lunedì 7 luglio 2014

GORDEY DENISENKO, GIOVANE CADETTO RUSSO IN CARNIA NEL 1945

COMUNICATO AD AMICI, SIMPATIZZANTI ED A QUANTI SI INTERESSANO DI VICENDE STORICHE


 GORDEY DENISENKO, GIOVANE CADETTO RUSSO IN CARNIA NEL 1945

Con riferimento allo spot MIRACOLO A CAVAZZO CARNICO mi sono giunte da Gordey Denisenko  nuove notizie che ritengo pertanto di rendere note.
Asserisce Denisenko che  fu la 3a Divisione polacca a salvare l’ospedale da campo di Cavazzo Carnico, dalle atrocità dei partigiani italiani, trasferendo l’ospedale a Pordenone.
Riferisce poi, fra  altri vari argomenti, un  bellissimo ricordo personale che qui trascrivo:” Una volta vicino a Tolmezzo, camminando per strada, ho incontrato una carrozza coperta di pelle ( in russo”kibitka” ) in cui sedeva il generale Krassnoff.  Mi sono fermato ed ho assunto il comportamento della disciplina ed educazione militare dei  cadetti. Lui fermò il conduttore e la sua guardia a cavallo  e si rivolse a me dicendo <buon giorno>, ed io risposi <vi auguro salute, Eccellenza!>. Lui rimase stupito e domandò da dove venivo. Pronunciai il mio nome e cognome  e dichiarai di essere un giovane cadetto del Corpo del Granduca Costantin Constantinovich. Krassnoff sorrise e disse : <Bravo ragazzo, dal suo Haltung (comportamento) si vede subito che lei è  cadetto>, ed aggiunse che il mio cognome era per lui sconosciuto. Risposi : < Sono felice dell’incontro, Eccellenza !>. Lui sorrise, salutò e andò avanti.
L’atamano generale Krassnoff, com’ ebbi a precisare già nella prima edizione del mio volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945” uscita nel 1965 ed a cui altre seguirono via via integrate da aggiornamenti, viaggiava rigorosamente sotto scorta composta da 48 cavalieri del mar Nero che indossavano un’ uniforme blu scuro, dei quali  24 precedevano la carrozza ed altrettanti la seguivano.
Krassnoff, nella sua sede di Villa di Verzegnis era severamente vigilato per  motivazioni di cui ho ampiamente scritto e pubblicato. Non dette quindi mai udienza ad alcun civile. Dalla sua sede, oltre a due noti viaggi a Trieste e Campoformido, scese alcune volte  a Villa Santina in visita alla Scuola degli Junker, ad Alesso e Cavazzo Carnico presso le comunità dei profughi. E’ supponibile che l’incontro tra Krassnoff ed il cadetto Denisenko sia avvenuto in uno di questi paesi, probabilmente a Cavazzo Carnico dove il medesimo Denisenko ebbe a soggiornare in quanto la matrigna, nella veste di medico,  prestava la sua  opera nell’ Ospedale da campo del luogo.

05 luglio 2014

                            PIER ARRIGO CARNIER

mercoledì 2 luglio 2014

1944 - I FILOSTALINISTI, LA GARIBALDI ED UNA SIGNIFICATIVA TESTIMONIANZA




1944 - I  FILOSTALINISTI, LA  GARIBALDI ED UNA SIGNIFICATIVA  TESTIMONIANZA 


COMUNICATO AD AMICI E SIMPATIZZANTI A SEGUITO AL MIO SPOT 
“L’ONDATA ROSSA FILOSTALINISTA” DEL 19 GIUGNO 2014 ED IN
 RISPOSTA AL COMMENTO DI ALESSANDRO CARNIER .

