giovedì 29 giugno 2017

INTERVENTO AGGIUNTIVO SUL POST SPIGOLATURE DA INTERMEZZO.


 L'interesse sul menzionato post si propaga, dettato dalla clamorosa notizia sull' OSOPPO, riguardo le richieste dei bombardamenti terroristici su Udine e sull'immagine dell' osovano don Lino.... Ma vi sarà dell'altro. In base alle chiamate che ricevo e alle richieste di precisazioni vedo che la mia posizione si fortifica. Anche ieri i mi hanno chiamato dalla Val Canale invitandomi a parlare del caso "Olmo". Prima però dovrò riprendere l’argomento Osoppo su particolari che riguardano l'azione Porzus, tenendo conto anche, a tal proposito, di un mio lungo colloquio a Lubiana con Edward Kardelj, l'uomo forte dopo Josip Broz Tito, creatore dell' Autogestione nella Federativa Iugoslava.
Mi attardo ora sul fatto che, un amico della Carnia ha ritenuto di informarmi che, via radio o televisione locale, è stata o sarebbe stata pronunciata nei miei riguardi una frase del tutto speciosa o meglio tendenziosa che cioè, nel riferire sul massacro per mano partigiana dei cosacchi di Avasinis, circa un centinaio, io avrei dato un ‘informazione incompleta omettendo di riferire che, su Avasinis, da parte delle SS. tedesche, c’era stata la rappresaglia del 2 maggio 1945. L’ osservazione tenderebbe a far credere, con tono scolastico e non certo con carisma storico, una mia propensione a regolare in certo modo la versione dei fatti, ma si tratta invece, per ragioni d’invidia, di un labile tentativo di critica in quanto i due fatti, sotto il profilo storico, sono del tutto indipendenti. Certe sciocchezze si dicono in Carnia, d parte di taluno o taluna, mancando nell’ ambiente una concreta base storico scientifica .( Vale a dire un nucleo di autori noti ad alto livello per opere storiche diffuse da editori nazionali, non certo locali, a cui potersi rivolgere e dialogare su determinati argomenti. Nei diciotto anni in cui vissi a Venezia per ragioni professionali avevo questi contatti in parte nella stessa città e taluni anche all’estero, che furono fondamentali per la mia formazione culturale. L’ambiente carnico, con una popolazione spaventosamente ridotta al punto da non poter nemmeno utilizzare il termine popolo, ha comunque delle inevitabili limitazioni per cui non puoi aspettarti nulla di eccezionale, c’e sempre sia nei pensieri che nei comportamenti quel retrivo marchio paesano...)
 La resa dei cosacchi del presidio di Avasinis, mentre le restanti forze dell’Armata e relativi profughi evacuavano in ritirata, avvenne verso fine aprile e quindi prima del 2 maggio data della rappresaglia tedesca.Detta resa fu proposta dai partigiani con l’appoggio del parroco don Zossi mediante l’interprete Venturini Kozlova, (posseggo il documento) e garantiva loro, una volta prigionieri. la protezione sancita dalle norme internazionali con la precisazione fondamentale che sarebbero stati consegnati, non ai sovietici, ma agli alleati.
Tale impegno responsabilmente assunto non venne affatto rispettato ed anzi fu vigliaccamente calpestato dai partigiani associati della Garibaldi ed Osoppo. I cosacchi, circa un centinaio, trascinati sulle montagne furono massacrati e i loro corpi, fallito il tentativo di bruciarli con del carburante, furono abbandonati senza sepoltura, in violazione di ogni principio civile e morale. E’ una vergogna incancellabile su cui vi sarebbe parecchio da dire e mi conforta il fatto di essere stato io, nel 1982, con la pubblicazione del mio volume “Lo Sterminio Mancato”-Mursia pagine 418, a denunciare tale massacro, diversamente la vicenda, come altre, sarebbe finita insabbiata e quindi nel silenzio.. Tenni a tal proposito delle conferenze ad Avasinis nella chiesa gremita con molte donne vestite di scuro, dove le mie dichiarazioni furono ascoltate. Erano gli anni ottanta. Mentre trattavo l’argomento rammento che, una di quelle donne scure si alzò dal banco ed uscì di chiesa: era la moglie di uno degli autori del massacro. Il sindaco di Trasaghis, di cui fa parte la frazione di Avasinis, rispettò la mia la linea di comportamento e fu cortese con me.
La rappresaglia tedesca su Avasinis da parte di forze stazionate ad Ospedaletto a garanzia della ritirata sulla nazionale Udine-Tarvisio, attuata da reparti delle Waffen SS. sulle cui unità ho una precisa nota sui corpi di appartenenza, avvenne il 2 maggio 1945 quando le forze cosacche erano già evacuate. L' azione di rappresaglia fu causata da un attacco alle forze in ritirata, con conseguenti vittime, attuato da un nucleo partigiano che fu visto ritirarsi su Avasinis.
Ripeto quindi, come dimostrato, che i due fatti sono indipendenti per cui la rappresaglia tedesca del 2 maggio su Avasinis, rimane fuori dalla sfera di giudizio per tentare una giustificazione storica sul massacro del centinaio di cosacchi, donne e bambini di cui, se ben ricordo,uno due in fasce.
29 giugno 2017                                               PIER ARRIGO CARNIER

