giovedì 30 aprile 2020

Carnier  Pier  Arrigo



        I   C O  S A  C  C H  I
  

"На колени, мать вашу", - из рассказа сотника Маргушина ДУХ СТЕПАНА РАЗИНА
"In ginocchio, tua madre",- dalla storia del centurione dello spirito di Margušina RAZINA

Si tratta di quadro che ha come oggetto i cosacchi, motivo che suscita sensazioni.. In narrativa basta pronunciare questo nome che, nella mente, balza l' immagine del cosacco in atmosfera da leggenda, ma sempre con un' aureola umana, frutto della grande fascinosa storia cosacca. Io sono nato pittore, dedizione che ho coltivato per molti anni con risultati qualificanti. Quando scrivo, di primo acchito, vedo l' immagine o le scene da pittore.con sensazioni stimolanti come quando guardi una composizione di rose appena colte nel giardino, collocata in un vaso e senti il profumo che ti parla... Rammento spesso che, dopo aver vissuto da giovane l'' occupazione dei cosacchi, quasi diventando uno di loro, rivivevo in sogno talune scene, il che ancora accade.. Delle stesse mi colpiva il fatto che, in genere, i cosacchi apparivano in un clima soave da tramonto orientale, con cieli dalla luce ramata dove stormi di uccelli neri, dal lento battere d' ali , si allontanavano suscitando la sensazione che andassero lentamente verso mete felici. Credetemi queste sensazioni mi piacevano, parevano staccarmi dal senso materiale terreno e il mondo cosacco è avvolgente di sensazioni, di multiformi vicende, talune che parlano col silenzio 30 aprile 2020.


CARNIER PIER ARRIGO




sabato 25 aprile 2020


CARNIER PIER ARRIGO


RARO INTERESSANTE MANIFESTO UCRAINO PROBANTE LA FIDUCIA DEGLI UCRAINI NEGLI OCCUPATORI TEDESCHI CHE QUI RIPORTO, SOTTO IL PROFILO STORICO, POICHE' MI CONSENTE UN' IMPORTANTE PREMESSA ALLA CELEBRAZIONE DEL 25 APRILE, QUALE DISCUTIBILISSIMA FESTA DELLA LIBERAZIONE CON CUI ABILMENTE SI NASCONDE UN VASTO RETROSCENA DI INTRIGHI. VI SAREBBE MOLTO DA DIRE, CREDETEMI PERCHE' ANCH' IO, IN ANNI LONTANI SCRISSI E PUBBLICAI SULLE RESISTENZA UCRAINA ANTISOVIETICA CH' EBBE VERI EROI E CONOBBI IL GENERALE SCHANDRUCK, COMANDANTE L' ARMATA NAZIONALE UCRAINA CREATA DAGLI OCCUPATORI TEDESCHI SU VOLONTA' DEL GRUPPENFUEHRER SS OTTO GUSTAV WACHTER GOVERNATORE DI KRAKOW (CRACOVIA) CHE A FINE GUERRA, EBBE A TROVARSI IN ITALIA E TRANSITO' IN RITIRATA PER TIMAU......
* * *Pier Arrigo Carnier Manifesto significativo quale simbolo dei rapporti degli ucraini coi tedeschi nella seconda guerra, vasta vicenda legata al disegno del futuro ideologico nazionalsocialista che prevedeva un vasto riordino etnico dell Europa occidentale ed orientale con la Germania posta come nazione guida e l' apertura di rapporti con mondo musulmano medio orientale.....Trattasi di disegno grandioso con riflessi riformativi di grande effetto, estesi a modificare l' imperio di sfruttamenti messo in piedi dal mondo capitalistico-massonico-ebraico, disegno profondo che nemmeno Eidegger filosofo tedesco espresse interamente, venuto a dissolversi. col crollo della Germania ed alleati, motivato dall' ampiezza insostenibile dei fronti di guerra......La celebrazione del 25 aprile, come festa di liberazione, rispetto all' ampia lotta ed ai fini per cui sorse la seconda guerra, è festicciola squallida, in quanto la liberazione non risolse gli essenziali problemi, tantè che l 'Europa dell Est ( Ungheria ,Cecoslovacchia , Polonia, Lituania Lettonia, Estonia ) non fu liberata e subi l' occupazione e l' influenza sovietica  compresa la Germania dell' Est, tacitamente accordata dalle potenze vincenti, le stesse che processarono poi a Norimberga l' operato tedesco, ma chiusero gli occhi sui 60 milioni di vittime e crimini dello stalinismo, in quanto Stalin, loro alleato, fu determinante nelle vittoria sulla Germania. L' impreparazione e l' ignoranza delle folle che, per finalità di comodo e con disinteresse festeggia il 25 aprile, ignora il retroscena sopramenzionato !!! 25 aprile 2020.

mercoledì 22 aprile 2020

CARNIER PIER ARRIGO

 OTTIMO EFFETTO DI MIA LETTERA DI INTERVENTO SUL MESSAGGERO VENETO DI UDINE E PORDENONE DEL 21 APRILE  2020.