I filostalinisti  facevano sul serio, legati all’ideale del grande disegno sovietico quale promessa di profonde riforme ed equità sociale.  Mirko, Katia e satelliti furono elementi di quel progetto chiaramente  condiviso dal Partito comunista italiano, (vedi Victor Zaslavsky) che avrebbe segnato, per una  parte dell’Europa occidentale, nord Italia compreso, l’inizio di un nuovo ciclo storico ritenuto portatore di radicali rinnovamenti. Tale idea propositiva legata al disegno della potenza sovietica, assunse veste rilevante, stroncata poi, prima del suo concreto evolversi, alla fine della  guerra ma in realtà abbandonata definitivamente da Stalin solo nel 1948,   in seguito alla rottura dei rapporti con Josip Broz Tito, come riferito in altro mio spot dal titolo ANCORA PARTICOLARI SULLA VICENDA DI MIRKO E KATIA STANTE IL CRESCENTE INTERESSE,  del 28.05.2014.
A fine estate 1944 la Garibaldi, in adeguamento a disposizioni di ammorbidimento della lotta diffuse da Togliatti dopo la svolta di Salerno, aveva  perduto in realtà la sua iniziale carica aggressiva. I filostalinisti mantennero, invece,  la loro rigida posizione ma si trattava di cellule sparse fatta eccezione per la formazione di Mirko qualificata battaglione, una forza di diverse decine di uomini, da quanto io ricordo circa meno di un centinaio, dove il filostalinismo era regola ideale inderogabile. Il fine dominante non era infatti la libertà d’Italia ma un divenire favoloso di cui si aspettava l’evento ispirato alla  Russia sovietica e si abbozzavano progetti anche sul destino della piccola Carnia.
Riferendomi sempre alla Carnia, come già scrissi in altre circostanze, l’iniziativa partigiana era vista con distacco dalle popolazioni.  Trascrivo quindi, a tale proposito,  una testimonianza  lasciata dal reverendo don Pietro Felice, allora titolare della parrocchia di Forni di Sotto, paese che fu incendiato dai tedeschi per rappresaglia  in conseguenza ad un attentato partigiano,  in applicazione alle norme punitive diffuse con proclami e manifesti dal Feldmaresciallo Kesselring affissi nelle sedi comunali e sulle piazze, del cui contenuto i partigiani erano perfettamente consapevoli.
Don Pietro Felice annota sul diario parrocchiale circostanze e fatti sull’attività partigiana di cui riporto degli appunti relativi al momento dei grandi rastrellamenti tedeschi, di fine estate autunno 1944,e delle precisazioni sui  metodi e comportamenti partigiani verso la popolazione :“”…4 ottobre.  ritorno a Udine  via Tolmezzo ma  trovo bloccata la via per Villa Santina  per cui  non mi è possibile proseguire. Si dice che i Tedeschi stiano rastrellando tutta la zona (prealpina)  di Cavazzo Carnico, invasa dai Partigiani messi in fuga lungo tutto il fronte di Attimis, Faedis, Tarcento, Gemona… dall’assalto di un’intera Divisione tedesca, reduce dal fronte ( linea Gotica). Ed è infatti così. Stuzzicati e molestati continuamente dai partigiani che avevano il loro Comando supremo (?) ad Attimis, Faedis…i Tedeschi, destinati a riposo dal fronte, vollero dare una lezione esemplare a questi partigiani che spadroneggiavano dietro le spalle …Accerchiarono le posizioni “partigiane”, ove maggiore sembrava essere il loro concentramento e  in pochi giorni le polverizzarono, senza incontrare alcuna seria opposizione. “Valorosamente” come sempre” i partigiani si diedero alla fuga (!) cercando  un più valido scampo nelle nostre alte montagne della Carnia ): per vivere, rubarono non solo quanto era il magro prodotto dei nostri monti, ma si misero in agguato sulle strade di accesso al Friuli, per depredare le povere donne o comitive questuanti…, reduci con un po’ di farina e formaggio, dopo giorni e giorni  di cammino, verso casa. Fra questa…gente c’ero anch’io il 3-4 ottobre…con le provviste che dovetti nascondere in una casa di Caneva di Tolmezzo. Solo qualche giorno dopo (8 ottobre) potei far prelevare la farina e il resto e rientrare sicuro  Forni di Sotto. Grazie all’arrivo di truppe tedesche, che scendevano dal Canal di Gorto e di San Pietro, i partigiani si ritirarono dai posti di blocco e ci fu per noi “via libera”.  (1=nota)
Fra le centinaia e centinaia o migliaia di carnici, molte le donne che meritano un vero elogio nella storia ed anche dei ragazzi che, andata e ritorno prevalentemente a piedi attraverso il passo di monte Rest, affrontarono l’esodo nel Friuli e nel Veneto alla ricerca di risorse alimentari per sopravvivere, c’erano i miei genitori. Gli stessi, partendo dalla media valle di Gorto, dopo aver raggiunto a piedi San Donà di Piave nel Veneto, dormendo la notte  nelle stalle, nella fase di rientro ripassarono  il Rest coperto di neve accelerando il passo in quanto circolavano voci che migliaia di Cosacchi stessero occupando la Carnia. Rientrarono di notte, visibilmente  provati, il paese era buio senza luci. Sul portone d’ingresso della mia casa ufficiali italiani della Repubblica Sociale, che vi avevano soggiornato, quali forze affiancate ai tedeschi nella vasta operazione punitiva contro i partigiani, era rimasto incollato un manifesto, affisso dagli stessi, con la scritta in tedesco “ EINTRITT VERBOTEN !” (Proibito l’accesso) quale avvertimento ai Cosacchi che avevano già occupato il paese.

(1=nota) - Estratto da originale ricevuto grazie alla cortesia di don Aldo Lenarduzzi titolare della Parrocchia di Forni di Sotto.

 2 luglio 2014

                                           PIER ARRIGO  CARNIER