mercoledì 28 giugno 2017

Foto presentazione volume "Cosacchi contro partigiani" a Tarcento. 9 giugno 2017. L'autore Pier Arrigo Carnier con a fianco l'assessore alla cultura della città di Tarcento, Beatrice Follador, in alcuni momenti di esposizione di fatti rilevanti.

COMUNICATO STRAORDINARIO

         

 Il documento ineccepibile, datato 20 marzo 1945,irm at o  al Questore di Udine della richiesta da parte della brigata OSOPPO di altro bombardamento terroristico su Udine e la rivelazione  del massacro dei calmucchi, par mano partigiana , a guerra cessata in Carnia, hanno allargato lo squarcio di conoscenze sul certo panorama enigmatico,  buio e trincerato delle  vicende partigiane facendo emergere delle pesanti verità. Entrambe le notizie sono state diffuse a mia firma anche dal noto quotidiano TRENTINO LIBERO. Tutto ciò con lusinghiero sollievo di molti, sulla base degli assensi pervenutimi  non solo dall’Italia ma ben oltre. Il colpo è stato avvertito dai pretesi piccoli profeti di paese di conoscenze partigiane, in realtà misconosciuti ma perfidi elementi fermi su squallide arrugginite persuasioni . Tornerò , sotto il profilo storico basato su prove, su vicende criminose dimenticate non per ferire l’autentica resistenza intesa come legittima difesa della dignità nazionale verso la quale ho sempre avuto  il dovuto rispetto.  Nel solo Tribunale di  Tolmezzo, a fine seconda guerra, esistevano in sede penale, oltre trecento procedimenti per  omicidi, furti e violenze. Ricordo ad esempio, lì per lì, l’assassinio dimenticato di due donne georgiane sopra Zuglio . Tornerò sull’ argomento Osoppo questa  brigata nata con la gloriosa pretesa di salvare il Friuli orientale dall’invasione slava ma che, in tal senso, non  sparò nemmeno un solo colpo. Posseggo una splendida memoria critica stesa da un parroco del Friuli orientale  documento che,  dettagliatamente,  evidenzia l ‘operato negativo dell’ Osoppo… Tornerò sullo squallido programma di detta Organizzazione, già squalificato nei contenuti nel mio ultimo volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI””, titolo appropriato e indovinato,  ed anche su don Lino che, nell’immediato dopoguerra, secondo insistenti voci, si sarebbe presentato in  varie parrocchie della Carnia, a Paularo ad esempio, e avrebbe chiesto di farsi custode di certi diari redatti dai parroci contenenti gravi annotazioni riguardo l’operato dei partigiani, diari  che in realtà gli sarebbero stati consegnati ma, a quanto pare sempre secondo voci, non sarebbero stati restituiti. Riguardo don Lino allorchè la Mursia, nel 1982, lanciò la prima edizione del mio volume”lo STERMINIO MANCATO” cui altre seguirono,  rammento che avesse avuto qualcosa dire. Pare gli dispiacesse, spero di non sbagliarmi, che io avevo dato credito ad alcune affermazioni tedesche. Ma taglio corto, nemmeno voglio perdere altro tempo su questo prete che a mio giudizio non disponeva di cognizioni e di preparazioni specifiche, sul terreno miliare, politico ed operativo per orsi a mio li vello e permettersi di  entrare nel merito del mio lavoro. “LO STERMINIO MANCATO” come “L’ ARMATA COSACCA IN ITALIA 1944-1945” altra mia opera su cui la RAI-TV nazionale di Roma ha realizzato il  film “KOSSAKJA” della durata di due ore, non dovrei dirlo io, sono due volumi considerati fondamentali sotto il profilo storico. Lo “STERMINIO MANCATO” fu depositato negli anni ottanta, dal noto storico britannico e docente di Oxford, prof. Gerald Fleming, al processo di Israele quale prova storica nei riguardi dell’ucraino Ivan Demjaniuk, estradato dal Canadà a già condannato a morte su accusa di Simon Wiesenthal di essere il “Boja di Treblika”. Per tale vicenda la Suprema Corte di Giustizia di Israele inviò in Italia contattarmi, previe intese tramite l’Ambasciata d’Italia di Tel Aviv, una missione guidata dal giudice dott. Michael Horowitz, accompagnato da due agenti del Mossad (Servizi Segreti) con relativi interpreti ed all’incontro, che durò un’intera giornata nella mia residenza in Porcia di Pordenone, prese parte ufficiale anche il capo della DIGOS di Trieste, dottor Abbate. Già condannato a morte in prima istanza il Demjaniuk venne prosciolto dalla menzionata imputazione e rimesso in libertà sulla base degli elementi determinanti contenuti nel menzionato mio volume, suffragati da materiale probante da me consegnato al giudice Horowitz alla fine del menzionato incontro  e da me confermato, in quanto chiamato a deporre in sede di giudizio, dinanzi al magistrato. Pubblicherò, probabilmente certi brani di memorie che scottano     consegnatemi dal partigiano “Rosso”, comandante il battaglione “Giornate Nere” ed altri brani di Katia (Gisella Bonanni). Ma c’ è molto altro, vicende che i piccoli profeti di paese ignorano riguardo la questione Porzus e la figura di  “Giacca” (Toffanin Mario), in ogni caso graziato al presidente Pertini, su cui ho pubblicato a suo tempo diversi articoli spiegando le motivate causali che dettero luogo all’esecuzione per cui non  si trattò di eccidio. Vi sono sedi straniere, Mosca e Washinton, ched registrano da tempo quanto vado pubblicando. Da suo lato il mio ultimo volume “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”,  procede meravigliosamente nella diffusione. Trattasi di  saggio storico che, partendo dalla vicenda introduttiva dell’insediamento di forze collaborazioniste cosacco-caucasiche nel Friuli occidentale, ripercorre  eventi rilevanti e ne trae  l’epilogo sotto il profilo storico. Bruciano certamente a taluni le mie affermazioni sostenute da prove che l’attività partigiana fu travolta dai grandi rastrellamenti fine estate autunno, come infatti avvenne  per cui la menzogna di una resistenza  costantemente efficace ed attiva, predicata nelle scuole e in conferenze di parte, cade a precipizio nel vuoto.