Mi ha soddisfatto molto il rilevante numero di  amici e lettori  che hanno letto  il mio intervento,   pubblicato a pagina 38 del Messaggero Veneto  del 21 aprile corr., sotto il titolo  I COSACCHI IN FRIULI, LE DEPORTAZIONI FURONO CAUSATE DALLE Ss., inteso da parte mia a radicale contestazione delle autentiche menzogne apparse su lettera del 14 aprile  dal titolo ANTONIO COMELLI E I COSACCHI. Solleva indignazione il fatto che,qualsiasi pinco pallino,  si metta  a scrivere senza cognizione di causa  su vicende del passato che rivestono conoscenza storica ed adeguata preparazione culturale. Siamo  ad uno stato estremo il che rispecchia il totale tracollo dei   seri principi che, in   un passato da me vissuto, reggevano la cultura. Dietro a questo sta un' organizzazione barocca una specie di ginepraio tenebroso di organismi inutili  tenuti in piedi "" per gestire la memoria di questo e di quello ..." dove siedono elementi coi piedi sotto il tavolo..., sostenuti con denaro pubblico. Collegati a questa zona d' ombra vivono conferenzieri, che fanno sfoggio celebrativo di vicende, non mai oggettive,  ma in ogni caso di sinistra. I guaio è che non esiste una forza politica seria di contrapposizione in senso di equilibrio, perchè la destra fa pieta e in effetti è come non esistesse.
Ringrazio quindi Eugenia Cigalovà,  europarlamentare ceca, Hans Hutmacher, Francesco Sabadin, Vadimja Revinja, Aleksei Simonenkov, Alida Petris, Miurin Francesca , Juana Ramona Cardozo, Alessandro Carnier, Luigi Gazzotti, Roberto Valentinuzzi, Ivano Plozner e  i moltissimi altri indicati dal grafico in entità  numerica.

22 aprile 2020                        CARNIER  PIER ARRIGO






martedì 21 aprile 2020



CARNIER PIER ARRIGO

Cari amici,  a cortese pubblicazione avvenuta, oggi martedì 21 aprile 2020 sul  quotidiano Messaggero Veneto a pagina 38, riporto qui di seguito  la seguente mia lettera che ritengo interessi. ( ore 18 - 21.04.2020)


I COSACCHI IN FRIULI, LE DEPORTAZIONI FURONO CAUSATE DALLE Ss.g

Vorrei intervenire riguardo alla lettera pubbblicata il 14 aprile dal titolo "Antonio Cmelli e i cosacchi ", a firma Giorgio Coianiz. Nella stessa  il medesimo  richiama l' artìcolo  celebrativo  del   6 aprile corr.  sul Mv, di Lionello d' Agostini,  per i cento anni dalla nascita di Antonio Comelli, già presidente della nostra regione,  tracciando il profilo dello stesso,  quale partigiano della formazione Osoppo nel corso della seconda guerra mondiale e ne descrive le azioni  contro  le truppe di occupazione  cosacche  filonaziste.
Scrive il  Coianiz  di ricordare le nefandezze compiute dai cosacchi citandole per sommi capi come segue : 300  civili morti per sevizie, fucilazioni e torture, decine di partigiani massacrati, centinaia di bambine e vecchie violentate. Sacerdoti intervenuti a soccorso della popolazione fucilati e pugnalati. Dei 3.500 civili inviati nei lager  nazisti  appena trenta sopravvissuti,  2000 case e più di mille casolari distrutti - Diecimila capi di bestiame e 15.000 tonnellate di fieno e altrettante di legname depredati.
Quale autore dei  volumi L' Armata Cosacca in Italia 1944-1945, Lo Sterminio Mancato, Cosacchi contro Partigiani ed altri,  incentrati  su vicende storiche  e Resistenza, Mursia editrice-Milano,  frutto di studio e lunghi anni  di dedizione all' indagine oltre all' aver vissuto quale testimone la vicenda cosacca, contesto l' assunto delle nefandezze citate globalmente imputate ai cosacchi. Le stesse, in tal senso,   non trovano  riscontro  nell' acquisita  attendibile conoscenza  storica  nè, ad esempio,  nella  cronaca diaristica, stesa  da don  Mulloni parroco che visse ed operò, nel periodo occupazionale cosacco, nel Friuli orientale. La responsabilità di deportazioni,  esecuzioni su decisione giuridiche,  fucilazioni di partigiani in relazione a precise norme, fu compito responsabile dell' alto comando tedesco SS. e Polizia e sottostanti comandi  per cui i cosacchi,  aventi  subordinata  funzione di presidio, non centrano.  Mai è  poi risultato  che "centinaia di bambine e vecchie " siano state  violentate dai cosacchi , fatto salvo qualche tentativo  o  sporadico fatto. Nella stessa Udine, come io ricordo ed anche lo scrissi, a un tentativo di violenza da parte di un tedesco, la ronda di turno accorsa a delle grida,  provvide all' immediata fucilazione. Lasciamo perdere la citata distruzione di 2000 case attribuita ai cosacchi,  non si capisce dove ed altro e,   in quanto ai disagi delle popolazioni del Friuli in genere, e della Carnia, quali la coabitazione coi cosacchi  in talune borgate  e  alcuni casi di sloggio, nonchè il depauperamento di foraggi per il mantenimento della massa di cavalli,  si trattò  di conseguenze dovute a circostanze occupazionali determinate dalla complicate vicende di guerra.
A conclusione della lettera, sfuggente le causali storiche,  l' estensore riporta senza commenti, quasi di sfuggita con velata evidente disapprovazione, un' affermazione di  Antonio Comelli che, invece, travolge il menzionato impianto d' accusa imputato ai cosacchi ed assume  rilevanza ed ineccepibile chiarezza oggettiva e  realtà storica, apparsa sul Messaggero del 16 giugno 1991. Testualmente riferisce il Coianiz : ""...così  Antonio Comelli   scriveva sui nemici cosacchi in Carnia : " " Si trattava di gente fondamentalmente buona, che non faceva violenze gratuite, anzi aveva un profondo  spirito umanitario ".
                                 
