborazione con la Polizia, nel sistema finalizzato alla " Soluzione finale ". Si trattò , indubbiamente , di uno dei punti delicati su cui dovettero decidere le Giurie . Non va infine dimenticato che, essendo WÄCHTER deceduto nel 1949, ed avendo egli dichiarato, prima del decesso, la sua vera identità, ritenendo che la notizia sia stata poi ufficializzata , ed ammesso che la stessa sia stata recepita ed assunta per certa dal pertinente Organo giudiziario nei primi anni cinquanta, ciò avvenne praticamente dopo il noto grande processo di NORIMBERGA (1946), allorchè in buona parte altri processi erano in corso ed altri ancora dovevano iniziare fra i quali quello per la GALIZIA. La morte, nel suo caso come in qualsiasi altro, se risaputa ed accertata in sede istruttoria o processuale, estinse ogni eventuale ipotesi di reato per cui il suo nome, se così andarono le cose, venne archiviato. La sua posizione, allo stato di fatto, poichè dalle indagini esperite, come già accennato, non risulta sussista a suo carico alcun pronunciamento processuale di condanna in contumacia , resta quindi delineata nelle sue tappe, nel quadro politico e gerarchico . E' comunque di fondamentale importanza, anche se per i detrattori, saliti sul carro dei vincitori, è norma comune aggravare e criminalizzare qualsiasi situazione, l'avere rilevato che nelle opere storiografiche citate, due delle quali dei maggiori storici ebrei (frutto di una vasta disamina di atti processuali e testimonianze connesse) i quali avevano il massimo interesse ad evidenziare le dovute responsabilità, non risulta che egli si sia distinto nell' azione di sterminio degli ebrei della GALIZIA. e che, inoltre, a suo carico, non risultano indicate altre imputazioni inerenti a sostanziali decisioni criminose. Fatte salve, ovviamente , eventuali ulteriori chiarificazion che potessero emergere da documentazioni probatorie finora non note.
Quanto esposto non ha comunque alcunchè da vedere con la donazione di Timau di OTTO GUSTAV WÄCHTER , cattolicissimo e stimato dal VATICANO secondo gli alti principi imperscrutabili della Chiesa, di natura sovranazionale ed universale. Si trattò , infatti, di un atto dettato della coscienza in un momento tragico, legato alle vicende storiche della CARNIA del secondo conflitto mondiale, che rimane ad imperitura memoria ed avvolge di fascino suggestivo la chiesa di CRISTO RE.
-NOTA NR. 1
-FRANZ dott. HRADETZKY - SS. Hauptsturmführer del KOMMANDO WAFFEN SS. ADRIA a TRIESTE .-
-ERNST LERCH - SS. Sturmbannfuhrer e Stabsführer ( Capo di S.M.) di GLOBOCNIK a LUBLINO
e TRIESTE.-
-ALBERT ing. GAIL - Sottufficiale e alfiere della GEBIRGS BRIGADE WAFFEN SS. " KARSTJÃGER "
-NOTA. NR. 2
Si tratta di un provvedimento radicale, quello precisamente della nazionalizzazione della BANCA DI EMISSIONE della moneta, mediante il quale, acquisendo la proprietà della stessa allo STATO, fu eliminato il pesante aggio in vigore fin dal 1694, detto " Signoraggio", tutt'ora vigente, concepito a suo tempo da banchieri appartenenti alle Lobbies di potere, ed introitato attualmente dalla BANCA CENTRALE EUROPEA a capitale privato, a copertura dei costi di stampa della moneta, in realtà minimi per non dire irrisori rispetto all'entità dell'aggio. Il meccanismo di applicazione di tale arbitrio legalizzato , necessita di un esempio significativo in termini semplificati ed attuali, che mi accingo ad esporre, sebbene l'argomento, in senso esaustivo, potrebbe meritare una trattazione più ampia.. Alla BANCA CENTRALE EUROPEA, quale istituto di emissione come già detto a capitale privato, la stampa di un biglietto da 100 euro, tutto compreso, costa 0,05 euro . Detta banconota viene " affittata " agli STATI dell'unione al valore nominale di 100 euro, per cui la BANCA CENTRALE introita per ogni banconota, dedotte le spese di stampa di 0,05 euro, un guadagno netto di 99,95 euro, cui vanno aggiunti altri 2 euro per tasso di sconto, in ragione del 2°/°, per cui allo STATO il costo sale a 102 euro. Lo STATO (ciascuno STATO dell ' unione) paga alla BANCA CENTRALE EUROPEA l’ "affitto" di questa banconota con TITOLI di STATO, creando un indebitamento in costante aumento che, in realtà , sono poi i cittadini a pagarlo con le tasse.
Tale imposizione vessatoria, che sta alle base del debito pubblico, fu eliminata dalla GERMANIA con la fondazione della DEUTSCHE REICHSBANK, mediante legge del 15.O6.1939, con conseguente rilevante alleggerimento, in contropartita, delle tasse ai cittadini . Parallelamente furono ovviamente sradicati dei privilegi secolari gestiti dai poteri occulti e dalle logge capitalistico massoniche. A guerra cessata le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale provvidero ad eliminare, nel 1948-1949, la citata legge istitutiva della DEUTSCHE REICHSBANK, banca nazionalizzata di emissione della moneta, senza far rumore, onde non rivelare ai cittadini quale grande beneficio avrebbero ottenuto dall'istituzione della stessa negli STATI, vista invece dai vincitori come un pericoloso esperimento che avrebbe decisamente e duramente condizionato, su scala mondiale, il potere finanziario dominante.-
Testo non riproducibile.
Porcia (Pordenone), 17 giugno 2012 CARNIER PIER ARRIGO
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RINGRAZIAMENTO
Mi
fa piacere informare amici e simpatizzanti che seguono la mia trattazione
storica, in genere revisionista, che il breve saggio ripubblicato di recente
dal titolo
ha
sollevato nuovo vasto interesse, come risulta dal mio grafico statistico dei
siti “Globber” e “Facebook”, non solo in
Italia ma pure in Austria, Germania, Serbia, Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito.
Con l’occasione ringrazio gli amici, Andrea Di Natale, Claudio Cristovec, Giovanni
Bastianutti, Luciano Paoletti, Mam Sab, Di Gion, Dino Temil ed altri di
cui mi sfugge il nome, che, coi loro messaggi, hanno condiviso i contenuti di
tale mio scritto frutto di autentiche
lontane indagini fatte, non in pantofole a tavolino, e spesso sofferte. Ricordo che nel rientro dai viaggi in
Austria,
Cecoslovacchia, Germania..., lungo la val d'Adige o la val Canale, dovevo
per la grande stamchezza sostare e finivo per addormentarmi in macchina.
21
dicembre 2013
PIER ARRIGO CARNIER
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