23 giugno 2017

                                                PIER ARRIGO CARNIER

martedì 27 giugno 2017

SPIGOLATURE DA INTERMEZZO


COMUNICATO
Cari lettori e lettrici, non solo italiani, ma soprattutto amici slovacchi, russi, sloveni, serbi, calmucchi, mongolici delle steppe dell'Asia. Molto interesse sta suscitando il mio COMUNICATO STRAORDINARIO del 23 giugno, diffuso sui miei siti Facebook e Blogger con riferimento a quanto pubblicato di TRENTINO LIBERO on line, nei giorni 20 e 21 giugno, cioè la notizia veramente scioccante sulle richieste del’Osoppo di bombardare terroristiamente Udine ( l’Osoppo nata per la difesa del Friuli) e quella sul massacro dei calmucchi nel bosco sopra Zovello consumato dagli “Spara e fuggi”sotto il monte “Piz di Mede”. Quest’ultima mia rivelazione, tradotta dalle Associazioni cosacche della Federazione Russa, dove ormai sono di casa, mi è stato detto che ha raggiunto la Calmucchia per cui mi piace che siano in molti a saper di quei morti nella Carnia. Ma soprattutto il libro “COSACCHI  CONTRO PARTIGIANI” con le sue concrete verità sta sfondando molte porte. Vecchi amici veronesi, memori della mia attività giornalistica ultraventennale di corrispondente collaboratore svolta per i quotidiani “L’Arena di Verona” e “Il Giornale di Vicenza”, mi hanno informato di avermi piacevolmente ricordato durante una cena complimentandosi per avere io smentito, con delle testimonianze schiaccianti, le vergognose menzogne dichiarate a suo tempo, con un articolo su tali testate a firma da un tale che, qualificandosi ex partigiano osovano, affermava che, i cosacchi, nella zona di Barcis-Cimolais, come riferito a pag. 39 del citato mio volume, avevano violentato una donna e poi squartata a sciabolate e dei nipotini fatti saltare in aria con una bomba a mano legata al petto di ciascuno di loro.
Un signore che aveva assistito alla mia presentazione del libro il 9 giugno corr. a Tarcento., avendo avuto il mio numero di cellulare, mi ha telefonato dichiarandosi compiaciuto per le mie puntualizzazioni critiche sul programma dell’ Organizzazione Osoppo ed ha aggiunto di aver sentito anche lui che l’osovano don Lino, nell’ immediato dopoguerra, secondo insistenti voci, si sarebbe presentato in varie parrocchie della Carnia, a Paularo ad esempio, e avrebbe chiesto di farsi custode di certi diari redatti dai parroci contenenti gravi annotazioni riguardo l’operato dei partigiani, diari che in realtà gli sarebbero stati consegnati, ma non sarebbero stati restituiti. Molto mi interessava il diario segreto della parrocchia di Paularo, riferito al 1944, in quanto nel medesimo, secondo testimonianze ascoltate durante mie indagini, si asseriva chi era stato realmente, nel luglio 1944, ad uccidere quattro pastori a malga Cordin, due dei quali erano dei poveri ragazzi. Trattasi di barbaro delitto riguardo il quale regna tutt’ora l’incertezza se ad uccidere, siano stati i tedeschi o i partigiani. In ogni caso, sulla base di quello che so e contando sul mio istinto sensazionale, riterrei di poter trarre una conclusione. A suo tempo, svolsi al riguardo accurati accertamenti anche in Austria, nella valle del Gail e passai a malga Cordin: era una giornata settembrina e mi sovviene quel tipico odore di malga che mi era familiare negli anni adolescenti, avendo anch’ io trascorso, da pastore studente, delle stagioni in una grande malga. Tornando a Cordin ho in ogni caso sempre in animo, credetemi, il tormento irrisolto di chi può avere avuto il coraggio di uccidere i due pastorelli con un colpo d’arma in testa.Al rinvenimento dei cadaveri uno dei due aveva una fionda in tasca.  Dai pennaioli carnici, su questa vicenda, compresa una vecchia farfalla acida che si occupa di “vizende partiziane”, ma che non conosce la storia e credo che dovrà fare le valige,  non venne e non viene alcun sostegno perché non sanno nulla. Un coetaneo, tempo fa, telefonandomi dalla Carnia, mi ha rammentato invece il caso “Olmo” ( Casali Enore) dicendomi che dei carnici superstiti di quel lontano periodo, interessati a sapere, attendono che che io parli !!!
26 giugno 2017                                                           PIER ARRIGO CARNIER