                                                                            CARNIER PIER ARRIGO

CARNIER PIER ARRIGO


IL LIBRO L ' O R S     DI    PANI  ED ALTRO 


Il successo del mio libro, L' ORS DI PANI, sul piano letterario al dilà del contenuto storico di fondo con verità partigiane collegate all' aureola del mitico Zanella Ors, ha dimostrato che, la gente, crede ed apprezza quello che scrivo, zittendo certe bocche che si autoritengono vigilanti degli accadimenti culturali e tutrici della memoria della Resistenza. Silenzio profondo sul caso letterario L'ORS DI PANI : non sanno, non vedono, non sentono. Campionessa, in tal senso, una donna su per la Carnia che, stranamente, questa volta non grida nel deserto, ma tace, fà silenzio assoluto !!!
Scusatemi ma la moralità culturale italiana è andata in frantumi !!!
Passando ad altro ho rilevato che attualissimamente forse per creare distrazione al successo del mio lavoro, dico forse o per l' imminente celebrazione del 25 aprile, anniversario della Liberazione, è stato ristampata da editore locale e messa in vendita una pubblicazione risalente ad anni fa, dal titolo Stanitsa Terskaja. L' illusione cosacca di una terra.
Stante la mia conoscenza della vicenda cosacca, trattata con varie pubblicazioni e riedizioni, partendo dagli anni sessanta del secolo scorso ( 1960), intervengo brevemente , in senso oggettivo, su questa pubblicazione in relazione a quanto, della stessa, rammento a suo tempo di aver letto, limitandomi ad alcune puntualizzazioni. La copertina del libro, cioè la foto dei cosacchi del Terek con cammelli a Verzegnis, è stata tratta ed utilizzata arbitrariamente, senza alcun mio consenso., dai documenti protetti da Copiright contenuti nel mio volume L'Armata Cosacca in Italia 1944-1945, edito nel 1990 dal Gruppo editoriale Mursia-Milano e successive varie riedizioni. Rilievo poi che parte del titolo e cioè " illusione cosacca di una terra" fa propria una diceria populista, messa in giro da filopartigiani, secondo la quale , i cosacchi, si sarebbero illusi di fare della Carnia una seconda patria, promessa loro da Hitler in premio per la liquidazione della resistenza. Si tratta di pura invenzione. Nulla del genere era stato promesso da Hitler, come più volte da me documentalmente precisato in articoli sulla stampa.
L' Armata cosacca giunse in Italia da Zdunska Vola (Polonia) su dispositivo dell' Alto comando tedesco, motivato dalla poderosa avanzata dell' Armata Rossa sovietica oltre la Vistola verso occidente.
Contesto poi l' affermazione contenuta nel libro che, ogni famiglia riferendosi alla Carnia, aveva un componente della stessa partigiano il che, assolutamente, anche se si riferisse al solo comune di Verzegnis ed al periodo antecedente l' occupazione cosacca, è affermazione falsa che non risponde a verità. Preceduta a fine estate dai grandi rastrellamenti tedeschi, la situazione partigiana, dall' ottobre 1944 fino a fine guerra, nell' aprile 1945, era pressocchè inesistente, ridotta a pochi superstiti. Tralasciando alcune altre osservazioni correttive sulla figura dell' atamano generale Piotr Krassnoff che, dal febbraio all' aprile 1945 ebbe sede a Villa di Verzegnis,, non posso non rilevare che la pubblicazione è sorretta da stimoli agiografici e tendenze di parte.

21 aprile 2020                                                                     CARNIER PIER ARRIGO
I

lunedì 13 aprile 2020



ACCADEMIA  DI SAN FRANCISCO - STATI UNITI OGGI, 13 APRILE 2020 TRECENTOVENTESIMA MIA MENZIONE MOTIVATA DA TRATTAZONE DELLA CRITICA DI VIOLENZA  DI TONIA ROVATTI.

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320 papers mention Pier Arrigo Carnier
Including one in Toni Rovatti's research area, "Political Violence"
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domenica 12 aprile 2020

CARNIER PIER ARRIGO


MONTS DA CHIARGNA"

MIEI RICORDI DELLE MALGHE E DEI DIALOGHI CON , L' ORS DI PANI...


Erano oltre trecento le malghe carniche nell' arco di tempo in cui fu attivo l' Ors di Pani, cav. Antonio Zanella riconosciuto maestro di malghe, anni 1937-1955. A quel tempo apparve un articolo sul periodico Le Tre Venezie dove il dottor. Marchettano riferiva che, l' ammontare del bestiame bovino nella stagione dell' alpeggio in Carnia, registrava 40.000 capi cui si aggiungeva un numero imprecisato ma rilevante di capre e pecore. Possedere una malga, a quei tempi, era un patrimonio. Un' entità rilevante di bestiame raggiungeva le montagne della Carnia provenendo dalla destra pedemontana, in particolare dalla val d' Arzino, con l' impiego di tre giorni di marcia, ed ugualmente da Alesso, Trasaghis e Cavazzo Carnico. Mandrie consistenti provenivano dalle valli di Lauco nonchè da Invillino, Socchieve, Enemonzo, Colza. Andavano in prevalenza alle malghe di confine con l' Austria, percorrendo la val But ed il canale di Gorto per cui, nel medio Gorto, dove la strada attraversava il mio paese, Comeglians, e la mia casa con premesso cortile stava all' inizio del medesimo, vi passavano davanti. Da fine maggio al 6 giugno, c' era quindi un ininterrotto passaggio di mandrie, a volte con gelidi giorni di pioggia. In genere, in testa, venivano malgari e pastori con passo lento ed aria da dignitari del mondo contadino. Ai fianchi ed in coda seguivano degli accompagnatori, uomini, donne, nonchè dei giovani e ragazzi. La gente usciva dalle case ad assistere, come se si trattasse di una sfilata o si metteva alla finestra. Cupo, bronzeo ed assordante era il frastuono dei campanacci frammisto a grida, motivate dal correggere l' andamento delle bestie. Un' aria da esodo felice avvolgeva il passaggio che assumeva anche un tono da marcia celebrativo della monticazione, quale ricorrente rito annuale definito in carnico " chiamaa las monts". La mia famiglia era di media borghesia per cui restava estranea al mondo agreste contadino.Tuttavia in quella Carnia chiusa ad eventi mondani, avvertivo un interesse al realismo dell' ambiente agreste contadino dei pastori e malgari, in quanto sostanziale risorsa economica e motivo d' ispirazione bucolica per cui, da ragazzo, assistevo con piacere al passaggio delle mandrie che andavano alle malghe ed, in settembre ottobre, al loro rientro dirette ai propri luoghi . Uscivo quindi sulla strada e chiedevo, a qualcuno degli accompagnatori, a quale malga andassero : ".... in ce mont laiso ? " era la domanda che rivolgevo, in carnico ed, in risposta, in relazione alle mandrie di passaggio mi sentivo citare vari nomi di malghe a cui erano destinate : "" " I lin in Sfleons, Scissanes, Morareet, Navanza, Plumbs, Omblabeet, Neval, Tarondon.. Molto mi piaceva sentire i detti nomi nella pronuncia vergine dialettale. Sempre da ragazzo, mettendomi a fianco di qualcuno degli accompagnatori, mi infiltravo in qualche mandria e la seguivo oltre il mio paese, fino a un punto dove poi la lasciavo. Un pastore, per farmi sentire uno di loro, una volta mi passò il suo lungo bastone con cui regolava l' andamento della mandria. All' imbocco di una galleria non molto dopo il mio paese, sulla strada che saliva verso i villaggi di Rigolato, Forni Avoltri in direzione del confine, mentre restituivo il bastone e salutavo, due belle donne montanare che seguivano la mandria, dalle gonne ridondanti e fazzoletti infiocchettati in testa , vollero abbracciarmi e mi inondarono di frasi felici. Di quell' abbraccio che non dimentico, credetemi, mi pare ancora di sentire il fruscio delle vesti. Detto in breve, negli anni giovani, da studente, fermo restando lo stimolo costante di uscire dall' immobilismo arcaico della Carnia ed andare verso un mondo aperto al conoscere, passai due intere stagioni, nella veste di pastore effettivo, in una delle grandi malghe, posta sulle montagne ad ovest dell' alta Carnia, detta Malins. Vi giunsi attrezzato di tutto punto con zaino, coperte, dalmine chiodate, scarponi da montagna ed altro...Si dormiva nel solaio della casera su un pagliericcio di foglie di pannocchia. Ci si alzava presto mentre vagamente albeggiava ed il lavarsi viso e mani con l' acqua gelida della fontana, all' esterno della casera, metteva i brividi. L' alba si diffondeva stendendo sulle montagne che piuttosto di fianco alla posizione della malga si alzavano nel cielo, dette dolomiti pesarine, una patina languida di luce azzurrognola che poi mutava in arancione: immagine che ti lasciava incantato senza parole, come se tu assistessi alla creazione del mondo. L' alimentazione era frugale direi carente dal punto di vista calorico : ricotta appena scodellata al mattino e polenta riscaldata, polenta calda e formaggio con qualche fetta di salame a mezzodì, ricotta e polenta la sera.. Lentamente appresi il linguaggio dei pastori. Bisognava essere come loro, all' occorrenza sul pascolo, nel dare la cosiddetta svolta alla mandria o correggerne l' andamento, dovevi lanciare grida senza preamboli. A volte colti di sorpresa sul pascolo da violenti temporali, pur muniti di ombrello, si rientrava con gli abiti inzuppati di pioggia. La sera, dopo aver cenato e chiacchierato nella casera, ci si coricava. Il silenzio della notte si faceva altissimo. Appresi, in quell' esperienza di malga, il fatalismo dei malgari e pastori, la rassegnazione... la fede in qualcosa di supremo che decide per te, la convinzione che su questa terra sei veramente di passaggio e il senso che, qualcosa, vi deve essere al dilà. Avendo girato molto sulle montagne prima della metà degli anni sessanta (1960) in cui lasciai la Carnia, conoscevo tutte o quasi tutte le malghe e, in parte, quelle delle vicine montagne austriache. Allo Zanella, Ors di Pani piaceva questa mia conoscenza e l'aver aver fatto il pastore, era un lasciapassare per entrare nella sua amicizia o in senso più preciso, nel suo animo. Oltre a questo gli piaceva la mia conoscenza e preparazione sulle questioni di diritto medievale, venute a formarsi nel settore patrimoniale silvo pastorale, in buona parte rese statutarie nel periodo di dominazione della Carnia della Repubblica Veneta. Fummo davvero amici io e lo Zanella Ors di Pani e discutemmo di molte cose. Egli si sentiva al vertice sulla conoscenza riguardo l' argomento pascoli e malghe. Dal suo punto di vista le casere e gli alloggiamenti delle bestie, fatto salvo in primo luogo il rispetto delle esigenze di carattere sanitario, dovevano restare di stampo antico conservando l' architettura spontanea dei tetti in scandola. ( assicelle di larice od anche abete ricavate a spacco dai tronchi sezionati in pezzi a misura). Io ero persuaso che l' architettura spontanea e le coperture della malga carnica rivelassero un' antica grazia e lo Zanella era d'accordo. In realtà l' architettura delle malghe carniche ed il loro posizionamento, nel rispetto della corrente dei venti e salvaguardia dalle slavine primaverili, motivate dallo scioglimento delle nevi, era il risultato di un' evidente saggia antica esperienza. Ebbi modo di assistere a interessanti dialoghi dello Zanella con altri malgari..Era un discorrere fuori dal tempo, usando termini di apprezzamento dei pascoli per un sistema di utilizzo da cui sarebbe derivato un risultato ottimale dei prodotti caseari, in relazione a un metodo razionale di utilizzo dei medesimi, se posti in certa parte a " miez dì" (mezzogiorno) o a "miezegnot" (mezzanotte). Parlando poi del tipo di bestiame, come già scrissi i varie occasioni, egli, per le montagne carniche, riteneva idonea per certe qualità, la razza Nordica dal mantello rossastro. Conobbi altri malgari e pastori, tra i quali i Concina di Invillino, i Mazzolini di Socchieve, i Rugo di Enemonzo, i Brovedani della val d' Arzino, Meni da Coda (Domenico Gressani) delle montagne di Lauco che , in certo senso, aveva un che' dell' Ors ed era proprietario di malga Arvenis, che, nell' idioma carnico si pronuncia Norvenas. Tipicità dei malgari era l' essere spiccatamente parsimoniosi.. Non sprecare nulla. Si dice che Meni da Coda, nei giorni di monticazione e smonticazione arrivando in malga molti valligiani a condurre e poi riprendere le bestie a fine stagione, preparasse o facesse preparare la polenta, con poco o addirittura senza sale, perchè ne mangiassero poca..Conoscevo personalmente bene Meni da Coda fin da ragazzo. Altra sua regola era di lasciare le bestie di sua proprietà, libere sul pascolo vaganti nel campiglio intorno alla casera, quelle degli altri, invece fatte uscire sul pascolo, riunite in mandria, secondo l'orario della consuetudine. 19 aprile 2020 CARNIER PIER ARRIGO