martedì 20 giugno 2017

IL CASO CALMUCCHI PRENDE PIEDE

                      
COMUNICATO

L’argomento calmucchi sollevato  da poco dilaga. Amici russi e cosacchi delle Associazioni d’Europa ed altre all’ interno della Federazione russa hanno informato quelle calmucche e turko-asiatiche per cui il fatto ormai non rimane sepolto nel silenzio del  bosco d’abeti alle falde del monte “Piz di Mede” come piaceva a certi elementi “partigiani” e, a dire il vero,  credo  tutt’ ora anche ai nostalgici anche se questi ultimi ritengo non abbiano mai saputo nulla non essendo stata lasciata alcuna traccia dagli autori della nefandezza.  In ogni caso al dilà di tutte le valutazioni si tratta di un fatto storico ed i calmucchi, cavalieri del vento, ci richiamano le sfrenate cavalcate nelle immensità asiatiche, montando  cavalli senza l’uso della sella. Essi, i calmucchi, ci ricordano  Gengis Khan. Sempre al riguardo  riemergono in me quelle voci ascoltate  anni dopo, di uomini e donne carniche che, venuti in qualche modo a conoscenza dell’uccisione dei calmucchi, pronunciavano con gelida, arida  flemmaticità  la frase : “  ….a ju han copaats “ (li hanno uccisi). Inevitabile mi torna  in mente, inoltre, lo scenario della ritirata cosacca, l’ avanzare ad intervalli delle colonne ed il rumore dei passi, misto a nitriti di cavalli, sulla strada della valle che attraversava il mio paese, non asfaltata come le altre, resa  fangosa dalle insistenti piogge di quei giorni per cui rimasero a lungo visibili  i solchi lasciati dalle ruote delle carrette.
 20 giugno2017                                        

                                                                  PIER ARRIGO CARNIER

mercoledì 14 giugno 2017

UN FORTE IMPATTO...



Un forte impatto ha creato la rivelazione del massacro, meglio dire assassinio, da me diffusa via Internet della dozzina ed oltre di prigionieri calmucchi, finiti fucilati od abbattuti con scariche di mitra, a guerra ormai cessata, all'interno di un bosco sulla falde del "Piz di Mede" in Carnia, monte di cui negli anni giovani conoscevo mulattiere, sentieri e malghe . Atto infamante della violenza contro gli indifesi, consumato dai partigiani e, in ogni caso,il nobile ricordo di quei calmucchi di fede Buddhista, che io vidi coi miei occhi e nei cui sguardi lessi la desolazione di una morte scontata, si alza nel silenzio delle falde del monte menzionato quale imperituro severo monito di condanna del male. Una voce di donna mi ha telefonato da posto pubblico, a mio giudizio carnica, dal timbro di voce senza dichiararsi, espressamente precisando di voler mantenere l’anonimato (si sentiva che aveva vicino altre donne), chiedendomi all'incirca il luogo di morte di quei calmucchi ed io, in qualche modo gli detti un' indicazione naturalmente del tutto approssimativa. Mi disse che proprio adesso in giugno, verso la fine o un po' più avanti salirebbe su quel luogo a posare simbolicamente un mazzo di fiori di montagna, rododendri ed altri, con l'intento di adempiere ad desiderio di ricordare quelle vittime, gente venuta all'immensità dell'Asia a morire in un bosco solitario della Carnia.
14 giugno 2017 
PIER ARRIGO CARNIER


martedì 13 giugno 2017

VASTO INTERESSE SUSCITATO DALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME "COSACCHI CONTRO PARTIGIANI" NELLA CITTA' DI TARCENTO.