19 aprile 2020                 CARNIER   PIER ARRIGO



























CARNIER PIER ARRIGO 12 APRILE 2020

Su richiesta di vari lettori ripropongo il seguente mio scritto, diffuso il 1 luglio 2017 sui miei siti, avendo, il medesimo, destato sorprendente interesse denunciando il retroscena di menzogne tessute da oscuri elementi al servizio di deplorevoli interessi politici onde sovvertire la verità.

sabato 1 luglio 2017
L'INCONSISTENZA TOTALE DI UN'ASSURDA IPOTESI DI PARTE.

L’ ipotesi riferitami da un amico della Carnia, dal medesimo ascoltata via radio o televisione locale, che la strage dei circa 100 cosacchi tra cui donne e bambini, uno o due in fasce, possa trovare qualche motivazione nella rappresaglia tedesca su Avasinis, del 2 maggio 1945, provocata da un attacco partigiano con conseguenti vittime tedesche, è del tutto assurda, priva di ogni fondamento. Lo vorrebbero far credere certe teste lontane anni luce dai principi che regolano la verità e la storia, trattandosi di fatti assolutamente indipendenti l’uno dall’ altro e potrei spiegarne minuziosamente le ragioni anche sotto il profilo giuridico. L’argomento già comunque è stato esaurientemente trattato nel mio post del 29 giugno, sotto il titolo “ INTERVENTO AGGIUNTIVO AL POST SPIGOLATURE DA INTERMEZZO” che sta raccogliendo vasti consensi.
Non posso, in ogni caso, non denunciare tale dimostrazione di rudimentale cinico tentativo di mistificazione dei fatti, strumento quotidiano di un’ impositiva linea politica di parte che piccoli esecutori, uomini e donne, perseguono credendo di essere coperti da protezione… Voglio ricordare ancora una volta che se non fossi stato io a rendere pubblico, nel mio volume “Lo Sterminio Mancato”-Mursia 1982, il crimine della barbara strage dei circa 100 cosacchi il tutto sarebbe finito sepolto nel silenzio e questo, in una società civile, è vergognoso e gravemente inedificante!!
* * *

Quello che io sto scrivendo è storia riferita a ciò che realmente accadde, monda di stimoli di parte e spinte agiografiche. Ho riconosciuto nel mio ultimo libro “COSACCHI CONTRO PARTIGIANI”- Mursia 2016 che, la resistenza partigiana , era rossa, cioè comunista o diciamo progressista, sotto la guida del leader Togliatti.Un mio precedente volume “LO STERMINIO MANCATO”-Mursia 1982, è stato assunto come prova storica dalla Suprema Corte di Giustizia di Israele che ha poi inviato a contattarmi in Italia, nella mia residenza di Porcia, una missione guidata dal giudice dott. Michael Horowitz, presente il capo della DIGOS di Trieste, dott. Abbate. Il volume “LO STERMINIO MANCATO”, prescindendo dal fatto che io ne sono l’autore, essendo libro edito da casa editrice nazionale storicamente specializzata , la Mursia, assunto poi come documento storico dalla Suprema Corte di Giustizia di Israele non solo perchè, per determinate prove, salvò dalla condanna a morte, già pronunciata, l’ucraino Ivan Demjaniuk imputato falsamente di essere il “Boia di Treblink”, ma in senso più ampio per i suoi contenuti. Preavverto chiunque sia che, qualora si tentasse solo di scalfire con scritti tendenziosi di parte, anche privati ma resi pubblici, i contenuti di questo mio volume, mi riservo di procedere giudizialmente con domicilio forense eletto a Milano.
1° luglio 2017 PIER ARRIGO CARNIER

1° luglio2017

Pier Arrigo Carnier BREVE LETTERA APERTA.