                                         COMUNICATO SPECIALE


La notizia della presentazione del volume "COSACCHI CONTRO PARTIGIANI" nella sede della biblioteca civica della città di Tarcento, relatore il dottor Bruno Bonetti responsabile bibliotecario,  con la presenza del sottoscritto autore che ha proseguito nello sviluppo del dibattito e dialogo con il pubblico presente, si è diffusa ampiamente via Internet destando vivo interesse tant'è che il mio sito Facebook registra alle 2 di oggi, 14 giugno 2017, 1436 ( millequattrocentotrentasei) persone raggiunte. Sono lieto di tale risultato che conferma la validità della mia rivivificazione di  argomenti nel loro effettivo realismo storico che, in molti casi, risultavano logorati e strapazzati da versioni di comodo da.parte di taluni pennaioli e addirittura da autentiche invenzioni. Ritengo che molto effetto abbia suscitato la mia presa di posizione concernente alcuni aspetti  e vicende della brigata partigiana Osoppo e relativo programma. Da informazioni e telefonate che mi pervengono ho notato, in particolare, un interesse concreto nei friulani e nei veneti alla conoscenza di vicende storiche e, in ogni caso, dei segnali mi sono giunti anche  dal resto dell' Italia. 
Seguono alcune foto riproducenti il sottoscritto e l'assessore alla cultura, Beatrice Follador.
13  giugno 2017                                       
                                                            PIER ARRIGO CARNIER                    



domenica 11 giugno 2017

TARCENTO- ieri 9 giugno, presentato in via Julia 13- sede bibliotecaria della città, il volume “ COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”.


                                         FOTO DELLA PRESENTAZIONE.
L' autore PIER ARRIGO CARNIER con a fianco BEATRICE FOLLADOR, assessore alla cultura.

Ha avuto luogo ieri, 9 giugno,con inizio alle 17,30 la presentazione del mio ultimo volume, edito di recente dalla Mursia, dal titolo “Cosacchi contro Partigiani” nella sede bibliotecaria della città. Mi permetto di ricordare che, nel mio precedente volume “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, edizione ampliata Mursia 1990, per quanto concerne la situazione dei cosacchi insediati a Tarcento e dintorni è accuratamente riferita.
L’introduzione del volume, presente l’assessore alla cultura Beatrice Follador, è stata trattata con evidente, gradita competenza dal relatore dott. Bruno Bonetti, bibliotecario responsabile della città, con la citazione in premessa, sotto il profilo biografico, di miei interventi in campo internazionale su rilevanti vicende storiche talune in sede processuale. Ha pure ricordato il mio ruolo nella veste di procuratore irrevocabile, con delega da fonte della Federativa iugoslava, per gli accertamenti e responsabilità sull’assassinio, in Carnia,del  capo partigiano Mirko (Arko Mirko) e della sua compagna Katia (Gisella Bonanni). Giustamente il relatore ha poi rilevato che, il volume, pur partendo da fatti accaduti nel Friuli occidentale, va ampiamente oltre entrando nel vivo di vicende storiche e, passandomi la parola, ha accennato alla mia presa di posizione sui contenuti del programma dell’organizzazione partigiana Osoppo (don Moretti). L’argomento come mi aspettavo, ha dato luogo a un intervento basato, a mio giudizio, su motivazioni inconsistenti e speciose a me già note e contestate, forse suggerite da qualche fonte di parte, ed al riguardo ho fermamente precisato che la mia presa di posizione sul programma osovano fu e rimane motivata e sostenuta , sotto il profilo storico, da testimonianze italiane, tedesche ed altre talune, del resto, prodotte anche nel volume quale prova di grave riprovevole alterazione di fatti.Ho anche aggiunto, a proposito dell’ Osoppo, di aver diffuso via Internet in data 29. 04 .2017 copia di un documento originale ineccepibile di rilevante importanza ai fini di una valutazione storica,dove risulta che, in data 20.03.1945, il Questore di Udine comunica al Prefetto : "Nota fonte confidenziale informa che da parte della brigata "Osoppo" è stato chiesto altro bombardamento terroristico su Udine". Lascio quindi ai lettori la deduzione di giudizio.
Il dibattimento è poi proseguito con interesse, con risposte da me date credo esaurientemente su domande rivoltemi dal pubblico. E stata pure da me illustrata la sempre interessante figura dell’atamano generale cosacco PIOTR NIKOLAEVIC KRASSNOFF, con la precisazioni riportate nel volume,  della sua destituzione dai poteri di comando sull’Armata cosacca, passati definitivamente al generale Domanow. La rimozione dal comando si verificò il 14 febbraio 1945 ad Artegna, due giorni dopo il suo arrivo a Gemona da Berlino, assieme alla consorte Lidia Fedeorovna. Krassnoff insedio la sua sede a Villa di Verzegnis, in Carnia, strettamente vigilato su disposizione tedesca, per ragioni che qui tralascio di esporre, per cui tenne un comportamento rigorosamente riservato evitando assolutamente contatti e colloqui con civili ed altri non facenti parte al suo entourage. Ritengo necessarie queste precisazioni, nella definizione della figura dell’atamano da consegnare alla storia, onde sfatare talune scialbe fantasie. Perdonatemi se mi fa piacere far presente che, per ascoltare la presentazione avendo appreso notizia dalla Televisione regionale, scese dall’alta Carnia la giovane signora Antonietta Teon, pronipote del famoso patriarca delle montagne, cav, Antonio Zanella “Ors di Pani”, alla cui memoria resto legato non solo da profonda reciproca amicizia e stima, ma quale testimone del suo assassinio assieme alla figlia Maria, nella nevosa notte sul 5 marzo 1955.
Sono consapevole che i contenuti del libro “Cosacchi Contro Partigiani” sintesi per certi versi di molte esperienze e lontano da ogni tendenza agiografica, affronta senza preamboli la collocazione delle vicende storiche nella loro effettiva realtà. Nelle presentazioni o conferenze prossime e future in materia mi aspetto quindi, come norma, momenti d’ impatto e discussione, il che è positivo essendo prova che la vecchia scuola di compiacenze e falsità intellettuali, germinata da velenose vecchie consorterie, si sente aggredita e da qualche tempo comincia a perdere colpi.
10 giugno 2017                              
                                                    PIER ARRIGO CARNIER