Grazie a tutti i lettori per l’attenzione all’ argomento scottante. Sulla prova agghiacciante delle richieste dell’Osoppo dei bombardamenti terroristici su Udine del 20 marzo 1945, silenzio assoluto. Ho comunque altre prove gravi da pubblicare, dico prove non chiacchiere. Mi chiedo se valga la pena. Non posso evitare peraltro di rendermi conto che, in regione, non vi sono forze morali, sul piano storico scientifico, in grado di aprire e tener testa a un dialogo con me su una gamma di vasti argomenti, non ne parliamo poi della Carnia . Mi consola il fatto che i miei genitori se di fatto erano carnici, mia madre però era figlia di padre ungherese (ungarische vater) un popolo fiero. Ogni volta che in passato passavo i confini per l’est dove ho avuto grandi rapporti e dove tengo delle indimenticabili amicizie, questo pensiero mi compiaceva e spronava e non mi vergogno a dire che persino versai delle lacrime. Chiudo qui. Ho speso queste poche frasi per fare un accenno a ciò che regna dentro il mio animo. Scusatemi !!



1° luglio 2017


PIER   ARRIGO   CARNIER
15 h ·
SEMPRE SULLA FIGURA LEGGENDARIA DEGLI ZANELLA.
PIER ARRIGO CARNIER·MARTEDÌ 21 GENNAIO 2020·3 MINUTI9 letture

Su richieste di lettori ripubblico lo scritto che segue già diffuso il 21 gennaio u.s.

* * *

Roner Stafler, caro amico dell' Osttirol, memore delle mie ricognizioni nelle articolate valli austriache, avendo recepito un messaggio televisivo che riferiva sulla pubblicazione del libro L' ORS di PANI. Storie e racconti della Carnia, ha ritenuto di telefonarmi per chiedere se, nel volume, avessi riferito le vicende del montanaro che scendeva dalle Alpi sul versante austriaco in sella ad un cavallo o ad un mulo delle cui vicende aveva sentito parlare con interesse. Si tratta esattamente dello Zanella padre, Ors dell' Amariana, figura dall' aria da Far-west che, ovviamente, non poteva passare inosservata. Risposi che all' argomento dello Zanella padre avevo motivatamente solo accennato, avendo dato ampio spazio alla figura del figlio Ors di Pani, ma in modo che, tuttavia, lasciasse intendere che si tratta di un personaggio che aveva una storia, argomento che intendo riaprire sul quale, in Carnia, nessuno sa niente. Quindi le voci girano e vi è interesse a conoscere l' impianto informativo da me creato e che, improvvisamente, ha risvegliato certo atavico immobilismo della Carnia. Forte l' interesse sollevato dal libro, confermato dalle vendite, ovviamente motivato non solo dalla figura etico ed epico leggendaria dell'ORS di PANI e del padre Tommaso con l' intreccio di vicende partigiane (1944-1945), ma pure per rilevante effetto delle rimanenti parti costituenti la strutturazione : CONTRABBANDIERI, PASTORI E MALGHE, LA CIRCASSA, ODONE E LA PADRONA etc.
In sintesi il libro, dal titolo lasciato motivatamente grezzo senza una più definita specificazione e cioè L'ORS DI PANI (L' Orso della valle di Pani), particolare motivato da sottili valutazioni intellettuali dato che, i contenuti, vanno oltre il criterio espositivo, delineando sensazioni a livello umanistico. Superando l' empirismo con accostamenti filosofici il testo, dal taglio anticonformista. si apre effettivamente ad un dialogo di ampio respiro, valutazione questa espressa da molti lettori, che mi ha lasciato soddisfatto.
Con interesse e forte sensibilità le vendite procedono nel Friuli, Veneto con particolare riferimento al Cadore e, in generale, positivamente su piano nazionale. In relazione a ciò l'editrice MURSIA ha ritento di inviare istanza con il libro alla Giuria competente proponendo sul mio nome il riconoscimento di uno dei massimi premi letterari nazionali 2020, su cui darò appropriate notizie in seguito.
Mi soddisfa il fatto che molti lettori via Internet hanno manifestato compiacenza nell 'apprendere da me, legato da profonda amicizia allo Zanella "Ors di Pani" e testimone del suo assassino assieme a Maria la figlia, nella notte del 5 marzo 1955, dei precisi chiarimenti su vicende biografiche e fatti di cui il medesimo fu protagonista, fra i quali una chiara versione di quanto accadde a Cortina d Ampezzo dove, lo Zanella, offeso da un cameriere che, avendolo preso per un barbone aveva tolto la tovaglia dal tavolo accanto accanto al quale si era seduto, per reazione egli aveva coperto la superficie del tavolo con carta moneta che teneva nel tascapane, esattamente con delle AM Lire delle forze di occupazione alleate in quanto eravamo nel 1945-1946, dal taglio rettangolare. La versione del fatto da parte di fonti paesane pressapochiste era stata alterata nei dettagli e, falsamente, figurava avvenuta in altri luoghi.
Nelle prossime presentazioni, in base a quanto ho recepito dal pubblico, ritengo che parlerò a fondo di vicende partigiane verificatesi nell' alta valle di Pani nel 1944-1945 alle quali lo Zanella dette assistenza. Parlerò con estrema chiarezza dell' assassinio di vari membri delle missioni alleate per mano dei partigiani della Garibaldi, due dei quali a località Malga Cercenaats di Forchia ed altro, argomenti profondamente ignorati dalla storiografia ufficiale di comodo. Parlerò del duplice assassinio di Mirko (Arko Mirko) e Katia (Gisella Bonanni) dei quali lo Zanella fu depositario di preziose confidenze delle quali mi mise a conoscenza. Parlerò di Katia, partigiana rivoluzionaria di Raveo, villaggio dai tesi silenzi e del padre della stessa, Giuseppe Sante, che mi rilasciò carte scritte riferendo, fra l' altro, le circostanze in cui, nel 1945, assieme alla moglie e dei compaesani raccolse il corpo assassinato della figlia, in posizione che dava prova di seduzione, nell' alta valle di Pani....