La presentazione mi ha lasciato soddisfatto per quello che ho potuto dire. Le mie sono presentazioni costruttive di fatti e vicende se capita senza cuscinetti ammortizzatori. Mi piace l'attrito che creano certi fatti che certa società vorrebbe fossero taciuti, ma io amo stare al fronte, sono sempre stato al fronte. MI è piaciuta molto Beatrice Follador, assessore alla cultura, mi sono piaciute alcune domande dei convenuti che ti fanno capire cosa sta al dilà dei tuoi pensieri, il che ti fa ragionare e valutare, mi ha reso felice l'imprevista presenza di Antonietta Teon, venuta giù dalle montagne della Carnia per ascoltare quello che avrei detto e la ringrazio pubblicamente.







venerdì 2 giugno 2017

ANCORA A PROPOSITO DELLA REPUBBLICA DELLA CARNIA 1944


COMUNICATO STRAORDINARIO

Da diverso tempo, verificando la statistica del mio sito Blogger, noto che  il mio post dal titolo CARNIA 1944- UN' ESTATE  DI  LIBERTA'  la cui stesura consta di 36.706 battute, diffuso il 7.08.2013   e  riproposto recentemente quale  intervento correttivo riguardo i contenuti del DVD  di identico titolo , diffuso il 12 ottobre 2013 per iniziativa  di ente universitario della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, tiene costantemente banco. Sinceramente ritengo che l'interesse sia dovuto al fatto che, le precisazioni da me formulate con intento correttivo, costruttivo e non polemico, abbiano  aperto gli occhi a molta gente.

                                               *        *        *

Ed  ora vengo al punto. C’è qualche fonte che, oggi ancora, puntando sul fantomatico slogan Repubblica della Carnia 1944  accamperebbe  motivazioni per stimolare la ricerca delle radici di libertà e democrazia. A pagina nr.38 del mio volume”L’ Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, nel riferire  sulla proclamazione da lato partigiano, con motivati dubbi, della “Zona libera della Carnia e dello Spilimberghese”, indicativa di  una fascia di comuni nella Carnia nord occidentale con esclusione del capoluogo di Tolmezzo,  precisavo che : Essa cercò di allacciare rapporti col Governo de Sud, e decretò tra  i suoi primi provvedimenti – inattuati – nel parlamento ampezzano, la requisizione di tutti i beni della Carnia e la loro ridistribuzione, andando oltre, per certi aspetti alla stessa riforma agraria di Lenin”. Inequivocabilmente  il dispositivo faceva parte della tematica  comunista, così  come il clima partigiano predominante  era di sinistra, comunista filostalinista o, in ogni caso, progressista. La Giunta di Governo della pretesa Repubblica della Carnia non ebbe approvazione dal Governo del Sud. Il menzionato provvedimento, assieme ad altri rimasti sulla carta, furono sfornati , come se la Carnia fosse uno “status” di  fatto legalizzato una specie di San Marino, nel clima allucinante che precedette i grandi rastrellamenti tedeschi. Sono assolutamente   prive di credibilità e fondamento le affermazioni enfatiche che si pronunciano, mediante conferenze, in sedi scolastiche od altrove, sostenendo con falsa ingenuità o per mancanza di appropriate cognizioni, la ricerca delle radici di libertà e democrazia laddove, sulla base dei fatti, nulla del genere esistette. Semmai, sotto il profilo storico, anche se il leader Palmiro Togliatti "Ercoli", con la svolta di Salerno dell’aprile 1944, sulla base di istruzioni avute da Stalin aveva appoggiato la creazione del C.L.N. ammettendovi la rappresentanza delle varie correnti politiche, è noto e sostenibile che, in ogni caso, intendeva  che la muova Italia fosse progressista, quindi nella resistenza carnica non vanno cercate radici di democrazia e libertà, bensì la piena disponibilità ai principi rivoluzionari del leader Togliatti. Ne dà prova ineccepibile il DIARIO STORICO della Divisione Garibaldi-Carnia, documento del quale posseggo l'originale edito nel 1945, la cui premessa precisa: "...Vogliamo di questo MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO che non ha precedenti nella storia del nostro popolo fare una rapida esposizione, nè sperbi nè umili, fieri di un dovere compiuto. Ricordiamo al lettore che queste pagine sono rosse di sangue, frutto di sacrifici che l'umana parola non può dire....": Merita aggiungere che Nina Bocenina segretaria di Togliatti a Mosca,  riferendo in una sua memoria le affermazioni del leader, asserisce: “ Analizzando il futuro scenario politico dell’Europa, Togliatti affermava senza mezzi termini che “ le grandi scosse non sarebbero finite con la sconfitta della Germania fascista. Così come con l’insegnamento di Lenin, dalla prima guerra mondiale è scaturita la rivoluzione d’Ottobre in Russia…”.  La Bocenina  prosegue poi, riferendo nella stessa memoria che, Togliatti in occasione ad un incontro con alcuni quadri comunisti italiani, avvenuto prima della sua partenza di  per l’Italia fece la dichiarazione seguente: “Sta per arrivare il turbine nazionale che porrà fine al dominio del capitale e dell’ oppressione”. A parte questo, tornando alla Repubblica della Carnia 1944,  ritengo  lapidaria la frase scritta nel volume di memorie  dall’ufficiale  britannico Patrik Martin Smith :” Il 14 ottobre  tedeschi  e cosacchi entravano ad Ampezzo così segnando la fine della resistenza in Carnia. I membri della giunta riuscirono a rifugiarsi a Tramonti di Sopra, ma ormai non ci poteva essere alcuna pretesa di una “ Repubblica”…


3  giugno 2017                              
                                                   PIER ARRIGO  CARNIER







Pier Arrigo Carnier La vasta analisi da me affrontata in senso storico scientifico costituisce avallo che, nel breve spazio di una quindicina di giorni da fine settembre agli inizi di ottobre 1944, in cui gli elementi guida della Garibaldi, a fronte dei rastrellamenti tedeschi in atto, cercarono con stratagemmi fatui di fronteggiare il crollo della resistenza non vi poteva essere spazio per riflessioni in cui rintracciare oggi radici democratiche....