21 gennaio 2020 CARNIER PIER ARRIGO

mercoledì 8 aprile 2020



Pier Arrigo Carnier
6 aprile alle ore 18:21 ·

KUBAN KOSAKEN


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Pier Arrigo Carnier Trattasi di cosacco del Kuban del periodo prima guerra mondiale. Nel 1944-1945 la parte i cosacchi del Kuban inquadrati nell' Armata giunta in Italia, in subordine ai tedeschi, aveva la sede di comando a Cavazzo Carnico agli ordini  dell' atamano generale Wiaceslaw Naumenko il quale, per una serie di ragioni, pur mantenendo potere sui cosacchi del Kuban, passò a fianco del famoso generale Wlassow in Germania, comandante la Russkaja Osvobodjetelnaja Armia. Arresosi a fine guerra agli americani in Baviera Naumenko eccezionalmente non venne consegnato ai sovietici ma fu portato in America dove si stabilì dopo aver reso una una lunga deposizione al Senato americano. Informato sui miei interessi, in parte già pubblicati, alla vicenda cosacca, Naumenko, giunse nel dopoguerra in Austria a visitare i luoghi della famigerata consegna dei cosacchi, da parte britannica, ai sovietici a Judenburg nella Stiria, mi volle al suo fianco per ascoltare i miei riferimenti, quale testimone attendibile sui fatti della consegna, eseguita dalla Jewis Brigade (Brigata Ebraica), essendo io giunto su quei luoghi dopo la consegna dove, con l' appoggio del Burgermeister (Sindaco) di Lienz, raccolsi preziose testimonianze dai circa 350 superstiti cosacchi, alloggiati nelle baracche ex Wehrmacht di Peggetz alla periferia sud di Lienz: I cosacchi delle comunità esiliate sparse nel mondo, tutti, sanno che io sono il testimone di certe brutalità dei vincitori. Io a fronte alta ho voluto sentire e raccogliere queste prove, di grande valore umano e storico. Io conosco veramente la grande epopea cosacca, il significato del loro appoggio alla Germania nell' interesse della Russia non per svendere la Russia. Si, io le conosco e non sono le scemenze diffuse da pennaioli da tavolino, pronti a degradare la verità come quella donnetta che predica nel deserto su per la Carnia, la quale andava dicendo che Hitler aveva promesso la Carnia in dono ai Cosacchi quale futura patria, se avessero liquidato la resistenza partigiana. Balle di paese, le solite balle all' italiana come quella della Repubblica libera della Carnia 1944, mai esistita ed io, e non solo io, ne sono testimone. I cosacchi giunsero in Italia cioè nell' Adriatisches Kustenland, spostati da Zdunska Wola (Polonia) dove si trovavano accampati, in seguito alla poderosa avanzata verso occidente dell' Armata Rossa sovietica dalla sponda sinistra della Vistola, a breve distanza di Varsavia. Il travolgimento della resistenza carnica fu dovuto ai grandi rastrellamenti tedeschi di fine estate-autunno 1944, mentre cosacchi e caucasici, giunti al seguito, esercitarono in pratica attività di presidio ovviamente mettendo in atto anche alcune azioni antipartigiane. Perchè non la finiamo di raccontare menzogne alle nuove generazioni. Perchè ad Avasinis , tradizionalmente il 2 maggio di ogni anno, si celebra e ciò giustamente il ricordo delle 51 vittime civili dovute alla rappresaglia tedesca motivata da provocazione partigiana, da un contingente delle Waffen SS. Gebirgs Karstjager Brigade col supporto dell' Einheit ex Blaue division spagnola e un contingente della Waffen SS. Gebirgs division Prinz Eugen, ma non si dice una sola parola sul centinaio di cosacchi (militari, molte donne e bambini) arresisi ad Avasinis il 25 aprile, a partigiani dell' Osoppo e Garibaldi, con la promessa di avere salva la vita, testimone il parroco don Francesco Zossi e l' interprete Augusta Venturini Kozlova e, invece, brutalmente massacrati prima del 2 maggio sulle montagne sovrastanti e loro corpi abbandonati senza sepoltura in pasto ai corvi e alle volpi. I poveri resti, in base a documenti incontrovertibili in mio possesso, furono ricuperati solo nel 1949 dopo quattro anni. Non solo non si dice una sola parola, ma addirittura certe facce di bronzo, collegate a certa fonte universitaria, naturalmente di parte, con degli scritti paesani giunsero a capovolgere la realtà dei fatti asserendo che, la rappresaglia tedesca, in ordine di tempo era avvenuta prima ed il massacro dei cosacchi dopo, ovviamente per creare un' attenuante facendo diventare il massacro un atto di reazione. Naturalmente l' opinione pubblica cioè le nuove generazioni, non conoscendo le verità stante il clima consolidato di indifferenza sociale, nemmeno intuiscono questa frivola farsa ed il perchè sta nel fatto che ormai mancano i valori morali. Al loro posto c'è il vuoto....Nel concludere non posso evitare il termine VERGOGNA !!!

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Pier Arrigo Carnier Ringrazio i cortesi lettori che hanno posto il loro nome e dimostrato interesse al mio scritto al quale, prendendo spunto dall' immagine KUBAN KOSAKEN, ho aggiunto miei ricordi sul mio rapporto con l' atamano generale del Kuban, WIACESLAW NAUMENKO , grande personalità cosacca, al cui fianco in anni lontani, ho percorso luoghi storicamente significativi lungo il fiume Drava, nell' Osttirol (Lienz) e Carinzia, dove i cosacchi in ritirata dall' Italia si erano accampati e da quei luoghi, con la resa ai britannici, furono forzatamente concentrati e consegnati a Judenburg, nella Stiria, alla Polizia sovietica e quindi deportati nei lager di morte siberiani. Circa trecento ufficiali cosacchi furono comunque subito fucilati, come ricordato nei miei scritti, in una zona mineraria della Stiria. Cittadini austriaci, ai tempi in cui feci le mie indagini, non volevano parlare di questa vicenda stante il fatto che in quegli anni del dopoguerra anche l' Austria subiva l' influenza del potere sovietico, ma mi riuscì di trovare testimonianze certe. Due testimoni cosacchi del Kuban (Kusmas kostromin e la moglie), fra i sopravissuti nelle baracche del lager Peggetz (ex Wehrmacht), scoppiarono a piangere di commozione mentre mi riferivano che, ad un "sergente della fanfara cosacca", un ebreo della Jewis Brigade, nel corso della forzata consegna, vibrò col calcio del fucile un colpo in testa che lo lasciò sanguinante per terra. Al dilà di questo mi fa piacere soprattutto che i lettori sappiano della falsità, pura invenzione, che Hitler avesse promesso la Carnia ai cosacchi se avessero eliminato la resistenza e dell' altra invenzione fatta circolare che esistette una Repubblica della Carnia 1944 (o Carnia libera 1944). Io ricordo perfettamente che, nel 1944, i tedeschi acquartierati numerosi a Tolmezzo avevano insediato un presidio di collaborazionisti Turchestani a Sauris, villaggio a nord ovest della  Carnia e, su precisa istanza di cittadini stanchi delle angherie partigiane, altro presidio era insediato in val d' Aupa, formato da un battaglione della Waffen SS. Gebirgs division Karstjaeger, poi riformata in Brigade, al comando del colonnello Josef Berschneider. Al dilà di questo rammento che, reparti o comunque forze tedesche, da Tolmezzo raggiungevano in marcia o su automezzi Sappada o percorrevano la val But e, superando il Ploeckenpass, raggiungevano l' Austria. La Carnia era quindi sotto controllo tedesco e nulla significa se, a nord-ovest, un' area comprensiva di alcuni comuni risultasse priva di presenze tedesche in quanto di nessun interesse ai fini occupazionali. I tedeschi laddove motivatamente occorreva erano pronti ad intervenire a scopo repressivo. Ne dà prova il fatto che, nel luglio 1944 ebbe luogo un noto rastrellamento tedesco nella zona malghe orientali della Carnia ( Ramaz, Lanza, Cordin, Pramosio) attuato in parte mediante Controbande ed esteso all' alta valle del But, argomento sul quale, al dilà di quanto già da me pubblicato nel volume Lo Sterminio Mancato e giornalisticamente, tengo ferma una preziosa accurata trattazione. L' operazione rastrellamento accennata non fu concertata dai tedeschi, secondo puerili chiacchiere di scritti locali della Carnia a punizione delle avventuristiche rapine partigiane della Garibaldi ed Osoppo di mandrie di bestiame bovino e di cavalli nelle malghe austriache dell' Obergail, ma solo in parte intesa in tal senso, mentre  scopo prevalente era di stroncare sospette e reali intese dei partigiani comunisti carnici con le formazioni partigiane slave di Josip Broz Tito ed a fine deterrente sulla popolazione carnica ritenuta, su falsi indizi, favorevole all' insurrezione partigiana .
Detto questo mi chiedo dove stava La Repubblica della Carnia 1944 o (Carnia libera 1944), favola  di cui s'è fatto sfoggio in riunioni e commemorazioni da celebranti con la diffusione di video e, addirittura, risulterebbe che, in sede politica del potere dominante, si incoraggino ancora  in tal senso, su base finanziaria di denaro pubblico, delle  ricerche....Avete capito bene !!?? Ringrazio quindi : Odette Della Martina, Elettra Paresi, Rita Adami, Kelen Fabro, Maria Jose Fernandez Vazquez (Spagna), Monica Di Vora, Eugenie Cihalovà ( Praga, notissima parlamentare europea ceca), Vadimia Revinia, Hans Hutmacher, Bruno De Anna, Elisabeta Maksimovica, Alida Petris, Miurin Francesca, Juana Ramona Cardozo (Argentina), Milan Kuizmanovic, Viktor Matveev, Luca Leita, Rodmena Homayouni, Laura Zanardo, Sergio Talantoff, Oleg Listov, Jovan Adamovic, Giorgio Miani, Turrini, Roberto Valentinuzzi, Manuel Luciano Santoro, Cosimo Vuerich, Manuel Luciano Santoro, Maurizio Simi..